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Un pensare per campi. Divinazione e Sincronicità in Marie-Louise von Franz

 

di Chiara Babuin

[con un estratto dal libro]

 

 

Marie-Louise von Franz è stata una delle più importanti e prolifiche figure della psicologia analitica. Fedele allieva e collaboratrice di Carl Gustav Jung, von Franz è conosciuta soprattutto per aver intrecciato i suoi studi di lingua e filologia classica alla psicologia, generando diverse opere sulla simbologia archetipica della fiaba, quest’ultima intesa junghianamente come l’espressione più pura dell’inconscio collettivo.

Di fatto, il tratto forse più caratteristico della psicanalista svizzera è il suo eclettismo, che nella sua vita le ha permesso di trattare moltissimi temi.
Proprio in questi giorni, grazie a Edizioni Tlon, è uscito uno dei testi più affascinanti della sua vasta ricerca psicanalitca e filosofica. Stiamo parlando di Divinazione e Sincronicità: psicologia delle coincidenze significative, che si presenta come una raccolta di lezioni, tenute dalla dottoressa von Franz, al C. G. Jung Institute di Zurigo, nel 1969.

La nuova traduzione di Nicola Bonimelli sin dal titolo rende giustizia al tema cardine del libro, cioè quelle “coincidenze significative”, tratto caratteristico dei sistemi di divinazione (come l’IChing e i Tarocchi), che fanno storcere il naso agli scettici e, spesso, ai matematici.

Ma andiamo con ordine. “…prima di procedere nei dettagli legati ai problemi della divinazione, dobbiamo ricordare ciò che Jung ha detto della sincronicità“, puntualizza la psicologa proprio all’inizio del libro. Che cos’è dunque la sincronicità? È una particolare concezione del tempo, introdotta nel mondo occidentale da Jung, mentre stava studiando l’I Ching. Il Libro dei Mutamenti, il testo oracolare cinese.

“Il pensiero sincronico, che in Cina è il modo classico di pensare, è un pensare per campi, per così dire.

Nella filosofia cinese questo pensiero si è sviluppato e articolato molto più che nelle altre civiltà; lì la domanda non è perché sia accaduto qualcosa, o quale fattore abbia causato un certo effetto, ma: quali eventi amano accadere insieme, in un modo significativo e nello stesso momento? I cinesi si chiedono sempre: “Cosa tende ad accadere insieme nello stesso tempo?”. Perciò il centro del loro concetto di campo è un istante temporale in cui sono stretti gli eventi a, b, c, d, e così via. […] il pensiero sincronico può essere considerato un campo di pensiero, il cui centro è il tempo.

Scrive von Franz, chiosando Jung, che nella sua celebre introduzione all’ I Ching del 1949, definì la sincronicità come “un concetto che formula un punto di vista diametralmente opposto a quello causale”.

Si hanno dunque due concezioni temporali: quella causale, in cui i fatti si manifestano nella realtà secondo il rapporto di causa-effetto, cioè in un prima e un dopo (pensiero occidentale); e la concezione sincronica in cui un evento si manifesta grazie alla contingenza acausale di fatti oggettivi, indipendenti tra loro. In poche parole: il pensiero occidentale si basa sul concetto di causalità, mentre quello cinese su quello casualità.

Da questi due pensieri, dice e dimostra von Franz in Divinazione e Sincronicità, si determinano anche due visioni del mondo diverse. Ed è in questa fase che la studiosa svizzera chiama in causa la scienza e i matematici del suo tempo argomentando come la loro disciplina non potrà mai cogliere la verità delle cose, poiché nell’approccio scientifico il caso, l’accidente è “una scocciatura” che tentano in tutti i modi di debellare e/o ignorare. La loro iper razionalizzazione del reale è una via fallimentare, perché se i loro sistemi matematici sono volti a eliminare costantemente la particella del caso, significa che questa costante è l’essenza stessa della realtà.

“È evidente che sono due approcci del tutto complementari, volendo utilizzare il linguaggio della scienza contemporanea. Gli esperimenti eliminano il caso, l’oracolo lo mette al centro; l’esperimento si basa sulla ripetizione, l’oracolo si basa su un unico atto. Il primo si basa sul calcolo delle probabilità, il secondo si serve del numero unico e individuale per ottenere informazioni.”, conclude costruttivamente la psicologa.

Oltre a dissertare sui limiti del metodo scientifico, von Franz in Divinazione e Sincronicità parla diffusamente di numeri naturali e di come la capacità dell’uomo di fare conoscenza del mondo tramite la misura (e quindi i numeri), abbia etimologicamente a che fare con la narrazione del mondo stesso “in tedesco la parola che significa «raccontare» è erzählen, che deriva da Zahl, numero. Erzählen è «enumerare» immagini archetipiche. In francese «raccontare» è raconter, affine a compter, contare enumerare; Nora Mindell mi ha segnalato che, in cinese, la parola «enumerare», Suan, vuol dire contare il chi, cioè l’origine, del lai, cioè contare l’origine di ciò che accadrà, di ciò che sta per accadere.”

E anche l’italiano si allinea a questo legame: la parola cunto in napoletano designa sia il racconto, che le scritture contabili di registrazione delle operazioni economiche.

E ancora, nel libro, la brillante allieva di Jung parla di fiabe, archetipi, oracoli africani e miti Maya che avevano a che fare con la sincronicità. Insomma, von Franz pare suggerire che “tutto ciò che noi chiamiamo tempo sia un’idea archetipica che non ha ancora raggiunto propriamente la coscienza in noi. Non sappiamo ancora che cosa sia il tempo e sembra che sia venuto il momento in cui l’archetipo del concetto di tempo si avvicina alla soglia della coscienza.”

Divinazione e Sincronicità – piscologia delle coincidenze significative è un saggio di notevole importanza per la comprensione di uno degli aspetti più complessi e illuminanti della ricerca junghiana. Il tempo ha a che fare con la nostra origine e il nostro posto nel mondo. Studiarlo e conoscerlo è parte integrante e necessaria di un possibile percorso di autoconoscenza

 

 

Estratto da

Lezione 5Unus mundus

 

“Mandala of Auspicious Beginnings,” in Chibetto “mandara” sh usei (Tibetan Mandalas: The Ngor Collection).

 

Nel suo scritto sulla sincronicità Jung sostiene che, poiché nell’evento sincronico il regno fisico e quello psichico coincidono, dev’esserci da qualche parte una realtà unitaria dei due mondi, alla quale egli diede il nome latino di unus mundus, uno o unico mondo, un concetto già presente nel pensiero di alcuni filosofi medioevali. Jung prosegue dicendo che non siamo in grado di visualizzare questo mondo e che trascende completamente la nostra capacità di cogliere la realtà in modo cosciente. Possiamo solo dedurre o supporre che vi sia da qualche parte una tale realtà, una realtà psicofisica, potremmo dire, che si rivela sporadicamente negli eventi sincronici. In seguito, nel Mysterium coniunctionis, egli affermò che il mandala è l’equivalente psichico interiore dell’unus mundus.

Ciò significa, come sapete, che il mandala rappresenta un’unità ultima di realtà interiore ed esteriore. Indica un contenuto psichico trascendentale, che possiamo afferrare solo i modo indiretto, simbolicamente. Le varie forme del mandala sembrano indicare una simile unità. Gli eventi sincronici sono l’equivalente parapsicologico dell’unus mundus e anch’essi indicano quella stessa unità dell’universo psichico e fisico. Perciò non sorprende di trovare nella storia combinazioni di questi due motivi, del mandala e degli antichi tentativi divinatori per afferrare la sincronicità: io chiamo questi mandala divinatori. Ci sono molte tecniche divinatorie che si servono di un mandala: le più note sono il tema natale e i transiti, in astrologia. Vi ho già parlato dei due ordini del mondo che i cinesi riportavano su due tavolette, che poi facevano ruotare in senso contrario a scopo divinatorio. Nell’antichità troviamo molti altri mandala del genere: per esempio, le cosiddette “sfere divinatorie” della medicina antica. Il medico prendeva in considerazione l’età del paziente, il giorno del mese e la posizione della luna al momento in cui si era ammalato e faceva ruotare tali informazioni su un mandala matematico fino a ottenere una prognosi. Se il risultato ricadeva sulla metà inferiore della sfera, il paziente era destinato a morire; se cadeva sulla metà superiore, la prognosi era positiva.

Tali cerchi o sfere vanivano usati anche per i fini divinatori più generali: per esempio, se uno schiavo era fuggito, si poteva interrogare quel tipo di oracolo per sapere se sarebbe tornato, se sarebbe stato ritrovato, oppure se era perduto per sempre. Il metodo era lo stesso: si prendeva l’età dello schiavo, il giorno in cui era fuggito e alcuni altri numeri, che venivano riportati sulle sfere e, a seconda del risultato, si riteneva di poter prevedere l’esito della circostanza.

A ogni modo, queste tecniche piuttosto assurde mostrano che nella mente di coloro che le inventarono era presente, sullo sfondo, l’idea che la possibile conoscenza sugli eventi fosse legata all’unus mundus; perciò la divinazione prendeva la forma di un mandala.

La cosa più notevole è che, quando si usava un man- dala a fini divinatori, si trattava spesso di strutture costituite da un doppio mandala: cioè, in generale, di due ruote sovrapposte, una, che era mantenuta fissa, per un aspetto della realtà, e un’altra, che veniva ruotata, per un aspetto ulteriore.

In Cina il doppio mandala era costituito, come ho già detto, dal Vecchio Ordine Celeste, una certa disposizione dei sessantaquattro esagrammi dell’I Ching, e dal Giovane Ordine Celeste, che conteneva una diversa disposizione degli stessi trigrammi ed esagrammi. Nel Vecchio Ordine Celeste non vi sono processi energetici temporali, bensì una sorta di dinamismo in equilibrio, mentre il Giovane Ordine Celeste è un processo energetico ciclico.

Jung, nel suo scritto sulla sincronicità, pervenne anche alla conclusione che gli eventi sincronici non sono solo sporadici accadimenti privi di ordine. Alla fine dell’opera egli suggerisce l’ipotesi che gli eventi sincronici siano fenomeni casuali di ciò che egli chiama «ordinamento acausale». In altre parole, possiamo supporre che nella realtà psichica, così come nella realtà fisica vi sia una specie di ordine atemporale costante e che gli eventi sincronici ricadano nell’ambito di quest’ordine, di cui sono singole attualizzazioni sporadiche.

Come esempio di ordine acausale nel mondo fisico, Jung cita il decadimento radioattivo degli atomi. Egli lo chiama acausale perché non è possibile spiegare in modo causale il motivo per cui esso debba avvenire in un certo ordine numerico piuttosto che in un altro. È, per così dire, una storia che è semplicemente così com’è. Come esempio di ordine acausale nel mondo psichico, Jung rimanda alle proprietà degli interi naturali. Per esempio, non possiamo spiegare in modo causale il fatto che alcuni interi siano numeri primi, né il fatto che formino precisamente la specifica sequenza che formano: anche questo è un dato che è semplicemente così com’è, irriducibile a una causa. Domande come “perché?” o “da dove proviene?” sono irrilevanti in simili contesti; possiamo solo dire che le cose stanno così.

2 COMMENTS

  1. Appunto……non esiste caso o il casuale e le cosiddette coincidenze sono in realtá cordinazioni mascherate…..Tutto qui.

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