Poesia/Lello Voce

Shortcuts n° 3
(Il verbo essere)

sono un osso innamorato un fosso strozzato un non posso
come la posa del caffè sul fondo della tazzina sono morfina
polverina scintillante sono una mosca che ronza e non si posa
sono il contrario di un io sono mio mi uccido da me da
solo come un trovarsi un ruolo o lo scolo dell’acqua da
stoviglie sporche come le ciglia sono un fegato infetto il
volo di un insetto il setto deviato che non sente odore sono
un dolore tra le costole un amore vicendevole sono un
muscolo adulterato un ircocervo narcotizzato un fiato uno iato)

e tu che pensi che queste mie parole siano chiare come un fare dimmi
se sei proprio sicura di capire
e tu che confondi semplicità e trasparenza voglia e indecenza dimmi
se senza parole non sembra di morire:

ero carne giovane nervi vivi ero tutto ciò che ancora scrivi il
fruscio del sole e gli ulivi liquidi quanto il mare come vapori
di benzina e automobili aggressivi o braccia e cosce da
bucare con amore da carezzare e scoprire ero quello seduto
di lato il più silenzioso e quello ciarliero ero tutto ciò che
già sono ero un suono acuto tra lingua e palato un amore
rivoluzionario un diario un fischio un botto un terno al lotto
ero futuro colmo di passato un mozzafiato ero la vittima
della storia ero gli anni di piombo e lo sguardo attonito sullo
strapiombo la morte nera il corpo di cera la sconfitta la ciminiera)

e tu che pensi che queste mie parole siano chiare come un fare dimmi
se sei proprio sicura di capire
e tu che confondi semplicità e trasparenza voglia e indecenza dimmi
se senza parole non sembra di morire:

sarò mio padre che ritorna sarò la sua vecchiaia e il primo per la
la mannaia sarò il pentimento del futuro l’ultimo muro senza più
cocci sarò la punta aguzza della fine una vita fatta strame e tumore
pietra aspra della lingua sarò il fiato che manca la memoria stanca
di guevara la mano avara la mandorla amara che avvelena e la lena
sarò figlio di mio figlio sarà lui a trascinarmi per l’ultimo miglio a
gridare l’ultimo grido a calcolare lo sfrido tra morte e sogno sarò
l’eco del suo dolore il salto acrobatico e l’abisso che lo contiene il
tempo che viene e che non passa più sarò solo un però un subisso
di vocali senza più consonanti sarò in piedi a occhi aperti gambe
larghe sarò di spalle supino in ginocchio sarò vivo come quando scrivo)

e tu che pensi che queste mie parole siano chiare come un fare dimmi
se sei proprio sicura di capire
e tu che confondi semplicità e trasparenza voglia e indecenza dimmi
se senza parole non sembra di morire:

10 COMMENTS

  1. Quando metto su un pezzo di Lello Voce, quasi in tempo reale, tipo a due minuti dal post, arrivano gli insulti personali. Spesso nei commenti ho letto che qui a NI non si tollera la critica. Errore. Qui a NI si detesta l’insulto non la critica negativa o positiva che sia al testo. Comunque visto che ne parlo solo ora, di Lello, per questioni di tradizione (effeffe, cioè io, sono un anarchist tory)vi scrivo : L E L L O V O C E è un bastardo!
    Detto ciò si parlerà solo del testo. (Almeno si spera)
    effeffe

  2. Un testo bellissimo di trasparente, dolente bellezza; un esercizio di umanità che coniuga pensiero e cuore, rabbia e dolcezza, senso di finitudine e arte di futuro: uno sguardo paterno che si fa figlio di tutto ciò che la pupilla abbraccia, stringe, per preservarlo dalla deriva e dal naufragio. Commovente: nell’accezione elementare del termine, nell’elementare darsi della condivisione e del dono.

  3. Senza parole sembra di morire. E che si muore a fare se non si può dire, scrivere, pensare di essere morti? Al mio funerale, se rimanessimo senza parole, vi voglio tutti vestiti di rosso.

  4. Poi ognuno sulla poesia può dir sempre quel che vuole, e ogni altro può (non) ascoltare ciò che (non) vuole.

    Per me la voce di Voce, 1 è sempre bellezza, 2 è come asolutamente bisogna scrivere oggi (sempre per me, e sempre se si sa).

  5. Cari amici,

    grazie infinite della lettura e anche dell’assenso. E’ per me un testo importante, in parte diverso dal solito. Dunque c’è l’ansia del confronto.
    Ho particolarmente apprezzato le citazioni, indubbiamente suggestive…
    Un salutone

    lello

  6. il pezzo è notevole. Passaggi alterni, alcuni picchi altissimi. La musica non si discute (come al solito, per le cose di Voce). Se devo essere sincero, l’impressione a caldo è che le parti più potenti (se poi è lecito scindere) sono la prima nonstrofa e l’ultima. La prima forse perché ancora carica di quella semiincoscienza che accompagna l’inizio di ogni lavoro, quando ancora la mente logica non protrude e non inizia a sferruzzare. L’ultima perché si arriva al nucleo pulsante, quello che richiede versi e versi e passi su strade per essere raggiunto o anche solo ammesso a se stessi. La parte più bella. La seconda nonstrofa risente troppo della scansione geometrica “sono/ero/sarò” e risulta più logica, meno efficace. Ma necessaria nel sistema, me ne rendo conto.

    Una curiosità simbolica: il : finale del ritornello lo riconosco, è sanguinetiano. Ma il ) finale al nonverso? Segnala il flusso inarginabile, o forse ci dice che tutto deve essere considerato come un unico verso interminabile (e letto tutto ininterrottamente, come faccio io)?

  7. A me non piace per niente. Mi sembra costruita, artificiosa (prevedibile)nelle sue rime troppo cercate. Ma non sono un esperto…

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francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017