Salentitudini tondelliane – prima parte
Trent’anni dopo Ragazzi di piazza. Che cos’è diventato il Salento di Tondelli? Con questa prima tappa si inaugura il tour-reportage di Giorgia Salicandro, realizzato questa estate per Nazione Indiana e illustrato magnificamente da Daniele Coricciati. effeffe
PRIMA PUNTATA / Non è più l’ora dell’aperitivo
di
Giorgia Salicandro
Attorno al salotto sudamericano di Piazza Mazzini, a Lecce, all’una e mezzo non è più l’ora dell’aperitivo. Arrivo puntuale a un appuntamento che io sola ho deciso. Il luogo è lo stesso, quella l’ora. Trent’anni più tardi. 1986, era estate. L’appuntamento di Pier Vittorio Tondelli con il Salento era partito da qui. La fauna giovane del capoluogo salentino si raduna a varie ore del giorno e della notte con una particolarità: la rotazione.
Non la vedo, oggi.
Un filippino senza età su una panchina di pietra, in ciabatte. Una statua africana, treccine sino ai fianchi e collo ritto sulla schermata di uno smartphone. Si alza il primo, arriva un uomo sui cinquanta, si guarda intorno, si rialza. Piazza Mazzini non è un salotto, ma una sala d’attesa. Al più, è uno spazio sufficientemente dismesso da dare asilo a due quindicenni in incognito – sulla panchina accanto – braccia dritte per tenersi saldi alla propria ora comune, gambe parallele, sorriso schermato dagli occhiali da sole.
Un gruppo di tre inglesi in shorts e capelli rossi ondeggia spaesato, tenta di capire se sia richiesto, da una guida rossa o verde d’occasione, di attivare il proprio equipaggiamento di fotocamere. Se ne va. Due cani al guinzaglio. Quattro giostrine a gettoni addormentate in un telo di plastica blu. No: non è questo il luogo. Non è più l’ora. L’appuntamento con la fauna giovane non è più qui.
Persino la grande fontana centrale, altissimi getti d’acqua iridescente alla luce, all’una e trenta in punto – è straordinario – si arresta d’un tratto.
Quest’estate il viaggio di Pier Vittorio Tondelli nel Salento conta trent’anni. «Scrittore (“Altri libertini, “Pao Pao” e il best seller “Rimini”), attento osservatore dei fenomeni giovanili», aveva esattamente trentun’anni – li compiva proprio quel 14 settembre – quando L’Espresso presentava il reportage della sua giovane stella, inviata a registrare sul proprio taccuino il tam tam dei nuovi raduni, il silenzio dei vecchi indirizzi degli anni Settanta, i decibel delle discoteche, il brulicare di artistoidi e altri viventi indaffarati a costruire i nuovi itinerari culturali degli anni Ottanta.
A snidare i «Ragazzi di piazza» del decennio. Gli indirizzi scelti furono cinque, non convenzionali le ragioni. Bologna regina decadente, Firenze “dilettante” d’alto bordo, una Venezia indie da tre del mattino, una Napoli da “scena” che faceva scuola. E poi lei, tirata fuori come un coniglio immacolato dal cappello, una domanda aperta che sapeva di provocazione.
Sì: Lecce. Trent’anni fa.
Il Salento d’amare era lontano, nel 1986. Sceso dal treno, nel piazzale della stazione, non c’era lo schermo luminoso con la teoria di pomodori essiccati e onde verde acqua a guisa di benvenuto che oggi accoglie chi arriva a Lecce. Nessuno dei taxi bianchi e minivan pronti a fagocitare i turisti a beneficio di alberghi e bed and breakfast, veri o presunti, del centro storico.
Alla stazione di Lecce, i primi di giugno, oggi e non allora torna a ripetersi come in un tempo circolare il rito d’iniziazione del Salento d’amare. Arrivano in gruppi di dieci, in costumi da bagno e zaini resi enormi dai sacchi a pelo, e sai che li troverai sulla banchina dell’autobus a consultare i geroglifici di una pensilina elettronica, mentre tre signore minute con solo il carrello della spesa scompaiono, arto dopo arto. nel gorgo dei loro trolley.
Arrivano da Torino e da Milano e no, se glielo chiedi ti diranno che non sono vecchi emigrati ma veri turisti che hanno letto un articolo del Lonely Planet postato su Facebook. E hanno trolley abbinati al beauty case, i capelli ordinati in una piega, bianco il vestito di lino e bianco il colore dominante delle loro figure lattee, innocenti, cariche di speranze riposte nel paradiso terrestre del Salento. A fine agosto saranno sodi e bruni e risplendenti di olii solari, i capelli ondulati, seccati dal sole, decorati da treccine africane fatte in spiaggia e cappellini di paglia, felpe e scarpe allacciate l’una all’altra esplosi dagli zaini, i trolley e i beauty case carichi di felicità in barattolo, fichi secchi e pomodori, e orecchiette e altri sogni di quiete primordiale sotto vuoto.
La macchina della felicità abita qui. «machenesannoagallipoli?» si smarca un ashtag bardato di foto con giostre notturne e piadine sul lungomare di Riccione.
Al termine dell’estate 1986, la giovane stella sarebbe tornata ancora, di certo, sulle spiagge della Riviera, a soffrire e godere insieme l’inconfondibile sausade dell’anno precedente. Improvvisamente quella che è stata la più grande città della notte, una città che dai lidi di Ravenna al promontorio di Gabicce si estende per circa centotrenta chilometri, si spegne.
Nel 2016 è la Riviera Romagnola, leccandosi le ferite da antica gloria, a dover ingaggiare una sfida di marketing contro la città jonica – lei, la “Rimini del Sud”, come si diceva un tempo.
A Gallipoli, turisti stipati anche nei garage. Il Salento scoppia, scrivono i giornali. Il Salento è tutto esaurito fino a settembre. «Salento affollato? Un bel soppalco e tutti in spiaggia» ghigna Daniele Rielli dalle pagine di Nuovo Quotidiano di Puglia.
Salento da bere, Salento d’amare, Salentu lu sule lu mare lu ientu, finita l’età dell’innocenza, Salento disceso dal Cielo e fattosi brand per noi tutti. Il Salento.
Non c’era nessun Salento, trent’anni fa. Il brand non aveva ancora tessuto la sua tela di ragno. Sorprendeva, il giovane del Nord, che esistesse vita a Sud di Bari.
«Lecce, all’epoca forse la leggevi sui cartelli stradali quando andavi a Brindisi per prendere il traghetto per la Grecia» sorride Alberto Giorgino mostrandomi una copia di Rimini con dedica, segnata Lecce, giugno 1986. Quella pagina è l’unica cosa che resta. Non ci sono altri documenti di quel viaggio.
A Correggio, al Centro Tondelli, c’è una cartellina numerata «3.3», arancione, La realtà giovanile. Trovo solo articoli pubblicati e lo schema del nuovo ordine per Un weekend postmoderno. L’armadietto dei feticci di Milano, ambito da ogni tondelliano, non restituisce un biglietto, non una lettera, mi risponde Fulvio Panzeri, curatore dell’opera di Pier.
Recupero una sola foto, per caso, a Carpi, a casa di Edi Brancolini, il pittore che – lo sanno i tondelliani – ha ritratto Pier in posa dandy e panciotto nobiliare. Abbronzato, sneakers ai piedi, seduto su un lastricato in pietra davanti a una porticina di legno dismessa, il sorriso rivolto a destra, fintamente distratto, il dandy della foto. Nel Salento, sì, con i compagni di sempre Enos Rosa e Giuliano Giuliani, in uno dei molti viaggi che solitamente finivano a Dubrovnik. Non, tuttavia, quello dell”86.
Nient’altro.
2016, trent’anni più tardi. Il mio compleanno è il 15 settembre, trent’anni dopo quello di Pier. Gli stessi lembi della mia pelle stirati dal tempo trattengono lo scarto che separa il qui e ora di questo Salento, dall’altro.
Prendo anch’io quel treno, entro in una carrozza vuota, come nell’utero del passato.
In ordine di citazione:
P:V: TONDELLI, Ragazzi di piazza, «L’Espresso», 14 settembre 1986, ora in Opere. Cronache, saggi, conversazioni, a cura di F. PANZERI, Milano, Bompiani, 2001, pp. 251.254
Id., Quando Rimini si spegna. Il fascino della Riviera d’inverno, «L’Illustrazione italiana», novembre 1985 ora in Opere…, cit., pp. 124-127
BLANCO, Riccione stida il Salento con #machenesannoagallipoli? La risposta non si fa attendere, http://www.quotidianodipuglia.it/lecce/riccione_gallipoli_turismo_sfida_machenesannoagallipoli-1662849.html, consultazione: 11 aprile 2016
CELLINI, Boom di B&B abusivi. A Gallipoli i turisti ospitati anche nei garage, «Nuovo Quotidiano di Puglia», 20 agosto 2016
COLACI, Pienone a settembre, spiraglio per i treni, «Nuovo Quotidiano di Puglia», 22 agosto 2016
RIELLI, Salento affollato? Un bel soppalco e tutti in spiaggia, «Nuovo Quotidiano di Puglia», 19 agosto 2016
Il reportage ha potuto godere del prestigioso patrocinio della Città di Correggio e dell’Università del Salento.
WOW!
Ciao @Francesco Forlani, questo tuo è il secondo pezzo che ho letto in approccio a NI. Ne sono felcie, perché dimostra che NI è residenza di talento, grazie :)
Non so ancora bene come funga NI, chissà se troverò un qualche Virgilio a farmi da guida…