Le scimmie… (98)
di Dario Voltolini
nella più densa alchimia
di zucchero nero
ondeggia scantona pendente di sbieco
il passo del viandante che cerca l’ingresso
nel crepitante falansterio
piantonato accanto all’entrata
da un uomo cieco seduto sulla sdraio
che respira con una certa difficoltà
ha un paio di occhiali da sole
e fissa un punto in alto
sullo spigolo del tetto del palazzo di fronte
il crollo dei muri verticali
rivelano un’antica fonte
finora rimasta murata e nascosta negli ultimi cortili
una torrefazione e un banco di pescivendolo
stanno ai lati dell’uomo cieco e l’acqua gorgoglia
alabastrata di zolfi e tiepida sotterranea
da un corso d’acqua sconosciuto che passa
nel sottosuolo mai identificato
sul banco del pesce la parte anteriore di un grosso spada
pare emergere dal pianale puntando la sua lama sulla luna
e al fianco emerge la parte
anteriore di un piccolo spada
anche lui punta la sua lama sulla luna
così paralleli
forse un padre e un figlio?
spadone e spadino esterrefatti subiscono le mosche
l’uomo cieco sussulta nella digestione
in fondo si aprono altre sorgenti
negli scavi si spingono i gradienti
che rivelano tensioni strutturali
mosse fluide di canali semiaperti
flussi roventi compressi a stento
sotto l’asfalto della via principale su cui passano i taxi
sotto l’andirivieni lento del passeggio
che trascorre strusciando accanto ai cinque soldati
americani in attesa sul marciapiede di fronte all’albergo
pronti a partire per la base dopo aver fatto la colazione
con il succo di arancia
nel buio i fiori del fioraio aspettano chiusi nel frigorifero a vista
irrespirabile aria d’acqua nell’oscuro
e dall’oscuro erutta l’acqua di sorgente
incorniciata dai balconi interni scassati e dimenticati
pendenti sui cortili ingombri e piantonati
dalla sentinella cieca e digerente sulla sdraio
e un paio di ragazze commesse del bar della piazza
servono anche dopo la mezzanotte
una camomilla d’asporto
le palme svettano magre e alte
come la donna di Parma evocata a cena
(non so se ti ricordi)
mentre servivano la coppa cotta al tavolo lungo nell’atelier
la più magra delle palme è anche la più alta
e ha una chioma contenuta e giovane
come appena passata dallo stilista
voltola non voltolare la pagina continua fino a duecento pippe di spaccamaronismo
Un’idea per voltolini, non prima di portato a termine questo interessantissimo progetto. Potrebbe tradurre in proposizioni giustapposte e d’incerto lirismo le puntate di una soap-opera meglio se sudamericana e datata del tipo anche i ricchi piangono. Dalla uno alla millecento.
Oscuro sbilenco fallace il baffo di pedro……