Contrappello
di giulio mozzi
Con riferimento al precedente intervento intitolato Appello di Italialaica (e successivi commenti), faccio notare che nella mia città (Padova) c’è una Piazza Garibaldi; e io (e non solo io, credo) dissento profondamente dalle opinioni e dalle convinzioni di Giuseppe Garibaldi. C’è anche una via Battisti; e io (e non solo io, credo) dissento profondamente dalle opinioni e dalle convinzioni di Cesare Battisti (quello impiccato in Austria-Ungheria, intendo). C’è anche una Piazza Mazzini; e io (e non solo io, credo) dissento profondamente dalle opinioni e dalle convinzioni di Giusppe Mazzini.
C’è anche una Piazza Cavour; e io (e non solo io, credo) dissento profondamente dalle opinioni e dalle convinzioni di Camillo Benso conte di Cavour. C’è anche un Corso Vittorio Emanuele II; e io (e non solo io, credo) dissento profondamente dalle opinioni e dalle convinzioni di Vittorio Emanuele II. C’è anche una via Alessandro Manzoni; e io (e non solo io, credo) dissento profondamente – pur apprezzandolo come narratore – dalle opinioni e dalle convinzioni di Alessandro Manzoni. C’è anche una via Felice Cavallotti; e io (e non solo io, credo) dissento profondamente dalle opinioni e dalle convinzioni di Felice Cavallotti. C’è anche una piazzetta Forzatè; e io (e non solo io, credo) non ho la minima idea di chi sia questo Forzatè, e trovo pericoloso che a una persona le cui opinioni e convinzioni sono ignote ai più venga attribuita addirittura una piazzetta. Abito in via Giuseppe Comino, editore e tipografo settecentesco, e chiedo che l’attribuzione a lui della via nella quale abito sia sospesa finché non siano stati accuratamente esaminati i contenuti delle opere letterarie, filosofiche e politiche stampate dal Comino, nonché le opinioni e convinzioni in esse contenute.
Senza contare le vie e le piazze attribuite, nella mia città, a san Francesco, santa Sofia, san Giovanni, sant’Eufemia, sant’Osvaldo, sant’Antonio, san Martino, san Nicolò, san Prosdocimo, santa Giustina, e via santificando.
Chiedo a tutti coloro che, nella mia città, hanno incarichi pubblici (di ogni genere, ordine e grado) e ritengono di non condividere le opinioni e convinzioni di Giuseppe Garibaldi, Cesare Battisti, Giuseppe Mazzini, Camillo Benso conte di Cavour, Vittorio Emanuele II, Alessandro Manzoni, Felice Cavallotti, l’ignoto Forzaté, Giuseppe Comino, e i cosiddetti santi Francesco, Sofia, Giovanni, Eufemia, Osvaldo, Martino, Nicolò, Prosdocimo, Giustina e via cosiddettisantificando, di dimettersi ora, subito, senza se e senza ma, dai suddetti incarichi pubblici, in nome del carattere laico delle istituzioni, del profondo pluralismo culturale, politico e religioso della società in cui viviamo, nonché del rispetto per i milioni di cittadini italiani che non condividono le opinioni e convinzioni di Giuseppe Garibaldi, Cesare Battisti, Giuseppe Mazzini, Camillo Benso conte di Cavour, Vittorio Emanuele II, Alessandro Manzoni, Felice Cavallotti, l’ignoto Forzaté, Giuseppe Comino, e dei cosiddetti santi Francesco, Sofia, Giovanni, Eufemia, Osvaldo, Martino, Nicolò, Prosdocimo, Giustina e via cosiddettisantificando.
Per aderire al contrappello o lasciare commenti, cliccare qui.
(Se qualcuno si azzardasse a inferire da questo mio intervento una mia opinione e convinzione favorevole alla dedicazione della Stazione Termini di Roma a Giovanni Paolo II, lo dico subito: si sbaglia. La mia opinione e convinzione è che la chiesa è la chiesa, e i treni sono treni. A ciascuno il suo – come disse tempo fa, mi pare, anche un Galileo del quale ora mi sfugge il nome).
(Se a qualcuno fosse sfuggito il registro ironico di questo intervento, ripeto il concetto in registro del tutto serio: non credo che al “delirio” [termine tecnico che trovo assai opportunamente impiegato nell’appello di Italialaica] abbia senso rispondere con l’isteria; e faccio notare che il principio implicitamente richiamato dall’appello di Italialaica [“Non è lecito dedicare un’istituzione o un luogo pubblico a una persona o le cui opinioni e convinzioni da molti non sono condivise, o a un evento la cui memoria da molti non sia apprezzata, eccetera”], costringerebbe – credo – a rinominare – con semplici numeri, presumo – la maggior parte delle vie, piazze, piazzette, slarghi e vicoli d’Italia. Io, democratico e repubblicano, trovo intollerabile che a Firenze esista una Piazza della Signoria).
(E credo che l’affermazione: “Milioni di cittadini dissentono dalle opinioni e dalle convinzioni di questo Pontefice”, sulla quale non esprimo dubbi [mi limiterei a domandarmi quanti cittadini, sia tra quelli che ritengono di dissentire dalle sia tra quelli che ritengono di aderire alle opinioni e convinzioni di Giovanni Paolo II, abbiano effettiva conoscenza di tali opinioni e convinzioni], dovrebbe essere comunque confrontata con la folla, composta da milioni di persone, in gran parte cittadini italiani, che oggi riempie Roma).
(Quanto all’invito a rinviare “decisioni destinate a segnare a tempo indeterminato il volto di Roma” al momento in cui sarà “esaurita l’attuale ondata emotiva”, mi pare un invito di buon senso).
Comments are closed.
Ma soprattutto, Giulio (sempre indaffaratissimo come il coniglio bianco di Alice-nel-paese) pensa alla confusione che nascerebbe tra la stazione Giovanni Paolo e la basilica dei santi Giovanni e Paolo.
Caro Mozzi,
non ho letto lo scritto a cui fa riferimento nel suo post. Ma ora che ci penso, la mia casa natale a Napoli è in corso vittorio emanuele! e io non posso aderire in alcun modo al pensiero e alle opere di quel monarca! dovrò costringere i miei a traslocare! C’è molta stupidità in giro, anche tra chi invocano uno stato laico. le segnalo nel mio blog un post sul papa, anzi, sul corpo del papa. non ho ancora visto in giro un commento su questo argomento. con stima
melpunk
“anche tra chi invoca” (!!!!). chiedo venia
Non capisco questa furiosa laicità contrapposta alla religione.
La laicità è un atteggiamento, la risultante di una riflessione sul rapporto individuo-società, e NON una non-religione! Tra i più grandi laici che si annoverano nel ‘900 ci sono teologi, rettori di Università cattoliche (compresa la nostra a Milano, negli anni Settanta) e molte altre personalità credenti.
Il laico non veste la propria fede – se ce l’ha – come un’armatura. E se non ce l’ha, la fede, è pregato di non vestirne un’altra.
Le guerre di religione, in Europa, sono finite nel 1648. Poi fu la “politica”.
Credo che la laicità debba costituire per tutti una garanzia. Quando la laicità travalica questo confine diventa fanatismo, e in quanto tale, strumento di “oppressione”. Non vedo nulla di male a intitolare al Papa una stazione o una via, essere laici non significa dimenticare la nostra Storia, la nostra Cultura e la nostra Memoria. Laicità deve anche significare rispetto per chi crede, per chi è religioso e di tutte le religioni. La laicità malintesa rischi di diventare, su opposta posizione, assimilabile allo stato teocratico.
melpunk
Ben fatto: buon senso. E meno fanatismi.
Si fanno troppi appelli inutili, si raccolgono troppe firme per cause trascurabili.
Reclamo il diritto ad un panorama “laico”.
Anch’io abito a Padova e non posso sopportare la vista delle cupole si Santa Giustina e Sant’Antonio. Abbattiamole.
Sottoscrivo.
io non abito a Padova, ma abito in Viale Venezia. Il fatto è che percorrendo tutto il viale non arrivo a Venezia. Ci ho provato una volta…mi sento preso in giro.
Sì, mi piace proprio molto quanto ha detto Giulio
Bravo Mozzi! Il suo intervento ha il sapore della libertà e della democrazia.
Aderisco eccome, anche nell’ottica di chi rivendica il diritto di non avere sempre opinioni su tutto
Grazie di cuore a Giulio Mozzi. Propongo inoltre di estendere la questione, nel rispetto di un vero e sano laicismo, vivaddio (ooohps, volevo dire “e che diamine!”), ai nomi propri. Lui si chiama Giulio (come uno dei papi più guerrafondai della storia) e io Pietro (come il Primo Responsabile di tutta questa incresciosissima faccenda). Lasciamo poi perdere il caso disperato di Giovanni Paolo Sartre, condannato con decenni di anticipo dal suo nome a smentire tutto se stesso.
Propongo l’adozione di nomi laici (tipo: Indro, Argeo, Urbano, no, Urbano no, ‘sti fetenti di credenti che ci rubano il meglio…) per noi e i nostri sfortunati consimili che dissentono dalla propria carta d’identità.
Fatto trenta, facciamo trentuno. Propongo infine una revisione totale del vocabolario. Tipo: ma vi rendete conto che “entusiasmo” significa letteralmente “essere in dio”? E noi entusiasti laici??? Quando l’operazione sarà conclusa, avremo finalmente una perfetta neolingua, e saremo liberi. Proprio come i cultori piagnoni del politically correct. Bene, viva la felicità che ci si prospetta. Sentitamente vostro, Ganimede Vereni.
Io sono ateo e non trovo nulla di male nel dedicare una stazione al fu papa. In questo senso non sono d’accordo con l’appello, che ha la stessa emotività che denuncia.
Ma che si sia perso il senso della misura è vero. Quello che fanno i cattolici direi che son cacchi dei cattolici: se sono privati cittadini però. Quando si ha una funzione pubblica è diverso: che un intera classe dirigente si prostri in questo modo lo trovo abbastanza indegno. Queste cadute dello spirito si pagano. Io mi domando: Ma se il prossimo papa dovesse denunciare come “indegno” un governo, di destra o di sinistra, cosa accadrebbe?
Che si prostri in questo modo? Forse è lei ad aver perso il senso della misura. Perché non mi pare che nessuno dei partecipanti, unendosi al commiato, abbia perso dignità…
Aderisco al contrappello.
Basta una risata o ne devo mettere due? Carino il “contrappello” tra il serio e il faceto, l’appello invece mi ha lasciato perplesso, molto perplesso, parecchio perplesso, talmente perplesso che… mi devo fare un toast. Mi è venuta fame :-) Buon fine settimana. Trespolo.
aderisco decisamente e volentieri al contrappello, perchè non condivido il tono da crociata dell’appello.
Cos’è, ” tutti sono uguali, ma i laici sono più uguali degli altri ” ? ….
e poi non capisco, sarebbe più accettabile per un laico intitolarla a George Bush ?
le argomentazioni del motzi e dei suoi sodali – c’è paolo che parla del “tono da crociata” che avrebbe l’appello riportato da inglese, proprio quando roma è colma di 4 milioni di pellegrini invasati che danzano per le strade e tutti i canali televisi, nazionali e non trasmettono il fottuto funerale del papa – sono furbastre e tendenziose.
la laicità è un territorio di condivisione riconosciuto da credenti e non credenti, questo di attribuirsi stazione termini a furor di popolo è un colpo di mano, segno dei tempi.
oltre tutto il personaggio voitila, al di là delle questioni religiose e spirituali nelle quali non entro, è politicamente molto controverso e buon senso suggerirebbe quantomeno di aspettare qualche decennio prima di proclamarne ufficialmente la grandezza.
dopo una vita passata in questo paese, concludo che i cattolici non sono cambiati affatto e che per loro la parola laicità non significa nulla.
io registro solo questo, poi lascio ad altri polemiche che non me ne puo’ fregare di meno. Trovo che sia giusto che ognuno professi la fede che desidera. Lo sancisce anche la costituzione, mi pare. Senza arrivare a toni da delirio (d’ambo le parti) prendo atto che oggi, venerdi 8 aprile, qui a Roma è stato decretato un ipocrita coprifuoco. Ipocrita perche’, impedendo la liberta’ di circolare “solo” entro il raccordo anulare è come aver voluto confinare, insieme al sentimento di ognuno, anche la sua possibilità di scegliere se lavorare o no. Non c’e’ nulla di capzioso, prendo solo atto che per bizzarrie di toponomastica la fede di un cittadino abitante entro il GRA (Grande Raccordo Anulare, per i non romani…)è salvaguardata per imprenscidibili motivi di sicurezza, quella di chi invece abita, vive e lavora fuori da tale raccordo no. Non so, vedere questo bistrattamento della logica mi incute un briciolo di timore, nessuna ironia: sono davvero le conseguenze dell’assurda maniera di vivere (e amare e credere) che ci portiamo. Tutto qui.
PS. Ah, interessante il casino montato sulla faccenda nella laicissima Francia…
Certo, la maggior parte degli appelli alla società civile, con relativa raccolta di firme, non manca di velleitarismo e anche di isteria. A maggior ragione un appello in favore di una toponomastica laica. Ed è inevitabile che i loro promotori si espongano al rischio di un ridicolo “oggettivo”, e così pure chi di tale appello è soltanto testimone a favore. Per questo motivo non mi posso sottrarre all’ironia garbata e pungente di Giulio Mozzi. D’altra parte, il suo discorso apre qualche parentesi di contenuto non proprio ovvio all’interno del mondo cattolico. E di questo sono contento, anche se fuori parentesi certe considerazioni sarebbero state forse più utili. In quanto non c’è più efficace critica dell’autocritica. (Per questo motivo la più limpida critica di questo papa mi sembra finora quella che gli è stata indirizzata dal teologo Hans Kung nell’articolo sul Corriere del 26 marzo e che io ho scoperto sul sito delle Comunità cristiane di base.)
Ma testimoniare a favore dell’appello di Italialaica è secondo me un modo per “togliere ovvietà” a un consenso del tutto emotivo, irragionevole, nei confronti della bontà “storica” di tale papato. Consenso che si traduce in ultima analisi nell’intitolare a tale papa una stazione piuttosto che un campo di calcio o un lago italiano. Certo, di fronte alla maestosa onda emotiva che mobilita i milioni, l’appello di Italialaica ha qualcosa del puntiglio burocratico. Ma tale puntiglio ha un grado di verità importante: ricorda che intorno al macrosimbolo della salma papale si gioca una falsa universalità, e sotto la pura forma del rito, che attira anche una gran quantità di semicredenti, si mettono in moto le più varie speculazioni politiche del significato. (Quanti stanno già speculando su questa emozione collettiva?)
Tale puntiglio ricorda che una parte rimane fuori, magari segnalandosi istericamente, ma non si lascia assorbire dall’ipnosi sentimentale. E di tale parte, della sua verità parziale, dovranno fare conto prima o poi anche quelli che ora considerano il defunto papa come simbolo indiscutibile e abbagliante.
Quindi, non disconosco una certa isteria nell’appello che ho pubblicizzato. Ma tra un’identità isterica, fissa nel suo solco, e un delirio effimero (lo scivolamento una tantum sotto l’altare), mi sembra preferibile il primo atteggiamento. Tutti questi acquisiti cattolici rimarranno ferventi ancora a lungo e con lo stesso entusiasmo?
Ripeto la domanda: E se il papa prossimo venturo si sveglia una mattina è dice “Questo governo non va, non funziona”?
Ma poi fatemi capire. Per voi davvero il punto è soltanto il nome della stazione? In non condivido l’appello, ma secondo me esprime un problema reale sul quale sarebbe bene riflettere con meno impulsività ed emotività.
No, non mi è piaciuto questo contrappello di Mozzi, e se ho compreso l’uomo (non garantisco, lo conosco solo dal blog) sospetto che domani, a mente fredda, non piacerà nemmeno a lui. Tutto questo non è un fatto, è soltanto LA MIA OPINIONE.
non tutte possono essere vie dei ciclamini o del bosco e poi io dissento da queste perchè non vedo piu’ ciclamini e boschi nelle città,ma solo fumo e povertà non solo culturale,io dissento dal fumo che non sia di MS e dissento dalla povertà culturale ciao
Quando l’epidemia di commozione collettiva sarà passata, il laicismo potrà opporre resistenza contro eventuali tentativi di “tracimazioni” catto-religiose all’interno della nostra vita sociale. rimane il fatto che i cattolici ci sono, stanno lì e quando muore il papa si danno da fare più del solito. ciò non cambia la sostanza dei fatti: la crociata laicista, non laica, nei confronti di quanto sta accadendo mi sembra eccessiva. anche questa, naturalmente, è un’opinione.
viva S. Ignazio stilita! viva Enzo Moscato!
melpunk
Quando l’epidemia di commozione collettiva sarà passata, il laicismo potrà opporre resistenza contro eventuali tentativi di “tracimazioni” catto-religiose all’interno della nostra vita sociale. rimane il fatto che i cattolici ci sono, stanno lì e quando muore il papa si danno da fare più del solito. ciò non cambia la sostanza dei fatti: la crociata laicista, non laica, nei confronti di quanto sta accadendo mi sembra eccessiva. anche questa, naturalmente, è un’opinione.
viva S. Ignazio stilita! viva Enzo Moscato!
melpunk
Allora la fate una questione di principio…
Perché si può credere con l’intensità che si vuole, tradire e poi pentirsi, amare una cosa e poi non volerla più, avere una opinione e alla fine cambiarla…
Non credo si possa applicare sempre e comunque la razionalità. Soprattutto quando si ha a che fare con ciò che più ha di viscerale e incomprensibile.
Giulio for Collana Contromano Edizioni Laterza! :-)
mozzi ha fatto il suo solito intervento da dottor Sottile, similgesuitico e precisino, o se si vuole da nipotino-ino di Torquato Accetto, quello della dissimulazione onesta… è sempre lì che si applica al suo minuzioso e inutile lavoro di cherichetto, sempre il solito odore di sagrestia raccogliticcia – oggi si chiama blog… – tenace nello scorgere pagliuzze sotto travi che crollano…
nella modernità una società o è laica o non è.
la laicità è una garanzia per tutti, anche e soprattutto per i credenti, sia che credano nel dio di israele revisited del cattolicesimo o in manitù.
strano che proprio tra i credenti si faccia fatica a capirlo.
Concordo in pieno con quanto afferma Mozzi. L’appello di Italialaica è controproducente e ottiene l’effetto di far passare per fanatici i difensori dello stato laico e non i Wojtyla’s boys che cantano “Giovannipaolo” nelle strade di Roma. Aggiungo che ci sono varie vie intitolate a papi più controversi di questo (per non parlare dei politici controversi) e quindi non ci troverei nulla di strano se in futuro una via di Roma (e non solo di Roma) fosse intitolata a Giovanni Paolo II (però la stazione chissà perché mi sembra inopportuna). Insomma se stessimo a guardare la storia e le convinzioni politiche/religiose di ogni italiano o papa o santo o quelchevuoi famoso a cui intitolare una via d’Italia non ce la caveremmo più. E senza scherzi: saremmo già in crisi sui “padri della patria”: è giusto mettere vicine, nella stessa città, via Cavour e via Mazzini? Lo dico poiché Mazzini era visto come un criminale, un terrorista, dal Regno di Piemonte e in modo particolare da Cavour, che più volte tentò di assicurarlo alla giustizia per ucciderlo (pendeva su Mazzini condanna di morte).
E tuttavia il problema non è illusorio, poiché se un Papa è ancora ancora accettabile, un gerarca fascista non lo è. Questo appello di Italialaica fa quindi riflettere. E’ un segno dei tempi, è il sintomo di un malessere diffuso che divide l’Italia, un paese che non ha una memoria storica condivisa e che quindi si trova a discutere ancora della Resistenza e dei ragazzi di Salò e ora anche sul rapporto tra laicità dello stato e religione cattolica. E’ solo uno dei sintomi che contraddistinguono quest’ultimo problematico rapporto e non sarà l’ultimo (un altro sintomo è la questione del crocefisso nelle aule scolastiche).
Caro Giulio, complimenti per il Contrappello. Con la tua scrittura, intelligentemente ironica, sai esprimere concetti altrimenti difficilmente esplicabili.
Mi sembra che sempre più frequentemte, da qualche tempo a questa parte, ci regali delle meravigliose perle. E papa o non papa, provo davvero piacere a leggerti. Grazie.
Appello o contrappello, isteria o delirio, analisi laica o fanatismo pseudoreligioso, Hans Kung o Buttiglione, si sta facendo troppa polemica, si sta facendo il gioco dei media (che sulla eccezionalità fasulla ci vivono, e la fanno durare più a lungo possibile per tirare il loro lesso)su questo evento. Comunque, caro Giulio, la differenza tra piazza Garibaldi e la stazione Giovanni Paolo II è che viviamo (ancora, forse per poco se l’Impero non lo vorrà più) in uno Stato-Nazione che onora i suoi padri della patria (da cui si può benissimo dissentire, ma è il fardello retorico dello Stato nazionale che ci tocca sopportare), mentre la stazione Giovanni Paolo II è un fatto che non tiene in nessun conto la separazione fra Stato e Chiesa. Certo, non è la prima volta che si imbrogliano le carte, con le varie piazze, vie, borghi ecc. intitolati a tutti (o quasi) i santi del calendario, anzi è l’ennesima. Ma ciò non toglie che qui-e-ora va detto No (da cittadini italiani, che è l’elemento unificante, non da fedeli di una qualche confessione) pacatamente, senza isterie, alla stazione Giovanni Paolo II. In ogni caso non sarà certo un nome che farà arrivare i treni in orario (a meno che non si invochi il miracolo di quel nome). Eppoi, quanto all’appello e al contrappello, di queste due cose ho brutti ricordi. Ricordo che tanto in collegio (dai frati, non gesuiti, ahimè, se no mi chiamerei Che Guevara) quanto al servizio militare, la mattina facevano l’appello e la sera il contrappello, per vedere se c’eravamo ancora tutti. Appello come risveglio o contrappello come preludio al sonno? Boh, rilancio la palla.
da laico propongo una soluzione salomonica.
dando le spalle alla vetrata dell’ingresso principale della stazione termini, dedicherei il lato sinistro dei binari a ‘giovanni paolo II aka karol wojtyla, tenace sostenitore dei valori della pace e del dialogo tra i popoli’ – mentre il lato destro dei binari lo intitolerei a ‘giovanni paolo II il grande papa che tutto il mondo ama e che ha già compiuto il piccolo miracolo di non far bestemmiare l’utenza per i ritardi degli eurostar’
chiederei quindi alla chiesa, in perfetto stile lateranense, di tirare un colpo alla botte e di accettare, in cambio della multidedica, la concorrenza di scientology nella lotta dell’otto per mille.
Inglese: CHE CAZZO NE SAI TU SE RIMARRANNO FERVENTI? E COSA C’ENTRA? LA FEDE NON é UN PROBLEMA DI COERENZA E NEANCHE DI DURATA.
n.b. postato da individuo ubriaco e ciclotimico indiscretamente emotivo.
Perchè intitolare al Papa una stazione ferroviaria? Senza alcuna ironia: io opterei per un aeroporto. Fiumicino andrebbe a meraviglia.
d’accordo su fiumicino.
fanculo a leonardo da vinci.
Il regolamento di conti è tra cattolici.
Propongo un area della stazione dedicata a Wojtyla, noto MARIANO, e l’altra alle MADRES de Plaza de Mayo, che per bocca della loro presidente Bonafini, han dichiarato di recente che Joao Paulo brucerà all’inferno.
“Papa queimará no inferno, diz Mãe da Praça de Maio A presidente das Mães da Praça de Maio da Argentina, Hebe de Bonafini, disse nesta sexta-feira que o Papa João Paulo II “vai morrer queimado no inferno, incendiado, incinerado por tudo o que diz”. Bonafini deu a declaração durante entrevista ao ser perguntada sobre a decisão do Vaticano de apoiar o bispo militar da Argentina, Antonio Baseotto, que sugeriu “jogar no mar” um ministro por causa de sua postura a favor da descriminalização do aborto. Bonafini disse que a Igreja argentina “continua sendo fascista”.”
Fonte: AFP
Del resto, l’amore delle Madres per questo papa non è una novità
“Buenos Aires, 23 de febrero de 1999
Señor Juan Pablo II°
Varios días nos costó asimilar el pedido de perdón que Usted Señor Juan Pablo reclamó para el genocida Pinochet.
Nos dirigimos a Usted como a un ciudadano común porque nos parece aberrante que desde su sillón de Papa en el vaticano, sin conocer ni haber sufrido en su cuerpo la Picana, las mutilaciones, la violación, se anime en nombre de Jesucristo a pedir clemencia para el asesino.
Jesus fué crucificado y sus carnes fueron laceradas por los judas que como Usted hoy defiende asesinos.
Señor Juan Pablo, ninguna madre del tercer mundo que dio a luz un hijo que amó, amantó y cuidó con amor y que después fué mutilado por la dictadura de Pinochet, Videla, Banzer, Stroesner van a aceptar resignadamente su pedido de clemencia.
Nosotras lo entrevistamos a Usted en tres oportunidades, pero Usted no impidió la masacre, no alzó su voz por nuestros miles de hijos en aquellos años de horror.
Ahora no nos queda dudas de que lado está Usted, pero sepa que aunque su poder sea inmenso no va a llegar hasta Dios, hasta Jesús.
Nuestros hijos, muchos de ellos se inspiraron en Jesucristo, en la entrega al pueblo.
Nosotras, la Asociación Madres de Plaza de Mayo le rogamos, le pedimos a Dios en un rezo inmenso que se extendrá por el mundo, que no lo perdone a Usted Señor Juan Pablo, que denigra a la Iglesia del pueblo que sufre, y en nombre de millones de seres humanos que mueren y siguen muriendo hoy en el mundo en manos de los genocidas que Usted defiende y sostiene.
DECIMOS NO LO PERDONE SEÑOR A JUAN PABLO II°
Asociación Madres de Plaza de Mayo
(E-mail:madres@satlink.com
Pagina web: http://www.madres.org)
Qualcuno dovrebbe spiegare a Mozzi e ai suoi seguaci che “intitolare” una stazione, una strada o affini a un personaggio, è un atto PARTECIPATO e COLLETTIVO, di cui una comunità, PER INTERO, si fa RESPONSABILE. QUando si è deciso di intitolare la strada a MAzzini o a Garibaldi, evidentemente quella comunità che ha deciso ha ritenuto, PER INTERO, cioè con un accordo perlomeno maggioritario, Mazzini e Garibaldi degni di quella menizone. Il punto, come al solito, non è l’INDIVIDUO che non è d’accordo (Mozzi, forse, ha una troppo alta concezione di sé), ma cosa pensa la COMUNITA’ intera. Dunque: CHI ha deciso di intitolare quella stazione al Papa? Attraverso quali passaggi? E’ stato riunito il Consiglio comunale? Queste sono scelte che, proprio perché delicatissime, dovrebbero coinvolgere l’intera comunità, e invece, come sempre più spesso accade, vengono effettuate da una o poche persone in nome di quello che si SUPPONE sia il pensiero di tutti. Ormai è sempre più così dappertutto: uno comanda e il resto subisce.
Bisogna mantenere viva la memoria.
Ho visto da poco, in archivio, gli atti di titolazione di un asilo a Garibaldi, e i manifesti affissi a quel tempo (poco dopo la sua morte), e le motivazioni. Non vi ho visto niente di collettivo e partecipato. Ha deciso l’amministrazione di allora, punto e basta.
Non credo sia oggi molto diverso, e, quanto al riunire il Consiglio Comunale per decidere, anche fosse stato fatto, non lo vedo come un atto comunitario (mai partecipato, da spettatore, alle sedute di un Consiglio Comunale), in cui sono coinvolti tutti, se non nel limite imposto dalla rappresentanza democratica.
Per il resto, io sono cattolica praticante, e mi ha dato abbastanza fastidio il presenzialismo di tutti coloro che hanno usato l’occasione per mostrarsi (grandi della terra o persone comuni, con l’aggravante che i “grandi” hanno ignorato bellamente il Papa quando, da vivo, dava loro fastidio).
Come laica (sono cattolica ma non ho preso i voti, quindi sono laica anch’io, eh?), la titolazione di qualunque cosa a un grande personaggio (positivo), di destra di sinistra, religioso o meno, artista o altro, non mi dà particolarmente fastidio. Ma questo lo ha già detto bene il signor MOzzi.
Il problema, cara Annalisa, è appunto che oggi nessuno si fa il problema di chi decide le cose. Uno si sveglia la mattina e dà il nome a una strada. Un altro, la mattina successiva, glielo cambia. E questi comportamenti da dittatore sono avallati proprio da gente come te che il problema del decidere una cosa che riguarda TUTTI nemmeno se lo pone. Un po’ come ha fatto Belrsusconi quando ha fatto le riforme istituzionali a maggiranza, senza coinvolgere le opposizioni. Perché per lui, anche lì, era una cosa da decidere e basta, senza capire che in certi casi il consenso quanto più ampio è possibile, e soprattutto frutto di una seduta collettiva, è fondamentale.
Mmmm, non sono riuscita a spiegarmi.
Volevo solo dire che anche invocare la decisione del Consiglio Comunale non era una soluzione: la frase tra parentesi doveva in effetti essere: “mai partecipato, da spettatore, alle sedute di un Consiglio Comunale?” con un bel punto interrogativo retorico alla fine, sottintendendo che anche lì non c’è nulla di veramente collettivo. Sottindendo, forse, alla fine, che di democratico e collettivo nella attuale situazione c’è ben poco, no? Compreso il signor PresDelCons che fa esattamente quello che tu dici. D’altra parte, continuo a pensare che le decisioni collettive, in un paese di 50 milioni di persone (e persino nella mia cittadina di quindicimila) siano impossibili (torniamo alla democrazia diretta per alzata di mano?). E continuo anche a pensare che, nel caso specifico, la questione non sia così fondamentale; dedicare il nome di una strada al papa appena scomparso non lo vedo come esempio di eccessiva religiosità intrusiva in uno stato laico, ma solo come un esempio di eccesso (forse) tout court, in questo momento. Ma è così terribile aver dedicato un aeroporto e una stazione spaziale a Kennedy, dopo la sua uccisione? Per me le due cose stanno sullo stesso piano.
In definitiva, mi sembra che si stia continuando ad alzare un polverone per una questione non così fondamentale. E dunque, cercherò di operare e di protestare e di scioperare e di non avallare i comportamenti dittatoriali quando penserò che lo siano veramente. Pur essendo con vinta che si debba partire *anche* dalle piccole cose, ecco, il fatto è che *questa* contestazione mi sembra esagerarata e poco produttiva.
Concordo su tutto, Annalisa. Solo aggiungo che non biosgnerebbe essere superficiali, come Mozzi e qualcun altro. Dedicare la stazione della capitale di uno Stato laico a un Pontefice (che non è stato assassinato e i cui meriti sono tutti da valutare e stabilire) non è la stessa cosa che dedicarla al capo della Resistenza o a GAribaldi o a mAzzini. CHe c’entra “non essere d’accordo”? Con Garibaldi o Mazzini o Gramsci non si tratta di essere d’accordo, si tratta di riconoscere che noi veniamo da lì, e che quelle persone sono le persone che hanno fondato la nostra comunità, e anzi senza quelle eprsone adesso, probabilmente, staremmo tutti molto ma molto diversamene – e dico tutti, Mozzi compreso. A differenza del Papa, che può essere il più grande Papa del mondo, ma resta non significativo per TUTTA la comunità italiana. Non significativo nel senso che non ha “fondato”, per noi, un bel niente.
Voglio dire insomma, e chiedo scusa per l’aggiunta, che quello di Mozzi è un atteggiamento che sa di revisionismo troppo facile e populistico.
Le città sono piene di strade e piazze con nomi di persone che non hanno fondato un bel niente. personalmente a me non me ne frega niente che mettano il nome del papa a una stazione o a una piazza. credo solo che nella nostra società questo debba essere garantito. il papa ha importanza per milioni di italiani, e se abitassi in vicolo papa giovanni paolo non me ne farei un problema. io abito in viale monza che è un nome repellente ma va bene così. Non credo che lo stato non debba riconoscere il valore di un aperosna, anche se il suo valore o la sua importanza è condivisa solo da un terzo della popolazione. sbagliato sarebbe escludere da questo discorso qualsiasi nome più o meno riconosciuto come importante in nome di un ideologia. Ad esempio, credo che in italia non sia molto usato il nome di giordano bruno ber battezzare piazze e strade. questo mi sembra del tutto ingiustificato.
melpunk
Sono i laici i veri fondamentalisti religiosi.
Straordinaria dimostrazione di forza di IloveBerlusconi!
Ah, l’ammore chesto fa’
eh eh eh
Penso che di tutte le ragioni intelligenti che si possano opporre a questa ondata di irrazionalismo, quelle suscitate dall’appello non siano delle più razionali e intelligenti.
…dal momento ke esiste addirittura una piazzetta Forzatè, personaggio del quale neppure il guru Mozzi sa nulla, perchè non intitolare la stazione al polacco Karol Wojtyla, papa per molti cristiani e (credo)esempio per molti uomini?
La questione, finora elusa, è di stabilire se ci debba essere una separazione, ossia una reciproca autonomia e una reciproca non ingerenza, tra Stato e Chiesa, e non già se individualmente si fa il tifo per questo o per quella. Lo so che finora c’è stato un pataracchio, che i confini sono stati costantemente e pervicacemente violati, che il primo partito politico italiano si è chiamato democrazia cristiana, che la classe politica si interessa in primo luogo di portare voti a sé stessa, con tutti i mezzi, costi quello che costi. Si tratta cioè di stabilire qui-e-ora un principio politico, etico, formale, e non dire se individualmente si è d’accordo o meno a intitolare una stazione italiana a un papa. Si tratta, insomma, di sapere fino a che punto una persona che vive in Italia è in primo luogo cittadino dello stato italiano o un testimonial d’una confessione. Altrimenti, se separazione non ci dev’essere, allora rivendico il diritto al parlamento italiano di figurare tra gli elettori del nuovo papa. I sensi unici non mi piacciono. Eppoi nemmeno Freud, penso, avrebbe tacciato di isterico un comunicato come quello di Italialaica che respinge con argomentazioni l’ipotesi di titolare a Giovanni Paolo II la stazione Termini. Può darsi che sia più tonto di quel che non creda, ma ditemi in quale successione di frasi del comunicato è riscontrabile oggettivamente un climax di isterismo, o quale frase contiene evidente un alto tasso di istericità. Anche Inglese, mi dispace, ha dato per scontato l’isterismo del comunicato. Mi pare un modo non corretto di screditare l’avversario o l’interlocutore tacciandolo di isterico. Semmai si può definirlo (il comunicato) inopportuno, irrilevante, politicamente sbagliato, ma isterico, via…
Italialaica ha di queste reazioni un po’ “fascio-di-nervi”, e il paragrafo sull’accordo o meno con le idee del personaggio era effettivamente moscio. Riguardo alla religione e i treni, io da piccolo incontravo sempre suore nello scompartimento… No, sul serio, il fatto è che queste “dediche” a caldo sono un po’ tristi: è come se non volessimo lasciarci sfuggire l’occasione di sentirci parte della Storia Grande. Se un personaggio merita una piazza dovrebbero deciderlo due o tre generazioni più in là.
non credo che con la raccolta firme si ristabilisca quella separazione tra stato e chiesa che ci sta a cuore, Robeh! In questo senso il limite di un simile appello è il velleitarismo più che l’isteria.
Ma in ogni caso GRAZIE AD ESSO si ricorda al pubblico ipnotizzato dal personaggio-papa che c’è chi (cittadino italiano come gli altri) si sente estraneo, non simpatizza e non partecipa, ed ha motivi legittimi per non riconoscersi in tale figura; insomma nella raccolta firme io vedo più la “forma pubblica” di un’idea condivisa che uno strumento di diretta efficacia politica.
Il punto, caro Andrea, è appunto questo. L’appello di Italialaica fa ciò che tu dici che fa, oppure – come a me sembra – fa il contrario di ciò che tu dici che fa, ossia comunica “al pubblico ipnotizzato dal personaggio-papa” che “chi si sente estraneo, non simpatizza e non partecipa”, è un “isterico” (cito me stesso) e/o un “velleitario” (cito te)? Ossia: è una comunicazione efficiente (dal tuo e dal mio punto di vista, non dal punto di vista di Italialaica: dal loro punto di vista questa sarà una comunicazione efficiente, visto che l’hanno fatta) o un autogol?
fino a tanta sottigliezza, giulio, non ti seguo. L’appello di Italialaica dice al pubblico ipnotizzato dal papa, noi siamo estranei, non partecipiamo a questo. Punto. E io sottoscrivo.
(Anche se non sarà la raccolta firme a frenare la speculazione politica sulla stazione papale, anche se gli ipnotizzati resteranno ipnotizzati per un po’.)
Anzi, a dirla tutta, penso che l’autogol (di certo) l’hanno fatto quei politici di solida cultura laica (a sinistra, quindi, ma non solo) che si sono facilmente piegati, per opportunismo, all’ondata emozionale e celebrativa; ma l’autogol, credo, l’abbiano fatto anche tutti quei credenti sufficientemente lucidi e critici, che hanno taciuto di fronte a tale delirio “acritico”. Perché dopotutto è più comodo tacere ora, pensando che c’è sempre tempo per dimostrare, dopo, a piazze vuote, che non si è cosi fanatici, che degli aspetti non proprio “luminosi” di questo papa se ne puo’ discutere, ecc.
Considerazioni più che giuste, Andrea!
In sostanza, Andrea: ti interessa la presa di posizione in quanto tale, non ti interessa l’efficacia comunicativa del gesto di prendere posizione.
In questo modo, però, temo, non si tira nessuno dalla propria parte. Si incontra solo il consenso di chi era già d’accordo da prima.
E allora, a che serve l’appello?
Bah… Roma è piena di vie dedicate ai papi… non è questo il problema.
Inoltre vorrei segnalare al primo commentatore che la basilica santi giovanni e paolo non esiste: era pietro l’amico di paolo e, sempre insieme, i SS. Pietro e Paolo, patroni di Roma, si festeggiano il 29 giugno, giornata che, a Roma, è festa comunale, con negozi e uffici chiusi e possibilità di un bel ponte estivo…
Qualcuno ha voglia di dimettersi e indignarsi per questo giorno di festa?