Le scimmie… (88)

di Dario Voltolini

noi al fondo di noi stessi dove forse incontriamo una radice comune
ci chiediamo come facciano i giapponesi a non sbranarsi
un mio amico imita Toshiro Mifune
e allora io faccio il verso del cinghiale
è un nostro siparietto particolare
ma a me il verso da qualche tempo mi viene male
più lungo più corto del normale
oscillo attorno alla giusta durata
sbando di un metro avanti oppure indietro
e me ne esco con un raschio in gola
non era così una volta
partiva schietto il grido del suino
imparato dal vivo ascoltando certi porcastri
che se ne vanno per le strade
figli dell’incrocio fra i maiali e i cinghiali
quando affondano il grugno nei mucchi di rifiuti accanto ai cassonetti
hanno occhi intelligenti e sono magri e scattanti
e si gridano insulti e minacce suine reciprocamente
è una bella scuola per chi vuole imparare a imitare il verso del porcastro
sono gentili affamati puzzolenti e schietti
nelle serate di cobalto passato il temporale
dal tuo giardino si vedono le pianure allargarsi a sud
la grandezza del cielo espressa meglio dal corridoio di luce
che passa fra le cime degli alberi
e dal fresco che sale dall’erba vivificata di pioggia
meglio perché allusa e quindi indovinata
lei
la vastità infinita
già da sempre risaputa
carote nell’orto
fanno bene al morto
la birra bevuta
genera sconforto
la nave nel porto
la grappa alla ruta
l’uomo si toglie la tuta
ha un viso molto assorto
siamo a Santa Restituta
aspettiamo il giorno corto
per salpare a tua insaputa
cenere cenere vento
portami lo spavento
cenere cenere foglia
l’albero di magnolia
versami versami latte
portami quelle blatte
sull’acqua non c’era vento
passava la vela sotto lo sperone
dal cui castello si vede la serie dei profili della costa
la nostra terra molteplice che fu sillabario
di una assai mobile vita
che si augurava di uscire un giorno
da qualcosa di tremendo e cognitivo
e poi dieci anni dopo
un sabato alle sei di sera da tutt’altra parte

5 COMMENTS

  1. Che ti devo dire? A furia di mostrarmelo non ho saputo resistere…

    (lo so che non sei tu, ti conosco mascherina)

  2. Gianni, l’amico è lui. Bravo.
    Dario, non sono tu.
    Lucio, sono io che sono mia cugina, lo sai benissimo.

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