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José Carlos Rosales, Se volessi potresti alzarti e volare

José Carlos Rosales (Granada, 1952) ha pubblicato otto libri di poesie, di cui l’ultimo intitolato Si quisieras podrías levantarte y volar (Madrid, Bartleby Editores, 2017; in italiano: Se volessi potresti alzarti e volare). Il libro è composto da venticinque sequenze che raccontano la storia di un uomo in fuga. Presentiamo la prima, la quarta e la quinta, a cura di Damiano Sinfonico.

*

I (Le ali)

Sarai così stanco che ti sentirai leggero,

così leggero

che anche ora potresti alzarti e volare:

non pesi più, non peserai più come prima,

pesi davvero così poco

che il mondo ti sembra lontano,

anche la stanchezza ti sembra lontana,

è evaporata all’improvviso,

ciò che pesa a volte evapora

e anche ora potresti alzarti e volare:

non lo fai, non lo fai, e non sono

il peso del tuo corpo o la tua volontà

a impedirlo,

non lo fai

perché non c’è nessun posto

al quale vorresti tornare,

un luogo perduto o ignorato,

il posto dove potresti entrare e dissolverti,

sdraiarti con le ali piegate,

quelle ali giganti che ti impediscono di vivere,

ali immaginarie o finte,

le ali che non hai,

invisibili o bianche,

ma sei molto stanco e non lo fai,

non lo faresti, non vuoi farlo,

se volessi potresti alzarti e volare

e allontanarti dal mondo, e morire lontano,

se resti dove sei

sarai sempre come ora,

così stanco e così vivo,

così leggero e lontano,

così pesante,

così solo.

 

IV (L’autostrada)

Sei in autostrada e la macchina ti obbedisce,

non vai da nessuna parte,

tutti i posti passano e ti scivolano affianco,

tutti i posti sono uguali,

vedi le indicazioni, le insegne,

gli edifici in restauro con le gru,

cumuli di mattoni,

una stazione di servizio, annunci pubblicitari:

sei sceso in strada senza toccar terra,

l’ascensore ti porta

fino alla tua macchina,

ti porta al tuo garage,

non devi salutare nessuno,

da casa alla macchina,

dalla macchina alla strada,

da una strada a un’altra strada,

ti ritrovi in autostrada senza aver salutato nessuno,

e senti che la macchina ti obbedisce,

le ruote girano, il motore gira,

i motori si muovono, non si stancano,

sono macchine che girano di continuo:

il mondo è pieno di motori,

le cose sono piene di motori,

ci sono motori in ogni

angolo del mondo,

ce n’è uno nel frigorifero,

anche la lavatrice ha un motore,

e i ventilatori, la caldaia,

il microonde, gli orologi,

il tuo rasoio elettrico,

lo stereo,

la caffettiera, il forno,

il phon,

gli spremiagrumi, i frullatori,

tutto è pieno di motori,

il mondo è un motore,

è più facile trovare un motore

che un amico,

anche la porta del garage ha un motore,

e ti obbedisce sempre,

farà quello che vuoi,

si apre e si chiude,

se si rompe qualcuno viene

subito a ripararla,

tutto è in movimento,

tutto gira e si muove,

tutto è in movimento tranne te,

che ora fili in autostrada

verso un posto qualunque.

 

V (Il cioccolatino)

Ora stai aspettando il tuo turno

alla stazione di servizio,

in fila alla stazione di servizio,

aspetti il tuo turno davanti alla cassa,

ti annoi, ti annoiavi prima,

ti annoi sempre,

vai da una parte all’altra,

ti alzi dal letto per andare in cucina,

vai sul balcone per guardare i monti,

torni in cucina, entri in bagno,

passi dal tuo cuore alle tue cure

e ti sei fermato nella stazione di servizio

per fare una sosta,

hai in mano un giornale

e ora guardi la scatola di cioccolatini:

sono brillanti e rossi,

ci sono sempre cioccolatini

vicino alle casse,

anche alle casse dei supermercati

ci sono cioccolatini,

anche nelle farmacie ci saranno cioccolatini,

cicles, caramelle

alla menta, rinfrescanti

caramelle alla menta,

rasoi monouso,

dappertutto ci sono cioccolatini,

tutto è pieno di cioccolatini e di offerte,

ci sono solo offerte, nessuno ti chiede niente,

ti offrono di tutto,

non vogliono niente da te,

da te nessuno vuole niente,

vogliono solo che compri qualcosa,

e la coda è ferma, non si muove,

abbiamo un problema,

dice il cassiere,

dobbiamo chiamare il responsabile,

insiste con la sua faccia da elefante malato,

una faccia da eretico o da giudice,

pochi amici, un brutto carattere,

un muso da cane bastonato,

guardi il responsabile che arriva,

c’è sempre un responsabile,

dappertutto ci sono responsabili,

occulti o nascosti,

in agguato,

guardi i cioccolatini e il giornale,

davanti a te c’è una signora bionda,

anche lei in attesa,

si innervosisce,

e abbandoni la fila,

per mano tiene un bimbo piccolo,

lasci il giornale,

e il bimbo ti osserva immobile,

ti avvicini alla porta,

il bimbo parlotta con la bionda

che può essere sua madre,

una sorella maggiore, forse la nonna,

e il bimbo ti accusa o fa la spia,

tu torni alla macchina,

metti in moto e parti, non hai niente con te

finché non estrai dall’interno della giacca

un cioccolatino rosso,

e lentamente inizi a mangiarlo,

cerchi di tenere le mani sul volante,

non vuoi ancora

interrompere

la rotta.

 

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