Raimondo Iemma: i nostri misteri non verranno rivelati
Ospito qui una selezione di poesie inedite di Raimondo Iemma. Nato a Torino nel 1982, Iemma ha recentemente pubblicato una raccolta dal titolo La settimana bianca all’interno del XIV Quaderno di poesia contemporanea (Marcos y Marcos, 2019). Questi ultimi componimenti sono tratti da un’altra raccolta inedita in prima stesura.
«Le migliori poesie dovrebbero sembrare / tradotte da un’altra lingua / di un’altra epoca / nella quale non esiste una letteratura», scrive l’autore. Per vicinanza, saluto allora questi versi attraverso la stessa epigrafe -tratta dal Contre Sainte Beuve- con cui Deleuze decise di aprire il suo libro dedicato a Bartleby lo scrivano: «I bei libri sono scritti in una specie di lingua straniera.»
34.
Le nostre cattedrali non sono più
nelle città. Le ricerchiamo
di nascosto, con le cautele dei terroristi
o delle spie (sapendo, o credendo,
di essere inseguiti).
Studiate prima, o incontrate per caso
come alberghi dismessi,
abbeveratoi per uomini, o vecchi
ritiri monacali. Le nostre cattedrali
non sanno di esserlo
e non prevedono raduni.
Che si sappia: i nostri misteri
non verranno rivelati.
49.
Non avrò gli oggetti della casa
né le impronte digitali delle molte, ormai,
transazioni, delle visite rimaste registrate
nei magazzini fisici dell’informazione.
Gli oggetti crepuscolari possono finire
col riflettere solo l’istante, e se stessi.
Le migliori poesie dovrebbero sembrare
tradotte da un’altra lingua
di un’altra epoca
nella quale non esiste una letteratura.
E quest’epoca non può che essere futura.
81.
È una grande città. La nostra fortuna
è che la disposizione dei piani
su rilievi naturali impedisce
che da un unico punto d’osservazione
la si possa abbracciare. Così lo sguardo
tocca molte città. Il giardino botanico
si insinua non visto fino ai confini del porto.
Il palazzo del governo
(un solido angolare, ma che dalla costa
può somigliare a una sfera
e non si sa quale dei due sia l’inganno)
a orario stabilito emette un richiamo
che rimbalza sulle sponde dei monti
e giunge al mio orecchio
come il canto struggente per un’amata.
111.
La montagna per come l’hai sognata
e la cima innevata per quello che è
non sono più due varianti dell’immaginazione.
(Quanti cieli nuovi si preparano
per un solo intatto planetario).
Sarai costretto a imparare
una terza e unica montagna
con la forma stessa del suo nome,
come un bambino la disegnerebbe
in una scuola di eletti misteri.
Dichiararla stupenda non ti peserà
poiché in verità lo è.