Personaggi Precari 2012 – Six for Perseus
Massimo
– Ma come facevamo quando non c’era Internet, eh Massi?
– Senti. Io non so come tu faccia a parlare di cose del genere con tanta leggerezza. Datti una regolata, perdio.
Alice
Si è scelta una fidanzata straniera così non sentirà mai dire “cioè, nel senso”.
Marco
Uno di quei musi di cane tutti ammaccati, a prima vista ottusi ma in realtà dotati di un’attenzione fulminea nel perlustrare la realtà alla ricerca di pretesti per partire a menar cazzotti secchi e nocivi come coltellate.
Giuliana
– Lo sai chi è il tuo babbo?
– Il mio babbo è…
– Il tuo babbo, signorinella, è un disgraziato.
Ezio
Sempre più spesso, l’ora della morte che s’approssima, ripensa Ezio a un pomeriggio tardo sulla battigia di Rarifossi, l’anno il cinquantuno: ogni tre metri o quattro una medusa spiaggiata, e l’impressione che tutto quanto avesse un senso, che quella punteggiatura di lucida luce volesse dir qualcosa.
Arianne
– È un vero peccato che dei vandali abbiano fatto quelle scritte sulla sua opera; abbiamo provato a cancellarle ma il metallo arrugginito è molto poroso, e si rischia di…
– Era così.
– Mi scusi, forse lei stessa non ha ancora potuto vedere… Non parlo della scritta “Galaverne” a tempera fluorescente, parlo di quella, um, “SBIRRACCI ASSASSINI SUKATE LA SUPER-NERCHIA” a spray nero.
– Era così.
– Ma se è apparsa stanotte.
– No, no, era così, l’ho fatta così.
– Ma le pare che il comune l’avrebbe acquisita?!
– Era così.
…
Paolo
“Vi prego: sopravvalutatemi.”
Fiorenza
– Ma cosa crede?! Lei non sa quanto ero bona da giovane! Lei non lo immagina!
– Dai mamma, basta…
– No, eh no! Bona, capito? Bo-na! Mica sai, dice: carina. Eh no, caro lei! Proprio bona!
P.
ecco che entra adidas bianche sui piedi piccoli capelli ricci un po’ lunghi i rayban il jeans sulle gambette storte toste sfilacciato ad arte (ma è un’arte che si è persa nel ’98, nel ’99) giubbotto in pelle e la sua piccola corte
due ragazzi due donne una la sua, l’altra amica o sorella di lei, due belle donne, però piccole, scure
e lui, lui assomiglia a uno famoso, un cantante da mezza classifica da successo estivo, oppure lo è proprio e siamo noi ad averne scordato il nome, o ancora il proprietario di una marca di vestiti che qualche volta ha guadagnato il palco grande
abiti nuovi in effetti i due ragazzi, uno l’afro l’altro in paglietta, snelli soprattutto: amici modelli producer pr?
e tutti e cinque lenti e veloci insieme, tutto con sontuose occhiaie e una calma pacata appagata imburrata, da coca stemperata a roba
i ragazzi a loro agio, le due tipe fotteniente (si appollaierebbero su una testa mozza) lui però alla rosticceria indiana c’è mica troppo abituato, fa delle ironie per assestarsi
comunque guascone
…eh, lo sgabello alto…
ed ecco il momento, ecco che si toglie il giubbotto di pelle
ed ecco l’epifania, il miracolo laico: sotto ha un altro giubbotto di pelle.
Donata
DONATA PALAI FINTA MAGNUCCA E FINTISSIMA BASUSA, FURBACCHIONISSIMA E VERA DELINQUENTONA
[così i muri della scuola]
Shane
“I’m offensive and I find this Irish.”
Rose
– …E un messaggio per le migliaia di ragazzi che sono qui stasera per lei?
– Non mi piacciono molto i ragazzi.
– Um, bene, ma un messaggio per loro?
– Non sottovalutate Gesù Cristo.
Lorenzo
Abbiamo trentacinque trentasei trentasette anni, mogli carine, piccoli adorabili, camicie bianche alla sera, automobili che rispondono alle nostre esigenze, lavori discreti e famiglie che ci aiutano, e siamo
completamente confusi
su tutto.
Rose (II)
– Una visione per il futuro in questo giorno di festa!
– Cani scannati, cani arrostiti con fiamme ossidriche. Scusate. Non sto bene. Dov’è il mio truccatore?
Tommaso
eccoci qua (puah)
soli e cappottati in città straniera
e l’unico appiglio l’unico rimorchio
l’unico conforto
il ricordo di quando si poteva, quando
uscire significava: possibilità
Paul
siccome ha scritto un libro pensa che
A.
– So cosa pensate, madama. Che noi, per sola cagione di stirpe – anzi, per arbitrario merito geografico – siamo depositari di chissà quali segreti: di chissà che scheggia di verità. E le dirò una cosa, se vuole: che tutto questo, per quanto piccolo sembri da dentro, è vero.
Sienna
“Maledetti, vogliono far vedere a tutti che la loro relazione funziona.”
Fabiano
– … E insomma eravamo io, il Casprini, bin Laden, George Harrison e un’autostoppista mazateca che avevamo preso su a Vladivostok…
– Ma il Casprini chi?
– Quello di Pontassieve.
-Ah, ok.
Aurelia
Periferia della periferia della periferia della periferia: schifo di idea venir qui a correre, niente di niente all’orizzonte, solo due gru e le lampare fosche del “monoblocco”; se ti fermi zanzare e allora correre, correre a testa bassa sull’asfalto, tra mucchi di rena sozza di merda di topo e laterizi spaccati finché, tra i forassiti e le spine, il mare a cinquecento chilometri, una conchiglia, e Aurelia che calca il passo e la sente sbriciolarsi sotto il suo piede.
Ettore
– Ti ricordi che roba, eh Hector.
– Che roba?
– Quegli anni.
– Um, quali anni?
– I nostri! Ogni quartiere una casa, ogni casa una singola in affitto, ogni singola in affitto un lettuccio caldo, ogni lettuccio una ragazza che ci aspettava. Anche al pomeriggio o a notte fonda. Ma come facevamo?
– Per cominciare, avevamo tempo. Ed eravamo meno difficili. Dico nella scelta delle ragazze. Ma soprattutto avevamo tempo.
– Avevamo tempo, eh?
– Avevamo tantissimo tempo.
Elia
– Intendi a parte i dolori atroci, la morfina insufficiente, la costante angoscia, la perdita di dignità e il cattivo odore che si è annidato in queste stanze come un prodromo della mia putrefazione? A parte questo, sì, tutto bene. Pensa che mi hanno finalmente installato la linea veloce.
Alessia
– Perché è rotto? Perché gli amici del babbo sono degli stupidi, stupidi, stupidi pezzi di merda.
– Di cane?
– Ecco, sì, bravo, bravissimo: di uno stupido, stupido, stupido cane.
Laura
Assomiglia pur sempre a una persona famosa della TV.
Elisabetta
– Dovete capire!
– Cosa?
– Le cose che io capisco!
Samy
A una festa, la stagista Samantha detta Samy (mezzosoprano), da poco lasciatasi, fa amicizia con la padrona di casa Erika (contralto); il giro di karaoke di Gessica (soprano), sorella di Erika, le ricorda i tempi del liceo. Quando Samantha sta per cantare a sua volta, viene annunziata la visita del vicino di pianerottolo Maicol (tenore), aspirante alla mano di Erika, accompagnato dall’amico Patrick detto Er Panetta (baritono). La figura distinta dell’ospite incuriosisce Samantha.
Tommi
“Mi si noterà di più se collasso o se dico cazzate per sei ore?”
Aldo
– E tu, dov’eri quando c’è stata la spartizione del mondo?
– Al bar, signore. Ero al bar.
Iacopo
Ha sognato le terre doppie.
Tania
– Com’è andata? Dici con Arsène? Mah, ci siamo conosciuti a una festa goa, sai proprio in quel momento in cui, come faccio a spiegartelo, tutto è uno, no? E niente, lì per lì andare a stare insieme su uno di quei monti, subito, ci era sembrata una buona idea, e giù progetti, figli. No, no, poi non ha funzionato niente. Ma va bene così, dai.
Tiziana
O, il balisong di Occam.
Giuliano
– Ehilà, guarda quanta gente! E sì che non è mai abbastanza. Ehi. Ehi. Sì, lo so. Lo sgomento. L’imbarazzo. Ciao zia! Sorellina… Oh, c’è anche Piero! E gli Anselmi: siete venuti fin da Terontola? Non dovevate. Sì. Lo so. Lo so. Pensate che sia una trovata di pessimo gusto aver fatto installare un registratore nella mia salma. Chissà cosa penserete allora quando si attiverà il meccanismo che mi farà muovere la mandibola come un pupazzo da ventril–AW AW AW AW AW AW AW AW AW AW AW AW AW AW AW AW AW AW AW AW AW AW AW AW
Daniel
– ¿A quién recuerdas de ese periodo?
– El Mamito, El Vera, El Amarillo, El Efra, El Erótico, El Winnie Pooh, El Alvin, El Colchón, El Cañas, El Traca, El Guerra, El Mellado, El Cuije, El Chocotorro, El Taliban, El Lucky, El Tlapa, El Chuta, El Chavita, El Kelín…
– ¿El Kelín sería Z-2?
– Sí.
– Y Z-3, ¿lo recuerdas?
– Sí. Una vez me regaló una botella de vino italiano.
Maurizio
Non contento di aver creato la propria pagina su Wikipedia, crea anche quella su Wikiquote, ove si riportano certe sue pregnanti affermazioni pronunciate la sera del 31 ottobre 2009, presso il Bar Lerici (di Picchianti Adamo).
Tiziana
Tutto maggio tra pelucchi e smog sotto un sole bianco postnucleare gli occhi arrossati la tosse secca in piazza Indipendenza Tiziana legge.
Giancarlo
– Brujas! Te e le tue amiche… Brujas! Hai capito? Brujas!
Pietro
“Ho provato a tenermi aggiornato, ma era impossibile.”
Francesco
– Ehilà Giordano! Come va? Non starai mica ancora cercando ostinatamente di sopravvivere? Ma dai!
Vassilj
È che,
se l’idea sarebbe quella
di rilassarsi,
cosa meglio di questa casa
di *********** –
quale “vacanza” può avere l’eco
di questo posto
dove si condensa,
nella sovrapposizione di mille oggetti,
nel solco tracciato da troppe consuetudini
tutte buone
un modo d’essere
che è il nostro;
(la beffa è che lo distingui bene
quando è vuota)
un tessuto di compromessi
tutti, diciamo, avveduti, e tuttavia
senza l’ombra di una morale,
di un moralismo;
un precipitato di abitudini e scelte
(e anche grazia: diciamolo;
e cultura, diciamo pure quello)
che va ben oltre
porcate quali famiglia focolare heimat:
è quello che io sono.
Vieri
Cerca su Internet informazioni su un libro che ha nell’altra stanza.
Massimiliano
ti ricordi amore, era bellissimo
(no che non ricordi, nel ’90 avevi tre anni)
andare come le mine, briachi mézzi
e mai, mai un frontale. Gli anni della formazione!
i birri fissi a ogni incrocio, ma noi
li uccellavamo con le nostre trovate grifagne;
gli anni della formazione, e infatti
oggi so distinguere un Hofmann da un “gattino”
o prendere a pedate un savinese.
Elsa
Mette i dati veri.
Diletta
– Ma te, ce l’hai qualcuno che ti sopporta? No, perché, per dire, io ce l’ho… Nulla di che, eh, ma c’ho questo ragazzo a Viterbo, un paio di amiche, una cugina che ogni tanto vedo… E te? No, per capire…
Gianni
Capisce di essere, per così dire, arrivato, un giorno in cui si scopre a scaldare il caffè in padella per non sbattersi a lavare una tazza.
Ofelia
Vorrebbe proprio farsi un giro (quant’è che non si fa un giro?), un giro col suo zaino e il suo taccuino, leggere vecchi romanzi sul treno e vedere qualcosa di strano in una città poco nota, e finir chiavata da qualcuno di casuale ma non meno che straordinario, il quale poi, pur dandosi ben da fare per mantenere un distante legame di poetica affezione, non scassi più di tanto le palle.
Salvador
“Vedi, mio giovane amico,” disse allora il Maestro, “la saggezza non è saper vedere il cielo stellato, ma saperlo vedere senza far cadere il bacile che tieni sul capo.”
Fu in quel momento che Salvador gli fracassò la bottiglia di Cuervo in quella sua testaccia bozzuta.
Lavinia
Quanta dignità!
Cibele
Sogna i morti per acqua, fa colazione con lo yogurt e i semi di canapa, di lino, di sesamo, legge venti pagine di un libro in francese prima di realizzare che è in francese, mette in borsa un taglierino per incidere sigle nel legno dei banchi della scuola dove oggi dovrà lavorare.
Fernando
Ci sono delle mattine in cui si sveglia e per qualche secondo, a volte fin quando non entra nella doccia, pensa che è stato tutto un sogno.
Sono belle, quelle mattine.
Non stufano mai i PP di Santoni e, anzi, sembrano sempre piu’ attuali. Ezio e’ il mio preferito, ma anche l’alter ego santoniano Vassilj e’ molte bello…
Forse questo codazzo infinito di PP continuera’ ad allungarsi e accompagnera’ il Nostro sino alla fine.
Secondo me sono le cose più belle che scrive. O almeno quelle che a me piacciono di più.
Vedo che il Gran Titolista Raos, messo alle strette dal divieto di usare il sottotitolo “il Sesto Senso”, ha dato il meglio di sé :)
(grazie)
attento però perchè già vedo profilarsi Il settimo sigillo o I sette samurai o I sette contro Tebe…
Cibele e P. i miei preferiti P. nella chiusa mi ha fatto pensare alla giacca di pelle di serpente di Sailor.
ok allora questi tre per l’anno prossimo glieli vietiamo da subito, al Raosse… vediamo cosa inventa ^__^ dà il meglio nelle avversità
non sai niente dell’asso nella manica… e non lo saprai certo da me! (segue emoticon incerottata)
(va da sé che per il 2014 l’ottavo nano e l’ottava meraviglia son già vietati ^_^)
[…] tristo mietitore, ma solitamente più gradito, ecco il consueto appuntamento annuale con il digest di Personaggi precari a cura di Nazione Indiana. E fanno sei. Like this:LikeBe the first to like this […]
– Ecco abbiamo bucato! lo sentivo che la ruota girava a balzelli.
– Eri tu che guidavi!
-Cibele mi piace- si legge in una lingua- si dimentica la lingua/
Leggere un libro in lingua straniera/ come nella lingua natale/
Frontiera di parole cancellata.
Paul/ la tranquillità del nome/ Paul con la certitudine, quando
scrivere è assenza di tranquillità/ Paul scrittore ovviamente.
Paul Eluard/ Paul Verlaine/ Paul Auster
Paul un nome che fa nascere lo scrittore.
Iacopo con il gemello, l’ombra, le terre doppie, coppia di soli.
Mi piace questa fantasia del pensiero.
Alice: essere straniera. Non discuto il senso della parola, mi fido.
Leggo la parola nella sua chiara simplicità, perché non conosco l’ombra della parola. Essere straniero nella lingua significa afferrare il senso concreto,
essenziale o credere la metafora, vera.
-Amo il mio nome quando sono chiamata in italiano- potrei dire il mio personnagio( personnange) precario.
mi piace che il pensiero delle “terre doppie” (quelle che sogna Iacopo erano prosaicamente quelle del gioco Magic) porti a così grandiose associazioni
*inchino a vv*
la preghiera di paolo è adorabile, “cioè, nel senso” che mette a nudo più umanità in tre parole d’un intero trattato di psicologia.
: )
ma tutte, quale più, quale meno. senza sottovalutare gesù cristo.
(ps: sei il fratello di artur scantini?)
no, ma mi piacerebbe esserlo di Artur(o) Belano