Da “Caper”

immagine-069.jpg Paul Vangelisti

Traduzione di Gianluca Rizzo

Anche tenendo conto dell’impulso
al naufragio per definizione
un miglio resta un miglio, un pesce un pesce.
Ad eccezione di quei pomeriggi in cui la luce
del canyon si riflette nell’occhio della trota.
Occhi. Il vento brilla durante i colpi di sonno
l’oceano batte più nero vicino alla foce del fiume
e ai sospiri dei bambini che non vanno mai a dormire
senza una storia di cappa e spada o a quelle bambine
e bambini che ci hanno rinunciato per sempre.

Sappi, carissima canzone,
quando il di lei dolore estremo
naufraga nel tempo e l’uccello dell’alba suona
il suo disfarsi su e giù lungo questo fiume
polveroso solo allora parlerai e camminerai
un inglese pressoché perfetto.

*

Though reckoning the impulse
to shipwreck by definition,
a mile is just a mile, a fish just a fish.
Unless what is not on those afternoons
of canyon light in the trout’s flickering eye.
Eyes. Winds glow in fits of drowsiness,
ocean rolls darkest nearest the river mouth
and the whispers of children who never sleep
without a story of dashing or napkins
or those girls and boys who gave it all away.

Know, dearest song,
when her extreme sorrow drifts in time
and the dawning bird rings his undoing
up and down this dusty river,
only then you shall walk and talk
a nearly perfect English.

* *

Esclusivamente per tangheri

Per Luigi

Se non fosse stato per quei grandi indiani con tanto di coda di cavallo e cappelli da cowboy e voci suadenti che mangiavano all’ombra e ascoltavano le miei domande con modi squisiti e occhi veramente onesti e tardi, come scrisse Pound di Henry James, anche se più simili, loro, al paese dolcissimo e lontano della mia nonna. Come se l’importante fosse davvero la pesca con la mosca e quello che ha in comune, ammesso che ci sia, con la scrittura, come la tensione e la rabbia contro quello che si è fatto oppure non si è fatto, quello che si è concordato e quello che si è scordato, diminuisce e si trasforma in una specie di determinazione, tipica di quando uno carica il furgone e guida fino al fiume oppure raccoglie tutto al buio e se ne torna a casa, coi finestrini spalancati pieni d’immensità e in attesa che succeda qualcosa nella luce dei fanali.

Per poco non viene voglia di credere ai fantasmi
Dopotutto come si fa a non crederci
Quando è chiaro che si può scambiare posto con l’aria,
e puntare i piedi sul fondale roccioso,
e cercare a riva e a monte un segnale di vita in superficie.

*

Strictly for the birds

For Luigi

If it hadn’t been for those big Indians with ponytails and cowboy hats and easy voices who ate in the shade and listened to my questions with exquisite manners and eyes truly onesti e tardi, as Pound wrote of Henry James, though more like the sweet far away of my grandmother’s. If this were actually about fly fishing and what it has to do, if anything, with writing, how the tension and even the rage at what has been done or not done, what was gotten or forgotten diminishes and shifts to a kind of determination, loading the truck and heading for the river or packing up in the dark and rolling back home, windows open full of the vast and waiting for something in the headlights.

Anything else and one feels like believing in ghosts.
And, after all, who doesn’t
as one shifts places with air,
steadies the feet on the freestone bottom,
look across and upstream for any surface live.

(Da Caper, ML&NLF, 2006)

* *

Traduzione di Lugi Ballerini

Evento numero 8: l’enfant terribile
E la voce continua senza mani o piedi o braccia o gambe denti capelli senza nemmeno un nomignolo. Ma c’è qualcosa di più profondo, di più commovente: il fatto che anche quelli che falliscono sia come uomini sia come artisti, che giocano male in entrambe le partite, credono e soffrono ed esistono solo in questa loro recitazione irrequieta. Dove non c’è musica, nell’età infantile, ma solo il suono del mandare a memoria nomi e date e feste.
Si ammazzò una prima volta per dare fastidio all’amante. Quella creatura di virtù lo respinse bruscamente dicendo che non poteva andare a letto con lui per via del rimorso che provava nei riguardi di un suo fedele amante, cresciuto senza musica a parte il suono dei coltelli e delle forchette in gola e quella sensazione intorno al collo. Il problema dunque, profondamente umano, è la volupté, per cui non esiste, ahimé, nessuna traduzione in inglese. Non c’è modo di farla smettere senza un nomignolo, senza musica, solo con il suono dei piatti sui cui verrà servito il futuro.

Da Nuova poesia americana: Los Angeles, a cura di Luigi Ballerini e Paul Vangelisti, Mondadori, 2005.

(Foto A Inglese)

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andrea inglese
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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ha pubblicato uno studio di teoria del romanzo L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo (2003) e la raccolta di saggi La confusione è ancella della menzogna per l’editore digitale Quintadicopertina (2012). Ha scritto saggi di teoria e critica letteraria, due libri di prose per La Camera Verde (Prati / Pelouses, 2007 e Quando Kubrick inventò la fantascienza, 2011) e sette libri di poesia, l’ultimo dei quali, Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, è apparso in edizione italiana (Italic Pequod, 2013), francese (NOUS, 2013) e inglese (Patrician Press, 2017). Nel 2016, ha pubblicato per Ponte alle Grazie il suo primo romanzo, Parigi è un desiderio (Premio Bridge 2017). Nella collana “Autoriale”, curata da Biagio Cepollaro, è uscita Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016 (Dot.Com Press, 2017). Ha curato l’antologia del poeta francese Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008 (Metauro, 2009). È uno dei membri fondatori del blog letterario Nazione Indiana. È nel comitato di redazione di alfabeta2. È il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.