Alle spalle della fisica

La sala da pranzo e la biblioteca dei miei ricordi erano adesso, abbattuto il muro divisorio, un’unica stanza grande e smantellata, quasi priva di mobili. Non cercherò di descriverli, perché non sono sicuro di averli visti, nonostante la spietata luce bianca. Mi spiegherò meglio. Per vedere una cosa bisogna capirla. La poltrona presuppone il corpo umano, con le sue parti e le sue articolazioni; le forbici, l’atto di tagliare. Che dire di una lampada, o di un veicolo? Il selvaggio non può percepire la Bibbia del missionario; il passeggero non vede lo stesso

cordame che vede l’equipaggio. Se vedessimo realmente l’universo, forse lo capiremmo.

Così Borges nel racconto There are more things del Libro di sabbia. Ovvero, la parola dati non è così asettica come vorrebbe far sembrare; è carica di teoria, davvero carica; quel che vedo dipende da quel che so.

Questo è un inizio di risposta a chi mi ha chiesto di spiegare come si possa dare che dentro ogni fisica ci sia della metafisica. Purtroppo un’eredità del neopositivismo riveste la parola metafisica di una connotazione vagamente negativa, o comunque astratta e nebulosa. Invece così non è, secondo la mia opinione. Ognuno di noi, scienziato o no, si porta dentro, per tutta la sua storia precedente un bagaglio di convinzioni sul mondo e sulla vita, pensieri radicati, attitudini e propensioni, non certamente tutti rigorosamente dimostrabili “scientificamente” (sorriso) che possono essere chiamati la sua metafisica. Il suo agire, e anche il suo agire scientifico, i problemi che si porrà e le soluzioni che sceglierà dipenderanno fortemente da questa metafisica.

Einstein, mi spiace ma quest’anno (2005 = 1905 + 100) non si sfugge a questo nome…, scelse di risolvere un grave problema che si poneva nella comunità scientifica del suo tempo, non risolvendolo nel senso fino a quel momento dato per ovvio, ma con un vero colpo di testa: ponendo l’affermazione che non si riusciva a spiegare come fondamento di una nuova teoria. Quel che non riesco a giustificare in base a quel che so, lo prendo come postulato per costruire una cosa tutta nuova.
Non crederete mica alla fola che vi raccontano che Einstein ha detto che tutto è relativo?

15 COMMENTS

  1. tutto questo mi riporta a Wittgenstein e alle sue teorie interpretative sul “vedere come” e al “vedere per famiglia” o alla teoria dei giochi linguistici aperti.

  2. A prescindere dal fatto che io ritenga interessante e non peregrina la proposta interpretativa di Sparzani, rimango dell’idea che questa tra fisica e metafisica sia una bipolarità fuorviante.
    Io ripartirei da Vico e ricomincerei a parlare, con qualche aggiornamento, di poesia e scienza, lasciando la parola “metafisica”, per il momento, nelle mani ingorde di chi ancora, tardivamente, si sforza di inciderne il guscio con lo scalpello del neopositivismo.
    A questo proposito, o quasi, vi invito a leggere il bellissimo dialogo tra Massimo Rizzante e Gianni Celati apparso recentemente su “Zibaldoni e altre meraviglie”:

    http://www.zibaldoni.it/seconda_serie/2005_09_19.htm

    Buon pomeriggio a tutti. StZ

  3. rimane cmq da spiegare perchè Bohr e quanti si avvicendano nei “quanti” sostengano che indagare la fisica quantistiche è come volere conoscere Dio.
    la logica del caos della fisica quantistica infatti, mette in discussione qualsiasi positivismo scientifico, qualsiasi principio di non contraddizione o del tertium non datur, e apre alla logica Fuzzy, quasi a fondere in un dato impercettibile fisica, metafisica, ed arte.
    Una nuova fede, una nuova linea di ricerca.

    magda-mantecca

  4. Fuzzy è indubbiamente il più bell’album dei Grant Lee Buffalo. La Fisica fa le pulci a Dio perché è meno discreta dei pacchetti quantici ed è convinta che il Caos non sia la condizione inerziale in cui l’Onnipotente fluttuava prima di dar corso alla Creazione, bensì un sistema di campi d’ordine variabile e dal destino aleatorio, variamente interpretabile come Vita.

  5. Questa nuova fede o linea di ricerca, come giustamente la chiami, Magda, lo è però a tal punto che il concetto stesso di Dio ne risulta investito: chi si sognerebbe di credere che la parola “Dio” occupi oggi il medesimo dominio semantico che occupava cento anni fa, sempre che questo dominio esista ancora?

    P.S. Il dialogo che ho linkato, naturalmente, non è che la versione integrale di quello uscito poco prima, in versione ridotta, sul numero 5 di “SUD”, la rivista artisticamente diretta dal nostro eroico effeffe.

  6. Caro Antonio,

    fai un uso molto non-standard del termine metafisica. Quello che tu chiami la metafisica di un individuo, “la sua storia precedente un bagaglio di convinzioni sul mondo e sulla vita, pensieri radicati, attitudini e propensioni”, mi sembra si possa chiamare più propriamente ideologia o Weltanschauung.

    Quindi, a meno che non vogliamo incominciare a chiamare metafisica ciò che metafisica non è, il tuo asserto iniziale che “dentro ogni fisica ci sia della metafisica” sembra ancora da giustificare.

    Cara Magda,

    Non confondiamo caso con caos. Comportamento caotico lo puoi avere in un sistema perfettamente deterministico come le equazioni di Lorenz, che dànno luogo, per opportuni intervalli di parametri, all’attrattore omonimo, uno dei più begli esempi di comportamento caotico [1].

    D’altro canto l’evoluzione della funzione di probabilità (che descrive un fenomeno casuale) può essere perfettamente deterministica. Il successo della meccanica quantistica sta nella riproducibilità degli esperimenti che la mettono alla prova. La statistica di Fermi, intrinsecamente quantistica, è usata per descrivere il funzionamento del transistore, e fornisce le basi teoriche di tutta l’elettronica.

    Quindi, no, la meccanica quantistica non ha una logica del caos, una logica del caso semmai. Né l’una né l’altra mettono in dubbio la cara vecchia logica aristotelica. La meccanica quantistica fa entrare dalla porta principale la probabilità (la probabilità come espressione di una conoscenza limitata, nella fisica c’era già da tempo), ma probabilità e logica fuzzy sono due cose ben distinte. Di questo, se interessa, se ne può parlare un’altra volta.

    [1] http://en.wikipedia.org/wiki/Image:Lorenz_system_r28_s10_b2-6666.png

  7. si m’interessa anche perchè aprirebbe nuove possibilità di logica applicata, per esempio sui calcolatori ragionanti non a criterio binario, ma comprendendo anche l’indeterminatezza, dei computer umani insomma.

  8. dunque non ero molto convinta di quanto tu dicevi e mi sono andata a rivedere alcune cosette( Dalla Chiesa – Toraldo di Francia, introduzione alla filosofia della scienza-Laterza) pag.158:
    gli stati puri e le proprietà quantistiche danno luogo a situazioni semantiche dove è violato il principio del terzo escluso precisamente: molte proprietà restano indeterminate rispettoa gli stati puri. Questa situazione di polivalenza semantica ha dato origine alla creazione di una nuova logica non classica chiamata appunto logica quantistica. il fattore logico in discussione parebbe quello della disgiunzione o-o che nella logica classica è esclusivo mentre nella logica quantistica no.
    inoltre parrebbe che per derminanti altri ambiti, la logica quantistica si sovrapponga alla classica dando origine ad uno statuto polisemantico,di sovrapposizioni logiche se non addirittura a schizzofrenie logiche.
    poi ci sarebbe il discorso appunto delle intelligenze artificiali, secondo cui si vorrebbe apllicare il criterio del pensare umano al calcolare, una sorta di computer quantistico, che ragionerebbe molto verosimilmente sul modello del ragionare umano durante una partita di scacchi.
    il caso puo’ essere un caos inconsapevole, non ancora scoperto?
    mi è venuto il mal di testa:-)

  9. Cara/o Pensieri oziosi, mi pare che i tuoi pensieri siano oziosi nel senso più nobile dell’otium, la greca scholè, il tempo prediletto dedicato a ciò che non si DEVE fare per sopravvivere, ma per vivere l’unica vita degna di essere vissuta. Hai ragione che faccio un uso improprio del termine metafisica, credo tuttavia che si potrebbe dire che ho saltato un passaggio in quel che dico: ovvero, i fattori che io nomino determinano, tu dici giustamente, la Weltanschauung di uno, sì, e poi però questa W. evolve in metafisica all’interno della sua testa, cioè si sedimenta come metafisica, che, proviamo a dirlo, è costituita da delle opzioni di fondo, delle credenze di base che informano tutto il modo di pensare dell’individuo.
    Grazie anche di aver rimesso a posto un po’ di ragionamenti sulla meccanica quantistica, sulla quale è facile dire cose inesatte, soprattutto sul suo carattere probabilistico. A questo proposito lasciami aggiungere che la meccanica quantistica è in un senso perfettamente deterministica, nel senso cioè che se un sistema sta in un certo stato (iniziale) la MQ prevede che la sua evoluzione sia perfettamente determinata per tutto il suo futuro; l’indeterminazione arriva quando si fanno su questo sistema delle misure dall’esterno, cioè da un sistema che non è descritto dalla MQ stessa. Questa è la bizzarria. Naturalmente, poi, se un sistema è inizialmente in uno stato non perfettamente conosciuto, cioè solo statisticamente determinato, allora tale caratteristica statistica permane durante tutta la sua evoluzione.
    Aggiungo per tashtego che quello era un inizio di risposta e che forse stiamo però andando avanti. O no?
    Antonello

  10. Quindi, se capisco bene, possiamo dire che la bizzaria della fisica quantistica si snoda sul suo proplema interpretativo, o meglio sulla sua dicibilità.
    Sarebbe dunque un problema di nominalismo, di formalismo matematico, che dovrebbe rappresentare l’ordine logico probabilistico, e dell’indeterminatezza.
    Alice nel paese dei quanti, del forse e del possbile.
    un problema ermeneutico piu’ che ontologico?

  11. Scusate, ma il mio passo è lento. Prima di passare alla logica quantistica, facciamo un Gedankenexperiment fotografico.

    Prendiamo la foto di un palla da bowling nera su una pista immacolata. La foto mostra un cerchio nero su sfondo bianco. Siccome la mia macchina fotografica è manuale ed io sono una principiante in fotografia, la foto mi è venuta sfuocata: la boccia ha una parte centrale nera, e lontano dalla boccia lo sfondo è bianco; il contorno della boccia però è sfumato e si passa attraverso varie livelli di grigio. Preso un punto sulla fotografia, mi domando se il punto è all’interno della boccia o no. Laddove il colore è bello nero, sicuramente il punto è dentro, laddove il colore è bello bianco, il punto è sicuramente fuori.

    Domanda 1: Dove il colore è una delle tonalità di grigio il punto è dentro o è fuori?
    Domanda 2: Sia x il nostro punto, e p il predicato “è all’interno della boccia”, p(x) è vero, è falso, o può essere qualcos’altro?
    Domanda 3: E’ necessario andare a scomodare la meccanica quantistica quando basta una foto sfuocata a mettere in crisi il tertium non datur?

  12. infatti la logica non è dominio dell’intellettualismo ma del reale in generale e della sua possibilità di essere descritto.
    mia figlia, in prima elementare, faceva già gli insiemi e i relativi schemi logici: appartiene, non appartiene, etc etc.
    se ti piace piu’ una visione estetica, o letteraria, pensa alle zone franche, le zone del possibile e di confine.
    che so’….borderline, il coma, le frontiere, i meticciati, gli incroci, le fecondazioni assistite……:-)))
    la quantistica è affascinante perchè inserisce logiche polivalenti che risultano piu’ “umane”

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Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato anche due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia, pubblicato presso Mimesis. Ha curato anche il carteggio tra W. Pauli e Carl Gustav Jung, pubblicato da Moretti & Vitali nel 2016. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.