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Poesie incivili I

di Franco Arminio

Wojtila.gif

L’agonia non è mai gentile.

Non è una conversazione

non è un intrattenersi con gli amici

a tarda sera.

L’agonia non è mai ciarliera.

Eppure la televisione ha inventato

anche questo. Messe, commenti,

pubblici lamenti, tutto per smerciare

le solite merci. Perché non fermano

gli spot, gli sputi mediatici

piuttosto che fingere un dolore

che non hanno?

La televisione, la vera chiesa del nostro

tempo, ha trasformato la morte

di un uomo in un colluttorio

per sciacquarsi la bocca.

Ormai il mondo sta diventando

un gigantesco sintomo nevrotico

di un uomo che non esiste.

11 COMMENTS

  1. Per anni ci siamo lamentati della rimozione della morte. Ora che la si accetta, che ci si raccoglie intorno al televisore come intorno a un capezzale per seguire un agonia, per accompagnare il morente, ci indigniamo.
    Mi è capitato di vedere lo spot, credo di un’azienda informatica, in cui si invita a pensare cosa avrebbe potuto fare Gandhi – o altri personaggi del passato – se avessero avuto a disposizione i “potenti mezzi” del passato.
    La televisione si servirà del Papa, ma il Papa benedice la televisione. Il Papa – ma anche il più sperduto parroco di montagna – ha il compito di testimoniare. Pure l’agonia, anzi il calvario di chi si intestardisce fino all’ultimo nella sua missione, è una possente testimonianza. Il Papa di televisioni non ne ha mai abbastanza. Sono le campane di questo secolo. Perché a indignarsi sono soltanto gli atei? Certo, c’è il cicaleccio, io mi sono rotto le palle. E con ciò?

  2. ma di cosa parla, elio paolini? mi scusi ma questa agonia del papa così prolungata dalla televisione è esattamente quello che lei chiama rimozione della morte. in qualche modo la televisione prolugnado questo attimo fa perdere la sfera angosciosa della fine, la esorcizza in quanto la relega su di un piano differente e indifferente da quello umano. in qualche modo il papa è già morto e ne stanno celebrando le esequie virtuali prima del tempo reale di decesso!

  3. le sottoscrivo anch’io.
    Con questa storia del mostro mediatico non se ne può più… la televisione sta trasmettendo quel che accade, cercando di immaginare, o raccontare quel che non si può, in effetti, vedere. Ed è esattamente quello che la gente, in questo momento, desidera. Non c’è nessun salto di qualità, nessuna nuova categoria da scomodare per spiegare quello che sta accadendo in televisione.
    Lo sbarco sulla luna, allora, cos’era?.. e la diretta di 36 ore (ormai più di 20 anni fa) per il povero Alfredino, il ragazzino caduto in un pozzo?.. l’Italia si FERMO’. Non c’era nulla da vedere. Solo attendere.

  4. Mi permetto di intervenire perché in questi giorni l’argomento mi ha fatto riflettere molto. Sono profondamente d’accordo con Franco Arminio. Quello che dicono Elio Paoloni e Marco, secondo me, è vero fino ad un certo punto. E’ vero che molti di noi si raccolgono intorno alla tv in cerca di notizie, aggiornamenti, in tempo ormai quasi reale, compartecipando così, in modo mediato, a un dolore privato che diventa collettivo e pubblico: è il caso del Papa, e ancora prima dell’attentato alle Torri Gemelle e poi della guerra in Iraq. Per dirne qualcuna. Così come lo era stato nel caso dello sbarco sulla Luna o della tragedia di Alfredino. Ma tra QUEGLI eventi e QUESTI odierni, ci sono stati 50 o 60 anni di evoluzione della televisione! Culminati, da poco, nella nefasta formula del reality show. Che è la punta dell’iceberg, cioè di un atteggiamento che è pornografico. E la pornografia del dolore è molto più pericolosa di quella in senso stretto, quella erotica. Siamo diventati, nostro malgrado, più spesso passivamente che volutamente, voyeristi. Perché subiamo da tempo overdosi di immagini. Immagini che mostrano le parti più intime della vita e della morte umane (le esecuzioni in Iraq, il volto deformato di Terry Schiavo, il Papa in procinto di morire). E dall’altra parte immagini che ci raccontano la stessa storia da ogni punto di vista diventando una o più storie a parte. La televisione che prima mostrava la realtà ora ne crea una sua, fagocitando così quella reale e fagocitando anche noi. E diventando quasi soltanto la trasmissione di se stessa.
    Che il medium sia il messaggio diversi decenni fa l’aveva già detto McLuhan, vero profeta dei media e oggi, oggi, possiamo verificare che ciò che aveva preconizzato è diventato irrimediabilmente vero. A meno di non spegnere la tv. Il medium comunica innanzitutto se stesso e questo è vero oggi innanzitutto per la televisione. Il medium non mostra più, o non soltanto, la realtà, ma la crea, ne crea una e mille altre. Soverchiando così la realtà “reale”. Un tempo i personaggi pubblici andavano in tv. Oggi si va in tv a FARE SE STESSI, a mettere in scena il personaggio mal recitato di se stesso che vuole diventare qualcuno e si diventa un personaggio pubblico, si diventa qualcuno. (Le Lecciso, i Costantini…) La Rai propina solo fiction all’insegna di una sempre più evidente restaurazione o reality show con malconci e depressogeni semi o ex VIP. Le reti private mantengono un minimo margine di produzione culturale meno decerebrata. Tutto questo è pericolosissimo, perché il gusto del pubblico viene volutamente influenzato. E il pubblico che vorrebbe una tv diversa, quella di una volta, quella dei palinsesti Rai di decenni fa, deve rivolgersi, se può, ai canali satellitari. Può quindi scegliere soltanto se ha il denaro per farlo. La lettura ideologica e sistemica è sbagliata in molti settori, a mio avviso, in quello editoriale per esempio; ma in quello televisivo no.

    Tornando a bomba, quello che sta accadendo con la morte del Papa, complice purtroppo un umanissimo e non tanto spirituale desiderio di quest’uomo di non scomparire in realtà, né dalla Terra, né dalla visione dei suoi fedeli, se non quando davvero inevitabile, è osceno. E non riguarda soltanto la tv. Su Repubblica di ieri una pubblicità al sito della Rai spiegava che su http://www.Rai.it era possibile vedere “la storia del Papa”, e ok, ma anche “la sofferenza, il dolore” del Papa. E’ osceno. Io mi metto tra quelli che il dolore non vogliono vederlo, non così. Forse perché ascoltarlo, ascoltando una notizia radiofonica o leggendo un giornale o ASCOLTANDOLO DENTRO DI SE’, è più che sufficiente. E rispettoso. Per chi lo sta provando quel dolore. Per chi sta morendo o è già morto. Per chi, diversamente dal protagonista di Ed Tv o Re per una notte o dei reality show o di Buona Domenica, è qualcuno che suo malgrado diventa un soggetto pubblico. In balia di una follia e di una folla che lo fanno diventare vessillo delle proprie proiezioni, oltre che di quella televisiva.

    Come il caso di Terry Schiavo, che non era più una donna mantenuta in vita artificialmente dalle macchine, e dunque, IN SOSTANZA, morta da tempo, ma che grazie alla tv è diventata un corpo da fare a brandelli a disposizione di avvoltoi anche mediatici, tirata da una parte, quella di Bush e del suo fintissimo intervento “pro-life”, e dall’altra, quella di chi l’ha voluta vedere uccisa da Bush, e diventata così, ALLO STESSO TEMPO, virtualmente appunto, simbolo del malgoverno di Bush e del desiderato buongoverno di Bush!
    Due giorni fa avevo scritto questo sonetto, per “sfogare” lo sdegno che ora ho descritto qui. Mi permetto di allegarlo, così. Scusandomi per tutte le righe che ho occupato.

    MEGLIO LA FINTA O L’INFINITA VITA?

    S’io fossi Vauro farei una vignetta
    con Dio barbuto su una nuvoletta.
    “A Terry, a Karol, daje, annamo ‘n po’!
    E se v’ho detto NO, per Dio, è NO!”

    Poiché non sono Vauro e in più è tabù
    pensare che chi non ce la fa più
    abbia diritto a un suo riposo eterno,
    penso questi pensieri e non li esterno.

    “Perché gli americani e il loro impero”…
    “Perché con dignità comunque il clero”…
    E’ già abbastanza quanto rappresenta

    chi muore per chi sceglierà la bara.
    Brandire vite come le bandiere.
    Silenzio, buio. E solo vite vere.

    “Ormai il mondo sta diventando
    un gigantesco sintomo nevrotico
    di un uomo che non esiste” (Franco Arminio). E’ vero.

  5. il discorso di paolini per me andava anche bene se era solo sull’aspetto mediatico del papa e di quello che sta accadendo. ma lì paolini parlava di rimozione della morte che in qualche modo veniva fugata dai media… altro che fugata! i media la confermano in toto, rimuovono la morte perchè la spettacolarizzano. che poi il papa stia morendo è altra questione e poichè ha sempre usato la tv per universalizzare il suo discorso ecumenico non mi sorprende che la utilizzi anche nell’ultimo atto della sua vita

  6. Infine il Papa è morto. E con lui se ne va un altro pezzo di Novecento, piuttosto.

  7. Incredibile! Se vi fa tanto schifo la televisione, spegnetela. E non rompeteci più i coglioni con la vostro squallido moralismo. Il dolore va mostrato. Fino in fondo. Siete voi che ne siete ossessionati, che mettete insieme la Schiavo con il Papa, le Lecciso con il Papa: ma che c’entra? Paoloni (si chiama Paoloni, non Paolini) ha ragione. Avete paura della televisione? Buttatela dalla finestra. Avete paura del dolore? Anestetizzatevi.

  8. morto un papa se ne fa un altro
    morto un re un altro ancora
    poi c’è Vespa che parla poi c’è Lubrano che dice e poi c’è la Berlinguer che commenta ancora pure Berlusconi pure Frattini Casini persino Bush e il Libano che brucia e 32 nuovi morti in Iraq anzi 64 anzi i prestiti per lo tusunami non sono prestiti che non sono nemmeno arrivati e Terry Schiavo è morta e se ne fa un altra così sono tutti contenti e Schumaker vincerà ancora e Barichello pure poi morirà anche lui e Fisichella ancora o no non si sa nemeno le partite domani però dopo una partita ce ne sarà un ‘altra e dopo questa guerra un’altra ancora e dopo questi morti altri ancora dopo questi pozzi che bruciano e poi ributtano e Mugabwe che imperversa e ride dietro i suoi occhiali d’oro ci sarà il fantasma di Idi Amin e Bokassa redivivi poi ci sarà il prezzo del petrolio che salirà e poi discenderà poi morirà pure la regina Elisabetta senza fretta e poi morirà questo blog rivista e poi si passa a un altro e a un altro ancora ad ogni ora cento fino alla consunzione poi spariranno tutti i blog poi morirò però prima io,
    credo proprio di sì,
    perché dobbiamo consumare consumarci tanto
    tanto ancora in fretta e furia
    senza nulla o poco ritenere
    a che serve sapere
    ragionare commentare divergere
    andare bruciare
    l’importante è consumare
    specie le parole

  9. la citazione di Ballard postata da Vasta dovrebbe da sola servire a scigliere l’equivoco a chi ha mente sufficientemente lucida. Gli agonizzanti, in questo medesimo istante, sul pianeta sono LEGIONE. E la maggior parte di essi agonizzano senza sonde, cuscini, infermiere, e ovviamente telecamere. Agonizzano nella polvere e nella miseria. Voi grandi scopritori della morte, della mortalità umana, grandi appassionati del dolore non rimosso, siede disposti a sopportare una telecronaca costante di questo immeneso sfacelo? Ancora una volta potrei citare dei documentari terribili, che esistono in quanto la televisione non mostra mai alcune delle circostanze fondamentali per le quali milioni di persone muoiono anzitempo per scelte precise fatte da altri uomini, che avrebbe potuto NON ESSERE FATTE.

    Andate a vedervi “Le cauchemar de darwin” (l’incubo di darwin) sul mercato del persico della Tanzania che arriva in Europa con aeri che ripartono per l’Africa carichi di armi prodotte in Europa. Di queste morti, che potrebbero essere evitate, si dovrebbe parlare ogni giorno. Perché esse interessano molto di più dell’inevitabile morte “naturale” di una persona che è arrivata alla fine dei suoi giorni. Voi fingete di non sapere neppure che esiste un uso politico della televisone. E la televisione non è un aggeggio “privato” ma un servizio pubblico. Ed è finanziato anche con i nostri soldi. Ed è quindi un fatto elementare, che se ne discuta il suo uso. E’ parte del normale funzionamento della democrazia. Ma anche questo per voi è cinese.

    Da sempre il dolore del re coinvolge i suoi sudditi più del dolore dei parenti degli stessi sudditi. Ma io non sono nato suddito. E non è il principio di autorità a dettarmi a proposito di chi e quando devo piangere. E’ la mia ragione a dettarmelo.

    Ma non voglio aggiungere argomentazioni ad argomentazioni ora. Constato solo il tenore banale, sommario, di certe reazioni. Ci si dice: NON ROMPETE I COGLIONI. ZITTI. Tornate a farvi i vostri privati affari, che le cose del mondo, cosi come vanno, non devono MAI essere messe in discussione.

    Da queste reazioni si avverte che il nervo è veramente scoperto. E che davvero c’è necessità di batterci sopra. E come faceva Nietzsche, con il MARTELLO.

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