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Le scimmie… (65)

di Dario Voltolini

a urlare
oltre lo stagno c’è un bosco
oltre il bosco le montagne
e oltre le montagne c’è un lago
di acqua è fredda
nell’acqua c’è un’alga
sembra che il lago sia rosso
è per via dell’alga
un fenomeno che si vede raramente
bisogna arrivarci dopo lunghe camminate
lunghe come quelle che si fanno da giovani
frequentando i campeggi estivi
partendo di mattina con qualcosa da mangiare nello zaino
e salendo per sentieri di sassi
fino ai prati che sembrano immensi
ondulati
dove l’aria si dice finissima
e in fondo ai prati ondulati e infiniti si scavalca un ruscello
e si riparte in salita
in fila indiana
sempre meno ciarlieri
fino allo sperone che punta nel vuoto sulla valle lontana laggiù
lo sperone arido con macchie di lichene
verde dove è ancora vivo
bruno dove si è seccato
il sole scalda lo sperone là dove lo colpisce
(e sembra un frantume di specchietti
una lingua secca e chiara)
ma nell’ombra la pietra è fredda e aggressiva
(posando la mano sulla pietra si sentono il gelo e la furia abrasiva
anche senza strisciare la mano ma solo appoggiandola
alla pietra) e si sta seduti sullo sperone
in atteggiamento contemplativo
vale a dire
respirando per ossigenarci
in compagnia di qualche insetto puntiforme che salta qua e là
in fondo alla valle
molto molto lontano
sappiamo che c’è la città
ma non la vediamo
come sia possibile che a queste altitudini
dal colpo d’occhio panoramico
con queste onde pietrificate
più profonde del mare
che sono il segno dello sconquasso della crosta del pianeta
ci prendano certi aneliti di purezza
e di semimistica serenità
non è facile da spiegare
sbuca all’improvviso fuori da una porticina nel vicolo
un uomo
che si guarda intorno prima di prendere una direzione
l’uomo ha un paio di occhiali sul naso
esce all’aperto attraversando un cortile minuscolo
nascosto fra le case
in alto al vento dondolano i panni stesi ad asciugare

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