Umana gloria
Arrivano a piedi come gli dèi, stanno lì.
L’essere di qualcuno tra le case e io
con la mano cancello davanti
un ragnetto sul foglio,
niente non vuole dire se piango.
Luna, corridoio bianco, come ho corso!,
e nel vento sono ancora che mi porti, braccio, ramo
nel buio che si muove.
Come corro, come ride l’acqua
e tu mi guardi come qualcuno, perché sono qualcuno?
Corro nell’acqua increspata, cosa c’è
in questa musica visi, fisarmoniche e il volere andare,
e dopo il pianto grande la voce così bella
sai, dice, vieni, sono tutta nel sogno e tu?
Io, le mie scarpe le risa le travi dove?
sono qui i morti? sono qui?
da: Umana gloria, di Mario Benedetti, Mondadori 2004
Anche se scrivere un commento alla data di oggi dopo un mese può sembrare stravagante, non posso evitare di farlo. Stasera alle 18 in un piccolo teatro della periferia milanese, davanti a una cerchia ristretta di persone, l’attore Branciaroli ha letto alcune poesie da Umana Gloria. Era presente anche il poeta. Ecco, è difficile descrivere l’emozione profonda che ha suscitato in me il mondo di Benedetti, la sua poesia sensibile e allo stesso tempo portatrice del trauma di essere vivi, ti scorre sulla pelle quasi bussando e poi entra lentamente in profondità fino a giungere nei recessi più profondi, tocca l’anima e la mette in risonanza con altri mondi. La voce potente di Branciaroli entra in connessione con la gentilezza del poeta. Grazie a Benedetti per la Poesia che vive in lui e che lui fa vivere.