Un esercizio del diritto di critica
di Flavio Marcolini
I giudici della Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione hanno respinto il ricorso di Aldo Busi che si era sentito diffamato dalle dichiarazioni rilasciate al Corriere della Sera del 27 novembre 1997 dall’allora direttore di Famiglia Cristiana don Leonardo Zega, il quale intervenendo su una puntata del Maurizio Costanzo Show aveva dichiarato: «Si decide di trasmettere un dibattito sulla pedofilia e si affida il commento ad Aldo Busi, cioè ad uno che della pedofilia è aperto sostenitore e predicatore». Secondo i giudici la sconcertante affermazione rientra nell’«esercizio del diritto di critica».
Ricordiamo che il sacerdote giudicava inopportuna l’apparizione televisiva, in un dibattito dedicato a questa scottante problematica, di Aldo Busi che invece – per un precedente pronunciamento giudiziario del Tribunale competente – «aveva tutto il diritto a non vedersi tacciato di comportamenti che nell’immaginario collettivo vengono spesso impropriamente associati all’omosessualità».
Naturalmente «don Zega non ha detto che Aldo Busi pratica la pedofilia, ma che sostiene la pedofilia come un valore positivo» – come si legge nella successiva sentenza della Corte d’appello. Insomma, il prete «non ha portato un attacco personale che involge i comportamenti di Busi, ma una critica a una posizione intellettuale estremamente provocatoria e radicale che, ostentata in forme clamorose e paradossali, comportava, secondo il punto di vista del sacerdote, rischi notevoli per il loro influsso sulla pubblica opinione».
Ma che cosa aveva detto di tanto grave lo scrittore da Costanzo? Aveva ricordato che all’interno del fenomeno vi erano manifestazioni assai diverse tra loro e che il minore non è un essere asessuato, documentando quanto sostenuto con casi tratti dalla tradizione popolare scevra da qualsiasi forma di violenza sui minori.
Ma secondo una precedente sentenza della Corte d’appello, don Zega era «insorto contro manifestazioni di compromissione e di tolleranza verso la pedofilia, dal suo punto di vista ritenute inaccettabili, esercitando un diritto di critica che non è trasmodato in attacco personale, ama è rimasto nei limiti di un’aspra censura». Motivazioni riprese dalla Cassazione, che non ha accolto il ricorso di Busi, illustrato con la consueta abilità dialettica «senza indulgenza alcuna verso le forme di violenza o di abuso nei confronti dei minori». Cosa che peraltro è testimoniata non solo dalla sua cospicua opera letteraria, «che contiene dal primo all’ultimo libro un grido di dolore e disdegno verso l’infanzia violata», ma anche dalle sue numerose azioni concrete per il sostentamento di decine di ragazzi, per la loro promozione umana, per l’affermazione anche nel nostro paese di una educazione come pratica della libertà, che abbia come unico metro il valore assoluto della persona umana in sé e per sé.
Lapidaria ieri la reazione di Busi alla notizia della sentenza: «I commenti li lascio agli italiani di buona volontà, di miglior intelligenza, di ottimo coraggio civile».
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Tutta la mia solidarietà ad Aldo Busi. L’orientamento sessuale NON si sceglie. Solo la PEDOFILIA va condannata e combattuta con il massimo rigore possibile.
Sottoscrivo ogni parola di Lucio Angelini.
E se uno ci ha l’orientamento sessuale (non scelto) tale per cui s’innamora dei bambini e/o delle bambine? Questo uno, in nome di che lo si condanna e combatte? Non in nome del suo orientamento sessuale, va ben. E allora?
Giulio, per esempio in nome della legge, che naturalmente non è rivelata, si può discutere all’infinito e modificare anche di più. Se però la legge dice che ci sono ragioni per condannare, non si vede per quali altre ragioni non condannare (o lo si vede durante le indagini o addirittura il procedimento giudiziario)
Giulio, e se il mio orientamento sessuale (non scelto) fosse quello di sventrare le vecchiette e poi scoparmele, dovrei essere o non essere condannato?
Si riattacca con la storia dei pedofili. Comincio a irritarmi sul serio.
Cos’è un argomento flipper che ogni due mesi ci dobbiamo sorbire? Taccio che è meglio, ma il sangue comincia ad andarmi in testa! e non per l’argomento in sè, ma per le argomentazioni capziose…
Per Giulio Mozzi: trovo di cattivo gusto la tua obiezione, proprio perché viene da uno che ha TUTTI I MEZZI per rispondersi da solo. I bambini vanno lasciati in pace. Se un pedofilo non sa auto-reprimersi, è bene che lo reprimano gli altri.
Giulio, per essere precisi, perché se no non ci capiamo.
Uno PUO’ innamorarsi di un bambino. Posso anche crederlo. Così come uno può innamorarsi dell’idea di sventrare una vecchietta e poi scoparsela. E io non metto in galera un pedofilo che non ha fatto nessun reato. Ma se uno lo fa, e per me fare del sesso con un bambino lo è, allora c’è, come dice Choukhadarian, la legge.
E se è un orientamento non scelto? Non confondere apposta le carte. L’omosessualità, così come l’eterosessualità, sono orientamenti non scelti. Ma si praticano fra persone che scelgono di farlo. Coscientemente, volontariamente, liberamente. Non vedo nessuna libertà in un bambino circuito, nessuna scelta.
Vale la pena ricordare la
CANZONE DEL BAMBINO VIOLATO
(BUA TATO)
Non so chi mi violò
magari adesso è morto.
L’infanzia mi rubò
col suo gioco perverso.
Adesso ho diciott’anni,
parrei equilibrato.
Sono riemerso indenne?
Il trauma ho superato?
Non so cosa rispondere,
quel viso ho cancellato,
resta soltanto un grido:
“Bua tato! Bua tato!”
Non so chi mi violò
magari adesso è morto
L’infanzia non fu più
che un grembiulino sporco.
Ma il tempo prese a scorrere
dopo essersi fermato:
ormai penso al futuro
parrei equilibrato.
Sconfitto ho dunque l’incubo?
Lo strappo ricucito?
Così mi dico a volte:
“Forse ne sono uscito!”
Soltanto in certe notti,
riaffiora la paura:
tendo l’orecchio e ascolto,
il volto trascolora:
“È lui, lo sento, è qui”
farfuglio disperato,
“Mamma, papà, salvatemi:
bua tato! Bua tato!!!»
Uhm, io sto con Busi punto e basta.
Io sto con gli ippopotami.
Mi attengo a Elémire Zolla. Chi vuole includere nel discorso l’adesione psichica, sappia che non potrà mai avere a che fare con fatti nitidi e certi: certezza è ciò che non ha definizione psichica. Per operare nella vita sociale si rimedia con il diritto, che è però una comica deformazione della realtà psichica.
Ricordo la trasmissione incriminata. Busi non sostenne, né sostiene o predica la pedofilia.
Don Leonardo Zega ha sbagliato. Ma la Cassazione a mio parere ha fatto bene. Bene non è lo stesso di esatto o giusto in senso giuridico, ma io sono contro il reato di diffamazione. Quindi bene! Lo abolirei volentieri. Penso che Aldo Busi avrà avuto occasione di replicare sul Corriere della Sera e/o su altri mass-media e dire la sua.
Fare perdere tempo ai Tribunali, che palle! già le cause civili e penali vanno a rilento, ci manca pure che continuino a doversi occupare dei verba volant.
E se un giorno càpita a un soldato semplice quello che è capitato a Busi, dove scrive la sua replica, su un forum del Web?
No Andrea, la scriverà anche su “quel” giornale se l’accusa proviene da “quel” giornale. Normalmente i giornali rispetto alle accuse con carattere diffamatorie rivolte da qualcun a qualcun altro e citate in un giornale, danno diritto di replica. Devono anche stare attenti a non dare il diritto di replica, rischiano di beccarsi loro la querela. Questo è ciò che consigliano anche gli avvocati che tutelano la carta stampata. In ogni caso ciò che riterrei perseguibile sul piano giuridico da parte di qualcuno che si sente diffamato, è proprio il diritto di replica negato dal giornale che ha lanciato l’offesa di qualcun altro. Dopo il diritto all’offesa il diritto alla difesa.
Capisco il risentimento a ragione di Busi, ma Busi è già un privilegiato. Ricordo i colpi di sciabola e fioretto sulla carta stampata con Enzo Biagi.
mi cascano le braccia. Ma giulio mozzi è idiota? hmmm, sembra proprio di sì. proprio è inutile, un buchetto per cervello. e voi gli rispondete pure.
Mi dispiace scoprire la superficialità dell’intervento di Mozzi.
La differenza sta nel fatto che il bambino che subisce *non ha scelta*. Per questo lo si tutela legalmente.
Mi sembra perfino inutile rispondere.
No, non credo di essere un idiota. E’ che se si afferma che “l’orientamento sessuale NON si sceglie”, intendendo dire che ciascuno è libero di comportarsi secondo il suo orientamento sessuale (come intendeva dire, mi pare, Lucio Angelini), si offre un argomento a sostegno della liceità della pedofilia: e volevo farlo notare. Infatti, come ha scritto Gianni Biondillo, la questione non è di sessualità, ma di potere. Tant’è che quando Gianni scrive: “non vedo nessuna libertà in un bambino circuito”, dice che un adulto può fare sesso con un bambino se, e solo se, il bambino non è circuito. Con questi argomenti, se si vuole vietare il sesso con bambini IN OGNI CASO, bisogna sostenere che il bambino che fa sesso con un adulto è sempre circuito; il che mi pare difficile da sostenere.
Non ho nessuna voglia di legittimare la pedofilia. Ma il classico argomento del pedofilo (“e se il bambino è d’accordo?”) non è semplice da smontare.
Solo due cose da un fetente I-point di Berlino e scusatemi per gli errori ma qui c’è y al posto della z eccetera.
1. Non so se lo avete notato, ma spesso in questi discorsi non si distingue il pedofilo violento da quello non violento. Cominciamo a fare questa distinzione, altrimenti visto che esistono e abbondano gli stupratori eterosessuali dovremo mettere al bando l’eterosessualità.
2. Ho parlato spesso con Busi di queste cose. Volendo allargare un filo il discorso, quello che lui ha sostenuto è che esiste (in certi soggetti) una seduttività da parte del bambino o della bambina, quella che lui nel caso delle bambine chiama icasticamente “figaggine”.
Presupposto questo, il problema è ovviamente quello del limite di età e consapevolezza che spetta alla società tracciare. In questo momento il limite gira ancora intorno a quei benedetti 18 anni, cosa che a tutti noi può sembrare da aggiornare con una certa urgenza.
Il punto è che posta la questione del limite tutto diventa relativo, o più esattamente tutto diventa una questione di quantità e non di qualità: il pedofilo che aborriamo è quello che fa certe cose con ragazzi al di sotto di una certa età. Non è, come ci piacerebbe credere, un esemplare appartenente a una razza animale diversa dalla nostra.
3. Molti anni fa ero amico di un attore gay, del quale non faccio ovviamente il nome. Una sera lui mi mostrò un album di foto fatte ai suoi piccoli boyfriends, chiamiamoli così. Be’, erano sconvolgenti. Voglio dire, in tutta onestà: era sconvolgente la gioia seduttiva che leggevo nei visi, nei corpi, nelle pose. Era un po’ complicato pensare che tutto ciò fosse SOLO frutto di una volontà unilaterale (la sua) che aveva plasmato, plagiato, coartato quella dei ragazzini. Certo, ho provato repulsione; posso anche aggiungere che l’amicizia è durata poco. Ma tutte le volte che ci ripenso devo dirmi, se non voglio mentire a me stesso, che il perturbante/conturbante, in quelle immagini, era che o io non sono più capace di leggere un volto (può darsi; può darsi benissimo), oppure in quelle facce c’era, lo ripeto, gioia, consapevolezza, partecipazione.
Cosa vi posso dire? Giudicate voi, ma non fatelo con preassunzioni e postulati, perché si fa poca strada. E, ripeto, tenete presente le distinzioni.
Tutto quello che ho scritto qui l’ho scritto con il massimo rispetto per chi, diversamente da me, è padre o madre, e sente la questione molto più abrasiva sulla sua pelle di genitore, rispetto a quanto posso sentire io.
Un caro saluto a tutti.
rm
Quanti anni avevano i piccoli boyfriend, Raul?
5 o 13?
Giulio scrive: “se ciascuno è libero di comportarsi secondo il suo orientamento sessuale (come intendeva dire, mi pare, Lucio Angelini), si offre un argomento a sostegno della liceità della pedofilia”.
Tesoro, non intendevo affatto dire una simile idiozia. Davo per sottinteso (soprattutto a livello di utenza di NazioneINdiana) che il sesso debba essere consumato solo tra adulti (o poco meno) CONSENZIENTI (= consenso NON estorto, nemmeno con la promessa delle famose caramelle). Sicuramente chi fa sesso con dei bambini li sottopone a un traumatico risveglio dalla cosiddetta latenza e, ribadisco, va represso per legge. Che poi esistano forme più o meno blande di sessualità infantile è un altro discorso… ma bla bla bla.
La questione, Raul, è “molto più abrasiva” anche per chi non è genitore, secondo me. Lo dico col massimo rispetto verso chi se la sente di parlare di certe cose facendo delle giuste distinzioni. Anch’io però ti pongo la domanda di Gianni: 5 o 13?
Scrive Raul [perché NON Raoul?]: “… non fatelo con preassunzioni e postulati”.
Ma certo, vanno fatte tutte le distinzioni. Ci sono culture in cui ci si sposa a 12 anni. Ma in linea di massima i bambini vanno esclusi da certi giochi degli adulti. Che un adulto si soddisfi sessualmente penetrando un neonato o un bimbetto/bimbetta di pochi anni (come a volte si legge nei giornali), nel mio candido modo di vedere appartiene semplicemente al dominio della prevaricazione criminosa o quantomeno della psico-patologia.
Allora Raul tu scrivi che “un po’ complicato pensare che” “la gioia seduttiva che leggevo nei visi, nei corpi, nelle pose” “fosse SOLO frutto di una volontà unilaterale (la sua) che aveva plasmato, plagiato, coartato quella dei ragazzini”. Vero; io, per esempio, da bambina ero iper-esibizionista, e avevo la smania di piacere a tutti, in particolare agli adulti (be’, come molti bamini, non dico di essere stata una bambina particolare, sto solo partendo dalla mia esperienza per arrivare a dire quello che mi stona in questo appunto di Raul). Ricordo una sera: c’erano a cena dei colleghi di mio papà. Uno di loro è venuto nella nostra cameretta, la cameretta delle bambine, a fare il simpaticone. In effetti, lo era, simpatico. A tutti. Solo che nessuno si è accorto che aveva una simpatia “strana”. A me questa simpatia strana intrigava, sentivo di avere un potere in più su “questo” adulto, c’era qualcosa in più per piacergli. Sentivo, forse, quella che Raul definisce la “gioia di sedurre” e non ero stata né plasmata, né plagiata, né coartata. Non so fino a che punto quella gioia si sarebbe spinta.
Secondo me si tratta di non approfittarne e di rispettare l’ingenuità dei bambini, la loro impreparazione.
Sono d’accordo con Giulio. La sua analisi è impeccabile: “Con questi argomenti, se si vuole vietare il sesso con bambini IN OGNI CASO, bisogna sostenere che il bambino che fa sesso con un adulto è sempre circuito; il che mi pare difficile da sostenere.
Non ho nessuna voglia di legittimare la pedofilia. Ma il classico argomento del pedofilo (“e se il bambino è d’accordo?”) non è semplice da smontare”.
Esiste infatti una vasta letteratura scientifica che tende a voler differenziare per ogni singolo caso e contesta con argomenti forti la presunta e sempre presente coercizione psicologica o plagio del bambino. Detto più semplicemente: ci sarebbero bambini capaci di scegliere liberamente.
In quanto all’affermazioni di Angelini: “Ma in linea di massima i bambini vanno esclusi da certi giochi degli adulti”, la letteratura scientifica indica come molto più complessa di quello che si crede la sessualità dei bambini e inoltre buona parte della psichiatria contesta la categoria dell’adulto e la categoria del bambino.
“Nel presente periodo storico ciò che viene insegnato ai bambini e poi ai ragazzi delle scuole secondarie e agli studenti dell’università è rallentare tutto: i ridicoli divieti di iscriversi alla prima classe elementare prima di una certa età non sono che l’altro volto della generale credenza che gli esseri umani divengano intelligenti solo quando incominciamo a somigliare agli adulti: la psicologia cognitivista attuale, gli scacchi, l’informatica e gli studi sulla delinquenza minorile dicono sperimentalmente il contrario (Sergio Piro).
Luminamenti: “la letteratura scientifica indica come molto più complessa di quello che si crede la sessualità dei bambini” > di qui il mio bla bla bla (= in un intervento di poche righe non si può che parlare, appunto, “in linea di massima”.)
E in linea di massima, RIBADISCO: giù le mani dai bambini! Che poi Simona Vinci mi risponda “Dei bambini non si sa niente” poco importa, visto che si sa ***più che abbastanza*** dell’egoismo e della protervia di certi adulti.
Angelini, su giù le mani dai bambini, mi sembra eravamo tutti d’accordo. Sul fatto che dei bambini non si sa niente, non sono per nulla d’accordo. E’ una credenza.
Credo che l’intervento di monica già spieghi tutto. Conclude dicendo:
“Sentivo, forse, quella che Raul definisce la gioia di sedurre e non ero stata né plasmata, né plagiata, né coartata. Non so fino a che punto quella gioia si sarebbe spinta. Secondo me si tratta di non approfittarne e di rispettare l’ingenuità dei bambini, la loro impreparazione”.
Il punto è tutto lì!
Tra l’altro non sono d’accordo con Raul, che dice di non essere certo di cosa abbia letto negli sguardi dei ragazzini (spero ragazzini, magari poi erano bimbi. E qui si tratta di una differenza scientifica, la pubertà divide le due fasi. Altro che incertezze).
Perché forse LUI ci ha letto qualcosa, ma – appunto – con il SUO sguardo. Alla fine ci ha letto quello che voleva Raul Montanari, non magari quello che voleva il bambino. Il pedofilo è terribilmente egoista proprio in questo: credendo di poter interpretare (proprio per la sua posizione “forte” di adulto) anche il desiderio dell’altro. Mentre è solo uno specchio del suo.
Mi sembrava che Giulio avesse posto un’altra questione, andando al cuore del problema e non girandoci intorno.
Non so, luminamenti, perché Mozzi scrive nel suo secondo intervento “se si afferma che l’orientamento sessuale NON si sceglie, intendendo dire che ciascuno è libero di comportarsi secondo il suo orientamento sessuale, si offre un argomento a sostegno della liceità della pedofilia”, e poi tira fuori l’argomento “potere”. Io sono d’accordo sull’importanza della seconda parte (certo che entra in gioco il potere, come d’altronde in tutti i rapporti sessuali, ma ovviamente il bambino è perennemente succube), ma non è solo questo: la stessa monica dice “Sentivo, forse, quella che Raul definisce la gioia di sedurre e non ero stata né plasmata, né plagiata, né coartata”. Il bambino nemmeno si accorge, a volte, di essere “dominato” dall’esperienza e dalla personalità dell’adulto pedofilo! Infatti se due bambini fanno giochetti sessuali fra loro non vengono certo arrestati.
Inoltre (ma questa è una mia personalissima opinione) come si puo’ definire orientamento sessuale la pedofilia? Orientamento sessuale è scelta fra uomo e donna, fra omosessualità ed eterosessualità, oppure fra sentirsi uomo essendo donna o sentirsi donna essendo uomo, essere transgender o transessuale. Quando l’orientamento va verso esseri umani che ancora non sono “sessualmente formati” non si puo’ che parlare di perversione o malattia.
Vorrei anche aggiungere che secondo me Aldo Busi (che non amo leggere e – lo ammetto – nemmeno sentir parlare) ha fatto bene a portare la questione in Tribunale. Non si tratta soltanto di un singolo che si è sentito diffamato, quanto piuttosto di un pericolo più esteso, ovvero quello di far passare “in sotterranea” pensieri retrogradi, come appunto quello (velato o meno) che indica l’omosessualità come sinonimo di pedofilia. Bastano già quelli di Forza Nuova, con i loro manifesti omofobi. Se ci si mette pure un “don”, la situazione non puo’ che peggiorare. Altro che Buttiglione e i peccatori. Qui si passerebbe ai “pervertiti pericolosi”.
Che si è sessualmente formati e su che cosa è questo sesso dovresti dirlo a Foucault…sarebbe molto scettico. Dato anche il risultato ottenuto in Cassazione non direi che ha fatto bene Busi, (che invece mi piace leggere, ascoltare e stimo anche sa ha idee su alcune questioni della letteratura che non condivido proprio. Mi piace cmq la sua scrittura).
1)Foucault puo’ aver scritto quello che ha scritto, ma vienimi a dire che un bambino di 5 anni è sessualmente formato e ti do’ del pirla!
2)Cosa significa? Che se la Cassazione dice così, è così e basta? Se si è qui a discuterne evidentemente è perché la realtà dei fatti non è considerata da tutti nella stessa maniera. In particolare se si toccano temi scottanti e ambigui come la moralità, la religiosità, la sessualità.
Adoro straziare e infrangere culi infanti
La sessualità non è veicolata ed esprimibile solo con la genitalità matura (che poi rimane molto spesso immatura). Cmq ti consiglierei di leggere Foucault quanto meno per discutere come nasce l’idea di cos’è il sesso e vederne l’evoluzione. Non è da pirla mettere in discussione quello che non vogliamo vedere come costruzione culturale. Ormai, quella banale separazione tra natura e cultura è stata ampiamente superata.
In quanto alla Cassazione, questa sentenza non ha fatto male solo a Busi, e per il semplicissimo motivo che ha avvolarato la possibilità che uno possa dire a qualcun altro che è un sostenitore della pedofilia senza incorrere nel reato di diffamazione. E sebbene come ho già spiegato sono contrario al reato di diffamazione, ciò che rimane della querela di Busi è proprio il fatto che ci si può benissimo non preoccupare di essere querelati se si da del sotenitore della pedofilia a qualcun mentre questo diceva ben altro (come Busi). Un aumento evidente della confusione che non può che fare piacere ai veri pedofili!
Perché mi parli di sessualità come cultura? Io sono grezza in queste cose, e per me (in questo contesto e in questo discorso sulla pedofilia) sessualità = atto sessuale.
Non sono così “incolta” da dire che non esiste un’idea, un principio di sessualità o una particolare sessualità nei bambini (Freud, la Klein e TUTTI quanti gli psicologi e psicanalisti e studiosi lo dicono). Ma il sesso come scelta consapevole (per un bambino non lo è) e non prevaricatrice (un adulto lo sarebbe facendolo con un bambino) riguarda un adulto formato.
Io dico che per combattere la pedofilia si devono guardare tutti gli aspetti: criticando solo quello della “sopraffazione” fisica non si va molto lontano.
Riguardo al Tribunale: sbaglio o hai detto la stessa cosa che dicevo io? Forse è la stanchezza che mi fa sragionare… scusa eh…
Gianni,i boyfriends purtroppo erano proprio in quell’età intermedia che si quantifica con difficoltà. Direi che fossero fra i 10 e i 12 anni.
Caro Angelini, mi chiamo Raul e non so che problema ci sia per lei. Il nome è di origine tedesca, come lei ben sa (un antico diminutivo di Rudolf), e la grafia Raoul è un francesismo.
Emmina, piano. Piano a scrivere:
“Tra l’altro non sono d’accordo con Raul, che dice di non essere certo di cosa abbia letto negli sguardi dei ragazzini…
“Perché forse LUI ci ha letto qualcosa, ma – appunto – con il SUO sguardo. Alla fine ci ha letto quello che voleva Raul Montanari, non magari quello che voleva il bambino. Il pedofilo è terribilmente egoista proprio in questo: credendo di poter interpretare (proprio per la sua posizione “forte” di adulto) anche il desiderio dell’altro. Mentre è solo uno specchio del suo.”
A parte che, impegnata come sei nella crociata dell’ovvietà, ignori allegramente i dubbi che io stesso avanzo sul mio sguardo e sulla mia capacità di leggere i volti – forse non ci sei arrivata, ma mi stai dando del pedofilo, sai?
Fai due più due e vedrai la luce.
E’ comunque meraviglioso che in un blog con pretese intellettuali si trovi lo stesso conformismo e la stessa voglia di non capire, di essere tutti d’accordo nella logica delle spallucce alzate, del butta la pasta, del “massì, che cazzo rompi, lo sappiamo tutti come stanno le cose”, che si troverebbe in una qualsiasi trasmissione pomeridiana su Rai o Mediaset, a scelta. Quello che dico non vale per tutti è ovvio.
Ciao, alla prossima.
Lo stesso conformismo, Herr Montanari? Mi pare che l’intervento di sandro burro abbia tagliato la testa al toro e dato al dibattito un orizzonte a 360°.
Evidentemente come si leggono gli sguardi e li si interpretano a proprio piacere, così è anche per le parole.
Non ti ho dato del pedofilo, ho detto che il TUO sguardo ha letto un dubbio, ti ha fatto pensare che “forse”.
Ho detto infatti: “Alla fine ci ha letto quello che voleva Raul Montanari, non magari quello che voleva il bambino”. e ho aggiunto, ed è un passaggio logico e consequenziale, che come TU hai colto con il tuo sguardo qualcosa che una foto ti ha detto, “il pedofilo crede di poter interpretare anche il desiderio dell’altro”, ovvero del bambino.
In sintesi: il succo della questione è tutelare IN PRIMIS, a priori, il bambino, nonostante tutte le letture che un adulto “fa di lui”.
Sono giovane e ho ricordi vivissimi di come ero da bambina, mentre spesso più si va avanti e più si rimuove o si “adatta” al pensiero adulto.
Se poi consideri ovvietà l’egoismo del pedofilo e la fragilità del bambino, è un problema tuo.
Inoltre mi stupisce che tu ti metta a fare battutine di basso livello tipo “vedrai la luce” (non sono ancora John Belushi) o che citi i programmi tv pomeridiani che magari conosci perché te li guardi tu. Credevo che tu, visto che critichi un blog dalle pretese intellettuali (e sbagli perché critichi chi scrive i post, mentre forse volevi criticare me – che non sono né scrittrice, né critica letteraria, né un cazzo), fossi un po’ più sottile nei ragionamenti. Visto che teoricamente, in questo dialogo (tu che rispondi a me dopo che io ti ho tirato in ballo) l’intellettuale sei tu.
Non litigate. A me sembra che in ogni post ci siano spunti su cui riflettere. Il linguaggio, sopratutto la comunicazione, ha la sua ambiguità, il passaggio dalla comunicazione alla metacomunicazione non è così scontato, come non sono scontate le immagini che ci facciamo leggendo una frase.
Amichevolmente vi chiedo solo di non perdere la calma. Un argomento del genere se deve (e deve!) essere affrontato, bisogna farlo con la giusta fredda sensibilità (notato l’ossimoro? Non è casuale).
Vi chiedo di non scadere nella provocazione involontaria o semplificatoria.
Non diamoci del pedofilo, non sputiamoci in faccia. Per piacere. Parlo da padre di due bimbe, ma anche, e lo dico “con orgoglio”, da intellettuale.
Scrive Raul, che NON risponde alla domanda “5 o 13?”: “è meraviglioso che in un blog con pretese intellettuali si trovi lo stesso conformismo e la stessa voglia di non capire, di essere tutti d’accordo”.
Vorrei sapere qual è la posizione NON conformistica che si aspettava di veder riflessa nella discussione, considerando che, rispetto alla pedofilia, le posizioni possibili sono:
1) Va legittimata
2) Va repressa e punita
3) Va legittimata solo in certi casi: quelli in cui, A DETTA DELL’ADULTO, sia il bambino a sedurlo con le sue mossettine e il suo sguardo libidinoso [?]
Sono d’accordo con Gianni e Luminamenti, ma allo stesso tempo penso che Emmina deve quantomeno una spiegazione a Raul Montanari, se non le scuse. Fino a ieri sera i commenti erano TUTTI più che civili, l’unico punto di difficile interpretazione (il primo commento di Giulio Mozzi) è stato chiarito bene e fino in fondo; dovrebbe succedere lo stesso con Emmina (lasciatelo dire Emmina, NON è un’intepretazione forzata di Montanari: quello che hai scritto ha come sbocco logico e necessario che Raul ha letto, allo STESSO MODO del pedofilo, cioè egoisticamente, lo sguardo dei ragazzini. Insomma:
Tutti e pedofili leggono egoisticamente gli sguardi dei ragazzini.
Raul ha letto egoisticamente gli sguardi dei ragazzini nelle foto.
Ergo…)
Proporrei cura filologica e devozione lessicale e sintattica in questa colonna dei commenti, vista la materia delicata. Quanto più l’ordine è maniacale, in questo spazio, tanto più tessiamo una rete solida che ci impedisce di precipitare nel caos e nell’insensatezza.
Qualche anno fa, quando l’allarme dei media e l’attenzione dell’opinione pubblica sulla pedofilia erano assai elevati in seguito a una serie impressionante di casi di cronaca(non so quanto in base al massimalismo che contraddistingue gli organi di informazione, noto come “Legge del pitbull”)ho più di una volta sentito minacciare bambini piccolissimi con un “smettila sennò chiamo il pedofilo” (era detto in dialetto da mamme giovanissime con numerosi figli al seguito, di solito su autobus o tram, faceva una certa impressione…)
Rimanderei comunque qui: http://www.wumingfoundation.com/italiano/downloads.shtml
dove si può scaricare gratis “Lasciate che i bimbi” di Luther Blissett. Lettura piuttosto istruttiva, direi.
Ciao!
Lucio, posa l’introduzione malamente sforbiciata al libro di Andersen e inforca gli occhiali, magari dopo aver pulito le lenti con carta e alcool.
Scrivi: Raul NON risponde alla domanda “5 o 13?”.
Scrive Montanari 5 commenti prima: “Direi che fossero fra i 10 e i 12 anni.”
Inculatevi da soli!
Ciai racccione. Mi ha fuorviato il ‘Caro Angelini’ e ho iniziato di lì. Mi pento e mi dolgo con tutto il cuore e… boh (te lo ricordi, tu, l’Atto di Dolore?).
Maneggiare le parole con cautela: Piero ha ragione. Ed Emmina, che aveva scritto cose sensate, su Raul ha equivocato. Puo’ capitare a chiunque, è la parola scritta che mente senza sapere di mentire.
Forse, e scusatemi se faccio il rinuciatario, sarebbe meglio tacere. Nell’infanzia nasce la vita di dopo. Sono anni d’inferno o di paradiso, dipende dalla fortuna. Il confine è labile, la vita è una roulette. Russa. Io sono semplicemente disgustato dal fatto che qualcuno (adulto, vaccinato ecc.) possa solo permettersi di toccare in quella maniera un bambino. Le distinzioni di Mozzi sono fumo, per come la penso io. Io taglio con l’accetta, sono politically uncorrect di fondo, sono un uomo della strada: i bambini non si toccano se non con la rispettosissima tenerezza che meritano tutti gli esseri indifesi. E basta.
Il pedofilo è un criminale. E porsi la domanda se per caso, in certe circostanze, facendo dei distinguo ecc.ecc., ci possa essere liceità nell’intrattenersi con dei bambini, è già un errore. Un errore di fondo. Molto grave.
Buona continuazione.
Emmina, non scusarti, non c’è bisogno.
Hanno capito tutti quello che avevo capito io, ma tu non ti preoccupare. Non c’è niente di più bello e liberatorio che chiedere scusa quando si sa di aver sbagliato, ma tu fa’ come credi, a tuo buon pro. A proposito: conosco le trasmissioni pomeridiane non perché le guardo ma perché ci vado, molto peggio quindi.
Adoro le persone che hanno delle certezze.
Il peraltro simpatico Lucio Angelini era convinto di sapere come si scrive il mio nome; poi si è dichiarato convinto di aver letto che non avevo risposto alla domanda di Gianni e Franz sull’età di quei bambini; alla fine ci spiega quali sono le tre uniche possibili risposte al problema morale violento, multiforme, profondamente difficile che stiamo discutendo. Quartum non datur. Davanti a tanta sicurezza, c’è bisogno d’altro?
Sono molto grato a Monica per il ricordo che ci ha voluto raccontare, e che si pone proprio in quella zona un po’ al confine, crepuscolare, che cercavo di individuare partendo dall’esperienza che vi ho raccontato. Benché Monica sia sostanzialmente in disaccordo con me, questo episodio raccontato attraverso gli occhi della bambina che lei era è già un quartum, aggiunge già qualcosa che valeva la pena di dire e di ascoltare.
Per quanto riguarda me, se interessa a qualcuno, non ho mai avuto la figaggine busiana ma sono stato molestato ripetutamente intorno ai dieci anni di età: da un negoziante che mi ha toccato l’uccello e proposto una imprecisata prestazione in cambio di un regalo, da un prete che più o meno idem e da un infermiere che non ne parliamo. Ma credo che queste esperienze siano molto comuni per la mia generazione.
Niente in confronto alle torture subite a sette anni durante un bimestre passato in una colonia del comune di Milano per motivi di salute: pugni, calci, schiaffi, alimentazione forzata, umiliazioni stile carcere iracheno (non scherzo), scottature con acqua bollente ai genitali quando facevamo pipì nel letto (capitava spesso, terrorizzati com’eravamo) e delizie consimili. Le urla di chi veniva punito con i bidet bollenti si sentivano in tutto l’istituto, ma nessuno ha mai detto niente ai genitori: avevamo paura di prendere due sberle pure da loro. Avevamo paura, anzi avevamo la certezza, che non ci avrebbero creduto, che avrebbero dato ragione a LORO. E, in ogni caso, eravamo certi che non ci avrebbero ritirati dall’istituto (cosa ne sapevamo? Che cazzo sapevamo noi, poveri disgraziati? La colonia sembrava una cosa ‘obbligatoria’, non so come dire, come la scuola, capite?), che al massimo avrebbero detto qualcosa, protestato, e che appena usciti loro dalla zona parlatorio sarebbero arrivati i sorveglianti…
Il trait d’union fra queste diverse e amabili esperienze? Sempre quello: il presupposto infantile che l’adulto abbia ragione più o meno sempre, che sia portatore di un’autorità.
Forse il punto vero è questo, più del discorso che stiamo facendo sul complesso concetto di ‘maturità’: un bambino o un ragazzo (anche fino a 15-16-17 anni, perché no? forse anche oltre, se questa è la linea di discorso che accettiamo di fare) sono molestati, sono violati, quando accettano o subiscono qualcosa di lesivo della loro persona (qualsiasi cosa, non solo di natura sessuale) da un adulto solo in forza del fatto che lui è adulto.
E questo è ciò che mi ha sconvolto di quelle fotografie: il fatto che NON SEMBRAVA così. Ve lo giuro.
Anche se al 99,99% ERA così e basta. Amen.
Ora aderisco all’invito di Franz e mi taccio.
Eh, no, aspetta la replica. Dici: “Lucio Angelini ci spiega quali sono le tre uniche possibili risposte al problema morale violento, multiforme, profondamente difficile che stiamo discutendo”.
Mio caro Raulino, non parlavo da un punto di vista morale né psico-fico-socio-eccetera, bensì semplicemente legale. Chiunque abbia dei figli (io due, anche se ormai grandi) vuole sapere con certezza che toccamenti e penetrazioni fisiche NON sono ammessi, bensì perseguiti dalla legge. Nessun adulto deve poter imporre a nessun minore, almeno a livello fisico (in quello psicologico la fumosità sicuramente aumenta) le proprie deformazioni ***morali, violente, multiformi*** e quel che vuoi tu, senza se e senza ma. Per il resto, mi sono cuccato anch’io sette anni di collegio militare (come orfano di un aviatore) in un’età delicata, e non ho avuto certo bisogno di leggere «Il Giovane Törless» (peraltro bellissimo)per imparare certe cose.
Raul, non smetterò mai di abbracciarti.
Dimenticavo:
RAUL (2800), varianti: Raoul (4.100). Distribuito nel Centro-Nord con maggiore compattezza per Raul in Emilia-Romagna, è un nome di moda ripreso dal primo Ottocento, anche attraverso una narrativa popolare, dal FRANCESE Raoul (che è anche nome di residenti stranieri di lingua francese o delle comunità alloglotte francofone della Val d’Aosta e del Piemonte), per lo più ***adattato graficamente*** in Raul e pronunziato all’italiana (Ràul) e solo raramente Raùl, secondo la pronunzia del francese Raoul, che è l’esito dell’antico nome germanico Radwulf o Radulf, composto con *Radha- e *wulfa-, per il cui significato vedi Ralf.
RALF Raro e disperso, è l’adattamento per moda esotica recente dell’inglese Ralph o Ralf e Raff, da Radulf (inglese antico Raedwulf) composto di radha (consiglio, assemblea) e wulfa (lupo), con un significato che potrebbe essere ‘valoroso come un lupo nell’assemblea’… [da Dizionario dei nomi italiani, De Felice].
(Adesso capisco perché vuoi far tanto il valoroso in questa assemblea!):-/
Biondillo: “Raul, non smetterò mai di abbracciarti”.
(Dio, che senso, con tutti quei brufoli)
Lui era bellissimo. Ero piccola, ma sapevo che era un uomo bellissimo. Lo guardavo, mi piaceva guardarlo. Guardavo le sue mani. Tutti gli uomini della mia vita un pò gli assomigliano. Tra i miei primi ricordi c’e la sensazione del volo, di quando mi faceva volare e mi riprendeva, forse la stessa sensazione dell’altalena. Spariva per lunghi, interminabili periodi e qualcuno ci leggeva il testo sempre uguale delle cartoline e ce le mostrava: immagini di montagne, mari e città misteriose e lontane. I suoi ritorni erano avvenimenti emozionanti.
Un giorno, avrò avuto forse cinque, sei anni, ho cercato di baciarlo sulla bocca, quando lui si è chinato per salutarmi con il solito bacio sulla guancia. Altre volte ho tentato di farlo. Volevo vedere com’è questo bacio, che avevo visto nei film. Volevo baciare lui, perché nei film c’erano due che si baciano e uno era un’uomo. In quel periodo probabilmente lui era l’unico uomo a portata di mano e assomigliava agli uomini dei film. Era una curiosità, un esperimento. Nient’altro.
Non gliel’ho mai detto, ma ogni volta che ricordo quei miei tentativi, vengo presa dalla vergogna, per l’innocente totale ignoranza che mi muoveva, per il pericolo che stavo inconsapevolmente creando per me e per lui. Ogni volta che penso a quegli episodi, provo un sentimento di gratitudine per lui che, con un piccolo movimento, spostava la traiettoria del bacio: la sua bocca andava a deporlo sulla mia guancia, come sempre.
Può sempre accadere che un bambino/a, per mille motivi e dinamiche, compresa la solita “imitazione degli adulti” possa desiderare di spingere il gioco della seduzione “un po’ più in là”, naturalmente senza sapere bene perché e fin dove. Ma il compito dell’adulto resta invariato. E non è certo quello di approfittarne per dirsi: “Be’, se è lui/lei a provocarmi, adesso gli/le faccio vedere io!”
Per gli interessati ad approfondire, il testo integrale della sentenza della Cassazione si trova in http://www.beautylies.com/aley.
Una vecchia barzelletta, che ho raccontato anni fa a un convegno ed è stata riportata nell’articolo che il Corsera ha fatto sul convegno stesso. A Busi era molto piaciuta: visto che siamo partiti da lui, finiamo con lui su una nota umoristica.
Un uomo muore. Nella sua vita quest’uomo ha fatto così poco, occupandosi solo di sciocchezze e prendendo pure cantonate su queste sciocchezze, e infervorandosi su queste cantonate, che le autorità celesti non sanno che fare di lui. Decidono che un angelo lo porterà a visitare Inferno e Paradiso, intanto che loro stabiliscono dove destinarlo.
L’angelo porta l’uomo, un po’ tremante, all’Inferno.
L’Inferno è questo: un tavolo lunghissimo e stretto, che si perde all’infinito. Seduti ai due lati del tavolo, i dannati battono i tasti di vecchie macchine per scrivere. Ma i tasti non sono tasti: sono spine, vetri aguzzi, lamette da barba…
“No, no, che orrore” scuote la testa l’uomo, vedendo le dita dei disgraziati sanguinare.
“Allora ti porto in Paradiso” sorride l’angelo.
Il Paradiso è questo: un tavolo lunghissimo e stretto, che si perde all’infinito. Seduti ai due lati del tavolo, i beati battono i tasti di vecchie macchine per scrivere. Ma i tasti non sono tasti: sono spine, vetri aguzzi, lamette da barba…
L’uomo si gratta la testa, perplesso.
“Scusa” chiede all’angelo. “Forse ho perso un passaggio ma… insomma, che differenza c’è fra questi e i dannati?”
“Che questi pubblicano.”
1. Mi sembra ridicolo scusarsi, Raul Montanari, se NON ho detto che sei un pedofilo, bensì che fare un ragionamento simile sarebbe rischioso PROPRIO perché giustificherebbe un margine di ambiguità che personalmente ritengo NON debba esistere. Certo, a te è venuto il dubbio. Che venga un dubbio è legittimo. Anche a me puo’ venire, come mi è venuto vedendo l’ultimo film “a tema” con Kevin Bacon. Quello che ribadisco e non smetterò mai di ripetere è che un conto è un dubbio interiore, un conto è l’idea che un pedofilo – sulle stesse basi di pensiero nostre! – formulerebbe a giustificazione delle sue azioni.
ps:
le scuse dovresti farmele tu, puoi anche chiamarti Silvio Berlusconi e pensare che una sciura Pina qualsiasi si possa insultare a piacimento, ma io ritengo che un misunderstanding da coda di paglia ti abbia portato a dire cose ben più dirette nei miei confronti (“Fai due più due e vedrai la luce”, “E’ comunque meraviglioso che in un blog con pretese intellettuali si trovi lo stesso conformismo e la stessa voglia di non capire”, eccetera: frasi da sborone).
Comunque, chissenefrega.
2. Ognuno ha le proprie brutte esperienze, le tue sono certo peggiori delle mie. Bisogna poi vedere come si vivono e cosa cambiano dentro di noi. Magari fanno “venire dubbi”.
Ciao.