Il sogno di Wapee

di Antonio Sparzani

I Piedi Neri sono una tribù di nativi abitanti di una regione dell’America del Nord, al confine tra Stati Uniti e Canada. Di quelli, insomma che poi, i “visi pallidi” scelsero di chiamare “pellerossa”. Hanno conservato un grande patrimonio di storie della loro gente e della natura nella quale questa gente è da sempre cresciuta. La vicinanza alla natura, così tipica di queste popolazioni, si fa sentire anche nel modo in cui l’aspetto degli elementi della natura viene spiegato.
Wapee era figlio di un Capo e per entrare nella maturità doveva passare quattro giorni e quattro notti da solo sulla cima di una collina isolata, finché non avesse avuto una visione dell’adulto che sarebbe diventato.

La prima notte non gli apparve alcuna visione, e cominciava a scoraggiarsi; ma all’alba i primi raggi del sole si posarono sui petali bianchissimi di un fiore che sembrava inchinarsi verso Wapee, come per dargli il benvenuto. Wapee si rincuorò.
Nelle notti successive Wapee scelse di disporsi a dormire con il corpo arrotolato attorno al fiore, per proteggerlo dai venti gelidi della notte. Per tre notti fece questo, e molte visioni gli apparvero sulle grandi imprese che avrebbe compiuto da adulto.
Prima di tornare alla sua gente, Wapee chiese al fiore “tu che mi hai così ben consigliato e assistito durante queste tre notti, dimmi dunque tre desideri ch’io possa chiedere al Grande Spirito di esaudire per te.”. Rispose il fiore “Pregalo ch’io possa avere sui miei petali l’azzurro porpora sfumato delle montagne lontane, un piccolo sole d’oro ch’io possa tenere vicino al mio cuore nei giorni tristi e un riparo di pelliccia che mi protegga dai venti freddi della primavera.”
Il Grande Spirito ascoltò la preghiera di Wapee e il fiore bianchissimo diventò il croco.

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antonio sparzani
antonio sparzani
Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato anche due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia, pubblicato presso Mimesis. Ha curato anche il carteggio tra W. Pauli e Carl Gustav Jung, pubblicato da Moretti & Vitali nel 2016. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.