Corsica: la deriva mafiosa del nazionalismo politico (#2)
di Enrico Ratto
I clan e le influenze sul territorio.
Bastia, Alta Corsica, pianure dell’Est. Esiste una spiegazione storica per il fatto che le grandi bande criminali sono nate e cresciute lungo la costa est dell’isola, nelle pianure tra Bastia, Ghisonaccia e Aleria, per poi espandersi e controllare il sud , Porto Vecchio e Bonifacio.
Questa è la zona in cui negli anni ‘70, al termine dell’esperienza coloniale francese, il presidente De Gaulle decide di distribuire i terreni agricoli agli ex coloni algerini rimpatriati nella loro isola (si consideri che tra gli anni ’30 e gli anni ’60 il 20% delle legioni francesi in Algeria erano formate da corsi). In seguito all’improvvisa occupazione delle terre, la costa est ha vissuto anni di forti scosse di assestamento, e non è un caso che proprio qui, nel 1975, con l’assedio alla cascina di un viticoltore di Aleria, sia nato il nazionalismo corso moderno. La costa est, con le sue estensioni pianeggianti tra le montagne e il mare, ha trainato l’economia locale grazie ad una attività agricola intensiva, che si è poi trasformata in commerciale e, infine, turistica. E proprio in questa zona, alla fine degli anni ’70, nasce, prospera e si arricchisce la più importante organizzazione criminale della Corsica: la Brise de Mer. Le sue fonti di reddito sono racket, le rapine ed estorsioni.
Nel 2000, un rapporto sulla criminalità organizzata del Procuratore di Bastia Bernard Legras individuava lungo la costa est un’elevata concentrazione di attività illecite, e ne indicava le peculiarità. Secondo il procuratore Legras; in quest’area si sarebbe stabilita una convergenza di interessi tra i gruppi nazionalisti radicali e la gang della Brise de Mer. Negli ultimi anni, infatti, la banda avrebbe firmato gran parte delle azioni armate organizzate contro obiettivi commerciali e turistici della costa est. Esisterebbe un’affinità tra gli obiettivi dei nazionalisti, protagonisti della battaglia armata contro la speculazione edilizia lungo le coste e le attività commerciali francesi, e le azioni criminali della Brise de Mer.
Ma che cosa è stata la Brise de Mer, questa banda criminale che prende il nome da un ristorante affacciato sul Vieux Port di Bastia sul cui retro si scommetteva e si giocava a poker, per l’economia e lo sviluppo della Corsica?
Il colpo più grosso, la banda lo mette in atto in Svizzera, il 25 marzo del 1990. Quel giorno, cinque uomini guidati da André Benedetti, un vecchio gangster di origini cinesi, entrano nell’istituto UBS di Ginevra e portano via un bottino di 125 milioni di franchi, circa 19 milioni di Euro, per il peso totale di 220 chili di biglietti cartacei. Dieci anni più tardi, quando si aprirà il processo nei confronti dei cinque rapinatori, l’indagine non sarà ancora riuscita a chiarire che fine abbia fatto quell’immensa somma di denaro, visto che tutto ciò che venne ritrovato in mano ai cinque della banda fu una vecchia Mercedes e la traccia di un investimento di 1 milione di franchi in una società francese. Da qui, e da altre fonti, deriverebbe il capitale a disposizione della Brise de Mer che, secondo una relazione del 2000 del Senato francese sulla criminalità corsa, viene stimato “tra gli 800 milioni e il miliardo di franchi”. Tra i 120 e i 125 milioni di Euro. Troppo per affermare che le attività e gli investimenti di questa organizzazione si limitino alla Corsica.
Una struttura, quella della Brise de Mer, fortemente frammentata, atomistica, molto più simile al banditismo storico delle zone interne dell’isola che ad un’organizzazione mafiosa vera e propria. Non esiste alcuna gerarchia piramidale dotata di un leader, di alcuni alti funzionari e di una larga base attiva. I magistrati francesi definiscono la Brise de Mer presente nella Corsica del Nord come “una nebulosa, costituita in realtà da squadre indipendenti che, dopo vent’anni di attività, mantengono come punto d’incontro lo stesso bistrot nel centro di Bastia”. Una non-struttura del genere necessariamente diversifica le proprie attività e tende a mantenere ben labile il confine tra partecipazioni e investimenti legali ed illegali. Anche il legame con il nazionalismo è allo stesso tempo stretto ma flessibile. Negli anni ’90, durante una serie di perquisizioni in appartamenti parigini riconducibili alla Brise de Mer, vengono rintracciati documenti utili per individuare alcuni personaggi latitanti legati al nazionalismo corso armato. Nell’isola, al nord come al sud, molti militanti clandestini hanno partecipato ad attività di banditismo in cui era implicata la Brise de Mer.
L’Express, in un’inchiesta del 2001, definisce i rapporti tra l’organizzazione criminale e il nazionalismo armato come legami “tra gangster e uomini dal passamontagna, magari con posizioni opposte sul divenire della Corsica, ma che loro malgrado si rendono utili l’un l’altro”. Sicuramente, da un punto di vista logistico, la Brise de Mer, grazie ai suoi legami storici con le organizzazioni criminali marsigliesi, con la French Connection e la criminalità parigina, si è affermata come un grande fornitore d’armi ai gruppi nazionalisti armati degli anni ’90, quelli nati in seguito alla storica scissione dell’FLNC e autori di una scia di attentati lunga più di quindici anni. Ma secondo un’analisi più strettamente politica, appare dubbio che il banditismo della Brise de Mer e il nazionalismo armato non condividano una stessa idea del corsismo. O per lo meno, non condividano una stessa idea dei rapporti che i corsi devono mantenere con la struttura politica ed economica francese. Il nazionalismo corso degli anni ’80 e ’90 si è caratterizzato per un’attività sotterranea, ben documentata dalle rivelazioni di due ex leader nazionalisti – Francois Santoni e Jean Michel Rossi, entrambi assassinati nel 2000 e 2001 – per ottenere un canale privilegiato nei rapporti con lo stato francese. Autonomismo sì, ma allo stesso tempo la ricerca di relazioni commerciali utili all’economia dell’isola. E’ difficile pensare che anche la Brise de Mer, in quegli anni di relazioni così intense con la criminalità continentale, non perseguisse gli stessi obiettivi, tipici di una struttura che si propone di controllare l’economia di un’intera regione secondo le regole di un’impresa criminale.
I legami tra nazionalisti e Brise de Mer sono documentati anche dai rapporti personali. Nel 1983 un esponente della banda di Bastia e un leader nazionalista dell’Alta Corsica scontano le rispettive pene nel carcere di Sainte-Claire, a Bastia. Il 22 gennaio del 1984, di prima mattina, i due lanciano una corda di canapa dalle finestra ed evadono insieme calandosi, come al cinema, dalla stessa stanza del penitenziario. Il bandito è Francois Mariani, storicamente legato alla Brise de Mer, che diventerà la figura di spicco del banditismo corso moderno. Il politico è Charles Pieri, oggi l’uomo di riferimento delle attività politiche e commerciali del nord della Corsica. Quando Charles Pieri viene arrestato per l’ennesima volta la mattina del 13 dicembre del 2003, il Ministro Sarkozy promette di voler “far cadere quest’uomo come Al Capone”.
Charles Pieri: l’uomo che secondo la Procura di Parigi che ha chiesto il suo ultimo arresto rappresenta la sintesi tra nazionalismo, finanza e racket sul territorio. Il socio, e poi grande nemico, del leader nazionalista ucciso nel 2001 Francois Santoni, con il quale ha fondato la società di trasporto di capitali Bastia Securita. Secondo una recente inchiesta de Le Figaro, Charles Pieri e i suoi soci, per ottenere il monopolio sul movimento del denaro nel nord della Corsica “per anni hanno utilizzato un solo metodo: attaccare sistematicamente i furgoni che trasportavano denaro prima della creazione di Bastia Securita, la quale ha così garantito e ottenuto il controllo dell’intera attività”. L’inchiesta della magistratura francese inizia nell’estate del 2002 e, per tutto l’anno successivo, il giudice Philippe Courroye controlla gli affari di questo politico che nel giro di un anno e mezzo avrebbe versato in undici società da lui controllate circa 300 mila euro: al termine dell’indagine, Pieri viene accusato “dell’attentato del 4 aprile 2002 contro il Club Med di Bastia, di pressanti richieste di denaro ai suoi associati, di commissioni occulte sul trasferimento di capitali, di debiti col fisco e di un alto numero di frodi finanziarie”. Secondo l’istruttoria, Charles Pieri avrebbe messo in piedi “un sistema fondato sulla paura, il racket e il sistematico ricorso ad attentati intimidatori”. Interrogato in carcere a Parigi lo scorso 6 gennaio, Pieri si è proclamato estraneo ad ogni accusa. Inoltre, ha affermato di aver aderito “ad un unico movimento nazionalista, Indipendenza, ed essa non ha alcun legame con i clandestini dell’ex FLNC, né sul piano politico, né sul piano finanziario”. Ma la storica importanza di Pieri come nazionalista emerge dalle colonne di U Rimbombu, il settimanale d’informazione del nazionalismo radicale, il medium tra le gerarchie militanti, la base del movimento e lo Stato francese, di cui Pieri è caporedattore e firma di punta con lo pseudonimo di Carlu Pieri. Un aspetto delle sue attività che l’inchiesta non tralascia: uno dei testimoni dell’accusa, Edouard Figarella, albergatore di Capo Corso dichiara che “un giorno nell’hotel si presentano Pieri con un gruppo di sei-sette persone. Mi dicono che, per l’anno 2002, ogni mese dovrò versare del denaro corrispondente ad alcune inserzioni pubblicitarie su U Rimbombu. Dovevo pagare 3600 Euro, ma io non avevo bisogno di questa pubblicità, non mi avrebbe portato alcun cliente. Tuttavia quella volta, come molte altre, non ho potuto rifiutare”. U Rimbombu, autorevole voce delle scelte politiche dei gruppi più radicali, ospita ogni settimana inserzioni di grandi centri commerciali francesi, da Casino a Hyper U, gestiti in autonomia sull’isola. Prima di arrivare a Charles Pieri, i giudici si sono domandati che interesse potessero avere questi grandi centri di distribuzione alimentare ad apparire su una testata tanto ambigua.
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[2 – continua]