Le scimmie… (83)
di Dario Voltolini
dedico questa fetta di Scimmie a Lucio Angelini, che in fondo in fondo è un mio estimatore
ma nel dubbio rinati forse mai debellati
una sfera di pace un compasso ruotante
c’è da aprire il compasso da ampliare il suo passo
cerchi sempre più grandi cerchi sempre di fare
ti tenevo la mano mi tenevi la mano
mi sentivo lontano ero sovrappensiero
c’era il raggio di Venere non solo nel cielo
ti sentivo distante mi sbagliavo davvero
vasi canopi sfondi e figure
concavi musi musi camusi
musica musica musica musica
pallidi valzer sui marmi sfiancati
afrocubani in locali notturni
danze in costume in fondo alla valle
vecchie ghironde rispolverate
ospiti arrivati nottetempo
ballerini di flamenco ospitati nell’albergo
in fondo al paese
gente che sa ballare il calypso
il mambo e la rumba
o l’antico passamezzo accompagnati dai due liuti
l’organizzazione sta ancora aspettando la compagnia del fandango
tutto il corpo di ballo per l’inizio del bolero è già pronto
tarantelle se ne possono fare quante si vuole
anche spontaneamente senza aspettare il proprio turno
tutto il paese in fondo alla valle si è preparato
saranno giorni di festa di incontro fra tradizioni diverse
il paese è preparato in ogni lato in ogni angolo
per il tango sfigurato
che lacera l’aria fumosa del locale in fondo al viale
convergono pugnali di sabbia dalle ore più distanti
arrivano a poco a poco fino a spegnersi
qui davanti al balcone caricato di gerani
per il tango dilatato sulle cose
sparse a terra spaccate ammaccate
oggetti caduti dalle tasche che i ragazzi calciavano distratti
incontrandoli sul selciato
cercavano di farli andare sulle grate dei tombini
che ci cadessero dentro
sfilacciati impolverati pezzi di stoffa e di metallo
custodie consumate e scucite di occhiali
copertine di libri strappate spiegazzate
tappi di plastica delle bottiglie d’acqua minerale
lievemente frizzante
pietre e grumi di asfalto incatramato
nel ventre a lenzuolo a mantello nero
del tango
conservate separate
tutte le cose sparpagliate in verità acquietate nell’ombra di una grande cappa
unificate e vanificate
vetrificate paralizzate collezionate
quegli uomini sono seduti sulle panchine
sotto i tigli del viale prendono il fresco della sera
passa un torrente che oggi è quasi in secca
oltre il parapetto di mattoni
Ecco, adesso a Gianni Biondillo e a Me’ Cojoni verrà una crisi di nervi e si azzufferanno tra loro. Il solito, vecchio sistema del Divide et Impera…
Comunque commosso, ti regalo anch’io la mia ultima poesia. L’ho postata di recente su it.politica.pds, un ng letteralmente infestato dal troll di destra “Camerata Roberto” (aka Carlo Gariglio di “Fascismo e Libertà” + svariati altri nick):
SOLA IGIENE DEL MONDO
Sì, vabbè,
la guerra
sarà anche
la sola igiene
del mondo,
ma tu,
CAMERATA ROBERTO,
te li lavi
un po’
i piedi
ogni tanto?
uca Tassinari di I.c.l mi ha appena fatto notare che, mettendo la mia immagine al posto degli usuali
quadrùmani, mi hai capziosamente dato della scimmia.
E io che mi ero tutto intenerito…
Brutto asino!
Caspita Lucio, che intuito!!! ;-)