Le scimmie… (53)

di Dario Voltolini

ma sempre aggolati all’aria
sotto la prima apparenza allarmati e atterriti
dalla possibile mancanza d’aria
contorti rinsecchiti
per grazia miracolosa talvolta inumiditi da qualche vapore
ammorbiditi in funzione del mantice
oppure a te che ami la grazia della danza
incomprensibile semplicemente a vederla
per averla provata con i muscoli delle gambe
che si tendevano come oggi si tenderebbero ancora
e sempre
in funzione della configurazione da completare
che non dura niente
che non si può più riprodurre
ma solo rifare dal principio
come un nuovo vegetale
diramato nello spazio che il precedente ha abbandonato
come l’uovo simile a ogni uovo
sempre ricominciato
incomprensibile come una giornata in borsa
passata una tantum dal profano
come le risposte che l’uomo smemorato offre
agli sguardi perplessi degli amici
per esempio quella volta che ci si era incontrati sul molo
e all’uomo avevano rubato la bici da tre giorni
e per tre giorni aveva raccontato di quel furto insensato
bici vecchia scassatissima
e di questa nuova e nera appena comprata
comperata usata
dopodiché di punto in bianco al terzo giorno di tiritera
con tutti che s’annuiva dispiaciuti
l’uomo dice
sapete che mi hanno rubato la bici?
e all’ascolto preoccupato degli amici offre poi il colpo alla punta del mento
chiamando Alice la figlia di Bruno
che si chiama Gisella
e lui l’ha sempre saputo
ancora ieri diceva
ciao Gisella come va?
e adesso Alice
da dove cazzo arriva questo nome
da dove gli arriva nella mente?
tutti ci si scambia occhiate
e domani lui arriverà a dire di non
potersi fidare della propria memoria
la cosa da un lato tranquillizza
perché vuol dire che lui conosce la situazione in cui si trova
dall’altro terrorizza
perché vuol dire che quella situazione non è un abbaglio di
un momento di qualcuno
per esempio noi
ma è proprio la cosa vera
e così è
come la figliola che da poco si è lasciata
il fidanzato era ormai di casa

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