Lampedusa
[Pubblico questo inedito di Ferdinando Tricarico, scritto nel 2011; il finale è stato aggiornato nel 2018. ot]
di Ferdinando Tricarico
Come s’accrocchiano ste carni
dai colori cafardi
sta babele di caini sti casini d’Abele?
Come s’acconciano sti sconci
cenci dell’inconscio
senza troppe ciance
sti sogni in bianco e negrogiallo
sta scacchiera d’arlecchini
sto nascondino di clandestini?
Come s’incrociano sti bastardi
dal pedigree che puzza
sti olezzi di creoli
ste fichesecche del deserto secche
st’ibridi da brividi sti meticci posticci
ste sgnacchere rumene fottimariti
di mogli che non fottono più
sto safari di sari nella subburbia
del Subsahara subumano?
Come s’agglutina sto verso celiaco
co sta stirpe che magna magna
col mal de Sancho Panza?
Come si placcano sti rom iperattivi
apolidi presunti nomadi unti sinti finti
rifugiati in vacanza neristinti di stenti
sul filo atroce dell’asilo camminanti?
Sti schiavottielli ribelli
ci tolgono il lavoro
fanno i soldi col pomodoro
con le dita nei tergicristalli
col piscio dei pappagalli
ballano il liscio nella galera
invece dell’alligalli nella balèra.
Sti barbari bari non stanno mai quieti
s’annegano nel mare
e tornano a galla come merde nelle bare.
Come si fa il bagnetto
nel sangue d’aidiesse de sti fetienti?
Divello incollo ed espello
li aiuto a morire in casa loro
a Lampedusa
promessa di Musa
entrano prima gli Italiani
nella casa chiusa.