La via lattea 3
di Franco Arminio
Ora la letteratura è morta
perché la prudenza
le ha limato le unghie.
Eccola, è come vedere un insetto
che salta mille volte dentro un fiore
senza mai uscirne fuori.
*
Sprecano le gioie
figuriamoci i dolori.
Mangiucchiano passatempi
con un’esistenza immorale
che nessuno vieta.
Il loro organo genitale
è la moneta.
*
Non so come mia madre
potrà fare a rassegnarsi
alla serenità dei morti.
Il timore di essere salma
sarà dunque il timore
di essere calma.
*
Ai fenici le navi
agli indiani le frecce
a noi i televisori.
*
È un animale fatto
d’aria la mia morte
e io non sono capace
di salvarmi dai suoi morsi.
*
Sentiamoci qualche volta
senza fare i cattivi,
i pavidi,
Usiamolo
l’amore degli atei.
*
Io quando vado a un funerale
se qualcuno piange veramente
piango anch’io.
Gli uomini politici ai funerali
li vedo sempre ad occhi
asciutti. In queste e in altre circostanze
sono assai simili ai farabutti.
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nuovamente sulla via lattea… morte leggera coma una spolverata di zucchero a velo sul pandispagna delle contingenze. ma non è un dolce che si può mangiare senza sensi di colpa. in questo caso la poesia entra ed esce morde e fugge. non mangia per saziarsi, ma per mera esigenza fisiologica…
volevo aggiungere solo che oggi pomeriggio alle 17.30 al palazzo ducale di Bisaccia, in provincia di Avellino, sull’autostrada Napoli-Bari uscita Lacedonia, Arminio presenterà la lettura della poetessa russa Alexandra Petrova.
A me pare bellissima.