33 giri stereo lp
di Vincenzo Bagnoli
da
Orfeo all’inferno 1999 (i tempi morti)
I mov.: metamorfosi di dante
betametasone disodio fosfato
zero e seicentocinquantotto
due-mercaptoetansulfonato
terfenadina e ketoconazolo
alterazioni elettrocardiografiche
(e chiedimi se odio le promesse)
questa è la formula di un buon respiro
ma restano ben poche altre parole
e la ferita della voce sta
dentro alle calde membra mi attraversa
il tenero di seni e turbinati
dell’omoioideo dello ioglosso
il labbro si è spaccato e non stanno
più insieme sotto e sopra e non sembra
nemmeno un riso piuttosto un sogghigno
o uno stupore di afasica apnea
mica di estasi e stupefacenti
ma stupidimento delle mucose
spossate dai venti spezzate a zolle
*
IV mov.: pistis sophia
il piccolo mondo lo tiene assieme
l’impalcatura di orari dei mezzi
di coincidenze e di itinerari
precisi nei dettagli l’onniscienza
di reti dei satelliti di media
non serve un finimondo basta poco
un piccolo Errore umano o meno
a svolgere i chilometri nei metri
a riportare la furia antiquata
del sottomultiplo in passi e secondi
(e chiedimi se odio le promesse)
di tutto il costruire resta poco
solo il cantiere perenne lo stile
(non parlo dei prodotti all’erosione
glaciale Ora scampano lattine
schiacciate il monodose di ketchup)
il senso del formare si consuma
restano squallidi pezzi d’avanzo
terra di scavo tralicci spezzati
pali nel fango e gabbie in metallo
reti sfondate lamiere e steccati
schegge di legno e sabbia bagnata
Černobyl Mostar My Lai Bopal
dietro alla belle parole faconde
le nude travature del commercio
(promesse adesso basta ne ho abbastanza)
*
da
Zubenelgenubi
Kiffa Australis
[niederfrequenz 215]
Sotto ai cieli di foschie immobili
Cieli occidentali abbandonati dalla storia
soli nella solitudine del nuovo giorno
restando abbracciati dentro automobili
ferme ai bordi delle città nelle strade
sempre più vaste e svuotate dal traffico
non devi aspettare Un cinemascope
la carrellata indietro in controcampo
lunghissimo che prenda e dica tutto
saranno i nostri passi a raccontare
la trama degli occhi e degli sguardi.
a costruire Ogni volta il clima
senza ascoltare le prescrizioni
dell’aspra sorte e del depresso luogo
di tutte le favole tristi o felici
*
Vistanti
[niederfrequenz 250]
lentus in umbra – Indovinavi
forme complesse aggregazioni
Lo stridere del neon fra le cicale
la luce artificiale nelle aurore
l’odore del gasolio il catrame
finora non ne abbiamo mai parlato
al margine dell’erba pensavamo
che fossero soltanto un ingombro
da togliere e tornare al vero vero
invece sono fatti per durare
e farsi dura pietra terra suolo
racconto senso storia insomma questo
make some of the lies worth believing
lo strato di un’altra generazione
Lacerazione anche qui, ma con lo sguardo rivolto alla realtà che sta fuori (al mondo).
Linguaggio mutuato dalla contemporaneità (anche dalla tecnica), che sembra sommergere e rendere impossibile il “poetico” – tuttavia presente, e non in misura residuale.
L’oralità diventa fondamentale (poesie da “dire” a voce alta), così come fondamentale è la componente ritmica.
Un possibile rischio potrebbe essere – nonostante l’oralità e dunque il corpo – la deriva intellettualistica.