Si tratta di un esperimento. Nulla di più.
Ho deciso di cominciare a mettere in rete il mio romanzo noir. Si tratta di un giallo ad enigma dall’impianto tradizionale. Un pezzo per volta da sottoporre alla vostra curiosità, alle vostre obiezioni. Avrei potuto stamparlo e spedirlo a qualche agenzia letteraria o a qualche casa editrice. Probabilmente lo farò in futuro. Intanto, se volete, parliamone. Vi ruberò cinque minuti al massimo.
Non dovrebbero essere sprecati. Spero. In caso contrario, fatemi almeno sapere se devo darmi all’ippica!
Buona lettura su http://www.calisi.splinder.com
@luca malaspina
bellissma intervista, e belle foto, era già stata segnalata da andrea barbieri, e io l’ho gia ri-segnalata nel mio blog ma ho intenzione di postarla tutta prima o poi.
georgia
Vorrei segnalare un’iniziativa fernandelliana:
Concorso letterario “Quote rosa”. Narrativa al femminile
La casa editrice Fernandel raccoglie materiale per un’antologia tutta al femminile riservata a scrittrici esordienti under 35.
L’antologia, che nasce da un’idea di Gianluca Morozzi, avrà per titolo “Quote rosa”. Due sono gli obiettivi di questa antologia: da una parte semplicemente quello di raccogliere validi testi di autrici italiane più o meno sconosciute, dall’altra quello di indagare attraverso lo strumento del racconto il rapporto delle donne con la politica, la società e il mondo del lavoro in tutte le sue forme. Per usare le parole di Grazia Verasani, «al momento tutto è politica, mercificazione, tagli alla cultura. In questo senso un’antologia al femminile diventa un’occasione per raccogliere materiale che esula dal territorio dei sentimenti, delle storie intime, del personale».
Per definire un’autrice “esordiente” non riteniamo preclusivo l’aver pubblicato racconti su internet, su riviste o in antologie. Ci basta che non esista un romanzo, o una raccolta di racconti a vostro nome.
Non vi sono limiti di lunghezza, se non quelli che tradizionalmente distinguono un racconto da un romanzo.
Non inviate poesie, solo opere di narrativa.
La partecipazione delle autrici è a titolo gratuito.
I racconti devono pervenire entro il 31 marzo 2006.
L’uscita dell’antologia è programmata per la seconda metà del 2006. Nel caso non si riuscisse a selezionare un numero sufficiente di racconti ritenuti validi, l’antologia non sarà pubblicata.
Il comitato selezionatore è formato da Grazia Verasani, Elena Battista, Elisa De Portu, Giorgio Pozzi, Gianluca Morozzi.
Quindi, se siete nate dopo il 1970 e non avete mai pubblicato un libro di narrativa a vostro nome, potete mandare un massimo di tre racconti a Fernandel, via Col di Lana 23, 48100 Ravenna, specificando sulla busta “Per l’antologia Quote rosa”. I testi devono essere inviati esclusivamente in formato cartaceo, non per e-mail.
Per informazioni sul concorso: segreteria@fernandel.it
dai fate under 45 cosi vi mando qualche cosa…..
Mag, non sono mica nella redazione di Fernandel.
Fosse per me non avrei messo nessun limite d’età.
anche perchè, secondo me , la menopausa, quando arriverà, non mi farà un bell’effetto, sulla scrittura.
Mezzaluna d’oro contro ambrogino d’oro
premiati a firenze Leonardo Domenici, sindaco di Firenze che ha rifiutato ad Oriana Fallaci il Fiorino D’oro come riconoscimento cittadino. Sherif el-Sebaie, giornalista del Manifesto. Oriana Napoli, la bambina sfregiata con una svastica a Biella. Clementina Forleo, giudice della sentenza di Milano.
Volevo ringraziare qualcuno che nei commenti di Lipperatura ha segnalato un articolo su Carmilla. Perchè di colpo mi sono trovato il testo di Genna su Babsi assolutamente straordinario. http://www.carmillaonline.com/archives/2005/12/001591.html
@ Ellelle
Per il tuo articolo che condivido nella mossa (prossimo protagonista di Sud sarà la musica) in coda ad alcune citazioni avrei messo anche
“Ma che mu, ma che mu,
ma che nusica maestro”
(Paolini-Silvestri-Pisano)
@ tutti per Io so.(Pasolini versus Nuovi Argomenti)
io (o)so perché
tu (o)si perché
lui (o)sa perché
noi (o)siamo perché
voi (o)sate perché
loro non (o)sano
Ian Palach (o)
effeffe
una piccola correzione
lui/lei (o)sa perchè
;-)
geo
9 volte su 10, leggendolo, mi dico di essere troppo stupido per G (1 volta su 10 mi ribello e scrivo qualsiasi cosa mi passi per la testa). ora sono giunto alla conclusione che la verità sia più banale: “incomunicabilità”: la mia scatola più piccola non può rapportarsi alla sua scatola più grande, per una questione di foggie e di dimensioni. quello che mi appare del tutto chiaro è che G non mi può essere di alcuna utilità.
(d’ora in poi userò sempre variabili che si riferiscono ad entità deducibili dal contesto, per enfatizzare la natura astratta e parziale di tali entità, che non andrebbero mai confuse, nemmeno lontanamente, con persone reali).
ohibo, come direbbe un navigante anonimo di lipperatura, qui di G ci sono solo io;-)
ma certo parlerai di genna ;-)
la prima parte dell’articolo non è niente male però, anzi.
A proposito non ho mai segnalato uno “scoop” fatto nel mio blog.
Ho postato una foto della famigla reale Bossi al senato e un anonimo (uno dei tanti che infestano i blog) ha scritto:
#2
17 Novembre 2005 – 17:35
Ma non è Genna quello chinato ad ascoltare Bossi??
utente anonimo
Cara Georgia, a me sembra che G, nella sua prima parte (che è bastata a saziarmi) svuoti completamente il livello denotativo di quello scritto di Pasolini, per poi graziosamente riabilitarlo con un paio di torsioni entro il labirinto di specchi delle dimensioni letterarie, che egli domina con gran maestria attraverso la sua prestidigitazione ultra-retorica. Dunque, sebbene ci dica abbastanza chiaramente che Pasolini in realtà “non sapeva” una minchia, e che dunque quel grido non può e non dovrebbe avere alcuna ripercussione sul piano “operativo”, ci fa sentire quasi in debito di riconoscenza verso di lui, per il fatto che ci preservi l’idolo almeno a livello letterario o filosofico. Eppure ho il sospetto che questa gentilezza sia abbastanza arbitraria, o tattica, e che, se lo volesse G, potrebbe distruggercelo in qualsiasi momento, con altrettanta efficacia. Mi pare si chiamassero sofisti …
> ho in mente le parole ingenerose di chi di quei libri ha capito quanto voleva capire o pretendeva di capire o non ha capito niente, in perenne deviazione da un’empatia che, se non è elevata a poetica, respinge fuori dal cerchio dell’umanesimo e della letteratura in specifico
mi manda in estasi: un Leng-Tch’e cerebrale
chi giudica retorico o dannunziano il lessico pasoliniano è veramente fuori strada, le parole di Pasolini che a prima vista possono sembrare esagerate in realtà sono lo specchio di un atteggiamento strettamente analitico, cioè ogni parola ha una sua precisa motivazione, Pasolini cercava di utilizzare le parole appropriate per dire come secondo lui è la realtà, ricercando trame e mettendo insieme fatti apparentemente lontani, come lui dice, “perché sono un intellettuale”. certo che uno leggendolo può pensare: >. ma è un meccanismo di autodifesa, non ammettere le sue doti di investigatore, per non ammettere la realtà che lui denuncia. certo ci saranno anche divagazioni estetizzanti ma la strada maestra è molto chiara. uno può prendere a spunto quelle per negare quest’altra, è un giochino molto facile.
chi giudica retorico o dannunziano il lessico pasoliniano è veramente fuori strada, le parole di Pasolini che a prima vista possono sembrare esagerate in realtà sono lo specchio di un atteggiamento strettamente analitico, cioè ogni parola ha una sua precisa motivazione, Pasolini cercava di utilizzare le parole appropriate per dire come secondo lui è la realtà, ricercando trame e mettendo insieme fatti apparentemente lontani, come lui dice, “perché sono un intellettuale”. certo che uno leggendolo può pensare: “ma la nostra realtà è davvero così terribile come dice PPP? è certamente uno che si mette sul pulpito e recita una parte”. ma è un meccanismo di autodifesa, non ammettere le sue doti di investigatore, per non ammettere la realtà che lui denuncia. certo ci saranno anche divagazioni estetizzanti ma la strada maestra è molto chiara. uno può prendere a spunto quelle per negare quest’altra, è un giochino molto facile.
Stimoli dall’articolo di Paolo Di Stefano sul CdS di oggi.
Patrizia Valduga: “La letteratura deve avere un fondamento ETICO, altrimenti è solo intrattenimento”.
PDS: Fin qui potrebbe sembrare tutto molto semplice, ma se andiamo oltre e ci chiediamo che cos’è il fondamento etico …
PV: “La grande letteratura deve avere una PORTATA MORALE, il che significa che deve insegnare qualcosa, deve commuovere e deve dare piacere: ha una funzione CONOSCITIVA, emotiva, erogena.”
… sperimentare entro forme metriche … i temi “esistenziali più roventi”: erotismo, dolore, colpa, pietà.
IO: ma sono NECESSARIE le forme metriche per tutto questo? E chi non usa forme metriche cos’è, una bestia?
PV: “Proust diceva che la letteratura insegna a fare L’UNICA VERA ESPERIENZA, CHE E’ L’ESPERIENZA DI NOI STESSI: migliora la vita interiore e i rapporti umani. Ecco questo è il suo FONDAMENTO MORALE.
IO: esteti di merda! c’è ben altro, prima, che serve “a migliorare la vita interiore e i rapporti umani”.
Raboni: “Non riesco a godere di una storia, ma solo di un pensiero detto in bello stile”
IO: ma vaffanculo anche tu! (leggo più avanti che “Giovanni aveva scritto che Borges era un astuto senza lingua”, doppio vaffanculo allora)
… perché alla fine quel che conta è lo stile: “Tutti e tre (Céline, Proust, Beckett) hanno UNO STILE perfettamente adeguato a quel che dicono … ECCO L’IMPEGNO DELLA LETTERATURA”.
IO: Beh certo, è tutto lì. Questioni di stile, quelle che Gauss preferiva lasciare “al suo sarto ed al suo calzolaio”.
PV: “Non conosco i contemporanei, non mi interessano, non ne ho voglia”. E i poeti? “Lasciamoli stare, per carità, sono le persone più permalose al mondo”. “Pasolini in vita ha costruito il suo personaggio, poi è diventato un eroe alla James Dean per la sua morte violenta”.
IO: ovvio, ovvio, ovvio – tutto conseguente, tutte questioni di gusto. E allora vabbé, non conosco Patrizia Valduga, non mi interessa, non ne ho voglia.
Wovoka, sull’intervista alla Valduga direi che sono d’accordo con te.
PV: “Non conosco i contemporanei, non mi interessano, non ne ho voglia”. E i poeti? “Lasciamoli stare, per carità, sono le persone più permalose al mondo”. “Pasolini in vita ha costruito il suo personaggio, poi è diventato un eroe alla James Dean per la sua morte violenta”.
Si potrebbe osservare che quando ci si mettono i poeti sono le persone più PRESUNTUOSE del mondo.
E poi, in quel che ho letto della Valduga, io ho trovato (forse) la “funzione emotiva” e quella “erogena”.
Nessuna funzione conoscitiva, nessun fondamento etico (Boh. Quale?), molto estetismo, e neanche eccelso.
[Comunque Raboni non è la Valduga. Non confondiamo le acque]
> [Comunque Raboni non è la Valduga. Non confondiamo le acque]
Va bene, diciamo che le parole che seguono mi sembrano in “perenne deviazione da un’empatia che, se non è elevata a poetica, respinge fuori dal cerchio dell’umanesimo e della letteratura in specifico”:
Le semplici, elementari, esibite metafore di Borges il labirinto, lo specchio, il doppio, il libro infinito e via discorrendo sembrano fatte apposta per far assaporare l’ebrezza della complessità e l’euforia dell’altura a chi non è capace di trovarle dove davvero sono: nelle metafore organiche e proliferanti ma nascoste ‘dentro’ la scrittura e protette dall’umorismo, dalla disperazione, dalla passione per la realtà dei Kafka, dei Beckett, dei Céline. Con Borges si viaggia nell’infinito a poco prezzo, e col biglietto di ritorno prepagato; si gusta la vertigine delle alte quote alzandosi di pochi metri da terra.
Che snob di merda!
le cacche dei topi nel formaggio
sono una mappa delle costellazioni incorruttibili
Stavo leggendo gli archivi di Lipperatura per cercare di ripercorrere la mia storia e capire che cosa voglio dalla cultura, insomma non ho capito una mazza di cosa voglio dalla cultura, ma ho trovato un post divertente di Piero Sorrentino e lo ripropongo qui :-)
“A proposito di Fnac e delle belle teste che girano per le librerie napoletane (e non solo).
Qualche mese fa chiedo di parlare con la responsabile degli incontri Fnac per proporre una presentazione (che non si è mai fatta) con Raul Montanari e il suo “Chiudi gli occhi”. La signora (poco più che una ragazza in realtà) mi ascolta, annuisce, sorride. “Facciamola senz’altro” mi dice. “Ospitare Raul Montanari ci fa senz’altro piacere. Pensi,” e mi accompagna verso le copie in bella mostra di Chiudi gli occhi impilate sui banchi “a Milano è già in programma un suo incontro molto bello, sarà introdotto da due noti personaggi televisivi, una formula innovativa che ci piace molto: Daria Bignardi e Dario Vergassola”.
Torno a casa perplesso e preoccupato. Passi per la Bignardi (che di libri si occupa da tempo), ma Vergassola che c’entra?
Mando un sms a Raul.
Era Dario Voltolini, l’altro.”
NI è rimasta inaccessibile per tutto il giorno 8 (oggi) a molti visitatori, Temperanza e me compresi: perché? Quando cliccavo per entrare nel blog, venivo reindirizzato sul sito wordpress.org che mi annunciava “Error establishing database connection”. Sarebbe bello se la causa di questo inconveniente, che non si presenta oggi per la prima volta, venisse stanata, rivelata e debellata.
Altrimenti rivogliamo indietro i soldi dell’abbonamento !!!
;-)
Scusa Wovoka, qualche chiarimento (non ho letto l’articolo sul Corriere, ho letto solo il tuo commento).
Qual è la fonte del “perenne… ecc.”? È nell’articolo?
“Le semplici, elementari, ecc.” è nell’articolo?
E comunque.
Posso anche dissentire totalmente da un giudizio critico (o da una stroncatura) su uno scrittore del calibro di Borges. Non per questo mi metto a insultare chi ha formulato il giudizio o la stroncatura.
Quello che mi sembra davvero inaccettabile è invece la liquidazione a priori, il compiacersi di liquidare (il singolo o un’intera “categoria”) senza aver letto e senza conoscere (“Non conosco i contemporanei, non mi interessano, non ne ho voglia”. E i poeti? “Lasciamoli stare, per carità, sono le persone più permalose al mondo”).
Se non capisco male, le frasette liquidatorie a priori sono della Valduga, non di Raboni.
Dunque: nell’articolo del Corriere era riportato un giudizio sprezzante di Raboni su Borges. Dato che tu difendevi Raboni, sono andato a cercare in rete qualche ulteriore elemento di giudizio ed ho recuperato quel frammento di Raboni, che corroborava la mia antipatia. L’ho quindi commentato attraverso un frammento retorico di Genna, che in precedenza avevo isolato ed ammirato per il suo carattere astratto e quindi altamente riutilizzabile. E per finire, ho modificato una strofa di Borges per evidenziare il carattere dissonante della pretesa che spesso avanzano certi “poeti”, di fare diventare simboli dell’Assoluto i propri meteorismi, pretesa che spesso si fonda esclusivamente sul fatto di essere essi, da un punto di vista sociale, dei “topi nel formaggio” (termine riattivato dalla lettura dall’articolo commemorativo a Sylos Labini, qualche pagina più in là). Raboni, nonostante la connotazione di “sinistra”, ha tutte le stimmate dello snobismo, Borges, nonostante la connotazione di “destra”, nessuna, e quindi per una volta sono lieto che il primo abbia su Google 40mila “hits”, ed il secondo 3 milioni.
Poi è ovvio, quando approfondirò la conoscenza di Raboni, scoprirò che si trattava di una persona davvero meravigliosa, come un po’ tutti in quel mondo, se visti da vicino, se compulsati amorevolmente, con la giusta lentezza dell’intenditore, e che tutto andava preso con maggior “grano salis”, che andava considerato il particolare contesto, eccetera eccetera, dopo aver cioé ristabilito, il caos primordiale.
Sì, ma tutte queste belle operazioni che tu hai fatto (tendenziose, umorali e in qualche modo perfino “poetiche”), chi legge non è tenuto a indovinarle.
D’accordo, ma io le scrivo qui, non sul Corriere. L’importante è la disponibilità a dare spiegazioni, no?
Uhm.
ma come si fa a parlare di Borges e raboni in questi termini?
Borges destra o sinistra che sia (e in questo caso chissenefrega) è uno scrittore gigantesco, raboni è un piccolo uomo che ha scritto poesie(alcune anche belle), ma pur sempre un piccolo uomo con tanti pre-giudizi, e che ha fatto, a mio giudizio, anche danni enormi.
Che abbia abbassato al suo livello Borges è cosa che ha fatto, obbiettivamente, pochi danni, perche mentre tutti sanno chi sia Borghes nessuno fuori da una certa kricchetta sa chi sia raboni se non per aver fatto l’unica cosa buona in vita sua: tradurre tutto proust, ma temo in maniera tale da far riapprezzare la vecchia traduzione a più mani dell’Einaudi ;-)., Chi oggi dice che proust è noioso è perchè ha tentato di leggerlo tradotto da Raboni ;-).
Raboni ha usato male il suo indubbio piccolo potere culturale che ha avuto, e ha abbassato il far poesia a un ruolo (tipo bravo ragioniere o bravo burocrate) in cui è, per forza di cose, del tutto impossibile far poesia (ad ogni modo lui qualche poesia bella l’ha scritta).
Il suo modo di far Politica Kulturale ha provocato grossi danni, a mio giudizio (perchè non esiste politica culturale è solo sovrastruttura nutile).
E anche la valduga non è da meno, detto questo qualche bella poesia l’ha scritta anche lei qualche volta: poesie molto sensuali, ma giudizi spocchiosi sugli atri poeti dovrebbe esimersi dal farli.
Paragonare Pasolii a Jeames Dean è una delle poche cose dette in italia che ptrebbero giustificare il termine vuoto di postmodernismo.
Chi non ama raboni si legga un pamphlet cattivo ma gustosissimo che sebastiano vassalli scrisse (e autostampò) nel 1983:
Arkadia.Carriere, caratteri, confraternite degli impoeti d’Italia, edizioni El Bagatt, Bergamo, 1983.
Obbiettivamente raboni è meglio di come lo descriva vassalli, ma lo sfogo è interessante perchè è scritto da un fuoriuscito da suddetta arkadia, e i pentiti sono sempre i più critici ;-).
Ad ogni mod quando uno dice cosa DEBBA essere la grande cultura già parte con il pede sbagliato e dice le cose, appunto con i piedi.
Dire che “Borges era un astuto senza lingua”, Gadda un “nevrotico esibizionista”, Leopardi un “aborto imbarazzante”, Garboli un che premia le fidanzate (non mi risulta che la Merini sia mai stata fidanzata di Garboli e se, puta cas,o ha avuto una fidanzata che scrive da dio non vedo perchè non premiarla) dire ste cose non è neppure più provocatorio è solo ciarlateneria leghista ;-)
georgia
Wovoka, ho dato un’occhiata al tuo “preambolo”.
Qualche giorno fa, nel mio modesto anti-blog Temperanza criticava ragionevolmente un mio commento-boutade secondo il quale per essere buoni scrittori è meglio non essere troppo intelligenti; ho quindi riconosciuto, ammesso ed esemplificato la debolezza della mia uscita, ma non senza poi menzionarti come esempio contrario e, in parte, dichiarato; a quel punto, la saggia Temperanza ci ha di nuovo visto giusto…
Buona écriture !
ah dimenticavo: Fortini la signora sarebbe bene che neppure lo nominasse.
Dice l’invasata: «Negli anni Settanta Fortini se ne stava in disparte e guardava come un estraneo gli scontri con la polizia» cose da non crederci, come se lo stare dentro una manifestazione o fuori fosse diventata una Kategoria Kritica …. cose da non crederci….
geo
“…mentre tutti sanno chi sia Borghes nessuno fuori da una certa kricchetta sa chi sia roboni…”
Cioè, siccome so (vagamente) chi è Raboni, io sarei parte di una “certa kricchetta”?
E questo per *sentenza* di Georgia? :-)
“Ad ogni modo quando uno dice cosa DEBBA essere la grande cultura già parte con il pede sbagliato e dice le cose, appunto con i piedi.”
Cioè, gli altri DEVONO tacere e Georgia no? :-)
Caro Stefano, ti vorrei spiegare quel preambolo. E’ costituito da un frammento di Jankelevitch (da “la menzogna e il malinteso”) seguito da un pezzetto del “sottosuolo” di Dostoevsky. Mi sono sembrati adatti a rappresentare, nella loro sontuosa ambivalenza (che mostrano per lo meno nei rispettivi contesti) le Scilla e Cariddi tra le quali tento di infilare un tentativo di “comprensione” che potrebbe benissimo scoppiarmi in mano come una bolla di sapone. Non sono scrittore ed il vostro dubbio al riguardo mi lusinga a dismisura: in fondo, come un giorno mi sono accorto con stupore di riuscire a scrivere con due mani senza guardare la tastiera, un altro giorno potrei accorgermi che questo allenamento abbastanza continuo mi abbia portato persino uno stile di scrittura (a dire il vero, quando scrivo cose lunghe, io mi trovo abbastanza insopportabile, ma non so bene se per via della forma o del contenuto). Vi ringrazio molto della considerazione espressa, alla quale però vorrei non vi sentiste vincolati: penso che in questi spazi [dato per scontato il rispetto personale più assoluto e sentito] dobbiamo, con gioco serio, cercare di “romperci le corna” a vicenda, lasciando così cadere a terra le punte più deboli e stimolando, con il cozzo, la ricrescita di palchi più robusti. Chissà fin dove si potrebbe arrivare … :-)
ma emma??????????????
ma chiaro che tu non c’entri nulla con le cricchette, ma come ti è solo venuto in mente che mi rivolgessi a te?
A te piacciono le poesie di raboni e valduga? non è certo un delitto e neppure tessera di kricca, (anche a me alcune , pochissime, piacciono;-) quindi anch’io so chi sia, e quindi anch’io sarei di una cricchetta;-)?, poi mi riferivo a livello internazionale, chiaro che in Italia sappiamo tutti chi sia raboni, visto che ha avuto potere e quindi influenza)
Io non so chi tu sia, ma da quello che capisco qui non appartieni a nessuna cricchetta.
Dai ….
e poi nessuno deve tacere, ma non mi sembra di aver mai detto (almeno cerco di non farlo) cosa la grande cultura DEBBA essere (non saprei proprio dove mettere il mouse), tuttal più dico cosa NON dovrebbe essere che è cosa ben diversa.
La grande cultura non si programma mai (soprattutto in teoria e nelle accademie), semmai la si fa visto che è sempre in fieri, io ad ogni modo non la faccio (purtroppo non ne ho le capacità nè piccole nè grandi) e soprattutto non penso di dover mai dire a uno scrittore, anche nel mio piccolo, come debba scrivere, perchè penso che il giudizio, in questo caso, debba venire sempre dopo a posteriori e mai a priori. E a posteriori dire ad uno scrittore come dovrebbe aver scritto più che presuntuoso è inutile ;-). Semmai dico che per me quello, a mio giudizio, NON è uno scrittore (poeta critico traduttore ecc.) e stop. Ma se lui ha fatto in un dato modo prendo atto che NON poteva fare altrimenti.
La valduga mette in atto un suo legittimo diritto di critica, ma tale suo giudizio (che a me appare solo gossip maldicente) è pubblico e quindi è anche mio diritto legittimo dire che è un giudizio inesistente e privo di fondamenta, ma mi guardo bene dal doverle dire come dovrebbe scrivere le sue poesie e formulare i suoi giudizi, prendo solo atto che non stanno nè in cielo nè in terra e che sono spokkiosi.
D’accordo, Wovoka; incasso grato e volentieri la tua “spiegazione”, in attesa di poter “rilanciare” in separata e meno esposta sede…
HerzlichSt
a chi interessasse, e non lo avesse letto, ho postato ora l’articolo incriminato
:-))))
beh sempre a chi interessasse valduga anche qui
La Valduga
affascinante e decorativa
come la Lattuga
più che alla toccata furtiva
mi spinge alla Fuga.
@Georgia
“…chiaro che tu non c’entri nulla con le kricchette”
Il discorso kricchette non l’ho inteso come offesa personale, ma come semplificazione, banalizzazione di tutto. Cioè quello che non mi piace dei blog.
“La valduga mette in atto un suo legittimo diritto di critica…”
Ho già detto cosa penso dell’intervista.
Mi sembra oltretutto che la Valduga renda un pessimo servizio alla memoria di Raboni.
Non mi interessa il giudizio su Leopardi, o quello su Montale, o quello su Pasolini (già sentiti e comunque prevedibili).
La cosa davvero inaccettabile è il tono presuntuoso e sprezzante a priori nei confronti di “tutti i contemporanei” e di “tutti i poeti”.
“A te piacciono le poesie di raboni e valduga?”
Le poesie di Raboni mi piacciono un po’ sì e un po’ no.
Le poesie della Valduga non mi piacciono quasi per niente. L’avevo già detto più sopra. Oltretutto detesto l’estetismo onnipervasivo, detesto l’idea di poesia della Valduga.
A settembre ho avuto modo di ascoltare la Valduga recitare Pascoli (uno dei suoi *idoli*, ma *idoleggiato* a modo suo): un’ottima attrice, piena di quell’enfasi che l’immaginario corrente continua a richiedere a un poeta (ancora di più a una poetessa).
Un’ottima attrice per me non fa un’ottima poetessa. Non mi interessa che uno (una) sappia tenere la scena o che “emozioni” il pubblico. Non me ne frega niente. Preferisco un imbranato (o un’imbranata) che si limita a leggere dignitosamente ciò che ha scritto.
Raboni mi pare di altro spessore. Mi sembra un poeta interessante e un critico di tutto rispetto.
Ha avuto “potere”, non ci piove.
E la Valduga ha di certo beneficiato di questo potere (succede spesso alle donne; non è una cosa che mi piace, delle donne).
Tuttavia mi chiedo: quelli che hanno “potere” in questo momento sono davvero migliori?
Infuria il dibattito sui gas intestinali nel mio blog.
emma scrive:
Emma no, non sono necessariamente migliori, anzi con ogni probabilità sono peggiori, almeno raboni era intelligente, oggi chi ha potere di solito non lo è (e non riesco ancora a spiegarmi bene il perchè), ma questo non ha importanza perchè qui si stava solo rispondendo ad una pazza in piena crisi di egotismo e che forse sta solo cercando di rompere il muro di silenzio che aumenta intorno a lei da dopo la morte di raboni e come i bambini, fa solo quello che può: urla e strepita rumorosamente per attirare l’attenzione, ma sinceramente non mi commuove per nulla ;-)
Poi beh …se una dice che l’autore dell’infinito è un “aborto imbarazzante”, non è che c’è da scandalizzarsi se poi non sa apprezzare i poeti tutti, mi sembra solo una conseguenza logica ;-). Provocazioni del genere (che nel passato hanno avuto una loro logica dissacrante), oggi mi sembrano solo carta mantrugiata da impoeti incontinenti, come un bambino che dice cacca e poi ride e che è delizioso, deliziato e trasgressivo ma è pur sempre un banalissimo bambino come tutti.
Poi chiaro c’è chi trasforma la cacca in poesia sublime (come ha fatto Penna in una poesia) e chi dicendo cacca ci sguazza dentro come una moschina fastidiosa, solo mi domando: ma di stefano non aveva nessun altro da intervistare? ma cosi vanno le cose oggi e nessuno se ne stupisce più di tanto.
Approfitto per segnalare che giorgio ha copiato nel suo nuovo blog, in sonno e in veglia (tecnicamente alle prime armi ma con contenuti eccellenti) una favolosa lettera di Anna Maria Ortese, dove c’è, fra l’altro, una riflessione sulla differenza tra parola scritta e parlata che è veramente strepitosa.
Sul blog trovate anche una foto inedita.
Forse la colpa dello stagno in cui gracidiamo oggi è anche di aver dato troppa visibiltà alle lattughe e troppo poca alle intelligenze.
Un paese che suicida le proprie intelligenze vere rischia di apparire irrimedabilmente stupido e poi … lamentarsene forse è del tutto superfluo.
geo
scusa ma dove aveso scritto emma scrive non è poi apparso quello che scriveva perchè lo avevo messo tra eccolo quindi:
“Tuttavia mi chiedo: quelli che hanno “potere” in questo momento sono davvero migliori? “
@Wovoka (post scriptum)
(Passi per Jankelevitch, che ho letto pochissimo, ma non aver riconosciuto il Dosto, da quella che considero una pietra miliare del romanzo moderno, è una manchevolezza che non mi perdonerò mai, tanto più che adesso, rileggendo sapendo, tutto appare così evidente…)
Caro Stefano, si tratta di un testo talmente pieno di passaggi memorabili, che è comprensibile dimenticarsene qualcuno. Per me è stato realmente un farmaco. Probabilmente prima di approdare ad Internet, verso il ’97, ero davvero un “homme de la nature et de la vèritè”, poi il “turbo” cognitivo che essa ha innescato in me mi ha condotto veramente nei pressi di quel sottosuolo. Quando lo lessi, lo trovai, oltre che di una fascinosità anche di una comicità irresistibile, perché vi vedevo magicamente esposte certe contorsioni che già avevano ben cominciato a formarsi ed agitarsi dentro di me, principalmente per via dell’automitologia artistica e del corrispondente, e nuovo, bisogno – strenuamente negato dalla coscienza – di riconoscimento altrui (nonostante pure la vedessi la patetica dipendenza dai contatti al mio sito, e l’affannosa accumulazione, priva di appagamento, dei complimenti che riuscivo a raccattare). “Ah! se continuo così ecco dunque dove arriverò”, mi dicevo leggendo. Il sollievo fu grande, anche se probabilmente non si tratta di un pericolo che si elimini una volta per tutte. E non me la sento ancora di chiamare questo pericolo “desiderio metafisico”: la teoria mimetica di René Girard, pur profondamente affascinante, non è ancora del tutto entrata in me, permangono dei motivi di perplessità, non sono ancora riuscito ad integrarla pienamente al resto. Ma mi consola molto di aver letto spontaneamente, secondo tale interpretazione, quelle memorie nel loro giusto verso. In “Menzogna romantica e verità romanzesca”, letto molto tempo dopo, scrive infatti Girard:
===
Si crede che Dostoevskij si confonda col suo personaggio perché non lo interrompe mai. Indubbiamente, ma l’uomo del sottosuolo è vittima della propria formula, Dostoevskij invece no. L’eroe è incapace di ridere perché non riesce a superare l’individualismo di opposizione. I nostri contemporanei sono altrettanti tristi di lui. Perciò svuotano Dostoevskij del suo prodigioso umorismo. Non s’avvedono che Dostoevskij si prende gioco del proprio eroe. “Io sono solo e loro sono tutti”. L’ironia dostoevskiana proprompe in espressioni ammirabili, polverizza le pretese “individualistiche”, disgrega le “differenze” che paiono mostruose alle coscienze contrapposte. Non sappiamo ridere con Dostoevskij perché non sappiamo ridere di noi stessi. Molti celebrano oggigiorno “Le memorie del sottosuolo” senza sospettare di esumare la loro geniale caricatura scritta ormai un secolo fa.
===
Io questo invece lo capii benissimo, al primo colpo! :-)
Caro Wovoka, ammiro il modo in cui hai saputo rileggere le “Memorie” alla luce della micromutazione che il “turbo” cognitivo attivato dalla rete – un’ottima espressione sintetica, questa, per descrivere qualcosa da cui anch’io ricordo di essere rimasto turbato e “modificato” per sempre – ha provocato in te. Trovo che sia precisamente questo il modo migliore per ridare vita al filone artistico (e critico: la lezione di quel primo Girard, più o meno accolta o assimilata, rimane per me un capitolo inaggirabile) entro il quale ci riconosciamo: rinvigorirlo con il nostro stesso sangue.
Del resto, che io sappia, non esiste ancora un romanzo che interroghi a fondo quella mutazione cognitiva e le sue conseguenze sul nostro insopprimibile “bisogno” dialogico, anche al livello delle patologie esistenziali e quotidiane che ne sono derivate. Chissà, potresti essere tu la persona adatta a un simile cimento… ;-)
Oh grazie, ma questo è impossibile: il mio campo “espressivo” sono le immagini e non ho mai scritto un racconto o una poesia in vita mia. A parte quello che scrivo su Internet, che è fine a se stesso e rappresenta un mezzo di crescita (cioè un “brodo di coltura”), pubblico talvolta qualche articolo o saggetto, ma per lo più su insistenza altrui. Anche il mio interesse per la letteratura è particolare, riguardando più i contenuti – potremmo forse dire “filosofici” (o di portata “universale”) o le problematiche generali di campo, e quasi per nulla le questioni “stilistiche” o le gerarchie interne, che lascio volentieri agli addetti ai lavori ed ai veri “intenditori”. Ma anche con questa autolimitazione rimane parecchio di cui discutere :-)
Wovo, ma esiste una letteratura che stimola la produzione di immagini?
Domanda intrigante. Descrivendo ovviamente soltanto le mie reazioni, a botta calda direi di no. Non da un punto di vista formale almeno. A me la produzione di immagini viene stimolata dal venire a contatto con altre immagini “interessanti”, che posso trovare in musei, mostre, album, fotografie, oppure cogliendo una particolare strutturazione formale in una configurazione reale. Allo stesso modo, immagino che uno scrittore venga stimolato, sul piano formale, soprattutto dagli altri scrittori a lui affini, nella cui opera coglierà, per “simpatia”, certe dimensioni “stilistiche” ignote ai fruitori “gastronomici” (ovvero quelli che badano soltanto al “contenuto”). Insomma credo che i processi estetici, essendo sempre il risultato di lunghi tirocinii sedimentati dentro il corpo, siano molto selettivi e quindi che sia improbabile un travaso formale significativo da una dimensione all’altra, se non in termini di analogie estremamente generali (come quelle riconducibili ad un qualche ipotetico isomorfismo epocale, “Zeitgeist” etc). Invece sul piano dei “contenuti” (temi, soggetti, atmosfere) si travasa ovviamente alla grande! (ehm … a questo punto spero di aver interpretato correttamente la domanda :-)
Vabbè, Wov, io ci ho provato… Vorrà dire che, caso mai, si potrà sperare in un tuo racconto – o resoconto – per immagini… Oppure, all’occorrenza e a te piacendo, interpellarti per attingere materia preziosa allo stato semigrezzo – come già in parte ha fatto, se non esagero, la nostra eroina Helena J., la quale, ispirata anche dal tuo nickname e dall’incomparabile storia di chi te lo ha trasmesso, si è gettata in un’impervia impresa prosastica… Ah, che splendida infusione di senso deriva da simili trasfusioni di idee!
giorgio grazie di averlo ricordato e anche la canzone ricordata da effeffe è bellissima
Le responsable des ressources humaines, Avraham Yehoshua
l’avete già letto?
effeffe
ps
dimenticavo: è di quei libri che uno vorrebbe sempre trovare
Franz Fuehmann, La Boemia in riva al mare e altri racconti, trad. it. di Maria Teresa Mandalari, Marietti, Genova 1993.
Il libro citato dal gran Fòrlòn è scritto da un mediocre fake del già di suo non eccelsissimo Yehoshua. Israele ha dato di recente Agnon, Oz, Gitai e tanti altri migliori, santa la polenta; sebbene meno promossi.
Giuvà what you mean for fake?
Effeffe
ps
aspetta che lo finisco ( me ne mancano poche pagine)poi ti sfido a duello Idiulectique anzi si chiamerà l’I diuel letterar
(me ne parlava sparajuri 1 qualche giorno fa di questi match letterari)
però dimmi dei titoli. Sulla rampa di Lancio ci sono
A new thing di wu-ming 1
e JM Coetzee, Vergogna
I do mean che l’authòr del Mr. Mani non può sèr lo mismo que La Risorsa Umana o come se llàma, quello pseudokafko d’accàtto che giusto può plà’r a uno ch’era hijo de Buena Dona o altri consimili (ha vinto o no il Yehoshua un Grinzane fra i molti? Forse que non, ma più forse che sìne, sai; e in ogni caso è tipo da)
Giuvà la femina du cunto
la russa est come una idea de beleza
une ligne de fuite
gran persunaggie
ma ashpet k’el lego todo
et puis te digo
effeffe
Una linea di fuga dal romanzo, certo.
Domanda: Abraham Yehoshua, che cosa pensa dell’agonia di Yasser Arafat. Risposta: “I think I won’t pray for his ass” (traduzione pietosa dell’interprete improvvisata: “Credo che non pregherò per lui”). L’autore, l’intellettuale, l’uomo riassunto in una battuta, pronunziata di fronte a platea adorante, di sinistra e, beninteso, monolingue.
ma il sito della lippera è down o solo io ho problemi ad andarci?
Approfitto della domanda (anzi, ringrazio): purtroppo c’è un big crash di Typepad, e tutti i blog che usano questa piattaforma sono inagibili dall’amministrazione e privi degli ultimi post. “Dovrebbe” tornare tutto on line in poche ore, non appena risolto il problema (già, ma il problema è in California). Qui si incrociano le dita e si attende. Grazie e scusate l’intrusione.
la seconda georgia non sono io.
E meo male che danno a me di troll;-)
Ad ogni modo da ora in poi chiunque posti con il nome georgia qui NON SONO IO
geo
La dicitura “Popularity xx%” che si trova in fondo a ogni articolo è generata da un sistema, per ora sperimentale, per calcolare e mostrare ai lettori gli articoli più popolari.
Viene calcolato il numero delle letture, dei commenti, dei link e dei trackback della pagina a partire dal 19/12/2005. La percentuale di “popolarità” non è un giudizio di qualità sui contenuti.
Il sistema è sperimentale, altri aggiustamenti seguiranno.
Aggiornamento: ora il sistema è configurato per non mostrare la dicitura negli articoli.
Be’ avevo fiutato giusto, liberato il posto di Carla Benedetti qualcuno lo vuole occupare (ma senza la preparazione e la tensione intellettuale che comunque danno un valore ai lavori della Benedetti). Lipperatura oggi riprende un articolo di Tommaso De Lorenzis (su Carmilla), lo fa suo e lo fa al modo di Lipperatura, cioè senza mai dire chiaramente. Il tema dell’articolo è la “vera restaurazione”, e occorre dire che non disegna i particolari della macchina, in modo che tutto risulti nebuloso come era nebuloso ciò che apparve su NI (secondo me il problema non era tanto nel pezzo La restaurazione di Moresco, era piuttosto nel fatto che nulla è seguito a specificare le idee che conteneva, e poteva essere chiunque a specificarlo). L’articolo di De Lorenzis è buffissimo, disegna una nuova restaurazione degli anti-generisti, dei parrucconi stolidi, di quelli che hanno introiettato i divieti di fronte al genere.
Io mi sono rotto il cazzo di sentire che ho introiettato i divieti. Le palle cadono in picchiata e mi spiego perché l’Italia è per la cultura un paese di merda, perché è così provinciale, incapace di un discorso sereno su libri belli e brutti, incapace di chiedersi quali saranno i libri belli del futuro. Credo sia una perdita di tempo seguire questa nuova polemica, si può solo registrare che i discorsi critici abborracciati di Lipperatura, sono arrivati all’esito finale: la suprema lamentazione dei presunti scrittori di “genere”.
Come cantava De Gregori in Titanic?, “andiamo avanti, io non vedo niente…”
W Barbieri!
Zangrando, ma secondo te se la trilogia nera è bella (ed è bella), perché non basta raccontarla nella sua bellezza per rispondere a certe accuse. Perché non si parla mai dei libri e si innescano polemiche su polemiche, forse perché a parlare di un libro si fa fatica mentre una polemica la sanno fare tutti?
Barbieri come al solito legge senza capire poi fa le sue brave scomuniche. Solo che non è un pontefice, è un chierichetto, di quelli a cui cade l’ampollina nel momento clou della messa, i fedeli ridono e il prete lo guarda incazzato. La vera restaurazione di cui parla De Lorenzis è INTERNA al campo di chi usa il genere, lo dice chiaramente. Fa la distinzione tra romanzi “regressivi” (poliziotti buoni etc.) e romanzi che vanno oltre i limiti del genere, e individua una contraddizione: spesso questa distinzione è interna alla produzione di un singolo autore, che scrive l’una roba e l’altra e sembra schizofrenico.
In parole povere: Barbieri, non sono cazzi tuoi. Son cazzi nostri, di noi che leggiamo i gialli.
“forse perché a parlare di un libro si fa fatica mentre una polemica la sanno fare tutti?”
E’ esattamente quello che penso ogni volta che ti leggo.
Guarda a me sembra un pezzo ironico, figurati un po’, proprio come Genna scrisse un pezzo ironico sulla macinatrice.
Melloni io quando leggo te trovo sembre battute, a volte divertenti a volte di disprezzo, quasi mai (forse mai) parli di libri belli e brutti. A me non dài fastidio per queste battute che in fondo dicono qualcosa di te più che degli “scherzati”. Però perché non applicare davvero quello che WuMing1 dice del suo gruppo (e sicuramente a sproposito circa se stesso) , cioè di essere “totalmente aperti”. Magari togli il “totalmente”, ma lascia l’apertura. Mica vuol dire metterti a tubare con tutti. Basterebbe che tu e i tuoi amici smetteste di considerare chi abbozza una critica un “nemico”, un “provocatore” un “notav” (applicato al genere). Io per esempio ho una grande ammirazione per Evangelisti: non so, magari c’è un terreno comune che non vedi/vedete grazie a questa lente del “nemico da combattere”.
E poi comincia a occuparti un po’ di fumetti che ti apre la mente :-)
Campolmi, è inutile. Non attacca. Tu del pezzo di De Lorenzis hai letto le prime dieci righe, poi hai lanciato il tuo anatema, e così ti sei perso il contenuto e hai scritto l’ennesima delle tue scemenze. A te non frega nulla né di De Lorenzis né di me né di quello che si scrive su Carmilla e secondo me ormai ben poco anche di quello che si scrive qui sopra. Tu cerchi solo una tribuna per fare polemica personale a senso unico, indicare col ditino e dire: “Visto quanto è stronza la Lipperini? Visto che cazzata ha sparato la Lipperini?”, dando di gomito ad amichetti immaginari che, nelle tue allucinazioni, ti dicono: “E’ vero, hai ragione, quanto sei stato bravo ad accorgertene”. Andreino Campolmi, tu sei consumato dal desiderio di rivalsa nei confronti della Lipperini, per tuoi arcani motivi (forse perché non fa l’apologia dei tuoi guru, non so), e per associazione nei confronti dei Wu Ming, che nella bacheca del mese scorso incensavi come fautori dell’uso rivoluzionario della rete, e in quella di questo mese tornano i cattivoni che erano nei tuoi vecchi post. Sono tornati nella lista dei tuoi acerrimi nemici, insieme alla Lipperini, ad Angelini (te lo ricordi? Quello che ha un blog che è “un immondezzaio” etc) e nel mio piccolo a me, che però ti rispondo col gesto dell’ombrello e dico a tutti che hai rotto l’ampollina.
Speriamo che quando compi diciott’anni metti un po’ di giudizio. Peccato che si debba attendere il 2015 :-(
Io mi sono rotto il cazzo (pare che si possa scrivere, quindi lo scrivo) di leggere apologie di Carla Benedetti; dubito che qualcuno voglia prendere il posto di Carla tranne un suicida, e quanto alla sua preparazione, non volendola dedurre dai libri, che sono un niente ben rilegato, non posso dedurla neppure da un’ora e mezza di discussione de visu (forse Carla non aveva preparato il foglio con le argomentazioni, non so).
In ogni caso, non essendo certo amico di Franco, ma avendolo “incrociato” spesso, mi pare che si spieghi benissimo e che mi possa dichiarare perfettamente d’accordo con lui senza dover aggiungere altro (ovviamente la mia presunzione potrebbe essere smentita da fatti, domande, inquisizioni, teorie lambiccate e livorose farneticazioni, ma per ora la penso così).
Io mi sono rotto il cazzo (pare che si possa scrivere, quindi lo scrivo) di leggere apologie di Carla Benedetti
e dai Ivan, Andrea Barbieri faceva un’osservazione a margine
effeffe
Nemico grandone molto onorone eh…
Ognuno si rompe il cazzo con ciò che vuole…ma ‘ste apologie di Carla Benedetti donde stanno? spiegatemi un po’ com’è la storia che nessuno è d’accordo con lei e nessuno legge o ha letto i suoi libri. Mah! E spiegatemi un po’ perché quando si parla di un libro, fine fine fondo fondo(parole del mio grande maestro giapponese di aikido), pochi l’hanno letto e tutti a parlar male dello/a scrittore/ice… sì, l’Italia è molto provinciale, si parla del nulla e si montano polemiche come la panna montata, solo che a mangiar polemiche ci si avvelena.
Gabriella non vale la pena ribattere, la logica che ci sta dietro è quella che ho scritto sopra.
assolutamente d’accordo con Gabriella
effeffe
ps
mi piacerebbe molto leggere un testo di Carla Benedetti, su NI, now
Vi segnalo questo articolo su proprietà intellettuale e internet veramente interessante:
Roger Chartier : “Le droit d’auteur est-il une parenthèse dans l’histoire ?”
LE MONDE | 17.12.05 | 12h51 • Mis à jour le 17.12.05 | 14h46
La Benedetti da tempo pubblica recensioni sull’Espresso, sarebbe bello poterle riproporre nella sezione di NI che “salva” i testi dal dimenticatoio (come si chiama, “carte”?)
A me il capitolo introduttivo del pezzo di De Laurenzis e diversi testi minori o pamphlettistici di Carla Benedetti sembrano scritti quarant’anni fa.
Ma quanti hanno letto e capito “L’ombra lunga dell’autore”?
Mah, io pensavo proprio alle recensioni dell’Espresso più che ai testi saggistici, che effettivamente sono abbastanza complicati. Diciamo che il mio è un punto di vista molto terra terra, una specie di mappa per chi intende comprare libri o capire cosa si produce oggi, magari da integrare con altre recensioni per dare un quadro con una certa polifonia di voci.
Certo, Barbieri, avevo inteso.
Del resto a questo proposito sono d’accordo con te, e mi chiedo che cosa diavolo impedisca che salti fuori, una volta per tutte o quasi, il senno comune per rilanciare una critica letteraria di valore, anche giornalistica, che completi agli occhi di lettori e lettrici esigenti la presentazione o i significati provvisori di opere (ripeto: opere) letterarie di qualità.
Ma forse chi è più italiano e navigato del soprascritto sa che una vera risposta non esiste, come dimostra il fastidio tuo e di Gabriella di fronte a un certo inguaribile provincialismo.
P.S. Non mi convincerò dell’esistenza del senno comune di cui sopra finché non vedrò pubblicato, diffuso in forma cartacea e letto un certo saggio critico del convitato di pietra di NI Rizzante Massimo, che per qualche sciagurata ragione epocale non riesce a trovare un editore.
(Verrà il giorno in cui torneremo a riconoscere in comune accordo le due o tre chiavi essenziali per accedere alla bellezza e al suo senso?)
Carissimo Stefano,
la battaglia da fare per la pubblicazione di quell’opera di Rizzante è lunga ma non in questo modo. Quando si nega l’evidenza di un’opera, anzi perfino la si “adora” e poi non si riesce a proporre un, uno dico, piano d’edizione che sia degno di questo nome, alla fine ci si interroga effettivamente su molte cose. Su quella strana sospensione, tra il piede nel mondo editoriale e l’atro in quello accademico, e Massimo che non sospende quella sua sospensione ma la valorizza, la capitalizza, nel rapporto cogli studenti e con un’attività saggistica e di traduttore veramente notevoli per un milieu letterario quello nostrano, e in questo molto piccolo borghese e provinciale, che pare sia abitabile solo dai ricchi di famiglia- letteratura come hobby- e con la difesa a oltranza di cataloghi che non esistono più – qualcuno può dirmi che significato ha oggi Einaudi? Ovvero, è lo stesso di trent’anni fa? E tra Feltrinelli Megastore e Feltrinelli di Pasternak e Tomasi di lampedusa, non c’ è veramente alcuna differenza? Come qualcuno vorrebbe farci credere. E non vi stupisce che se prendete gli inserti culturali, le terze pagine di tutti i giornali, tutti, da Il Giornale, a il manifesto passando per il corriere e repubblica e la stampa, vi ritroverete alla voce cultura le stesse facce’ Gli stessi libri recensiti, gli stessi spettacoli da vedere, e Celentano, e Baricco ecc. ecc.? Carissimo Stefano, a me non sorprende che libri come quello di Massimo fatichino ad essere pubblicati- io però voglio che qualcuno, un esperto, un editore mi dica perchè, oggettivamente un libro bello non lo si può pubblicare- e mi meraviglia il fatto che Massimo continui a proporsi ad interlocutori italiani. Spero che continui a farlo a lungo.
effeffe
la battaglia da fare, lunga oltremodo, potrebbe iniziare magari da un formato zip o pdf da postare su questi lidi, un capitolo una parte da mettere in vetrina e imporre alla discussione generale colla forza persuasiva di interventi ficcanti etc., nella totale fiducia che la bellezza non possa fare a meno di propagarsi, in modo da inondare i lit-blog con la Rizzante Quest.
Caro Francesco,
che cos’è un “piano d’edizione”? E che cosa può fare di buono, nella situazione presente, chi una certa opera inedita non la “adora”, ma la “ammira”, e pure non può esercitare alcuna influenza sull’andazzo generale? Le tue interrogazioni o perplessità, infatti, sono interamente condivisibili e, purtroppo, non dicono nulla di nuovo: parlano di una situazione stantia che troppi conoscono e patiscono e su cui nessuno sembra poter intervenire in modo concreto, lucido e articolato, magari cominciando con il constatare che no, le majors dell’editoria non sono più quello che erano, che quindi l’industria editoriale non è più il luogo deputato per le rappresentazioni letterarie destinate a durare, che insomma ormai non è più lì che possono aver luogo o ospitalità le buone cose nuove, altrimenti come si spiega che anche molti dei migliori tra gli affermati cominciano a pubblicare per case editrici più piccole ma più valide, più libere in virtù della loro minore, se pur più sofferta, dipendenza dal mercato, anche se poi ciascuna di queste piccole è spesso a sua volta già “occupata” e “difesa” da un micropotentato o dall’altro secondo la solita abominevole logica italiana della gruppificazione, o comunque in via di subire questo processo, che quindi è ora di prendere atto, boia cane, che quella che deve costituirsi è una società parallela sopranazionale, una comunità dialogante e multiglotta che la pianti di voler “essere”, di ambire a una visibilità spettacolare che comunque non fa per lei, e che si preoccupi piuttosto di articolare in modo sempre più assennato e profondo un discorso conoscitivo ed estetico intorno all'”esserci”, a una realtà e a un’esperienza da cui pure deve sapersi distanziare, anche nelle proprie ambizioni e nelle proprie intenzioni critiche e conflittuali. (Gli anni Settanta sono finiti da un pezzo.)
Insomma, permettimi, è un po’ quello che già sta accadendo con “Sud” – che guarda caso è una rivista letteraria, ed è di valore, e ha tutte le difficoltà di sopravvivenza, visibilità e diffusione che hanno oggi le buone cose nuove. Ma “Sud” da solo non basta ancora, purtroppo.
Sulla proposta di kristian, che va ringraziato per la condivisione dell’utopia, non so esprimermi: se Rizzante, che è membro di NI, ha scelto finora di non esporsi se non parzialmente in queste colonne (v. il pezzo “Literaturistan” da qualche parte in archivio), avrà le sue ragioni: forse sbaglia, forse fa bene, forse è maldestro, o forse potrebbe giocare meno al “cavaliere solitario”; bisognerebbe chiederlo a lui…
segnalo un film imperdibile:
le cronache di Narnia.
bestialmente fantastico….sembra una riesumazione dei quadri di Bosch.
segnalo un film imperdibile:
le cronache di Narnia.
bestialmente fantastico….sembra una riesumazione dei quadri di Bosch.
Stilisticamente, non vedrei rapporto alcuno tra l’incredibile cosmo poetico di Bosch e le bambinesche enfasi del “fantasy”. Allora ci andrò con mio figlio, e poi ti dico. Ciao ;-)
i modi allegaroci di rappresentazione del mostruoso, il senso del sacro panteistico, la fiaba nel senso piu’ tradizionale abitata da entità bischive, la nordicità del magico estraneo a qualsiasi forma di dogmatismo religioso.
Per me è il film dell’anno.
Ancora non vedo il nesso (è che per me Bosch è “sacro”) ma mi fido di te e andrò a vederlo :-)
cos’è per te bosch?
Una marca di batterie.
frequentarmi vi fa male!
cmw ieri ho rivisto il film di tullio Giordana, “pasolini un delitto italiano”…….che te devo di?
come fare ad eliminare le abbbberrazioni italiane negli italiani?
pronto?
questa è la segreteria telefonica del 3201452590
sono momentaneamente impegnata a gonfiare 500 palloncini rossi per i bambini
per comunicazioni urgenti digitate 1
per attacchi di panico 2
riciclare regali di natale 3
uscire dal tunnel di NI 4
Happy Christmas and Marry New Year!
> uscire dal tunnel di NI
qui concordo. auguriauguriauguriechediocelamandibuona.
Segnalo sul “Figlio” di oggi, diretto da un ex informatore Cia, un articolo di Alfonso Berardinelli (sulle riviste letterarie)
giorgio grazie mille della segnalazione (interessante come sempre) anzi ti chiederei un piacere: di segnalarci anche la prossima puntata (ho visto che continua) perchè io (e credo anche altri) non guardo il foglio tutti i giorni.
Berardinelli è bravo e simpatico però …. certo che … scrivere per un informatore della CIA :-)… va beh ne abbiamo già parlato ;-)
geo
Carissima Georgia e carissimo Giorgio. Ho appena letto l’articolo in questione e mi è venuto uno schifo che vi assicuro inimmaginabile per me, essendo di stomaco forte. Si spara a zero su alcuni tirando verso l’alto altri. E soprattutto in perfetto stile canagliesco da Foglio, ovvero da ex comunisti del cazzo quali sono. Ci si fa elogi “trasversali” usando i nomi dei santi numi tutelari. Calvino più di Pavese meno di Pasolini o citando le proprie riviste. Insomma critici italiani degni della classe politica e poco importa che si tratti di maggioranza o opposizione, che governa (o meno) un paese dove non si ride più nemmeno per non piangere.
effeffe
addirittura francesco???
allora evito di leggerlo (o no, forse lo leggo) tra l’altro io sono convinta che anche se uno è bravo e intelligente se scrive in certi posti non può rimanere lo stesso di prima , e credo la cosa succeda anche in rete.
Non so se avete notato che all’inizio quando si entra in un blog, lista, forum ecc. (ma la stessa cosa vale per un giornale) si vede tutto lucidamente e anche se i messaggi veicolati non ci piacciono si pensa di essere così diversi da loro da poterli seguire rimanendo se stesssi, senza cambiare, invece dopo un po’ ci troviamo sempre più simili a quello che prima odiavamo (e sapevamo vedere), sempre più simili e sempre meno dotati di anticorpi Alle volte, invece, produciamo autodifese in forma di incazzatura (che sono salvifiche).
Se questo fenomeno, leggendo sempre un giornale (la cui lettura rimane sempre critica), accade in maniera meno vistosa, con la televisione è invece scandalosa la velocità con cui ci adattiamo (e non riusciamo neppure a reagire) e anche in rete le difese sembrano un po’ cadere, anche se a volte lì aiuta proprio l’esplosione di un flame (che io incomincio sempre più ad interpretare come sana autodifesa più che come provocazione).
E se unarapida conversione spesso è vera per chi legge … figuriamoci per chi scrive e chi partecipa.
geo
Io credo che oggi la differenza passi in italia (destra o sinistra che sia, maggioranza o minoranza) tra anticomunisti viscerali e tutti gli altri.
Chi, anche non essendo mai stato comunista, riesce a NON odiare i comunisti italiani (che obbiettivamente da odiare non sono, anzi) riesce a rimanere sano, gli altri mi sembrano siano tutti tarantolati, fascisti, socialisti o stalinisti che siano.
Io non sono mai stata comunista (anche se ho votato pci), ma ho grande rispetto e anche gratitudine verso di loro che sono forse stati, singolarmente, tra gli taliani migliori dopo quelli del partito d’azione (ex giustizia e libertà)
geo
L’articolo in questione è disgustoso come il giornale che lo contiene e Berardinelli è insopportabile con quel tono paternalista che usa ultimamente come per esempio la lettera aperta a Moresco e altri articoli… e allora la critica è morta come penso da tempo ormai, che tristezza: o promozioni o polemiche, niente che orienti più il lettore verso un’acquisizione di propri strumenti di indagine e lettura!
Tra il 22 e il 26 di agosto del 2006 avrà luogo a Bologna il Nono convegno biennale della Società Internazionale di Scienze Cognitive e Percettive applicate alla musica. La International Conference on Music Perception and Cognition (ICMPC, questo è il suo nome standard) , ha dietro le spalle una storia ormai molto lunga: è nata a Kyoto nel 1989 e ha trovato sede ogni due anni in luoghi diversi del mondo.. Per due volte è stata ospitata in Europa e per la prima volta l’anno prossimo avrà luogo in Italia. A poco a poco hanno aderito all’iniziativa tutte le società che nel mondo si dedicano a questo campo di studi: quella statunitense e quelle giapponese, ma anche la coreana, l’australiana, quella dell’Asia pacifica, dell’Argentina e naturalmente quella europea. La società europea è nata a Trieste nel 1991 e ha organizzato i suoi convegni ogni 3 anni. Così l’anno prossimo il convegno dell’ESCOM (European Sociey for the Cognitive Sciences of Music) si aggregherà all’ICMPC. L’elenco dei temi trattati è il seguente:
Percezione tonale e percezione d’altezza
Ritmo e metro
Memoria e musica
Acustica e psicoacustica
Emozioni in musica
Musicoterapia
Musica e neuroscienze
Musica, significati e linguaggio
Musicologia “cognitiva”
Timbro e orchestrazione
Modelli musicali informatici
Esecuzione e composizione
Studio della voce
Risposte estetiche all’ascolto
Lo sviluppo musicale infantile
Educazione musicale
Psicologia sociale della musica
La gamma dei temi, come vedete, è ricca, e varia, e certamente merita di essere seguita, anche per i molti punti di contatto con le ricerche aviate in questi anni dal Seminario.
Un caro saluto a tutti
Non conosco e non sono amico di Berardinelli. Lo stimo e rispetto (anche se anticomunista come Goffredo Fofi, il Maestro). Berardinelli ha rischiato e sta pagando di persona. E’ uno spirito libero, colto e raffinato. Da anni non scrive più per “Lo straniero” e quindi non cita alcuna “sua” rivista. L’ultima che ha diretto (con Piergiorgio Bellocchio) è stata “Diario”, ma ha interrotto le pubblicazioni nel 1993. Sembrate nauseati dal “Soglio” e poi non vomitate quando N.I. pubblica “pezzi” usciti sul “Geniale” (molto ma molto più volgare del “Soglio”) di persone che nemmeno lontanamente hanno la statura morale e la genialità di Alfonso.
Giorgio anch’io stimo berardinelli (lo stimavo di più prima) ma questo non toglie che ultimamente, non solo scrive sul foglio, ma pure canta un po’ nel coro. Non ho ancora letto l’articolo perchè in questi giorni ho poco tempo, e poco spazio, per leggere, ma lo farò.
Non sapevo che Fofi fosse definibile *anticomunista*, per lo meno non lo è mai stato con toni isterici e quindi non l’ho mai considerato veramente tale.
Nazione indiana pubblica cose dal Giornale? penso tu ti riferisca all’articolo di Colombati, mi ricordo che anch’io a suo tempo l’ho criticato duramente e l’ho potuto fare in questo blog senza che nessuno mi abbia buttato fuori, anzi mi sembra che lo stesso colombati sia itervenuto con toni civilissimi.
Non ricordo l’atteggiamento degli indiani però mi sembra sia stata l’unica volta e non può certo essere un motivo per impedire che qualcuno critichi poi anche un articolo apparso sul foglio.
georgia
Cara Georgia, naturalmente Goffredo non è un anticomunista isterico, ci mancherebbe. Forse si limita a sfottermi quando l’incontro. Lo stesso tono canzonatorio sulla mia militanza ha Fabrizia Ramondino. Certamente sono persone che stimo e rispetto. Pur non avendo meriti e qualità specifiche mi considerano loro amico (e questo mi lusinga). Siamo legati dal ricordo di Anna Maria Ortese. Non conosco Berardinelli (ho provato a telefonargli per invitarlo a una serie di Seminari su Auden, Bachmann, Morante, Capote, etc. ma non son mai riuscito a trovarlo e non lascio mai messaggi alla segreteria telefonica), apprezzo (e talvolta non condivido) i suoi interventi. Mi piaceva tanto la rivista “Diario” che faceva insieme a Piergiorgio Bellocchio (che non sento dal ’93). Tutto qui. Non ho manoscritti da pubblicare nè velleità artistiche. Mi considero un lettore discreto e non seguo le mode (tranne la scelta tardiva di un pc). Per quanto riguarda il signor Colombani o Colombari (non ricordo bene e mi scuso) ho scoperto, giorni fa, che ha un “blog” su cui pubblica le recensioni che lo riguardano e prendo atto che scrive su “Nuovi Argomenti” (da non confondere con la rivista diretta da Moravia e Pasolini, con redattore Dario Bellezza e correttore di bozze Renzo Paris) e sul “Geniale” house organ di una fazione di “partito”? politico? Da qualche settimana la mia giornalaia infila il “Geniale” tra il Manifesto, Corsera e Repubblica. L’house organ sull’isola esce come supplemento, anzi allegato ad altri due “quotidiani”, al prezzo di 1 euro (di domenica addirittura aggiungono L’Indipendente). Avanzano molte copie del giornale fondato da Montanelli e Silvia me ne fa dono (non richiesto). Ho provato a sfogliare le pagine culturali (mi sembra da te “elogiate”) e le trovo ridicole e agghiaccianti. Tralascio la parte “politica”, che è una barzelletta. “Il Soglio”, indecente lo stesso, ma almeno è scritto bene (non lo compro, scrocco…). Vedi se capisci qulcosa…
NON HO MAI DIFESO LA PAGINA CULTURALE DEL GIORNALE dio mi scampi e liberi, ho solo detto, una volta, che alcuni dei collaboratori (i cui articoli a volte appaiono anche su liberazione) hanno un occhio particolare per i nuovi narratori (alcuni anche da me stimati), ma non mi sembra neppure di aver detto che questi collaboratori siano intelligenti e neppure che scrivano bene.
Posso aver detto che ai tempi di Montanelli esisteva una pagina culturale di tutto rispetto, di più non posso aver detto ;-). Diario di bellocchio e berardinelli era bellissima anche come oggetto con quell’etichetta da vecchio quaderno, in copertina, e pubblicò tante bellissime cose anche inedite, di Derrida, Pasolini, Arendt ,Weil ecc. era una rivista veramente rara e non va confusa con il (pure interessante) diario di de aglio. Ma questo non può salvare berardinelli da critiche per quello che scrive oggi.
geo
Un saluto da Berlino, dove l’eco del (mai possibile?) declino di Berardinelli giunge, per la fortuna di chi si è giovato della di lui grandezza che fu, attutito dalla neve che imbianca l’Alexanderplatz oltre il vetro di questo squallido internet-cafè olente di muffin industriali. Guten Rutsch ins Neujahr
Hai ragione, Georgia. Ora ricordo bene il tuo intervento. Grazia Cherchi ogni domenica comprava il “Geniale” (di Montanelli) per leggere Pampaloni, io scroccavo e ritagliavo pezzi su Anna Maria Ortese. Oggi a Ischia, paghi 1 e prendi 4… Potenza del denaro! Il Manifesto costa 1,10 euro (2 il sabato con l’inutile “Alias”) . Il “Geniale” + Roma+ un foglio locale+L’Indipendente= 1 euro!!!
Patrizia Guarnieri, storica, ha ricostruito la vicenda dell'emigrazione forzata a causa del fascismo di intellettuali e scienziati, soprattutto ebrei:...
S.P.Q.R.
di Luigi Di Cicco
This Heat, S.P.Q.R. -> play
___
___
James Joyce - Lettera al fratello Stanislaus
(25 settembre 1906. Da Lettere, a cura di...
Kureishi a Venezia. Vd mio blog.
http://www.e-dezani.com/e-blog/2005/11/intervista-matteo-galiazzo.html
Dedicato ai neuroestetici
http://www.filosofia.unimi.it/immaginidellamente/
@Mag
non si viene reindirizzati
allora vai sul sito http://www.unimi.it e guarda i covegni in corso
Si tratta di un esperimento. Nulla di più.
Ho deciso di cominciare a mettere in rete il mio romanzo noir. Si tratta di un giallo ad enigma dall’impianto tradizionale. Un pezzo per volta da sottoporre alla vostra curiosità, alle vostre obiezioni. Avrei potuto stamparlo e spedirlo a qualche agenzia letteraria o a qualche casa editrice. Probabilmente lo farò in futuro. Intanto, se volete, parliamone. Vi ruberò cinque minuti al massimo.
Non dovrebbero essere sprecati. Spero. In caso contrario, fatemi almeno sapere se devo darmi all’ippica!
Buona lettura su http://www.calisi.splinder.com
@luca malaspina
bellissma intervista, e belle foto, era già stata segnalata da andrea barbieri, e io l’ho gia ri-segnalata nel mio blog ma ho intenzione di postarla tutta prima o poi.
georgia
Vorrei segnalare un’iniziativa fernandelliana:
Concorso letterario “Quote rosa”. Narrativa al femminile
La casa editrice Fernandel raccoglie materiale per un’antologia tutta al femminile riservata a scrittrici esordienti under 35.
L’antologia, che nasce da un’idea di Gianluca Morozzi, avrà per titolo “Quote rosa”. Due sono gli obiettivi di questa antologia: da una parte semplicemente quello di raccogliere validi testi di autrici italiane più o meno sconosciute, dall’altra quello di indagare attraverso lo strumento del racconto il rapporto delle donne con la politica, la società e il mondo del lavoro in tutte le sue forme. Per usare le parole di Grazia Verasani, «al momento tutto è politica, mercificazione, tagli alla cultura. In questo senso un’antologia al femminile diventa un’occasione per raccogliere materiale che esula dal territorio dei sentimenti, delle storie intime, del personale».
Per definire un’autrice “esordiente” non riteniamo preclusivo l’aver pubblicato racconti su internet, su riviste o in antologie. Ci basta che non esista un romanzo, o una raccolta di racconti a vostro nome.
Non vi sono limiti di lunghezza, se non quelli che tradizionalmente distinguono un racconto da un romanzo.
Non inviate poesie, solo opere di narrativa.
La partecipazione delle autrici è a titolo gratuito.
I racconti devono pervenire entro il 31 marzo 2006.
L’uscita dell’antologia è programmata per la seconda metà del 2006. Nel caso non si riuscisse a selezionare un numero sufficiente di racconti ritenuti validi, l’antologia non sarà pubblicata.
Il comitato selezionatore è formato da Grazia Verasani, Elena Battista, Elisa De Portu, Giorgio Pozzi, Gianluca Morozzi.
Quindi, se siete nate dopo il 1970 e non avete mai pubblicato un libro di narrativa a vostro nome, potete mandare un massimo di tre racconti a Fernandel, via Col di Lana 23, 48100 Ravenna, specificando sulla busta “Per l’antologia Quote rosa”. I testi devono essere inviati esclusivamente in formato cartaceo, non per e-mail.
Per informazioni sul concorso: segreteria@fernandel.it
dai fate under 45 cosi vi mando qualche cosa…..
Mag, non sono mica nella redazione di Fernandel.
Fosse per me non avrei messo nessun limite d’età.
anche perchè, secondo me , la menopausa, quando arriverà, non mi farà un bell’effetto, sulla scrittura.
la solita segnalazione bislacca
http://www.c-entro.com
L’ho voglio anch’io un sito cosi!
Puemme de la Cristiana effe à Melissa Pe
L’est ‘n tanto loco de cultura altera
– seria matin ou pomeridio, sera?-
tenebat de scuprir kesto anatema
ke todo mundo parla et m’adolora
e retrovarmi in sala d’en ci nèma
à raggiunr cù spazzula et l’odora
de carne viva et roja mestruanza
de l’heroina in middle class siora
de tratar cuerpo de l’adulescenza
et dismsura à l’acto qui abandona
todo lector et spectator persona
à d’in ten tar de l’obra spiegaziuna
Or ke le film et lu livre sont’n camereta
de niputina rock d’un altra villa
ke devo far cumpagne, dagli reta?
O ritirarle el volumin de stanza
et dirle veni, arrete, ke l’est abastanza
stu marketing de la perdida gente
et cum fanziul l’inecia des parentes
k’el sexo est – odite- cosa seria
et in kesto inverno gridi – Primavera!
Oh mastro Juan vorrei ke tu Rizante ed io
cum l’otros derelici de la Mancha
se faza circulo de ciritical bataglia
a poner fine à toda sta mattanza
et à l’mbelì percing preferer panza
Lo gràn Forlòns ne vìda a la dança
ke ama nunca vista l’embellì:
ten el ratzòn, da ke todo oxelì
longe mas ama in Dòmpna pança.
Pança y natura, joi et aligrança
monna matura en Milàn e Turì
et onne dove, cum ke seia lì
respet, Amor y cujença.
Puem dos Manicos d’Amor
Ke gracia tenet lo jovincel Ricardo
et meno solitude quando sento
l’ebreza de palabra en esto vento
de multo Amor c’atendo com Gat le lardo
NO-TAV, inchiesta su Diario.
Mezzaluna d’oro contro ambrogino d’oro
premiati a firenze Leonardo Domenici, sindaco di Firenze che ha rifiutato ad Oriana Fallaci il Fiorino D’oro come riconoscimento cittadino. Sherif el-Sebaie, giornalista del Manifesto. Oriana Napoli, la bambina sfregiata con una svastica a Biella. Clementina Forleo, giudice della sentenza di Milano.
Volevo ringraziare qualcuno che nei commenti di Lipperatura ha segnalato un articolo su Carmilla. Perchè di colpo mi sono trovato il testo di Genna su Babsi assolutamente straordinario.
http://www.carmillaonline.com/archives/2005/12/001591.html
@ Ellelle
Per il tuo articolo che condivido nella mossa (prossimo protagonista di Sud sarà la musica) in coda ad alcune citazioni avrei messo anche
“Ma che mu, ma che mu,
ma che nusica maestro”
(Paolini-Silvestri-Pisano)
@ tutti per Io so.(Pasolini versus Nuovi Argomenti)
io (o)so perché
tu (o)si perché
lui (o)sa perché
noi (o)siamo perché
voi (o)sate perché
loro non (o)sano
Ian Palach (o)
effeffe
una piccola correzione
lui/lei (o)sa perchè
;-)
geo
9 volte su 10, leggendolo, mi dico di essere troppo stupido per G (1 volta su 10 mi ribello e scrivo qualsiasi cosa mi passi per la testa). ora sono giunto alla conclusione che la verità sia più banale: “incomunicabilità”: la mia scatola più piccola non può rapportarsi alla sua scatola più grande, per una questione di foggie e di dimensioni. quello che mi appare del tutto chiaro è che G non mi può essere di alcuna utilità.
(d’ora in poi userò sempre variabili che si riferiscono ad entità deducibili dal contesto, per enfatizzare la natura astratta e parziale di tali entità, che non andrebbero mai confuse, nemmeno lontanamente, con persone reali).
ohibo, come direbbe un navigante anonimo di lipperatura, qui di G ci sono solo io;-)
ma certo parlerai di genna ;-)
la prima parte dell’articolo non è niente male però, anzi.
A proposito non ho mai segnalato uno “scoop” fatto nel mio blog.
Ho postato una foto della famigla reale Bossi al senato e un anonimo (uno dei tanti che infestano i blog) ha scritto:
#2
17 Novembre 2005 – 17:35
Ma non è Genna quello chinato ad ascoltare Bossi??
utente anonimo
Beh in effetti :-))))))
http://georgiamada.splinder.com/post/6317629#comment
Cara Georgia, a me sembra che G, nella sua prima parte (che è bastata a saziarmi) svuoti completamente il livello denotativo di quello scritto di Pasolini, per poi graziosamente riabilitarlo con un paio di torsioni entro il labirinto di specchi delle dimensioni letterarie, che egli domina con gran maestria attraverso la sua prestidigitazione ultra-retorica. Dunque, sebbene ci dica abbastanza chiaramente che Pasolini in realtà “non sapeva” una minchia, e che dunque quel grido non può e non dovrebbe avere alcuna ripercussione sul piano “operativo”, ci fa sentire quasi in debito di riconoscenza verso di lui, per il fatto che ci preservi l’idolo almeno a livello letterario o filosofico. Eppure ho il sospetto che questa gentilezza sia abbastanza arbitraria, o tattica, e che, se lo volesse G, potrebbe distruggercelo in qualsiasi momento, con altrettanta efficacia. Mi pare si chiamassero sofisti …
> ho in mente le parole ingenerose di chi di quei libri ha capito quanto voleva capire o pretendeva di capire o non ha capito niente, in perenne deviazione da un’empatia che, se non è elevata a poetica, respinge fuori dal cerchio dell’umanesimo e della letteratura in specifico
mi manda in estasi: un Leng-Tch’e cerebrale
chi giudica retorico o dannunziano il lessico pasoliniano è veramente fuori strada, le parole di Pasolini che a prima vista possono sembrare esagerate in realtà sono lo specchio di un atteggiamento strettamente analitico, cioè ogni parola ha una sua precisa motivazione, Pasolini cercava di utilizzare le parole appropriate per dire come secondo lui è la realtà, ricercando trame e mettendo insieme fatti apparentemente lontani, come lui dice, “perché sono un intellettuale”. certo che uno leggendolo può pensare: >. ma è un meccanismo di autodifesa, non ammettere le sue doti di investigatore, per non ammettere la realtà che lui denuncia. certo ci saranno anche divagazioni estetizzanti ma la strada maestra è molto chiara. uno può prendere a spunto quelle per negare quest’altra, è un giochino molto facile.
chi giudica retorico o dannunziano il lessico pasoliniano è veramente fuori strada, le parole di Pasolini che a prima vista possono sembrare esagerate in realtà sono lo specchio di un atteggiamento strettamente analitico, cioè ogni parola ha una sua precisa motivazione, Pasolini cercava di utilizzare le parole appropriate per dire come secondo lui è la realtà, ricercando trame e mettendo insieme fatti apparentemente lontani, come lui dice, “perché sono un intellettuale”. certo che uno leggendolo può pensare: “ma la nostra realtà è davvero così terribile come dice PPP? è certamente uno che si mette sul pulpito e recita una parte”. ma è un meccanismo di autodifesa, non ammettere le sue doti di investigatore, per non ammettere la realtà che lui denuncia. certo ci saranno anche divagazioni estetizzanti ma la strada maestra è molto chiara. uno può prendere a spunto quelle per negare quest’altra, è un giochino molto facile.
Stimoli dall’articolo di Paolo Di Stefano sul CdS di oggi.
Patrizia Valduga: “La letteratura deve avere un fondamento ETICO, altrimenti è solo intrattenimento”.
PDS: Fin qui potrebbe sembrare tutto molto semplice, ma se andiamo oltre e ci chiediamo che cos’è il fondamento etico …
PV: “La grande letteratura deve avere una PORTATA MORALE, il che significa che deve insegnare qualcosa, deve commuovere e deve dare piacere: ha una funzione CONOSCITIVA, emotiva, erogena.”
… sperimentare entro forme metriche … i temi “esistenziali più roventi”: erotismo, dolore, colpa, pietà.
IO: ma sono NECESSARIE le forme metriche per tutto questo? E chi non usa forme metriche cos’è, una bestia?
PV: “Proust diceva che la letteratura insegna a fare L’UNICA VERA ESPERIENZA, CHE E’ L’ESPERIENZA DI NOI STESSI: migliora la vita interiore e i rapporti umani. Ecco questo è il suo FONDAMENTO MORALE.
IO: esteti di merda! c’è ben altro, prima, che serve “a migliorare la vita interiore e i rapporti umani”.
Raboni: “Non riesco a godere di una storia, ma solo di un pensiero detto in bello stile”
IO: ma vaffanculo anche tu! (leggo più avanti che “Giovanni aveva scritto che Borges era un astuto senza lingua”, doppio vaffanculo allora)
… perché alla fine quel che conta è lo stile: “Tutti e tre (Céline, Proust, Beckett) hanno UNO STILE perfettamente adeguato a quel che dicono … ECCO L’IMPEGNO DELLA LETTERATURA”.
IO: Beh certo, è tutto lì. Questioni di stile, quelle che Gauss preferiva lasciare “al suo sarto ed al suo calzolaio”.
PV: “Non conosco i contemporanei, non mi interessano, non ne ho voglia”. E i poeti? “Lasciamoli stare, per carità, sono le persone più permalose al mondo”. “Pasolini in vita ha costruito il suo personaggio, poi è diventato un eroe alla James Dean per la sua morte violenta”.
IO: ovvio, ovvio, ovvio – tutto conseguente, tutte questioni di gusto. E allora vabbé, non conosco Patrizia Valduga, non mi interessa, non ne ho voglia.
Wovoka, sull’intervista alla Valduga direi che sono d’accordo con te.
PV: “Non conosco i contemporanei, non mi interessano, non ne ho voglia”. E i poeti? “Lasciamoli stare, per carità, sono le persone più permalose al mondo”. “Pasolini in vita ha costruito il suo personaggio, poi è diventato un eroe alla James Dean per la sua morte violenta”.
Si potrebbe osservare che quando ci si mettono i poeti sono le persone più PRESUNTUOSE del mondo.
E poi, in quel che ho letto della Valduga, io ho trovato (forse) la “funzione emotiva” e quella “erogena”.
Nessuna funzione conoscitiva, nessun fondamento etico (Boh. Quale?), molto estetismo, e neanche eccelso.
[Comunque Raboni non è la Valduga. Non confondiamo le acque]
> [Comunque Raboni non è la Valduga. Non confondiamo le acque]
Va bene, diciamo che le parole che seguono mi sembrano in “perenne deviazione da un’empatia che, se non è elevata a poetica, respinge fuori dal cerchio dell’umanesimo e della letteratura in specifico”:
Le semplici, elementari, esibite metafore di Borges il labirinto, lo specchio, il doppio, il libro infinito e via discorrendo sembrano fatte apposta per far assaporare l’ebrezza della complessità e l’euforia dell’altura a chi non è capace di trovarle dove davvero sono: nelle metafore organiche e proliferanti ma nascoste ‘dentro’ la scrittura e protette dall’umorismo, dalla disperazione, dalla passione per la realtà dei Kafka, dei Beckett, dei Céline. Con Borges si viaggia nell’infinito a poco prezzo, e col biglietto di ritorno prepagato; si gusta la vertigine delle alte quote alzandosi di pochi metri da terra.
Che snob di merda!
le cacche dei topi nel formaggio
sono una mappa delle costellazioni incorruttibili
Stavo leggendo gli archivi di Lipperatura per cercare di ripercorrere la mia storia e capire che cosa voglio dalla cultura, insomma non ho capito una mazza di cosa voglio dalla cultura, ma ho trovato un post divertente di Piero Sorrentino e lo ripropongo qui :-)
“A proposito di Fnac e delle belle teste che girano per le librerie napoletane (e non solo).
Qualche mese fa chiedo di parlare con la responsabile degli incontri Fnac per proporre una presentazione (che non si è mai fatta) con Raul Montanari e il suo “Chiudi gli occhi”. La signora (poco più che una ragazza in realtà) mi ascolta, annuisce, sorride. “Facciamola senz’altro” mi dice. “Ospitare Raul Montanari ci fa senz’altro piacere. Pensi,” e mi accompagna verso le copie in bella mostra di Chiudi gli occhi impilate sui banchi “a Milano è già in programma un suo incontro molto bello, sarà introdotto da due noti personaggi televisivi, una formula innovativa che ci piace molto: Daria Bignardi e Dario Vergassola”.
Torno a casa perplesso e preoccupato. Passi per la Bignardi (che di libri si occupa da tempo), ma Vergassola che c’entra?
Mando un sms a Raul.
Era Dario Voltolini, l’altro.”
NI è rimasta inaccessibile per tutto il giorno 8 (oggi) a molti visitatori, Temperanza e me compresi: perché? Quando cliccavo per entrare nel blog, venivo reindirizzato sul sito wordpress.org che mi annunciava “Error establishing database connection”. Sarebbe bello se la causa di questo inconveniente, che non si presenta oggi per la prima volta, venisse stanata, rivelata e debellata.
Altrimenti rivogliamo indietro i soldi dell’abbonamento !!!
;-)
Scusa Wovoka, qualche chiarimento (non ho letto l’articolo sul Corriere, ho letto solo il tuo commento).
Qual è la fonte del “perenne… ecc.”? È nell’articolo?
“Le semplici, elementari, ecc.” è nell’articolo?
E comunque.
Posso anche dissentire totalmente da un giudizio critico (o da una stroncatura) su uno scrittore del calibro di Borges. Non per questo mi metto a insultare chi ha formulato il giudizio o la stroncatura.
Quello che mi sembra davvero inaccettabile è invece la liquidazione a priori, il compiacersi di liquidare (il singolo o un’intera “categoria”) senza aver letto e senza conoscere (“Non conosco i contemporanei, non mi interessano, non ne ho voglia”. E i poeti? “Lasciamoli stare, per carità, sono le persone più permalose al mondo”).
Se non capisco male, le frasette liquidatorie a priori sono della Valduga, non di Raboni.
Dunque: nell’articolo del Corriere era riportato un giudizio sprezzante di Raboni su Borges. Dato che tu difendevi Raboni, sono andato a cercare in rete qualche ulteriore elemento di giudizio ed ho recuperato quel frammento di Raboni, che corroborava la mia antipatia. L’ho quindi commentato attraverso un frammento retorico di Genna, che in precedenza avevo isolato ed ammirato per il suo carattere astratto e quindi altamente riutilizzabile. E per finire, ho modificato una strofa di Borges per evidenziare il carattere dissonante della pretesa che spesso avanzano certi “poeti”, di fare diventare simboli dell’Assoluto i propri meteorismi, pretesa che spesso si fonda esclusivamente sul fatto di essere essi, da un punto di vista sociale, dei “topi nel formaggio” (termine riattivato dalla lettura dall’articolo commemorativo a Sylos Labini, qualche pagina più in là). Raboni, nonostante la connotazione di “sinistra”, ha tutte le stimmate dello snobismo, Borges, nonostante la connotazione di “destra”, nessuna, e quindi per una volta sono lieto che il primo abbia su Google 40mila “hits”, ed il secondo 3 milioni.
Poi è ovvio, quando approfondirò la conoscenza di Raboni, scoprirò che si trattava di una persona davvero meravigliosa, come un po’ tutti in quel mondo, se visti da vicino, se compulsati amorevolmente, con la giusta lentezza dell’intenditore, e che tutto andava preso con maggior “grano salis”, che andava considerato il particolare contesto, eccetera eccetera, dopo aver cioé ristabilito, il caos primordiale.
Sì, ma tutte queste belle operazioni che tu hai fatto (tendenziose, umorali e in qualche modo perfino “poetiche”), chi legge non è tenuto a indovinarle.
D’accordo, ma io le scrivo qui, non sul Corriere. L’importante è la disponibilità a dare spiegazioni, no?
Uhm.
ma come si fa a parlare di Borges e raboni in questi termini?
Borges destra o sinistra che sia (e in questo caso chissenefrega) è uno scrittore gigantesco, raboni è un piccolo uomo che ha scritto poesie(alcune anche belle), ma pur sempre un piccolo uomo con tanti pre-giudizi, e che ha fatto, a mio giudizio, anche danni enormi.
Che abbia abbassato al suo livello Borges è cosa che ha fatto, obbiettivamente, pochi danni, perche mentre tutti sanno chi sia Borghes nessuno fuori da una certa kricchetta sa chi sia raboni se non per aver fatto l’unica cosa buona in vita sua: tradurre tutto proust, ma temo in maniera tale da far riapprezzare la vecchia traduzione a più mani dell’Einaudi ;-)., Chi oggi dice che proust è noioso è perchè ha tentato di leggerlo tradotto da Raboni ;-).
Raboni ha usato male il suo indubbio piccolo potere culturale che ha avuto, e ha abbassato il far poesia a un ruolo (tipo bravo ragioniere o bravo burocrate) in cui è, per forza di cose, del tutto impossibile far poesia (ad ogni modo lui qualche poesia bella l’ha scritta).
Il suo modo di far Politica Kulturale ha provocato grossi danni, a mio giudizio (perchè non esiste politica culturale è solo sovrastruttura nutile).
E anche la valduga non è da meno, detto questo qualche bella poesia l’ha scritta anche lei qualche volta: poesie molto sensuali, ma giudizi spocchiosi sugli atri poeti dovrebbe esimersi dal farli.
Paragonare Pasolii a Jeames Dean è una delle poche cose dette in italia che ptrebbero giustificare il termine vuoto di postmodernismo.
Chi non ama raboni si legga un pamphlet cattivo ma gustosissimo che sebastiano vassalli scrisse (e autostampò) nel 1983:
Arkadia.Carriere, caratteri, confraternite degli impoeti d’Italia, edizioni El Bagatt, Bergamo, 1983.
Obbiettivamente raboni è meglio di come lo descriva vassalli, ma lo sfogo è interessante perchè è scritto da un fuoriuscito da suddetta arkadia, e i pentiti sono sempre i più critici ;-).
Ad ogni mod quando uno dice cosa DEBBA essere la grande cultura già parte con il pede sbagliato e dice le cose, appunto con i piedi.
Dire che “Borges era un astuto senza lingua”, Gadda un “nevrotico esibizionista”, Leopardi un “aborto imbarazzante”, Garboli un che premia le fidanzate (non mi risulta che la Merini sia mai stata fidanzata di Garboli e se, puta cas,o ha avuto una fidanzata che scrive da dio non vedo perchè non premiarla) dire ste cose non è neppure più provocatorio è solo ciarlateneria leghista ;-)
georgia
Wovoka, ho dato un’occhiata al tuo “preambolo”.
Qualche giorno fa, nel mio modesto anti-blog Temperanza criticava ragionevolmente un mio commento-boutade secondo il quale per essere buoni scrittori è meglio non essere troppo intelligenti; ho quindi riconosciuto, ammesso ed esemplificato la debolezza della mia uscita, ma non senza poi menzionarti come esempio contrario e, in parte, dichiarato; a quel punto, la saggia Temperanza ci ha di nuovo visto giusto…
Buona écriture !
ah dimenticavo: Fortini la signora sarebbe bene che neppure lo nominasse.
Dice l’invasata: «Negli anni Settanta Fortini se ne stava in disparte e guardava come un estraneo gli scontri con la polizia» cose da non crederci, come se lo stare dentro una manifestazione o fuori fosse diventata una Kategoria Kritica …. cose da non crederci….
geo
“…mentre tutti sanno chi sia Borghes nessuno fuori da una certa kricchetta sa chi sia roboni…”
Cioè, siccome so (vagamente) chi è Raboni, io sarei parte di una “certa kricchetta”?
E questo per *sentenza* di Georgia? :-)
“Ad ogni modo quando uno dice cosa DEBBA essere la grande cultura già parte con il pede sbagliato e dice le cose, appunto con i piedi.”
Cioè, gli altri DEVONO tacere e Georgia no? :-)
Caro Stefano, ti vorrei spiegare quel preambolo. E’ costituito da un frammento di Jankelevitch (da “la menzogna e il malinteso”) seguito da un pezzetto del “sottosuolo” di Dostoevsky. Mi sono sembrati adatti a rappresentare, nella loro sontuosa ambivalenza (che mostrano per lo meno nei rispettivi contesti) le Scilla e Cariddi tra le quali tento di infilare un tentativo di “comprensione” che potrebbe benissimo scoppiarmi in mano come una bolla di sapone. Non sono scrittore ed il vostro dubbio al riguardo mi lusinga a dismisura: in fondo, come un giorno mi sono accorto con stupore di riuscire a scrivere con due mani senza guardare la tastiera, un altro giorno potrei accorgermi che questo allenamento abbastanza continuo mi abbia portato persino uno stile di scrittura (a dire il vero, quando scrivo cose lunghe, io mi trovo abbastanza insopportabile, ma non so bene se per via della forma o del contenuto). Vi ringrazio molto della considerazione espressa, alla quale però vorrei non vi sentiste vincolati: penso che in questi spazi [dato per scontato il rispetto personale più assoluto e sentito] dobbiamo, con gioco serio, cercare di “romperci le corna” a vicenda, lasciando così cadere a terra le punte più deboli e stimolando, con il cozzo, la ricrescita di palchi più robusti. Chissà fin dove si potrebbe arrivare … :-)
ma emma??????????????
ma chiaro che tu non c’entri nulla con le cricchette, ma come ti è solo venuto in mente che mi rivolgessi a te?
A te piacciono le poesie di raboni e valduga? non è certo un delitto e neppure tessera di kricca, (anche a me alcune , pochissime, piacciono;-) quindi anch’io so chi sia, e quindi anch’io sarei di una cricchetta;-)?, poi mi riferivo a livello internazionale, chiaro che in Italia sappiamo tutti chi sia raboni, visto che ha avuto potere e quindi influenza)
Io non so chi tu sia, ma da quello che capisco qui non appartieni a nessuna cricchetta.
Dai ….
e poi nessuno deve tacere, ma non mi sembra di aver mai detto (almeno cerco di non farlo) cosa la grande cultura DEBBA essere (non saprei proprio dove mettere il mouse), tuttal più dico cosa NON dovrebbe essere che è cosa ben diversa.
La grande cultura non si programma mai (soprattutto in teoria e nelle accademie), semmai la si fa visto che è sempre in fieri, io ad ogni modo non la faccio (purtroppo non ne ho le capacità nè piccole nè grandi) e soprattutto non penso di dover mai dire a uno scrittore, anche nel mio piccolo, come debba scrivere, perchè penso che il giudizio, in questo caso, debba venire sempre dopo a posteriori e mai a priori. E a posteriori dire ad uno scrittore come dovrebbe aver scritto più che presuntuoso è inutile ;-). Semmai dico che per me quello, a mio giudizio, NON è uno scrittore (poeta critico traduttore ecc.) e stop. Ma se lui ha fatto in un dato modo prendo atto che NON poteva fare altrimenti.
La valduga mette in atto un suo legittimo diritto di critica, ma tale suo giudizio (che a me appare solo gossip maldicente) è pubblico e quindi è anche mio diritto legittimo dire che è un giudizio inesistente e privo di fondamenta, ma mi guardo bene dal doverle dire come dovrebbe scrivere le sue poesie e formulare i suoi giudizi, prendo solo atto che non stanno nè in cielo nè in terra e che sono spokkiosi.
D’accordo, Wovoka; incasso grato e volentieri la tua “spiegazione”, in attesa di poter “rilanciare” in separata e meno esposta sede…
HerzlichSt
a chi interessasse, e non lo avesse letto, ho postato ora l’articolo incriminato
:-))))
beh sempre a chi interessasse valduga anche qui
La Valduga
affascinante e decorativa
come la Lattuga
più che alla toccata furtiva
mi spinge alla Fuga.
@Georgia
“…chiaro che tu non c’entri nulla con le kricchette”
Il discorso kricchette non l’ho inteso come offesa personale, ma come semplificazione, banalizzazione di tutto. Cioè quello che non mi piace dei blog.
“La valduga mette in atto un suo legittimo diritto di critica…”
Ho già detto cosa penso dell’intervista.
Mi sembra oltretutto che la Valduga renda un pessimo servizio alla memoria di Raboni.
Non mi interessa il giudizio su Leopardi, o quello su Montale, o quello su Pasolini (già sentiti e comunque prevedibili).
La cosa davvero inaccettabile è il tono presuntuoso e sprezzante a priori nei confronti di “tutti i contemporanei” e di “tutti i poeti”.
“A te piacciono le poesie di raboni e valduga?”
Le poesie di Raboni mi piacciono un po’ sì e un po’ no.
Le poesie della Valduga non mi piacciono quasi per niente. L’avevo già detto più sopra. Oltretutto detesto l’estetismo onnipervasivo, detesto l’idea di poesia della Valduga.
A settembre ho avuto modo di ascoltare la Valduga recitare Pascoli (uno dei suoi *idoli*, ma *idoleggiato* a modo suo): un’ottima attrice, piena di quell’enfasi che l’immaginario corrente continua a richiedere a un poeta (ancora di più a una poetessa).
Un’ottima attrice per me non fa un’ottima poetessa. Non mi interessa che uno (una) sappia tenere la scena o che “emozioni” il pubblico. Non me ne frega niente. Preferisco un imbranato (o un’imbranata) che si limita a leggere dignitosamente ciò che ha scritto.
Raboni mi pare di altro spessore. Mi sembra un poeta interessante e un critico di tutto rispetto.
Ha avuto “potere”, non ci piove.
E la Valduga ha di certo beneficiato di questo potere (succede spesso alle donne; non è una cosa che mi piace, delle donne).
Tuttavia mi chiedo: quelli che hanno “potere” in questo momento sono davvero migliori?
Infuria il dibattito sui gas intestinali nel mio blog.
emma scrive:
Emma no, non sono necessariamente migliori, anzi con ogni probabilità sono peggiori, almeno raboni era intelligente, oggi chi ha potere di solito non lo è (e non riesco ancora a spiegarmi bene il perchè), ma questo non ha importanza perchè qui si stava solo rispondendo ad una pazza in piena crisi di egotismo e che forse sta solo cercando di rompere il muro di silenzio che aumenta intorno a lei da dopo la morte di raboni e come i bambini, fa solo quello che può: urla e strepita rumorosamente per attirare l’attenzione, ma sinceramente non mi commuove per nulla ;-)
Poi beh …se una dice che l’autore dell’infinito è un “aborto imbarazzante”, non è che c’è da scandalizzarsi se poi non sa apprezzare i poeti tutti, mi sembra solo una conseguenza logica ;-). Provocazioni del genere (che nel passato hanno avuto una loro logica dissacrante), oggi mi sembrano solo carta mantrugiata da impoeti incontinenti, come un bambino che dice cacca e poi ride e che è delizioso, deliziato e trasgressivo ma è pur sempre un banalissimo bambino come tutti.
Poi chiaro c’è chi trasforma la cacca in poesia sublime (come ha fatto Penna in una poesia) e chi dicendo cacca ci sguazza dentro come una moschina fastidiosa, solo mi domando: ma di stefano non aveva nessun altro da intervistare? ma cosi vanno le cose oggi e nessuno se ne stupisce più di tanto.
Approfitto per segnalare che giorgio ha copiato nel suo nuovo blog, in sonno e in veglia (tecnicamente alle prime armi ma con contenuti eccellenti) una favolosa lettera di Anna Maria Ortese, dove c’è, fra l’altro, una riflessione sulla differenza tra parola scritta e parlata che è veramente strepitosa.
Sul blog trovate anche una foto inedita.
Forse la colpa dello stagno in cui gracidiamo oggi è anche di aver dato troppa visibiltà alle lattughe e troppo poca alle intelligenze.
Un paese che suicida le proprie intelligenze vere rischia di apparire irrimedabilmente stupido e poi … lamentarsene forse è del tutto superfluo.
geo
scusa ma dove aveso scritto emma scrive non è poi apparso quello che scriveva perchè lo avevo messo tra eccolo quindi:
“Tuttavia mi chiedo: quelli che hanno “potere” in questo momento sono davvero migliori? “
@Wovoka (post scriptum)
(Passi per Jankelevitch, che ho letto pochissimo, ma non aver riconosciuto il Dosto, da quella che considero una pietra miliare del romanzo moderno, è una manchevolezza che non mi perdonerò mai, tanto più che adesso, rileggendo sapendo, tutto appare così evidente…)
Caro Stefano, si tratta di un testo talmente pieno di passaggi memorabili, che è comprensibile dimenticarsene qualcuno. Per me è stato realmente un farmaco. Probabilmente prima di approdare ad Internet, verso il ’97, ero davvero un “homme de la nature et de la vèritè”, poi il “turbo” cognitivo che essa ha innescato in me mi ha condotto veramente nei pressi di quel sottosuolo. Quando lo lessi, lo trovai, oltre che di una fascinosità anche di una comicità irresistibile, perché vi vedevo magicamente esposte certe contorsioni che già avevano ben cominciato a formarsi ed agitarsi dentro di me, principalmente per via dell’automitologia artistica e del corrispondente, e nuovo, bisogno – strenuamente negato dalla coscienza – di riconoscimento altrui (nonostante pure la vedessi la patetica dipendenza dai contatti al mio sito, e l’affannosa accumulazione, priva di appagamento, dei complimenti che riuscivo a raccattare). “Ah! se continuo così ecco dunque dove arriverò”, mi dicevo leggendo. Il sollievo fu grande, anche se probabilmente non si tratta di un pericolo che si elimini una volta per tutte. E non me la sento ancora di chiamare questo pericolo “desiderio metafisico”: la teoria mimetica di René Girard, pur profondamente affascinante, non è ancora del tutto entrata in me, permangono dei motivi di perplessità, non sono ancora riuscito ad integrarla pienamente al resto. Ma mi consola molto di aver letto spontaneamente, secondo tale interpretazione, quelle memorie nel loro giusto verso. In “Menzogna romantica e verità romanzesca”, letto molto tempo dopo, scrive infatti Girard:
===
Si crede che Dostoevskij si confonda col suo personaggio perché non lo interrompe mai. Indubbiamente, ma l’uomo del sottosuolo è vittima della propria formula, Dostoevskij invece no. L’eroe è incapace di ridere perché non riesce a superare l’individualismo di opposizione. I nostri contemporanei sono altrettanti tristi di lui. Perciò svuotano Dostoevskij del suo prodigioso umorismo. Non s’avvedono che Dostoevskij si prende gioco del proprio eroe. “Io sono solo e loro sono tutti”. L’ironia dostoevskiana proprompe in espressioni ammirabili, polverizza le pretese “individualistiche”, disgrega le “differenze” che paiono mostruose alle coscienze contrapposte. Non sappiamo ridere con Dostoevskij perché non sappiamo ridere di noi stessi. Molti celebrano oggigiorno “Le memorie del sottosuolo” senza sospettare di esumare la loro geniale caricatura scritta ormai un secolo fa.
===
Io questo invece lo capii benissimo, al primo colpo! :-)
Caro Wovoka, ammiro il modo in cui hai saputo rileggere le “Memorie” alla luce della micromutazione che il “turbo” cognitivo attivato dalla rete – un’ottima espressione sintetica, questa, per descrivere qualcosa da cui anch’io ricordo di essere rimasto turbato e “modificato” per sempre – ha provocato in te. Trovo che sia precisamente questo il modo migliore per ridare vita al filone artistico (e critico: la lezione di quel primo Girard, più o meno accolta o assimilata, rimane per me un capitolo inaggirabile) entro il quale ci riconosciamo: rinvigorirlo con il nostro stesso sangue.
Del resto, che io sappia, non esiste ancora un romanzo che interroghi a fondo quella mutazione cognitiva e le sue conseguenze sul nostro insopprimibile “bisogno” dialogico, anche al livello delle patologie esistenziali e quotidiane che ne sono derivate. Chissà, potresti essere tu la persona adatta a un simile cimento… ;-)
Oh grazie, ma questo è impossibile: il mio campo “espressivo” sono le immagini e non ho mai scritto un racconto o una poesia in vita mia. A parte quello che scrivo su Internet, che è fine a se stesso e rappresenta un mezzo di crescita (cioè un “brodo di coltura”), pubblico talvolta qualche articolo o saggetto, ma per lo più su insistenza altrui. Anche il mio interesse per la letteratura è particolare, riguardando più i contenuti – potremmo forse dire “filosofici” (o di portata “universale”) o le problematiche generali di campo, e quasi per nulla le questioni “stilistiche” o le gerarchie interne, che lascio volentieri agli addetti ai lavori ed ai veri “intenditori”. Ma anche con questa autolimitazione rimane parecchio di cui discutere :-)
Wovo, ma esiste una letteratura che stimola la produzione di immagini?
Domanda intrigante. Descrivendo ovviamente soltanto le mie reazioni, a botta calda direi di no. Non da un punto di vista formale almeno. A me la produzione di immagini viene stimolata dal venire a contatto con altre immagini “interessanti”, che posso trovare in musei, mostre, album, fotografie, oppure cogliendo una particolare strutturazione formale in una configurazione reale. Allo stesso modo, immagino che uno scrittore venga stimolato, sul piano formale, soprattutto dagli altri scrittori a lui affini, nella cui opera coglierà, per “simpatia”, certe dimensioni “stilistiche” ignote ai fruitori “gastronomici” (ovvero quelli che badano soltanto al “contenuto”). Insomma credo che i processi estetici, essendo sempre il risultato di lunghi tirocinii sedimentati dentro il corpo, siano molto selettivi e quindi che sia improbabile un travaso formale significativo da una dimensione all’altra, se non in termini di analogie estremamente generali (come quelle riconducibili ad un qualche ipotetico isomorfismo epocale, “Zeitgeist” etc). Invece sul piano dei “contenuti” (temi, soggetti, atmosfere) si travasa ovviamente alla grande! (ehm … a questo punto spero di aver interpretato correttamente la domanda :-)
Vabbè, Wov, io ci ho provato… Vorrà dire che, caso mai, si potrà sperare in un tuo racconto – o resoconto – per immagini… Oppure, all’occorrenza e a te piacendo, interpellarti per attingere materia preziosa allo stato semigrezzo – come già in parte ha fatto, se non esagero, la nostra eroina Helena J., la quale, ispirata anche dal tuo nickname e dall’incomparabile storia di chi te lo ha trasmesso, si è gettata in un’impervia impresa prosastica… Ah, che splendida infusione di senso deriva da simili trasfusioni di idee!
12 dicembre 1969
“l’Italia nuda come sempre”
effeffe
12 dicembre 1969
giorgio grazie di averlo ricordato e anche la canzone ricordata da effeffe è bellissima
Le responsable des ressources humaines, Avraham Yehoshua
l’avete già letto?
effeffe
ps
dimenticavo: è di quei libri che uno vorrebbe sempre trovare
Franz Fuehmann, La Boemia in riva al mare e altri racconti, trad. it. di Maria Teresa Mandalari, Marietti, Genova 1993.
Il libro citato dal gran Fòrlòn è scritto da un mediocre fake del già di suo non eccelsissimo Yehoshua. Israele ha dato di recente Agnon, Oz, Gitai e tanti altri migliori, santa la polenta; sebbene meno promossi.
Giuvà what you mean for fake?
Effeffe
ps
aspetta che lo finisco ( me ne mancano poche pagine)poi ti sfido a duello Idiulectique anzi si chiamerà l’I diuel letterar
(me ne parlava sparajuri 1 qualche giorno fa di questi match letterari)
però dimmi dei titoli. Sulla rampa di Lancio ci sono
A new thing di wu-ming 1
e JM Coetzee, Vergogna
I do mean che l’authòr del Mr. Mani non può sèr lo mismo que La Risorsa Umana o come se llàma, quello pseudokafko d’accàtto che giusto può plà’r a uno ch’era hijo de Buena Dona o altri consimili (ha vinto o no il Yehoshua un Grinzane fra i molti? Forse que non, ma più forse che sìne, sai; e in ogni caso è tipo da)
Giuvà la femina du cunto
la russa est come una idea de beleza
une ligne de fuite
gran persunaggie
ma ashpet k’el lego todo
et puis te digo
effeffe
Una linea di fuga dal romanzo, certo.
Domanda: Abraham Yehoshua, che cosa pensa dell’agonia di Yasser Arafat. Risposta: “I think I won’t pray for his ass” (traduzione pietosa dell’interprete improvvisata: “Credo che non pregherò per lui”). L’autore, l’intellettuale, l’uomo riassunto in una battuta, pronunziata di fronte a platea adorante, di sinistra e, beninteso, monolingue.
ma il sito della lippera è down o solo io ho problemi ad andarci?
Approfitto della domanda (anzi, ringrazio): purtroppo c’è un big crash di Typepad, e tutti i blog che usano questa piattaforma sono inagibili dall’amministrazione e privi degli ultimi post. “Dovrebbe” tornare tutto on line in poche ore, non appena risolto il problema (già, ma il problema è in California). Qui si incrociano le dita e si attende. Grazie e scusate l’intrusione.
La Capria sulla valduga qui
La Valduga su La Capria qui.
la seconda georgia non sono io.
E meo male che danno a me di troll;-)
Ad ogni modo da ora in poi chiunque posti con il nome georgia qui NON SONO IO
geo
Segnalo: “Andersen. Un anatroccolo gay.”
http://www.lucioangelini.splinder.com
La dicitura “Popularity xx%” che si trova in fondo a ogni articolo è generata da un sistema, per ora sperimentale, per calcolare e mostrare ai lettori gli articoli più popolari.
Viene calcolato il numero delle letture, dei commenti, dei link e dei trackback della pagina a partire dal 19/12/2005. La percentuale di “popolarità” non è un giudizio di qualità sui contenuti.
Il sistema è sperimentale, altri aggiustamenti seguiranno.
Aggiornamento: ora il sistema è configurato per non mostrare la dicitura negli articoli.
Be’ avevo fiutato giusto, liberato il posto di Carla Benedetti qualcuno lo vuole occupare (ma senza la preparazione e la tensione intellettuale che comunque danno un valore ai lavori della Benedetti). Lipperatura oggi riprende un articolo di Tommaso De Lorenzis (su Carmilla), lo fa suo e lo fa al modo di Lipperatura, cioè senza mai dire chiaramente. Il tema dell’articolo è la “vera restaurazione”, e occorre dire che non disegna i particolari della macchina, in modo che tutto risulti nebuloso come era nebuloso ciò che apparve su NI (secondo me il problema non era tanto nel pezzo La restaurazione di Moresco, era piuttosto nel fatto che nulla è seguito a specificare le idee che conteneva, e poteva essere chiunque a specificarlo). L’articolo di De Lorenzis è buffissimo, disegna una nuova restaurazione degli anti-generisti, dei parrucconi stolidi, di quelli che hanno introiettato i divieti di fronte al genere.
Io mi sono rotto il cazzo di sentire che ho introiettato i divieti. Le palle cadono in picchiata e mi spiego perché l’Italia è per la cultura un paese di merda, perché è così provinciale, incapace di un discorso sereno su libri belli e brutti, incapace di chiedersi quali saranno i libri belli del futuro. Credo sia una perdita di tempo seguire questa nuova polemica, si può solo registrare che i discorsi critici abborracciati di Lipperatura, sono arrivati all’esito finale: la suprema lamentazione dei presunti scrittori di “genere”.
Come cantava De Gregori in Titanic?, “andiamo avanti, io non vedo niente…”
W Barbieri!
Zangrando, ma secondo te se la trilogia nera è bella (ed è bella), perché non basta raccontarla nella sua bellezza per rispondere a certe accuse. Perché non si parla mai dei libri e si innescano polemiche su polemiche, forse perché a parlare di un libro si fa fatica mentre una polemica la sanno fare tutti?
Barbieri come al solito legge senza capire poi fa le sue brave scomuniche. Solo che non è un pontefice, è un chierichetto, di quelli a cui cade l’ampollina nel momento clou della messa, i fedeli ridono e il prete lo guarda incazzato. La vera restaurazione di cui parla De Lorenzis è INTERNA al campo di chi usa il genere, lo dice chiaramente. Fa la distinzione tra romanzi “regressivi” (poliziotti buoni etc.) e romanzi che vanno oltre i limiti del genere, e individua una contraddizione: spesso questa distinzione è interna alla produzione di un singolo autore, che scrive l’una roba e l’altra e sembra schizofrenico.
In parole povere: Barbieri, non sono cazzi tuoi. Son cazzi nostri, di noi che leggiamo i gialli.
“forse perché a parlare di un libro si fa fatica mentre una polemica la sanno fare tutti?”
E’ esattamente quello che penso ogni volta che ti leggo.
Guarda a me sembra un pezzo ironico, figurati un po’, proprio come Genna scrisse un pezzo ironico sulla macinatrice.
Melloni io quando leggo te trovo sembre battute, a volte divertenti a volte di disprezzo, quasi mai (forse mai) parli di libri belli e brutti. A me non dài fastidio per queste battute che in fondo dicono qualcosa di te più che degli “scherzati”. Però perché non applicare davvero quello che WuMing1 dice del suo gruppo (e sicuramente a sproposito circa se stesso) , cioè di essere “totalmente aperti”. Magari togli il “totalmente”, ma lascia l’apertura. Mica vuol dire metterti a tubare con tutti. Basterebbe che tu e i tuoi amici smetteste di considerare chi abbozza una critica un “nemico”, un “provocatore” un “notav” (applicato al genere). Io per esempio ho una grande ammirazione per Evangelisti: non so, magari c’è un terreno comune che non vedi/vedete grazie a questa lente del “nemico da combattere”.
E poi comincia a occuparti un po’ di fumetti che ti apre la mente :-)
Campolmi, è inutile. Non attacca. Tu del pezzo di De Lorenzis hai letto le prime dieci righe, poi hai lanciato il tuo anatema, e così ti sei perso il contenuto e hai scritto l’ennesima delle tue scemenze. A te non frega nulla né di De Lorenzis né di me né di quello che si scrive su Carmilla e secondo me ormai ben poco anche di quello che si scrive qui sopra. Tu cerchi solo una tribuna per fare polemica personale a senso unico, indicare col ditino e dire: “Visto quanto è stronza la Lipperini? Visto che cazzata ha sparato la Lipperini?”, dando di gomito ad amichetti immaginari che, nelle tue allucinazioni, ti dicono: “E’ vero, hai ragione, quanto sei stato bravo ad accorgertene”. Andreino Campolmi, tu sei consumato dal desiderio di rivalsa nei confronti della Lipperini, per tuoi arcani motivi (forse perché non fa l’apologia dei tuoi guru, non so), e per associazione nei confronti dei Wu Ming, che nella bacheca del mese scorso incensavi come fautori dell’uso rivoluzionario della rete, e in quella di questo mese tornano i cattivoni che erano nei tuoi vecchi post. Sono tornati nella lista dei tuoi acerrimi nemici, insieme alla Lipperini, ad Angelini (te lo ricordi? Quello che ha un blog che è “un immondezzaio” etc) e nel mio piccolo a me, che però ti rispondo col gesto dell’ombrello e dico a tutti che hai rotto l’ampollina.
Speriamo che quando compi diciott’anni metti un po’ di giudizio. Peccato che si debba attendere il 2015 :-(
Io mi sono rotto il cazzo (pare che si possa scrivere, quindi lo scrivo) di leggere apologie di Carla Benedetti; dubito che qualcuno voglia prendere il posto di Carla tranne un suicida, e quanto alla sua preparazione, non volendola dedurre dai libri, che sono un niente ben rilegato, non posso dedurla neppure da un’ora e mezza di discussione de visu (forse Carla non aveva preparato il foglio con le argomentazioni, non so).
In ogni caso, non essendo certo amico di Franco, ma avendolo “incrociato” spesso, mi pare che si spieghi benissimo e che mi possa dichiarare perfettamente d’accordo con lui senza dover aggiungere altro (ovviamente la mia presunzione potrebbe essere smentita da fatti, domande, inquisizioni, teorie lambiccate e livorose farneticazioni, ma per ora la penso così).
Io mi sono rotto il cazzo (pare che si possa scrivere, quindi lo scrivo) di leggere apologie di Carla Benedetti
e dai Ivan, Andrea Barbieri faceva un’osservazione a margine
effeffe
Nemico grandone molto onorone eh…
Ognuno si rompe il cazzo con ciò che vuole…ma ‘ste apologie di Carla Benedetti donde stanno? spiegatemi un po’ com’è la storia che nessuno è d’accordo con lei e nessuno legge o ha letto i suoi libri. Mah! E spiegatemi un po’ perché quando si parla di un libro, fine fine fondo fondo(parole del mio grande maestro giapponese di aikido), pochi l’hanno letto e tutti a parlar male dello/a scrittore/ice… sì, l’Italia è molto provinciale, si parla del nulla e si montano polemiche come la panna montata, solo che a mangiar polemiche ci si avvelena.
Gabriella non vale la pena ribattere, la logica che ci sta dietro è quella che ho scritto sopra.
assolutamente d’accordo con Gabriella
effeffe
ps
mi piacerebbe molto leggere un testo di Carla Benedetti, su NI, now
Vi segnalo questo articolo su proprietà intellettuale e internet veramente interessante:
Roger Chartier : “Le droit d’auteur est-il une parenthèse dans l’histoire ?”
LE MONDE | 17.12.05 | 12h51 • Mis à jour le 17.12.05 | 14h46
http://www.lemonde.fr/web/imprimer_element/0,40-0@2-3224,50-722516,0.html
La Benedetti da tempo pubblica recensioni sull’Espresso, sarebbe bello poterle riproporre nella sezione di NI che “salva” i testi dal dimenticatoio (come si chiama, “carte”?)
A me il capitolo introduttivo del pezzo di De Laurenzis e diversi testi minori o pamphlettistici di Carla Benedetti sembrano scritti quarant’anni fa.
Ma quanti hanno letto e capito “L’ombra lunga dell’autore”?
Mah, io pensavo proprio alle recensioni dell’Espresso più che ai testi saggistici, che effettivamente sono abbastanza complicati. Diciamo che il mio è un punto di vista molto terra terra, una specie di mappa per chi intende comprare libri o capire cosa si produce oggi, magari da integrare con altre recensioni per dare un quadro con una certa polifonia di voci.
Certo, Barbieri, avevo inteso.
Del resto a questo proposito sono d’accordo con te, e mi chiedo che cosa diavolo impedisca che salti fuori, una volta per tutte o quasi, il senno comune per rilanciare una critica letteraria di valore, anche giornalistica, che completi agli occhi di lettori e lettrici esigenti la presentazione o i significati provvisori di opere (ripeto: opere) letterarie di qualità.
Ma forse chi è più italiano e navigato del soprascritto sa che una vera risposta non esiste, come dimostra il fastidio tuo e di Gabriella di fronte a un certo inguaribile provincialismo.
P.S. Non mi convincerò dell’esistenza del senno comune di cui sopra finché non vedrò pubblicato, diffuso in forma cartacea e letto un certo saggio critico del convitato di pietra di NI Rizzante Massimo, che per qualche sciagurata ragione epocale non riesce a trovare un editore.
(Verrà il giorno in cui torneremo a riconoscere in comune accordo le due o tre chiavi essenziali per accedere alla bellezza e al suo senso?)
Carissimo Stefano,
la battaglia da fare per la pubblicazione di quell’opera di Rizzante è lunga ma non in questo modo. Quando si nega l’evidenza di un’opera, anzi perfino la si “adora” e poi non si riesce a proporre un, uno dico, piano d’edizione che sia degno di questo nome, alla fine ci si interroga effettivamente su molte cose. Su quella strana sospensione, tra il piede nel mondo editoriale e l’atro in quello accademico, e Massimo che non sospende quella sua sospensione ma la valorizza, la capitalizza, nel rapporto cogli studenti e con un’attività saggistica e di traduttore veramente notevoli per un milieu letterario quello nostrano, e in questo molto piccolo borghese e provinciale, che pare sia abitabile solo dai ricchi di famiglia- letteratura come hobby- e con la difesa a oltranza di cataloghi che non esistono più – qualcuno può dirmi che significato ha oggi Einaudi? Ovvero, è lo stesso di trent’anni fa? E tra Feltrinelli Megastore e Feltrinelli di Pasternak e Tomasi di lampedusa, non c’ è veramente alcuna differenza? Come qualcuno vorrebbe farci credere. E non vi stupisce che se prendete gli inserti culturali, le terze pagine di tutti i giornali, tutti, da Il Giornale, a il manifesto passando per il corriere e repubblica e la stampa, vi ritroverete alla voce cultura le stesse facce’ Gli stessi libri recensiti, gli stessi spettacoli da vedere, e Celentano, e Baricco ecc. ecc.? Carissimo Stefano, a me non sorprende che libri come quello di Massimo fatichino ad essere pubblicati- io però voglio che qualcuno, un esperto, un editore mi dica perchè, oggettivamente un libro bello non lo si può pubblicare- e mi meraviglia il fatto che Massimo continui a proporsi ad interlocutori italiani. Spero che continui a farlo a lungo.
effeffe
la battaglia da fare, lunga oltremodo, potrebbe iniziare magari da un formato zip o pdf da postare su questi lidi, un capitolo una parte da mettere in vetrina e imporre alla discussione generale colla forza persuasiva di interventi ficcanti etc., nella totale fiducia che la bellezza non possa fare a meno di propagarsi, in modo da inondare i lit-blog con la Rizzante Quest.
Caro Francesco,
che cos’è un “piano d’edizione”? E che cosa può fare di buono, nella situazione presente, chi una certa opera inedita non la “adora”, ma la “ammira”, e pure non può esercitare alcuna influenza sull’andazzo generale? Le tue interrogazioni o perplessità, infatti, sono interamente condivisibili e, purtroppo, non dicono nulla di nuovo: parlano di una situazione stantia che troppi conoscono e patiscono e su cui nessuno sembra poter intervenire in modo concreto, lucido e articolato, magari cominciando con il constatare che no, le majors dell’editoria non sono più quello che erano, che quindi l’industria editoriale non è più il luogo deputato per le rappresentazioni letterarie destinate a durare, che insomma ormai non è più lì che possono aver luogo o ospitalità le buone cose nuove, altrimenti come si spiega che anche molti dei migliori tra gli affermati cominciano a pubblicare per case editrici più piccole ma più valide, più libere in virtù della loro minore, se pur più sofferta, dipendenza dal mercato, anche se poi ciascuna di queste piccole è spesso a sua volta già “occupata” e “difesa” da un micropotentato o dall’altro secondo la solita abominevole logica italiana della gruppificazione, o comunque in via di subire questo processo, che quindi è ora di prendere atto, boia cane, che quella che deve costituirsi è una società parallela sopranazionale, una comunità dialogante e multiglotta che la pianti di voler “essere”, di ambire a una visibilità spettacolare che comunque non fa per lei, e che si preoccupi piuttosto di articolare in modo sempre più assennato e profondo un discorso conoscitivo ed estetico intorno all'”esserci”, a una realtà e a un’esperienza da cui pure deve sapersi distanziare, anche nelle proprie ambizioni e nelle proprie intenzioni critiche e conflittuali. (Gli anni Settanta sono finiti da un pezzo.)
Insomma, permettimi, è un po’ quello che già sta accadendo con “Sud” – che guarda caso è una rivista letteraria, ed è di valore, e ha tutte le difficoltà di sopravvivenza, visibilità e diffusione che hanno oggi le buone cose nuove. Ma “Sud” da solo non basta ancora, purtroppo.
Sulla proposta di kristian, che va ringraziato per la condivisione dell’utopia, non so esprimermi: se Rizzante, che è membro di NI, ha scelto finora di non esporsi se non parzialmente in queste colonne (v. il pezzo “Literaturistan” da qualche parte in archivio), avrà le sue ragioni: forse sbaglia, forse fa bene, forse è maldestro, o forse potrebbe giocare meno al “cavaliere solitario”; bisognerebbe chiederlo a lui…
https://www.nazioneindiana.com/2003/06/23/literaturistan/
segnalo un film imperdibile:
le cronache di Narnia.
bestialmente fantastico….sembra una riesumazione dei quadri di Bosch.
segnalo un film imperdibile:
le cronache di Narnia.
bestialmente fantastico….sembra una riesumazione dei quadri di Bosch.
Stilisticamente, non vedrei rapporto alcuno tra l’incredibile cosmo poetico di Bosch e le bambinesche enfasi del “fantasy”. Allora ci andrò con mio figlio, e poi ti dico. Ciao ;-)
i modi allegaroci di rappresentazione del mostruoso, il senso del sacro panteistico, la fiaba nel senso piu’ tradizionale abitata da entità bischive, la nordicità del magico estraneo a qualsiasi forma di dogmatismo religioso.
Per me è il film dell’anno.
Ancora non vedo il nesso (è che per me Bosch è “sacro”) ma mi fido di te e andrò a vederlo :-)
cos’è per te bosch?
Una marca di batterie.
frequentarmi vi fa male!
cmw ieri ho rivisto il film di tullio Giordana, “pasolini un delitto italiano”…….che te devo di?
come fare ad eliminare le abbbberrazioni italiane negli italiani?
pronto?
questa è la segreteria telefonica del 3201452590
sono momentaneamente impegnata a gonfiare 500 palloncini rossi per i bambini
per comunicazioni urgenti digitate 1
per attacchi di panico 2
riciclare regali di natale 3
uscire dal tunnel di NI 4
Happy Christmas and Marry New Year!
> uscire dal tunnel di NI
qui concordo. auguriauguriauguriechediocelamandibuona.
http://www.bergamoblog.it/modules.php?name=IndyNews&file=article&sid=4138
Zygmunt Bauman Grande Fratello Fase 2
Segnalo una bella intervista a Dario Voltolini sul suo ultimo libro: “Il tempo della luce. Narrazioni sull’infinito” (ed Effigie)
http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/mostra_libro.cfm?Q_EV_ID=157359
Segnalo sul “Figlio” di oggi, diretto da un ex informatore Cia, un articolo di Alfonso Berardinelli (sulle riviste letterarie)
giorgio grazie mille della segnalazione (interessante come sempre) anzi ti chiederei un piacere: di segnalarci anche la prossima puntata (ho visto che continua) perchè io (e credo anche altri) non guardo il foglio tutti i giorni.
Berardinelli è bravo e simpatico però …. certo che … scrivere per un informatore della CIA :-)… va beh ne abbiamo già parlato ;-)
geo
Carissima Georgia e carissimo Giorgio. Ho appena letto l’articolo in questione e mi è venuto uno schifo che vi assicuro inimmaginabile per me, essendo di stomaco forte. Si spara a zero su alcuni tirando verso l’alto altri. E soprattutto in perfetto stile canagliesco da Foglio, ovvero da ex comunisti del cazzo quali sono. Ci si fa elogi “trasversali” usando i nomi dei santi numi tutelari. Calvino più di Pavese meno di Pasolini o citando le proprie riviste. Insomma critici italiani degni della classe politica e poco importa che si tratti di maggioranza o opposizione, che governa (o meno) un paese dove non si ride più nemmeno per non piangere.
effeffe
addirittura francesco???
allora evito di leggerlo (o no, forse lo leggo) tra l’altro io sono convinta che anche se uno è bravo e intelligente se scrive in certi posti non può rimanere lo stesso di prima , e credo la cosa succeda anche in rete.
Non so se avete notato che all’inizio quando si entra in un blog, lista, forum ecc. (ma la stessa cosa vale per un giornale) si vede tutto lucidamente e anche se i messaggi veicolati non ci piacciono si pensa di essere così diversi da loro da poterli seguire rimanendo se stesssi, senza cambiare, invece dopo un po’ ci troviamo sempre più simili a quello che prima odiavamo (e sapevamo vedere), sempre più simili e sempre meno dotati di anticorpi Alle volte, invece, produciamo autodifese in forma di incazzatura (che sono salvifiche).
Se questo fenomeno, leggendo sempre un giornale (la cui lettura rimane sempre critica), accade in maniera meno vistosa, con la televisione è invece scandalosa la velocità con cui ci adattiamo (e non riusciamo neppure a reagire) e anche in rete le difese sembrano un po’ cadere, anche se a volte lì aiuta proprio l’esplosione di un flame (che io incomincio sempre più ad interpretare come sana autodifesa più che come provocazione).
E se unarapida conversione spesso è vera per chi legge … figuriamoci per chi scrive e chi partecipa.
geo
Io credo che oggi la differenza passi in italia (destra o sinistra che sia, maggioranza o minoranza) tra anticomunisti viscerali e tutti gli altri.
Chi, anche non essendo mai stato comunista, riesce a NON odiare i comunisti italiani (che obbiettivamente da odiare non sono, anzi) riesce a rimanere sano, gli altri mi sembrano siano tutti tarantolati, fascisti, socialisti o stalinisti che siano.
Io non sono mai stata comunista (anche se ho votato pci), ma ho grande rispetto e anche gratitudine verso di loro che sono forse stati, singolarmente, tra gli taliani migliori dopo quelli del partito d’azione (ex giustizia e libertà)
geo
L’articolo in questione è disgustoso come il giornale che lo contiene e Berardinelli è insopportabile con quel tono paternalista che usa ultimamente come per esempio la lettera aperta a Moresco e altri articoli… e allora la critica è morta come penso da tempo ormai, che tristezza: o promozioni o polemiche, niente che orienti più il lettore verso un’acquisizione di propri strumenti di indagine e lettura!
Tra il 22 e il 26 di agosto del 2006 avrà luogo a Bologna il Nono convegno biennale della Società Internazionale di Scienze Cognitive e Percettive applicate alla musica. La International Conference on Music Perception and Cognition (ICMPC, questo è il suo nome standard) , ha dietro le spalle una storia ormai molto lunga: è nata a Kyoto nel 1989 e ha trovato sede ogni due anni in luoghi diversi del mondo.. Per due volte è stata ospitata in Europa e per la prima volta l’anno prossimo avrà luogo in Italia. A poco a poco hanno aderito all’iniziativa tutte le società che nel mondo si dedicano a questo campo di studi: quella statunitense e quelle giapponese, ma anche la coreana, l’australiana, quella dell’Asia pacifica, dell’Argentina e naturalmente quella europea. La società europea è nata a Trieste nel 1991 e ha organizzato i suoi convegni ogni 3 anni. Così l’anno prossimo il convegno dell’ESCOM (European Sociey for the Cognitive Sciences of Music) si aggregherà all’ICMPC. L’elenco dei temi trattati è il seguente:
Percezione tonale e percezione d’altezza
Ritmo e metro
Memoria e musica
Acustica e psicoacustica
Emozioni in musica
Musicoterapia
Musica e neuroscienze
Musica, significati e linguaggio
Musicologia “cognitiva”
Timbro e orchestrazione
Modelli musicali informatici
Esecuzione e composizione
Studio della voce
Risposte estetiche all’ascolto
Lo sviluppo musicale infantile
Educazione musicale
Psicologia sociale della musica
La gamma dei temi, come vedete, è ricca, e varia, e certamente merita di essere seguita, anche per i molti punti di contatto con le ricerche aviate in questi anni dal Seminario.
Un caro saluto a tutti
Non conosco e non sono amico di Berardinelli. Lo stimo e rispetto (anche se anticomunista come Goffredo Fofi, il Maestro). Berardinelli ha rischiato e sta pagando di persona. E’ uno spirito libero, colto e raffinato. Da anni non scrive più per “Lo straniero” e quindi non cita alcuna “sua” rivista. L’ultima che ha diretto (con Piergiorgio Bellocchio) è stata “Diario”, ma ha interrotto le pubblicazioni nel 1993. Sembrate nauseati dal “Soglio” e poi non vomitate quando N.I. pubblica “pezzi” usciti sul “Geniale” (molto ma molto più volgare del “Soglio”) di persone che nemmeno lontanamente hanno la statura morale e la genialità di Alfonso.
Giorgio anch’io stimo berardinelli (lo stimavo di più prima) ma questo non toglie che ultimamente, non solo scrive sul foglio, ma pure canta un po’ nel coro. Non ho ancora letto l’articolo perchè in questi giorni ho poco tempo, e poco spazio, per leggere, ma lo farò.
Non sapevo che Fofi fosse definibile *anticomunista*, per lo meno non lo è mai stato con toni isterici e quindi non l’ho mai considerato veramente tale.
Nazione indiana pubblica cose dal Giornale? penso tu ti riferisca all’articolo di Colombati, mi ricordo che anch’io a suo tempo l’ho criticato duramente e l’ho potuto fare in questo blog senza che nessuno mi abbia buttato fuori, anzi mi sembra che lo stesso colombati sia itervenuto con toni civilissimi.
Non ricordo l’atteggiamento degli indiani però mi sembra sia stata l’unica volta e non può certo essere un motivo per impedire che qualcuno critichi poi anche un articolo apparso sul foglio.
georgia
Cara Georgia, naturalmente Goffredo non è un anticomunista isterico, ci mancherebbe. Forse si limita a sfottermi quando l’incontro. Lo stesso tono canzonatorio sulla mia militanza ha Fabrizia Ramondino. Certamente sono persone che stimo e rispetto. Pur non avendo meriti e qualità specifiche mi considerano loro amico (e questo mi lusinga). Siamo legati dal ricordo di Anna Maria Ortese. Non conosco Berardinelli (ho provato a telefonargli per invitarlo a una serie di Seminari su Auden, Bachmann, Morante, Capote, etc. ma non son mai riuscito a trovarlo e non lascio mai messaggi alla segreteria telefonica), apprezzo (e talvolta non condivido) i suoi interventi. Mi piaceva tanto la rivista “Diario” che faceva insieme a Piergiorgio Bellocchio (che non sento dal ’93). Tutto qui. Non ho manoscritti da pubblicare nè velleità artistiche. Mi considero un lettore discreto e non seguo le mode (tranne la scelta tardiva di un pc). Per quanto riguarda il signor Colombani o Colombari (non ricordo bene e mi scuso) ho scoperto, giorni fa, che ha un “blog” su cui pubblica le recensioni che lo riguardano e prendo atto che scrive su “Nuovi Argomenti” (da non confondere con la rivista diretta da Moravia e Pasolini, con redattore Dario Bellezza e correttore di bozze Renzo Paris) e sul “Geniale” house organ di una fazione di “partito”? politico? Da qualche settimana la mia giornalaia infila il “Geniale” tra il Manifesto, Corsera e Repubblica. L’house organ sull’isola esce come supplemento, anzi allegato ad altri due “quotidiani”, al prezzo di 1 euro (di domenica addirittura aggiungono L’Indipendente). Avanzano molte copie del giornale fondato da Montanelli e Silvia me ne fa dono (non richiesto). Ho provato a sfogliare le pagine culturali (mi sembra da te “elogiate”) e le trovo ridicole e agghiaccianti. Tralascio la parte “politica”, che è una barzelletta. “Il Soglio”, indecente lo stesso, ma almeno è scritto bene (non lo compro, scrocco…). Vedi se capisci qulcosa…
NON HO MAI DIFESO LA PAGINA CULTURALE DEL GIORNALE dio mi scampi e liberi, ho solo detto, una volta, che alcuni dei collaboratori (i cui articoli a volte appaiono anche su liberazione) hanno un occhio particolare per i nuovi narratori (alcuni anche da me stimati), ma non mi sembra neppure di aver detto che questi collaboratori siano intelligenti e neppure che scrivano bene.
Posso aver detto che ai tempi di Montanelli esisteva una pagina culturale di tutto rispetto, di più non posso aver detto ;-).
Diario di bellocchio e berardinelli era bellissima anche come oggetto con quell’etichetta da vecchio quaderno, in copertina, e pubblicò tante bellissime cose anche inedite, di Derrida, Pasolini, Arendt ,Weil ecc. era una rivista veramente rara e non va confusa con il (pure interessante) diario di de aglio. Ma questo non può salvare berardinelli da critiche per quello che scrive oggi.
geo
Un saluto da Berlino, dove l’eco del (mai possibile?) declino di Berardinelli giunge, per la fortuna di chi si è giovato della di lui grandezza che fu, attutito dalla neve che imbianca l’Alexanderplatz oltre il vetro di questo squallido internet-cafè olente di muffin industriali. Guten Rutsch ins Neujahr
Hai ragione, Georgia. Ora ricordo bene il tuo intervento. Grazia Cherchi ogni domenica comprava il “Geniale” (di Montanelli) per leggere Pampaloni, io scroccavo e ritagliavo pezzi su Anna Maria Ortese. Oggi a Ischia, paghi 1 e prendi 4… Potenza del denaro! Il Manifesto costa 1,10 euro (2 il sabato con l’inutile “Alias”) . Il “Geniale” + Roma+ un foglio locale+L’Indipendente= 1 euro!!!