La cenere del corpo
di Franco Arminio
Il corpo non è un luogo da raggiungere
Forse questo mio pensare
sempre alla morte
forse viene da voi
da voi che siete donne
e prima di avere un’anima
avete un sindacato
che difende la vostra anima
e vi fa pensare che non sia giusto mischiare
Spinoza alle seghe sotto il tavolo
e vi fa pensare che il corpo sia un luogo
da raggiungere e non una preghiera
in cui si aggira un dio disoccupato.
Ogni volta dico basta
e poi vi cerco ancora:
quante parole ho sprecato
per mancare agli abbracci
a cui nemmeno pensavate.
Il fuoco d’artificio
La poesia è un tentativo di darsi un brivido
è come farsi un pompino da soli.
Ma non sei tu ad arrivare
arriva la poesia, se arriva,
ed è un fuoco d’artificio
fatto col tuo corpo:
fra poco raccoglieranno a terra
nel buio
la tua cenere.
Alle disamanti e alle disamorate
Avendo pensato tante volte di morire
e non è mai successo
mi chiedo com’è possibile
che uno si possa sbagliare tante volte
sul proprio corpo.
Avendo cercato tante volte un amore
e non è mai successo
mi chiedo com’è possibile
che uno possa sbagliarsi tante volte
sul vostro corpo.
(Immagine: Andrew Wyeth – Overflow)
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Un altro tassello del maschile.
(belle)
luogo e preghiera
può essere il corpo
se ascolti bene…
Senza commento
jc
L’ultima è la mia preferita. Si ascolta il vento della diseperazione. Il corpo come luogo della guerra solitaria, luogo della separazione tra i sessi, del fallimento.
Bellissima poesia, un’isola di tristezza, con orrizonte, un letto, oggetti di sensualtità abandonnati.
Sono belle perché Franco Arminio sa come scrivere. Ma a mio parere c’è un limite, almeno nelle poche cose che ho letto di questo autore, o forse un atteggiamento che non condivido. Arminio rimprovera sempre all’intero universo, che sia esso luogo, donna o l’uno nell’altro questo è ininfluente, il grande torto di averlo deluso, disilluso, ma non si chiede se o quanto lui abbia contribuito affinché questo accadesse. Scrive come se appartenesse ad un’altra progenie e condannato al vivere in un mondo che non gli appartiene. Al dubbio preferisce ridurre in cenere e dire poi che è quella a soffocarlo.
grazie
lisa
p.s bella anche la scelta dell’immagine che fa da contrasto alle poesie. In quel caso infatti è proprio la donna raffigurata, Helga, il suo corpo, a creare il filo di collegamento fra lo sguardo maschile, il suo disincanto e il mondo che lo circonda.
Quest’idea della poesia fatta con il corpo mi riesce nuova. Di solito si arriva a dire che la poesia è fatta di parole. Qui invece essa non è pensiero solamente ma qualcosa di più, che coincide con la vita stessa, mi pare.
“quante parole ho sprecato
per mancare agli abbracci
a cui nemmeno pensavate”
sottoscrivo.
(è corretto sottoscrivere dei versi?)
Condivido che questa sia anche una poesia fatta col proprio corpo, poco importa, anzi è ovvio parli la sua lingua.Che è maschile qui.
(ma non lo nasconde per nulla, con le idee dell’uno sugli altri, è così).
Nella prima con la sua prosodia e musica si sente tanto il verso, dappertutto c’è anche voglia di dichiarare, fare un poetica sul campo,
Maria Pia Quintavalla
Arminio, Arminio lei è il Rocco Scotellaro dell’irpinia direbbe un vecchio politico democristiano. Anzi dell’irpinia orientale ma non tanto lontano da Nusco.
L’immagine del pompino da soli di dannunziana memoria, mi imbarazza.
L’idea di maschile provocazione e della poesia che ‘viene’ mi fa pensare all’orgasmo-parola che soddisfa l’arrapamento del poeta.
Fisicità.
Ma è sublime?
credo di condividere molto il commento di l.s
Non sarà che qualche volta è Arminio a deludere gli altri esseri umani?
L’Arminio prosatore paesologo, che non a caso ama tanto Celati da averlo proposto per il Nobel, non lo conosco a fondo ma, per quel che ho letto su NI, non mi pare privo di lusinghe.
L’Arminio poeta qui rappresentato invece lo trovo debole. Va bene il lavoro di semplificazione, va bene abolire gli stilemi lirici, una certa idea alta della lingua letteraria (che peraltro è stata già demolita negli anni sessanta, e semmai i poeti venuti dopo hanno perversamente restaurato), ma qualcosa deve rimanere. Il famoso “scarto dalla norma”, sia essa linguistica, ritmica, immaginativa, sintattica persino. Qualcosa che meriti di esser letto, insomma. Qui sopra leggo “La poesia è un tentativo di darsi un brivido / è come farsi un pompino da soli” e penso che questo non è un distico icastico né una ardita dichiarazione di poetica né una reminiscenza allusiva né nient’altro, è solo una frase brutta e sciatta. E non è l’unica.
Senza offesa.
Concordo.
Magari alcune scelte linguistiche possono turbare, è vero, ma forse il nucleo della poesia di Arminio va accolto, va sentito, e basta, senza giudizio. E’ un grido da una parte di mondo, del suo.
Se le leggo e basta mi tolgono il fiato, se “analizzo”, mi turbano e intravedo quello che dicel.s.
Comunque, bellissime. Questo: “quante parole ho sprecato
per mancare agli abbracci
a cui nemmeno pensavate.” soprattutto.
Saluti.
Arminio sa scrivere anche poesie metricamente perfette e con maestria superbissima. Qui ci da quello che forse ritiene utile al momenticcio e sono cose che gli stupidi non capiscono.I folli possono capire la poesia, non gli stupidi.
Perché non si può dire “pompino”
in una poesia”?
lo avete letto il “cazzo tuberoso con le palle”
di Larkin?
Molti non amano le poesie,
ma le poesiole.
dopo un pompino
a volte mi asciugo alla meglio
ma non mi lavo.
e così il giorno dopo
ho un odore di sesso che mi piace.
vado a pisciare col piacere di sentire
tra le dita questo odore
e poi riprendo la solita litania
della mia vita.
questo giro solo risposte in versi…..
strappo ogni bandiera
non sto qui a fare la manutenzione
della mia carriera.
sono anormale
non sto annidato in me stesso.
sono un sabotatore universale.
*
Tratto le donne come la poesia:
l’assenza più presente che ci sia.
*
So fare versi in tutte le maniere
Ma poi lì so fare pure di testa mia
Senza la testa senza fantasia.
I grandi poeti sono sempre immensamente presuntuosi. F. Celine
Caro Arminio, per quanto mi riguarda, non è il tuo gesto compulsivo a scandalizzarmi, figuriamoci. Ho letto i tre testi infinite volte cercando dentro di me un brivido che non è venuto, una pur minima emozione di rimando. Nulla. Non te la prendere, io credo che tu abbia espresso dei pensieri in versi,tutto qui,ma non chiamatele Poesia.
saluti
jc
Il famoso “scarto dalla norma”, ma tu guarda cosa non si trova nei commenti di NI. C’è da compiacersi.
Concordo…
devo compulsivamente dire una cazzata: “il famoso scarto della norma” è pure una macchina parcheggiata in doppia fila?
Un’esemplificazione da manuale su quali siano i limiti della condivisibilità in fatto di estetica. In tal senso, il titolo “la cenere del corpo” mi sembra altamente simbolico dell’unanimità impossibile: sono semplicemente i corpi (i loro divergenti percorsi) a dividere. Hanno quindi “ragione” tanto i pro quanto i contro.
@Tash only: sul tuo blog poni domande che non sembrano retoriche. Perché non riapri ai commenti? Mica saresti obbligato a “gestirli”. Ciao
Cara Catalano si legga di Arminio il “Viaggio nel cratere” o “Il circo dell’ipocondria.
E poi ne parliamo.
Io sono quasi innamorata di Arminio per quello che fa in Irpinia. Qui è solo letteratura.
Ma dove sono i critici letterari? Dov’è che qualcuno fa i nomi di chi vale e chi non vale?
Caro dorigo seguirò con piacere il suo consiglio se mi da qualche coordinata tipo casa editrice .Il mio parere riguardava esclusivamente i testi di cui sopra.
cordiali saluti
jolanda
Se leggo Il libro dell’Inquietudine, solo per un esempio, del buon Pessoa, penso a quanti “pompini” devono fare i nostri depressi e autocompiacenti amatori di parole.
circo dell’ipocondria, edizioni le lettere.
viaggio nel cratere, sironi editore.
Arminio non sa gestirsi. Diffonde in maniera disordinata i suoi testi. Ha troppa fretta. Non sa aspettare. Ma chi arriva a quelli giusti non lo lascia più.
Grazie
jc
Il libro dell’inquietudine di Bernando Soares, Fernando Pessoa nella collana Universale Economica Feltrinelli. Hi.
Strano vederlo in questo posto a inseguire gente che non conosce.
Perché lo fa? Questo è un mistero, vero? Perché uno scrittore, uno dei pochi in circolazione, appare come un miserabile? Perché? Perchè? Perché?
Lui è già fortunato. In altri tempi quelli come lui li uccidevano. Adesso hanno capito che non ce n’è bisogno. Nel mondo comandano sempre gli stessi: i preti e gli stronzi.
@fazi
in altri tempi uccidevano quelli come arminio?
e perché?
@elio-c
grazie per l’attenzione.
i commenti restano chiusi perché mi deprimevano.
Quanto ego per un pompino.
Per quanto siano poesie carinissime.
A.
E’ la vita bruciando nella poesia, il sesso a fior di dolore, un grido del momento. Vedo poesia nello slancio verso il desiderio. Capisco molto l’atto di scrivere nel sospiro.
Vorrei scrivere del nocciolo del sesso. La più bella scrittura erotica viene del sentimento del morire, del centro foculare cezleste di corpo.
Del resto Franco Arminio è un autore che canta il sale della terra, l’ancorare della terra, il murmuro del popolo irpinio, la sua soria d’amore e di lutto con la frattura della terra e della politica, una linea di fuoco e di cenere…
I coraggiosi li hanno sempre ammazzati o si sono sfracellati contro le lance dei vili. Comunque qui non si hanno gli elementi sufficienti per giudicare.
una cosa è certa…
Arminio ha molti amici.
@Maria: lei dia dello stupido a qualcun altro, prego, qui non è posto per insulti. Io concordo pienamente con l’opinione di Weber, Catalano e altri, s’intende su questo post, non sull’intera opera di Arminio, né, tanto meno ovviamente, su di lui come persona.
Nessuno litiga per la poesia.
Io sono pronta.
Questione di temperatura
la poesia.
Questione difficile.
Sempre per pochissimi.
mandiamo in giro parole
come fossero bamboline
e quando arrivano agli altri
non sappiamo se piangono
o sorridono.
di certo tante parole in giro
non si erano mai viste
e il mondo non è mai stato così triste.
solo l’amore non è triste…
certe volte voglio scrivere per forza
in modo del tutto innaturale
come se un morto
volesse camminare.
io solo l’amore cerco
e solo l’amore mi è negato
dal cuore che a me stesso
mi tiene incatenato.
Chi troppo l’amore cerca
è ovvio non sa amare
poichè l’amore si dona
a chi lo sa donare
Cara Catalano
vede quanto è brutta la sua quartina
rispetto a quella di Arminio.
Moralistica e senza musica.
Dunque la poesia esiste e possono farla in pochi.
@ maria, che dice
“Arminio sa scrivere anche poesie metricamente perfette e con maestria superbissima. Qui ci da quello che forse ritiene utile al momenticcio e sono cose che gli stupidi non capiscono.I folli possono capire la poesia, non gli stupidi”.
Io non volevo offendere nessuno, solo esprimere un parere, ma i temperamenti sanguigni sono pure i benvenuti. Essendo di mio un tipo meno precipitoso, osservo che non ne ho mai fatto una questione essenzialmente formale. Il fatto cioé che Arminio sappia scrivere, come lei afferma, secondo regole da manuale, di nuovo per me non significa niente. Quante migliaia di perfetti sonetti e canzoni in otto secoli di poesia italiana son stati scritti ed erano perfettamente inutili e noiosi, buoni solo per il cestino? Non sono le cesure a posto o le sillabe contate né gli iperbati o le paronomasie o i polittoti che io cerco, gentile maria, e giuro non sto ironizzando.
Si può comporre una poesia tecnicamente perfetta (ma quanto ardita!) e colmarla di un dolore quasi insostenibile, come fa Leopardi in “A se stesso”, si può scrivere una poesia di assoluta economicità di mezzi eppure folgorare con l’immaginazione e il pensiero, come fa certo Montale in “Xenia”, si può esser filosofi e visionari con parole semplici, come faceva Magrelli a vent’anni con “Ora serrata retinae”, si può essere fluviali e dottissimi ma sulfurei e scandalosi come Sanguineti con “Laborintus”, o comici e grotteschi e osceni e irriverenti e serissimi come sapeva fare il grande Alfredo Giuliani, che se ne è andato da poco quasi dimenticato, e si può essere irripetibilmente geniali in quattro versi per bambini come Scialoja, o comporre poemi incomprensibili e possenti come Cacciatore. Si può fare grande poesia sonora nudi in una cucina di Molino di Bazzano percuotendosi la pancia come un solenne Re Ubu emiliano, o convogliando tutti i saperi e tutte le lingue in un crogiuolo denso come la biblioteca di Babele da un paesotto veneto che si chiama Pieve di Soligo. Si può scrivere dell’incanto di un mare e di un marinaio in poche parole, come faceva Penna, o fare della pittura un’arte di parole come sapeva il giovane Soffici dei “Chimismi lirici”.
Per favore, mi risparmi la sciocchezza adolescenziale che la poesia la comprendono solo i folli. Dino Campana era sanissimo, e lo hanno messo in manicomio a marcire, ma lì con gli elettroshock non ha migliorato i Canti Orfici. Nietzsche nel suo giardino lo mostravano come un fenomeno da baraccone, quegli avvoltoi dei suoi familiari. I suoi libri giganteschi erano figli di un uomo intero, non di quella larva. Maupassant corroso dalla sifilide avrebbe tanto voluto tornare a scrivere racconti e romanzi, altro che starsene a piantar arbusti nel giardino di un ospedale. La Rosselli era un genio, non era una matta, e i suoi lapsus erano esattamente voluti, mica degli errori d’ignoranza o di sconnessione. Anzi, qualcuno dovrebbe spiegare a quell’altra che si spaccia per poetessa, che non basta aver subito degli elettroshock per saper fare poesia. Può far versi, e molti altri come lei. Ma spesso verso è sinonimo di rumore indistinto e fastidioso.
Caro mario biondi
la mia quartina estemporanea sarà anche brutta,quella di arminio è patetica ma su una cosa le do ragione : la poesia esiste e non è per tutti.
E’ solo per i poeti.
riverenze
jc
E poi il poeta come morto che si mette a camminare…. Arminio butta queste cose così dove nessune se ne accorge
Signori, meno pettegolezzi sui pompini. O no?
la poesia è patos
addomesticato
tigre in una nuvola
ghiaccio dentro il fegato.
la poesia comincia tardi
e finisce presto
prima e dopo
noi ci dediichiamo al resto.
variante
la poesia comincia tardi
e finisce presto
e se comincia presto
finisce prestissimo.
caro weber
la tua rassegna di eccellenze poetiche
vede compreso anche un mio caro amico come magrelli e questo mi fa piacere. tuttavia trovo che lei tracci strade già segnate. il problema è indivudare la poesia adesso, nella massa degli scriventi.
se lei avesse letto i miei testi nella collana bianca einaudi e non qui, ammassati ad altre scritture, forse avrebbe avuto un’altra reazione.
Io sola cerco l’amore,
in una notte di insonnia,
cammino senza scarpe
la pelle in sangue
capisco il senza amore
il deserto,
l’amore si dà ma il silenzio c’è.
Non concordo con Jolanda
@ franco arminio
la ringrazio della risposta personale e del tono cordiale. Sono d’accordo che si tratta di strade già segnate, e anche che sia più facile riconoscere le eccellenze canonizzate rispetto alle novità.
Io comunque – lo ribadisco – non ho mai inteso criticare in toto la sua produzione poetica, che non conosco così a fondo, soltanto esprimere una critica su alcune delle cose che ho letto qui. Al contrario, ho molto aprrezato alcune sue prose, sempre su Nazione Indiana.
Può darsi, glielo concedo, che il “rumore di fondo” dei commenti di NI vada a discapito della qualità del suo lavoro, tuttavia – mi permetta – non crede anche lei che una veste (e una sede editoriale) così illustre come la collana bianca einaudi sortiscano o possano, al limite, sortire, l’effetto uguale e contrario? Cioè se davvero qui le sue poesie sembrano valere meno per colpa del contesto, là non sembreranno valere di più?
Io credo che un lettore di poesia dovrebbe saper discernere la suggestione del packaging dal contenuto di verità (per dirla con benjamin), anche quando il packaging einaudi di fatto significa, e lo so bene, che un autorevole comitato di lettura ha raggiunto l’accordo sulla bontà della raccolta, ed è quindi garanzia non da poco.
In ogni caso, siamo qui solo per scambiarci idee, e io sono contento che lei lo abbia voluto fare con me.
E’ già così imbarazzante dire che delle poesie non piacciono.
Il “sindacato che difende la mia anima” me lo vieta.
Comunque c’è modo e modo.
Uno curiale del tipo “sono testi non molto vicini alla mia sensibilità”.
Un’altro circostanziato: “Li trovo venati da una leggerissima punta di misoginia inconscia.”
Ma dirlo in nome dei parametri della “vera poesia” lo è ancora di più.
Fa supporre, è qui assi erroneamente, nel caso specifico, di detenerli in eclusiva.
C’è modo e modo anche di difendere e difendersi dalle critiche.
Non a colpi di ma tocca leggersi tutta l’altra opera poetica e per di più
“se lei avesse letto i miei testi nella collana bianca einaudi e non qui, ammassati ad altre scritture, forse avrebbe avuto un’altra reazione.”
Viene un po’ da ridere. Ma ridere fa bene.
@Veronique
Carissima,dolce Veronique,mi aspettavo il tuo dissenso al mio dire. I tuoi commenti quasi sempre teneri e positivi,versatili e immersi in una magica atmosfera da sogno, fanno di te una lettrice attenta. Però,si,c’è un però. Ciò che ci differenzia,credo, è la nostra personalissima percezione e delle cose e delle persone. Ci sono persone con le quali io non riesco a entrare in sintonia vuoi perchè non le conosco bene e quindi non mi fido, vuoi perchè si pongono, sempre dal mio punto di vista,un tono più su rispetto agli altri. Di conseguenza anche alcune loro pagine riflettono il loro essere. Per quanto riguarda l’amore,ho scritto quella quartina di getto, ovviamente non è il nio modo di fare poesia, solo perchè mi ero alquanto stufata delle lagne di Arminio su tale argomento. E in un altro post voleva morire, adesso cerca l’amore, ma non tanto perchè lo cerca, ma per il modo patetico con cui si è espresso. Pur comprendendo che questa è sicuramente una delle tante facce del poliedrico Arminio, io non amo la reiterata commiserazione di se stessi in luogo pubblico. Posso comprendere il silenzio,il deserto di cui parli Veronique, il bisogno d’amore che procura insonnia, ma credo veramente che se siamo disposti ad aprirci, a consegnarci alla vita, a non rintanarci nel nostro io, forse questa apertura prima o poi allargherà le braccia per accogliere quel sentimento così agognato. Credimi quando dico che ti comprendo più di quanto tu possa immaginare.
Caramente
jolanda
Non credevo che i pappagalli sapessero anche scrivere!
Cara Jolanda,
Ho letto attenta il messaggio, leggendo tra le margine. C’è un abbracio al mondo nella tua scrittura, una grazia generosa, una sensibilità segreta.
Franco Arminio mi tocca. La sua voce si alza dalla frontera dell’intimo, slancio coraggioso. La trova bella questa parola orlata, albeggiando.
Per Grazia, le donne evocano la vita del corpo, il sole interiore che fa il sesso femminile, il senso dell’infinito nel abbandono.
Anche gli uomini possono parlare dello sperme, dello schizzo sublime, della luce interiore che si dà.
Il sentimento religioso a accogliere la grazia liquida, espressione di una vita che esplode. Allora che la grazia femminile è tutta nascondita, un fiore prigioniero.
Non ho capito cosa non vada nel “contesto” Nazione Indiana. Scusate se mi permetto di intervenire. La poesia di Arminio, a mio modo di vedere, anche questa volta dimostra di essere viva, “sporca”, fuori dai canoni. Io amo di più l’Arminio poeta, invece, che parla della sua carne e del suo sangue senza mediazioni proprio attraverso il “medium” – scusate il bisticcio – più mediato, la poesia. La sua attività di prosatore mi interessa di meno, trovo che a volte sia troppo autoindulgente. In poesia le sue ossessioni ci arrivano a volte come uno schiaffo salutare, che ce lo fa sentire vicino.
Questo “contesto” è importante: qui Arminio – e chiunque altro si affacci a queste immateriali pagine web – può discutere direttamente con i lettori. E non è un caso che proprio quando entra in ballo lui, con la sua poesia, ci siano così tanti commenti, quasi ci si trovasse di fronte a un breve saggio d’attualità.
Perdonami, perdonami ti prego! Chiedo umilmente perdono di avere copiato le tue parole, ma esse erano in tal guisa entrate dentro di me che mi sembravano mie. Ho stampato la tua quartina e l’ho appesa sulla mia scrivania con le puntine da disegno. Quando sono triste la rileggo e un raggio di sole entra dalla finestra del mio cuore.
voi giusto se vi si prende a schiaffi sentite qualcosa.
p.s. non è scrivendo pagine di filastrocche insulse che si arriva a un breve saggio d’attualità.
Scusa, ma con chi ce l’hai?
ma con tutti, che domande.
Caro Franz, per me non c’è nulla che non vada nel “contesto” Nazione Indiana che ospita post e commenti in modo superbo.Però un autore non dovrebbe risentirsi come fa Armio se qualcosa di suo non arriva come lui vorrebbe. Nulla è più soggettivo,nella fruizione,della poesia. Io amo in modo spropositato Neruda, ma non amo tutto di Neruda.Io non mi offenderei se qualcuno mi dicesse che alcuni miei testi o tutti fanno pena. Penserei semplicemente che ognuno ha un gusto personale,dunque non tenterei di impormi come invece fa Arminio. Tutto qui.
Un caro saluto
jolanda
A me Arminio piace di più qualora “si affacci a queste immateriali pagine web”, che delicata espressione… poesia pura anche questa, me lo sento più vicino vicino.
su un numero dedidato alla poesia mondiale di una famosa rivista americana di poesia (fascicle) ci sono solo due poeti italiani: Zanzotto e Arminio.
su un’antologia recente della poesia campana non ci sono.
sarebbe lungo indagare i meccanismi che regolano la circolazione dei versi. nazione indiana è importante perché mi permette di sondare l’effetto di testi fatti un’ora prima. ma è chiaro che la poesia si vede sempre sui tempi lunghi.
di sicuro non si può dire che io sia uno che occupa una posizione nella società letteraria superiore ai miei meriti, per il fatto semplice che io non occupo alcuna posizione.
“Io non mi offenderei se qualcuno mi dicesse che alcuni miei testi o tutti fanno pena.”
Brava, così si fa.
E chi mai poi si permetterebbe?
Tu sei una luce nella notte.
Un faro nella nebbia.
“sondare l’effetto di testi fatti un’ora”
Siamo onorati di essere cavie!
E’ cosi poetico essere cavie poetiche.
caro franz
hai capito benissimo.
per me certe poesie hanno proprio l’ambizione di voler dire quacosa sull’oggi, come se fossero frammenti di un saggio inpossibile su un presente che ci scoppia ogni giorno tra le mani. molti leggono con un’anima vecchia pensando a un mondo vecchio. si fanno belle poesie e belle prose, ma non c’entrano nulla con quello che noi siamo adesso e con quello che è il mondo adesso.
questa è la faccenda da cui sono infiammato.
Queste voliere aperte….
Ovviamente le voliere erano per i pappagalli.
a me mi viene un pò da ridere, scusate….
Mah, se c’è uno che non se la prende e interagisce sempre è proprio Arminio.
A diffrenza di altri che non rispondono mai ai commenti o solo agli amici o in tono piccato al dissenso, lui è sempre stato qui, sui commenti ai suoi post, e anche piuttosto nudo.
(questa risposta è a chi ha detto che se la prende, ma adesso non vedo più il commento, forse ho le traveggole)
ALcor,
Esatto e ben detto.
chi affronta la scrittura, è nudo, fragile.
la troppa confidenza diventa malacreanza. questo si dice al mio paese.
io sono impaziente e sono anche permaloso, ma qui direi che sono fin troppo tollerante. e comunque ognuno fa quello quello che può e sarebbe bene che dicesse ciò che può dire.
oggi la poesia è stata miseramente estromessa da ogni forma di dibattito pubblico, sembra una mania privata e basta.
io combatto, cerco di riporta la poesia nel dialogo tra le persone.
è un’impresa impossibile e che non garantisce neppure i pompini (per tornare al tema da cui siamo partiti)
grazie ad alcor per aver riconosciuto il mio mostrarmi senza veli e aloni di cui tanti autori del cazzo ancora si circondano nella provinciale italietta.
vedo adesso anche il post di veronique.
sarà perché vive in francia
ma trovo in lei una misura mirabile.
qui non ci paga nessuno. e una certa strisciante antipatia per chi scrive le cose più belle è semplicemente una forma di stupidità.
ma non è solo una questione della letteratura. a tutti i livelli in italia impera la dittatura degli stronzi, a partire dal signor b.
Un viaggiatore di terra intima
scrive a profumo di terra
nel frammento
strappato
alla paura del silenzio
un ramo di nudità
assale il brivido soriano.
Franco Arminio è un viaggiatore poeta.
A me sembra che Franco Arminio abbia chiarito un po’ di cose in questi ultimi commenti. Forse più che con quelli in versi dati in risposta, che potevano essere percepiti come una non disposizione al dialogo, da qui forse alcuni fraintendimenti.
Non credo comunque che si possa fare una questione di contesto, perchè la vera lettura avviene sempre fuori dalle pagine, carta o virtuale che siano, ed è lì che ognuno la percepisce o meno come espressione del suo oggi.
grazie
lisa
Sono d’accordo alla lettera con franz. In quanto alle diatribe sulla poesia e sui poeti, se non si riesce a esser d’accordo sulla narrativa figuriamoci sulla poesia. Per esempio, per Moravia il miglior poeta era Pasolini.
una certa strisciante antipatia per chi scrive le cose più belle
apprezzo in assoluto la pacatezza delle risposte
l’unico modo per neutralizzarne le cause quasi sempre esclusivamente psichiche (di tale antipatia)
lo prendo come insegnamento
[Se una qualsiasi la qualunque mi avesse detto che i miei versi sono patetici avrei risposto con meno eleganza. Sbagliando. Ovviamente.]
Carissimo/a così e come ti chiami, ti ricordo che un paio di commenti più in alto te la ridevi di gusto. Ora se intendi sobillare scintille ti dico che la tua provocazione non tiene, non con me almeno.
un saluto carissimo
jolanda
“una qualsiasi la qualunque”, ma così&come, ti prego!
Quanto al tema del thread, apprezzo anch’io ovviamente la pacatezza di Arminio, di cui però continuo a, letteralmente, non capire frasi come “è un’impresa impossibile e che non garantisce neppure i pompini (per tornare al tema da cui siamo partiti)” di uno degli ultimi commenti. L’impresa impossibile e riportare la poesia nel dialogo con le persone. Mah!
è riportare, scusate.
“è un’impresa impossibile e che non garantisce neppure i pompini”
almeno c’è qualcuno che serenamente enuncia uno degli scopi principali della poesia (e pure della prosa) e non solo.
soldi pochi ma qualche pompino arriva.
ai reading di poesia lo si vede bene lo sguardo che il giovane poeta si lancia attorno appena giunto al microfono, uno sguardo veloce ma sufficientemente analitico, teso a raccogliere il dato di base della serata: c’è fica stasera?
poi naturalmente inizia il suo stucchevole show di parole non-comprensibili, dette con intonazione atteggiata a cantilena, oppure troppo velocemente, o, al contrario, lento lento, perché si capisca che quelle non sono parole normali, ma parole di poesia.
finita la lettura tu te ne andresti agli antipodi da quel poeta, cambierai marciapiede nell’incontrarlo per strada, eppure in sala c’è chi non la pensa come te ed è da lì che arriveranno, se arriveranno, i pompini per lui.
potenza delle parole, come al solito.
ricordiamoci sempre che la fica è poesia.
saluti,
rs
Ricordiamoci sempre che il fallo è poesia.
E siamo tutti contenti e d’accordo. Viva l’amore, no? :-)
e vive la difference!
Arminio non è per questi tempi e questi tempi non sono per Arminio.
Un mistico disordinato, pullulante di paure e di slanci in un mondo morto.
Oggi uno se è grande, se è grande come lui non può che tremare e lui trema trema trema trema trema trema trema trema sempre