Memoria di uno scoglio

disegni e didascalie (e testo a margine) di Elena Tognoli

Lo scoglio ci mette molto tempo a muoversi e molto poco a consumarsi.

In molti abitano lo scoglio (cozze, ricci, telline e altri ancora). Insieme resistono alle necessità delle correnti.

Lo scoglio ha punte aguzze che recidono la pelle. In alcune località di mare questo è conosciuto come il “bacio dello scoglio”.

Lo scoglio a volte è stanco di essere bagnato dal mare. Lo scoglio vorrebbe essere uno scoglio di montagna.

Lo scoglio è crosta di terra battuta e accartocciata. Lo scoglio resiste nella sua irrinunciabile posizione di avanguardia sul mare.

 


 

Scritto a margine di questi disegni

I disegni nascono da una sensazione fisica, dal riverbero di un vissuto. Vivono nello spazio intorno al disegnatore finché non trovano il loro posto e la loro forma sulla carta. Allo stesso tempo, si nutrono delle storie che popolano lo spazio condiviso fra il corpo del disegnatore e il corpo della Storia, con i suoi pieni e i suoi vuoti. La nascita di un disegno passa attraverso la mano che disegna, che è mossa da linee di forza che il disegnatore non sempre conosce a priori, e che controlla solo parzialmente durante un processo tutto artigianale di messa in forma e abbandono.

Questa serie di disegni si è per la prima volta posta come evidente un giorno che, all’interno di un museo, conducevo un percorso legato allo sguardo e all’immagine con dei bambini di 5 anni. Era uno di quei momenti in cui il gruppo è impegnato a negoziare la sue dinamiche di detti e di non detti, di parole e silenzi, e in cui i bambini dicono le loro cose scintillanti che, nel meccanismo di amplificazione del gruppo, risultano anche soverchianti nella loro intensità. Eravamo un insieme indistinto in cerca di forma, dove le individualità emergono per poi sprofondare tutte imbevute di quelle degli altri.

Allora eccola, fortissima, la “sensazione dello scoglio”, con quelle manine addosso che tirano a fondo e anche in profondità. Un pezzo di roccia a cui le mani si aggrappano non tanto per emergere, ma per trovare uno spazio circoscritto e condiviso, uno spazio legato al contatto umano e alla parola, dove le storie vissute da ognuno (dentro e fuori dal museo, attraverso i quadri e attraverso quello che le immagini ci dicono di noi) acquisiscono senso solo nella misura in cui sono condivise e condivisibili. Eccola, fortissima, la sensazione di essere un uno, come se tutte quelle braccia che indicano e segnano, che alzano la mano per prendere la parola e che sembrano separate, in realtà appartenessero ad un sol corpo (sott’acqua, dove la visione non vede), o meglio a dei corpi che hanno bisogno l’uno dell’altro per esistere pur provando le contraddizioni tipiche degli esseri viventi, e cioè anche insofferenza per le altre parti di sè.

I disegni, poi, si staccano dalla vita del disegnatore, dai loro antefatti e dalle loro premesse. Il grado di verità dei disegni non è nelle intenzioni del disegnatore, ma nella loro relazione interpretativa con gli spettatori. Così questi disegni, che vivono della mia storia e di tutte le storie che ci vivono in un dato momento, sono stati spesso interpretati alla luce di questo mare nostrum, così vicino e così tragico. E, senza in realtà anticiparlo, mi sono subita resa conto che anche questo era vero.

N.d.R. Questa serie di disegni di Elena Tognoli è stata esposta nell’ambito della mostra personale dell’artista “Verso la Sicilia il mare è più blu” (Asilo dei Creativi, Meano, BS, aprile 2018). Sono stati pubblicati sulla rivista Nuun nel giugno 2018.

 

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