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Due note (?) su Ballads di John Coltrane

di Franz Krauspenhaar

John_Coltrane-Ballads-23-09-03.jpgBallads di John Coltrane è un disco “tradizionale”. Uno dei miei dischi di jazz preferiti. Niente a che fare con le straordinarie innovazioni di cui Trane fu portatore, però.

1962: in poche sedute di registrazione, Trane porta gli spartiti di 8 standards come ad esempio “All or nothing at all” e “Nancy”, che Frank Sinatra rese famosi come “semplici” canzoni. Non tutti i membri del mitico quartetto di Trane (Mc Coy Tyner al piano, Jimmy Garrison al contrabbasso, Elvin Jones alla batteria) conoscono i pezzi scelti dal leader, ma si fa abbastanza presto a capirsi e a capire, quando si è così dotati per la musica.

Il disco scivola denso e perfetto, senza virtuosismi particolari; è tutto naturale e spontaneo. Ma queste ballads molto classiche vengono reinterpretate magicamente.

Questo “Ballads” è considerato dai puristi del coltranismo un disco facile, commerciale, una cosa tutto sommato minore. Sono ballads, “lentacci”, insomma. Ma come vengono suonati? Niente, bisogna ascoltare e basta.

Da brividi soprattutto il penultimo pezzo, “It’s easy to remember”, scritto dalla più straordinaria coppia americana di autori di canzoni, Richard Rodgers e Lorenz Hart: un capolavoro. Ecco il testo di Hart:

Your sweet expression
the smile you gave me,
the way you looked when we meet
it’s easy to remember
but so hard to forget.
I hear you whisper,
“I’ll always love you”
I know it’s over and yet
it’s easy to remember
but so hard to forget.

So I must dream
to have your hand caress me,
fingers press me tight.
I’d rather dream
than have the lonely feeling
stealing through the night.

Each little moment
is clear before me,
and though it brings me regret
it’s easy to remember
but so hard to forget.

E per finire poche parole di John Coltrane , che secondo me spiegano chi era quest’uomo morto un po’ troppo giovane:

“Non c’è mai una fine. Ci sono sempre nuovi suoni da immaginare; nuovi sentimenti da cogliere. E sempre, c’è il bisogno di continuare a purificare questi sentimenti e suoni in modo che noi possiamo veramente vedere quello che abbiamo scoperto nel suo stato puro. In modo che noi possiamo vedere sempre più limpidamente quello che siamo. In questo modo noi possiamo dare a chi ascolta l’essenza, il meglio di quello che siamo. Ma per fare tutte queste cose dobbiamo continuamente pulire lo specchio”.

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