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Le scimmie… (46)

di Dario Voltolini

dalla città alle valli
e dalle valli alla città
ci comprime dolorosamente il petto
per una contropressione inalterabile
è normale che il polmone sia stato preso
come un movimento inteso a dirci qualche cosa
per la nostra ingenua stupefatta attesa
che non osa vedere palpebre dove ci sono i petali di rosa
prima che a qualcuno venga in mente di dire questa cosa
artefatta ma meravigliosa
e allora ricordiamo l’umido irrespirabile respiro
come una cosa viva
volontaria
volonterosa
una dilatazione dell’aria dovuta al calore
una condensazione dell’umidità dovuta alla frescura
diventano sigilli di qualcosa
che non sapendo cosa sia
ci mette persino un po’ paura
finché non ci viene suggerito
che un dormiente inesistente
sta sotto tutta la natura
a volte russando a volte sospirando
a volte sognando e premendo
una improvvisa onirica erezione
contro falde acquifere massi elastici
zoccoli cristallini inabissati
detriti alluvionali ciottoli arrotondati
senza mai una vera emozione
se non riflessa da noi inebetiti
sospettosi
inventori di codici da decodificare
da indovinare
ritorna sempre piano l’ora calma
stempera pruni in maschere di cera
compie il ciclo intero in alambicco
e ci ripresenta la nostra prima immaginazione
fatta come una pietra senza volto
rotolabile a piacimento in lungo e in largo
e questa sarebbe allora
la nostra grande fantasia?
sembra un mobile inatteso a cui fare posto
in camere che non ne vogliono sapere
anche l’intelligenza rimbalza via
il mezzo è davvero elastico
suona come un picco
sono pensieri né sani né guasti
rigurgitati alla fine dei pasti
seminascosti da siepi tosate
verzureggianti tra tavoli e tavoli
di rinomati etnici ristori
come ad esempio quello della via lunga e stretta
che prima dell’incrocio si allarga in una raccolta
gentile piazzetta
e all’ingresso ha due lanterne

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