Da « Poemi umani » / « Poemas humanos »
Traduzione di Roberto Paoli*
Un uomo passa con un pane in spalla.
Posso scrivere dopo sul mio doppio?
Un altro si siede, si gratta, estrae un pidocchio dall’ascella, lo [ammazza.
Con che coraggio parlare di psicanalisi?
Un altro mi è entrato nel petto con un palo in mano.
Parlare poi di Socrate col medico?
Passa uno zoppo che dà il braccio ad un bimbo.
Posso leggere, dopo, André Breton?
Un altro ha freddo, tossisce, sputa sangue.
È ancor lecito un cenno all’Io profondo?
Un altro cerca nel fango bucce, noccioli.
Come scrivere poi sull’infinito?
Un muratore cade da un tetto, muore e non pranza più.
Innovare poi il tropo, la metafora?
Un commerciante ruba un grammo sul peso ad un cliente.
Parlare poi di quarta dimensione?
Un banchiere falsifica il bilancio.
Con che faccia poi piangere a teatro?
Un paria dorme col piede sul groppone.
Parlare poi a qualcuno di Picasso?
C’è chi singhiozza dietro a un funerale.
Come accedere dopo all’Accademia?
C’è chi in cucina spolvera un fucile.
Con che ardire parlare dell’al di là?
Chi passando fa i conti sulle dita.
Parlerò senza un grido del non-io?
*
Un hombre pasa con un pan al ombro
¿ Voy a escribir, después, sobre mi doble?
Otro se sienta, ráscase, extrae un piojo de su axila, mátalo
¿ Con qué valor hablar del psicoanálisis?
Otro ha entrado a mi pecho con un palo en la mano
¿ Hablar luego de Sócrates al medico
Un cojo pasa dando el brazo a un niño
¿Voy, después, a leer a André Bretón ?
Otro tiembla de frío, tose, esclupe sangre
¿Cabrá aludir jamás al Yo profundo?
Un albañil cae de un techo, muere y ya no almuerza
¿Innovar, muego, el tropo, la metáfora?
Un comerciante roba un gramo en el peso a un cliente
¿Hablar, después, de cuarta dimension?
Un banquero falsea su balance
¿Con qué cara llorar en el teatro?
Un paria duerme con el pie a la espalda
¿Hablar, después, a nadie de Picasso?
Alguien va en un entierro sollozando
¿Cómo luego ingresar a la Academia?
Alguien limpia un fusil en su cocina
¿Con qué valor hablar del más allá?
Alguien pasa contando con sus dedos
¿Cómo hablar del no-yó sin dar un grito?
*
Congedo nel ricordo di un addio
All’estremo, in fondo, da ultimo,
torno, son qui e finisco e, gemendovi, consegno
a voi la chiave, il cappello, questa letterina per tutti.
All’estremo della chiave c’è il metallo su cui apprendemmo
a sdorare l’oro e c’è in fondo
al mio cappello questo povero cervello mal pettinato
e, ultimo bicchiere di fumo, nel suo ruolo drammatico,
giace questo sogno pratico dell’anima.
Addio, fratelli san pietri,
eracliti, erasmi, spinoza!
Addio, tristi vescovi bolscevichi!
Addio, governanti in disordine!
Addio, vino che è nell’acqua come vino!
Addio, alcool che è nella pioggia!
Anche a te addio, dico a me stesso,
addio volo formale dei milligrammi!
Addio anche a te, allo stesso modo,
freddo del freddo e freddo del calore!
All’estremo, in fondo, da ultimo, la logica,
i confini del fuoco,
il congedo nel ricordo di quell’addio.
*
Despedida recordando un adiós
Al cabo, al fin, por último,
torno, volví y acábome y os gimo, dándoos
la llave, mi sombrero, esta cartita para todos.
Al cabo de la llave está el metal que aprendiéramos
a desdorar el oro, y está, al fin
de mi sombrero, este pobre cerebro mal peinado,
y, último vaso de humo, en su papel dramático,
yace este sueño práctico del alma.
¡Adiós, hermanos sans pedros,
héraclitos, erasmosa, espinozas!
¡Adiós, tristes obispos bolcheviques!
¡Adiós, gobernadorse en desorden!
¡Adiós, vino que está en el agua como vino!
¡Adiós, alcohol que está en la lluvia!
¡Adiós también, me digo a mí mismo,
adiós, vuelo formal de los milígramos!
¡También adiós, de modo identico,
frío del frío y frío del calor!
Al cabo, al fin, por último, la lógica,
los linderos del fuego,
la despedida recordando aquel adiós.
*
Intensità e altezza
Voglio scrivere, e mi vien fuori schiuma,
voglio dire moltissimo e m’ingolfo;
non v’è cifra parlata che non sia somma
non v’è piramide scritta senza nucleo.
Voglio scrivere, ma mi sento puma,
voglio l’alloro e invece incepollisco.
Non v’è tosse parlata che non si faccia bruma
non v’è dio né figlio di dio senza sviluppo.
Andiamo! Andiamo dunque a mangiar erba,
carne di pianto, frutta di lamento,
la nostra triste anima in conserva.
Andiamo! Andiamo! Io sono ferito;
andiamo a bere ciò che è già bevuto,
a fecondare, corvo, la tua corva.
*
Intensidad y altura
Quiero escribir, pero me sale espuma,
quiero decir muchísimo y me atollo;
no hay cifra hablada que no sea suma,
no hay pirámide escrita, sin cogollo.
Quiero escribir, pero me siento puma;
quiero laurearme, pero me encebollo.
No hay toz hablada, que no llegue a bruma,
no hay dios ni hijo de dios, sin desarrollo.
Vámonos, pues, por eso, a comer yerba,
carne de llanto, fruta de gemido,
nuestra alma melancólica en conserva.
Vámonos! Vámonos! Estoy herido;
vámonos a beber lo ya bebido,
vámonos, cuervo, a facundar tu cuerva.
————————————————————
César Vallejo, Opera poetica completa, II, Edizioni Accademia, Milano, 1976.
* Ho inserito qualche minima variante rispetto alla traduzione di Paoli.
Comments are closed.
Roberto Paoli era un valentissimo ispanoamericanista e un mio caro amico, grazie per averlo ricordato.
Veramente notevole!
grazie
:-)
Esistono traduzioni da parte di Giuliano Mesa, visto che spesso indugia sull’opera di Vallejo?
Si esistono, edite e inedite. Edite per la casa editrice Camera verde (www.lacameraverde.com); il volume è intitolato “Ninos del mondo” ed è tratto dal poema sulla Guerra di Spagna “Spagna, allontana da me questo calice”…
Grazie.