Colazione al Fiorucci Store (Milano)
di Gemma Gaetani
I thought I was someone else, someone good
Lou Reed
1. Dopo il primo bacio in discoteca, venti minuti che lo conoscevo, tre rum e coca che avevo bevuto, le affinità elettive percepite, tra le reciproche salivazioni.
La mia più grande fantasia erotica
è che qualcuno di cui mi innamori,
per una magica alchimia robotica,
anche di me. Così. Lui si innamori.
Che si cominci con quel colpo, il fulmine
che, mi ricordo, ti divide in due,
e uno di fronte all’altro appare il limine
da definire, con le mani sue,
le mie, che sono gli occhi e poi le labbra
e tutto il resto in quella confusione:
sono una troia. Accarezzo la glabra
mia anima pensando a questo sogno,
immaginando la realizzazione
del segreto di cui più mi vergogno.
2. Dopo la prima buca che mi ha dato, dopo una settimana di sms, in un altro locale – senza lui (dove sapevo non sarebbe stato, perché era al Tartaruga su a Como).
Vorrei incontrarti dopo una serata
passata da puttana patentata
a bere ballare, fusa dentro un niente
che mi consuma, io indifferente,
a tutte le attenzioni non richieste
(come accade sempre in queste feste
che celebrano mascara e sudore,
cioé l’esatto contrario dell’amore),
vorrei che tu apparissi e mi prendessi
che mi portassi via anche da me stessa
appoggiarmi al tuo braccio palestrato
abbracciare il tuo petto radicato
salire sulla tua BMW
pensare che non mi lascerai più.
3. Dopo che poi l’abbiamo infine fatto, la prima volta che ci siam rivisti, che ho potuto scoprire che era vero, che aveva un vero e nuovo BMW.
Io per te potrei anche buttare
i miei anfibi bordeaux Doctor Marten’s,
smetterla con le menate amare
sulla mia alterità, i cd di Mertens,
l’opera omnia che ho di Pasolini,
mettere insomma, via, la testa a posto
se dici che faremo dei bambini
che andremo poi a Disneyland a agosto
potrei imparare a cucinare vero
ed impegnarmi a non fumare più
se il tuo amore concreto è sincero
se quello che mi salverà sei tu
potrei passare anche sopra al fatto
che non sai che su “so” non ci va affatto
l’accento. E’ un baratto:
io cambierò per te come già Diana
per Carlo, della fonte desadiana
della mia sovrumana
capacità amatoria non saprai,
che è la prima volta penserai
quando ingoierò i gai
tuoi spruzzi in me di amore non poetico,
né citerò Rocco a rimando estetico
del tuo talento erotico
(potresti prendermi per una troia,
non un’intellettuale), la gioia
mai tirerà le cuoia:
ti stirerò i boxer di Cavalli,
a Natale mi comprerai i cristalli
Swaroski e i libri gialli
in onore della mia laurea in Lettere
(imparerò a leggerli senza smettere
mentre tu sarai a flettere
i tuoi muscoli floridi in palestra),
valuterò l’idea del voto a destra
girando la minestra
aspettando che torni dal lavoro
e rimirando il luccichio dell’oro
(versando il pomodoro
nel paiolo) e del diamante Cartier
che tu mi avrai donato a Montpellier
chiedendo al sommelier
di metterlo nel calice già pieno.
Tu sarai per me come Teddy Reno,
arriverà il sereno
e non se ne andrà più perché legato
a un amore a tasso controllato
dormirò sul passato
come dice Tiziano Ferro in Cento-
undici, anche tu sarai contento,
la fossetta sul mento
che hai non mi stancherà mai, no, mai
affronteremo insieme gioie e guai
non finirà giammai
tra me e te, e se accadesse infine
(nonostante il fatto che le tendine
di tutte e due le cucine
delle tue due case di proprietà
le avrò cucite a mano in taffettà)
che invece finirà,
anche, stavolta, allora vorrà dire
che con gli uomini la devo finire.
Ma non sarà morire:
coi soldi del divorzio io potrò
infine fare quello che vorrò
e quindi lotterò
per questa storia neanche cominciata
e spero che non sia una cantonata
un’unica scopata:
perché io a te ti amo veramente
poiché di me non puoi capire niente.
Viaggia insieme a me
Io ti guiderò
E tutto ciò che so t’ insegnerò
Finché arriverà il giorno in cui
Tu riuscirai a fare a meno di me (x3)
Viaggia insieme a me
Io ti guiderò
E tutto ciò che so t’insegnerò
Finchè arriverà il giorno in cui…
Eiffel 65
4. L’epilogo, ben più che prevedibile.
Non eri neanche tu il mio salvatore.
Confesso, mi ha deluso la dinamica:
non rispondere al cellu… Ma il mio cuore
ha ormai un’etica tecno-meccanica.
Cancello il numero e tutti i messaggi
per fare posto a un altro candidato.
Mi sforzo molto, sai? Quei pochi assaggi
mi avevano davvero innamorato.
Ma oggi è lunedì e tra cinque giorni
sarò di nuovo in pista e con maggiore
esperienza. Spero che tu non torni,
devo archiviarti mio malgrado, è il samsara,
che tu non sai cos’è, mio ex amore,
e forse è meglio: sapere è una tara:
Mi chiedo ancora che ci faccio qui
Non ci sto dentro più
E mi chiedo come mai
Almeno tu che vai piano
Resisterai ma io no
E penso d’intuire che fine faro
Se non cambiassi idea
So che mi pentirei…Ah!
Mi conosco, mi pentirei
E mai più ci cascherò
Se non mi trovo bene
Me ne torno a casa mia
Ma cosa vuoi che sia… Ah!
Oppure in cerca di compagnia
Qualche socia troverò
Che sa dove andare a scavare
Per tirarmi dentro e non mi fermerò
Anche se la storia finirà
Cosa fare devo uscire
Me ne devo andare
E da laggiú non lo so ma
Sento un basso che va
E ho voglia di dance all night
Di dance all night
E di non fermarmi mai
Di dance all night
E ballerò…
E ho voglia di dance all night
Di dance all night
E di non fermarmi mai
Di dance all night
E ballerò…
E allora che cos’é che conta ormai
Il quieto vivere oppure come stai
Comunque una risposta io ce l’avrei
Ah… ce l’avrei
E credo che la strada
Sappia esattamente chi sei e chi
Nel letto stanotte vorrai
Con chi ti strofinerai
E mai più ci cascherò
Se non mi trovo bene
Me ne torno a casa mia
Ma cosa vuoi che sia…Ah!
Oppure in cerca di campagnia
Qualche socia troverò
Che sa dove andare a scavare
Per tirarmi dentro e non mi fermerò
Anche se la storia finirà
Cosa fare devo uscire
Me ne devo andare
E da laggiú non lo so ma
Sento un basso che va
E ho voglia di dance all night
Di dance all night
E di non fermarmi mai
Di dance all night
E ballerò…
E ho voglia di dance all night
Di dance all night
E di non fermarmi mai
Di dance all night
E ballerò…
Last night a Dj saved my life
Singing: “Ah Ah Ah Ah Staying alive”
Cause you make me feel
That’s the way a-ha a-ha I like it
Ho voglia di dance all night
Last night a Dj saved my life
Singing: “Ah Ah Ah Ah Staying alive”
Cause you make me feel
That’s the way a-ha a-ha I like it
Ho voglia di dance all night
Last night a Dj saved my life
Singing: “Ah Ah Ah Ah Staying alive”
Cause you make me feel
That’s the way a-ha a-ha I like it
Ho voglia di dance all night
Last night a Dj saved my life
Singing: “Ah Ah Ah Ah Staying alive”
Cause you make me feel
That’s the way a-ha a-ha I like it
Ho voglia di dance all night
Eiffel 65
(Mia nonna dice chi cerca trova
ma chi non trova
cerca troppo e a forza di cercare cade giù
Tiziano Ferro)
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quando il linguaggio di una nazione si atrofizza, la nazione (indiana)decade.
postando le poesie di gemma gaetani non succede.
non commentandole succede.
altre possibilità le trovate:
http://www.sparajurij.com/tapes/situazioni/lab_gemma.htm
il non commento nasce anche dal meccanismo fondamentalmente scomodo di inserire (e leggere) commenti su nazione indiana. la poesia in questione mi ha dato molto da pensare, perché riesce a centrare un obiettivo verso il quale il laboratorio bib(h)icante da qualche anno a questa parte sta lavorando, ovvero una poesia ‘pop’ vista dal di fuori, senza trasfert dell’io narrante o cose del genere. i meccanismi poetici sono molto intelligenti e talvolta francamente divertenti (l’idea della citazione dotta di tiziano ferro). gli unici dubbi che ho sono due, uno di natura semplicemente meccanica (le rime a fine verso), e l’altro di natura più personale. ovvero, quello del pubblico e della godibilità del pezzo. una volta capito il gioco, il meccanismo, che è necessario capire per godere del pezzo, ecco che il pezzo stesso ha finito la sua carica. cioé, semplicemente, da lettore leggerei un libro di poesie ‘pop’ di questo tipo? il gioco non sarebbe troppo scoperto tanto da sembrare un prodotto preparato a tavolino? io temo che -come alcuni videogiochi- questa lirica sia furba e affascinante, ma poco longeva nelle partite successive.
Oh, poi sono solo impressioni, eh.
f.
gemma, sai dare emozioni.il resto è chiacchiera.
ciao.
Il senso dell’operazione era attualizzare, italianizzare, “trashizzare” in maniera compartecipata e non snob, il film “Colazione da Tiffany”, utilizzando riferimenti a una realtà che oltreché contemporanea e riconoscibile e che necessariamente doveva essere “pop” e “umile”, è anche mia (Milano, i riferimenti musicali e “culturali”, una Holly poetica, invece di quella filmica, la cui alterità e fragilità sono più il “sapere”, in ogni senso, morale e culturale, che non il “dolore”. E che infine non viene, diversamente dal film, “salvata” da nessuno. Lo scioglimento di tutto il percorso è nei versi degli Eiffel 65, “last night a dj saved my life / singing: “Ah-Ah-Ah Staying alive” e in quelli ipersemplici ma lapidari di Tiziano Ferro). La strutturazione in capitoli era necessaria a tenere il tempo del racconto, come gli inserti musicali, che in una versione sonora dello scritto rendono molto di più. La scelta dei sonetti (e quindi delle rime!), con la variante carducciana del terzo, è dovuto al fatto che io scrivo quasi solo in metrica tradizionale.
Nelle mie intenzioni, e anche nella realizzazione, c’è molta emotività ed emozione, drammaticità, seppure ironica, non tanto uno studio a tavolino di una confezione che colpisse.
Grazie della lettura e degli spunti di riflessione, grazie.
probabilmente il fatto che io non abbia mai visto colazione da tiffany ha inciso nella mia incomprensione. ecco, invece la drammaticità intesa come partecipazione dell’autrice non la riesco a leggere: piuttosto l’avevo interpretata come una parodizzazione.
grazie per la risposta, un saluto.
f.
Intendevo drammaticità della protagonista, del film come dei miei versi. E’ un personaggio drammatico, disperato. Che cerca nei posti sbagliati e dalle persone sbagliate una cosa sbagliata: essere altro da sé, attraverso un uomo che la “salvi” dalla condanna e dal disadattamento che subisce nell’essere (stata) se stessa. Nel film la protagonista è bellissima e ha sofferto infinitamente nella sua infanzia, motivo per cui crede che la riappacificazione, col mondo e con se stessa, possa avvenire sposando un uomo ricco che la protegga per sempre. In realtà, poiché ciò che lascia trapelare di sé è solo la sua bellezza, è completamente esposta all’uso e al riuso di questi uomini che, quando lei ne avrà bisogno, non ci saranno. (Il film finisce che l’unico che c’è, è un poveraccio come lei, che però la ama davvero. E anche lei ama lui. E via con l’happy end. Nella mia “versione” volevo che lei si “salvasse” da sola, come cantano appunto gli Eiffel 65.) Attualizzarla significava anche trasportare queste differenze diametrali su un piano più contemporaneo, quindi lei diventa una povera ma colta che cerca in discoteca (e non nel mondo del cinema, come nel film) un “candidato” per il suo – errato – progetto. Che è ricco, ma incolto. E, come nel film, questo è quello che in qualche modo sembra garantirle la promessa dell’emancipazione da quello che è, in realtà irrimediabilmente, intimamente. Il palleggio continuo tra elementi culturali di lei ed elementi oggettuali di lui, è parodistico sì, ma anche oggettivo e necessario. Nel film ancora, lei sostiene che Tiffany, la gioielleria di New York, è l’unico luogo al mondo dove niente di brutto può succedere. Ho pensato che il Fiorucci Store di Milano non potesse essere che l’unico referente attuale.
Non voglio spiegare (quando si deve spiegare vuol dire che lo scritto non funziona, come le barzellette!), volevo solo mettere a disposizione le intenzioni dell’autrice appunto.
Non c’è incomprensione, anzi, grazie ancora per gli spunti di riflessione che mi hai dato.
(Il film rimane comunque insuperabile, solo omaggiabile!).
No, la cosa funziona anche senza spiegazione. Fidati.
[…] Il 9 ottobre 2004 ero lì che scorrevo la colonnina dei pezzi sul sito di Nazione Indiana per vedere se c’era qualcosa di interessante e l’occhio mi è caduto su una poesia intitolata Colazione al Fiorucci Store (Milano). […]