Previous article
Next article

Due letture sul terrorismo

di Andrea Inglese

Propongo due letture estive anti-propaganda sul tema del terrorismo: Iraq di Slavoj Žižek e La nuova economia del terrorismo di Loretta Napoleoni. Il governo italiano è schierato con gli Stati Uniti nella lotta contro il “terrorismo islamico”, partecipando all’intervento militare in Iraq. Siamo quindi da tempo bersagli di una possibile rappresaglia. Per ora siamo innanzitutto bersagli di una propaganda “occidentale” che ha alcuni obiettivi di fondo: 1) sacralizzare il nemico terrorista, rendendolo incarnazione del Male e impedendo così ogni analisi politica delle sue azioni; 2) spostare l’attenzione sull’aspetto “religioso” del nemico terrorista, impedendo un’analisi del suo aspetto “economico”; 3) legittimare l’ingiustificabile guerra in Iraq, rendendo impronunciabile ogni contestazione di tipo pacifista; 4) legittimare la restrizione delle libertà fondamentali, acquisendo strumenti di maggiore controllo e repressione delle opposizioni politiche interne (movimenti altermondialisti, ecc.); 5) legittimare l’uso ufficiale della tortura oggi e di una eventuale bomba atomica “tattica” domani, di fronte all’estrema barbarie del nemico terrorista.

A questi obiettivi ne va aggiunto un altro, meno immediato negli effetti, ma di portata ben più ampia: una ripulitura dell’aspetto barbaro del capitalismo nella sua versione coloniale e neocoloniale. Il terrorismo, che è stato per almeno cinquant’anni considerato la modalità di scontro più praticabile nel periodo della Guerra fredda, sia per i movimenti di liberazione sia per le potenze occidentali che si opponevano ad essi, diviene ora una modalità aberrante ed esclusiva del fondamentalismo islamico armato. Per di più, l’associazione esclusiva tra Al-Qaeda, la jihad e il terrorismo, come sottolinea Žižek, favorisce speculazioni sul carattere “intrinsecamente” terroristico della religione islamica.

Partiamo subito da una domanda spregiudicata, che si pone Žižek:
“perché no gli Stati Uniti come polizia globale? (…) pensiamo alla percezione, largamente condivisa, degli Stati Uniti come nuovo Impero romano. Il problema degli Stati Uniti oggi non è che sono un nuovo impero globale, ma che non lo sono: in altre parole, pur pretendendo di esserlo, continuano ad agire come uno stato-nazione, perseguendo i propri interessi senza sosta.”

Io credo che bisognerebbe radicalizzare il punto di vista di Žižek: gli Stati Uniti non riescono neppure ad agire come un vero stato-nazione, se questo significa perseguire politiche che riescano ad armonizzare gli interessi delle varie realtà sociali ed economiche che costituiscono il paese. A quale “nazione” giova la politica del governo Bush? Il problema del conflitto d’interessi, prima di essere una caratteristica italiana come la pizza e il mandolino, è una specificità statunitense, degli ultimi governi repubblicani della famiglia Bush. Bisognerebbe allora chiedersi: può un paese del capitalismo avanzato, dove l’interesse privato minaccia costantemente quello pubblico, fare una politica estera di “stato-nazione”? Oggi, poi, l’assurdità è accentuata dal fatto, che la politica che gli Stati Uniti pretendono di fare vorrebbe essere mondiale, imperialistica. Il problema è che non ne sono capaci. Il fallimento in Iraq, il più grave dopo quello del Vietnam, lo dimostra. Hanno annunciato che si ritireranno dal paese, anche se la guerriglia non sarà sconfitta e nel paese non sarà tornata la pace. Perché gli Stati Uniti hanno perso la guerra in Iraq?

La popolazione statunitense non è diversa dalla nostra. Non è disposta a vedere morire la propria gente per un ideale troppo astratto come “garantire la democrazia nel mondo”. Tale popolazione, inoltre, è particolarmente poco attenta e curiosa a ciò che è il resto del mondo. Questo fa si ché la potenza imperialista non possa subire gravi perdite in termini di vite umane. La polizia mondiale statunitense non può rischiare di perdere troppi poliziotti. In Iraq finisce, infatti, che i poliziotti se ne stanno rintanati nelle loro questure, mentre fuori impazza la malavita. Ciò che gli Stati Uniti non dovrebbero mai fare è trovarsi nella situazione di dover occupare militarmente un territorio. E invece pretendono di farlo. Ma perché questa incoerenza? Si potrebbe rispondere così: il successo militare (imperialista), è del tutto secondario rispetto al successo economico delle aziende (private) che riforniscono il Pentagono o di quelle che estraggono e raffinano il petrolio.

In conclusione, affidarsi alla politica di polizia mondiale degli Stati Uniti, significa mettersi nelle mani di un poliziotto inaffidabile sotto troppi punti di vista. Lo conferma di continuo anche il libro della Napoleoni. Gli Stati Uniti si sono candidati anche come polizia mondiale antidroga in lotta contro il traffico mondiale di stupefacenti. Soltanto che: “Milioni di dollari frutto del narcotraffico a livello mondiale sono ripuliti negli Stati Uniti (dal 30 al 40 percento finisce nell’economia statunitense) mentre il resto viene erogato nell’economia illegale internazionale e (…) è utilizzato per alimentare la nuova economia del terrorismo.”

Facciamo un paio di esempi concreti, citati dalla Napoleoni. Il caso della Colombia. Dal 1964 è attivo nel paese il FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia). È un’organizzazione di tendenza marxista che lotta a favore dei contadini contro i grandi proprietari terrieri e che si oppone all’influenza statunitense e alla privatizzazione delle risorse naturali. Nel corso della sua storia, per poter sopravvivere, il FARC ha finito per stringere un’alleanza, intorno agli anni ’80, con i narcotrafficanti colombiani. Ora, la cocaina colombiana è giunta negli Stati Uniti attraverso la “sponda” cubana. Cuba, infatti, in cambio di una percentuale sui profitti del traffico, si è proposta come punto di approdo delle navi provenienti dalla Colombia. E da Cuba, poi, su piccole imbarcazioni, la coca giunge in Florida. In tutto questo traffico, le banche statunitensi intervengono nella fase delicata del riciclaggio degli enormi profitti della vendita. Scrive la Napoleoni:

“alla metà degli anni ottanta il contrabbando di droga dalla Colombia faceva affluire nell’economia della Florida circa quindici milioni di dollari all’anno. Questa gigantesca iniezione di contanti proveniva perlopiù dal riciclaggio di denaro sporco, che inevitabilmente corrompeva le strutture finanziare dello stato. Le banche, sempre assetate di denaro fresco, erano ben disposte verso operazioni con un’elevata liquidità e non facevano domande imbarazzanti (…).”

In un paese del capitalismo avanzato, che propugna il liberalismo come unica ricetta economica, le banche sono al di fuori di qualsiasi regolamentazione. Quando si parla, a proposito del terrorismo o del narcotraffico, di “legislazione d’emergenza”, bisognerebbe applicarla innanzitutto alle banche e alle strutture finanziarie. Perché non si parla mai di una legislazione d’emergenza in ambito finanziario? Siamo disposti a tenere un individuo vagamente sospetto in cella per un tempo sempre più dilatato, sperando di trarne chissà quali magnifici vantaggi, ma non si solleva nemmeno lontanamente questo semplice problema: come possiamo limitare drasticamente l’autonomia delle banche nel raccogliere denaro sospetto?

Eccoci in pieno in una di quelle fondamentali contraddizioni di sistema che dovrebbero imporre, ad ogni passo, un’autocritica costante ai sostenitori di una società libera e democratica fondata su un’economia di tipo capitalistico. Il male che ci minaccia sotto le sembianze di kamikaze con turbante o passamontagna è in parte un male nostro, da noi nutrito in molti modi. Il primo passo per combatterlo è allora operare sul proprio corpo, sulla sua fisiologia. È una questione pragmatica, di efficacia dell’azione. È più facile controllare ciò che è già in mio potere (banche e istituti finanziari, ad esempio) piuttosto che controllare ciò che sfugge al mio potere (cellule terroristiche segrete, basi d’addestramento all’estero).

Ci troviamo così confrontati a questo paradosso: la burocrazia del controllo delle persone s’infittisce spaventosamente, laddove quella del controllo dei soldi permane in uno stato di permeabilità e porosità assoluta. Siamo disposti a lasciar sparare in testa ad un innocente, come è accaduto al cittadino brasiliano assassinato dalla polizia londinese, ma non ci permettiamo di minacciare lontanamente il segreto bancario.

(Questo punto è toccato anche da Žižek, parlando della legislazione europea in fatto di immigrazione. Egli scrive: “Recentemente, un’ignominiosa decisione dell’Unione Europea è passata praticamente sotto silenzio: il progetto di istituire una polizia di confine paneuropea per assicurare l’isolamento del territorio dell’Unione e prevenire i flussi di immigrazione. Questa è le verità della globalizzazione: la costruzione di nuovi muri che salvaguardino la prospera Europa dalle orde degli immigrati. (…) nella stracelebrata circolazione aperta del capitalismo globale, sono le “cose” (le merci) a circolare liberamente, mentre la circolazione delle “persone” è molto più controllata.”)

Facciamo un altro esempio, che nulla a che fare con la lotta al terrorismo. Il problema Africa, ossia il problema delle guerre africane, delle guerre tra stati e delle guerre civili. Queste guerre sono grandemente responsabili del mancato sviluppo di molti paesi africani e della condizione di miseria in cui vive una larga fetta di popolazione. Qual è l’atteggiamento dei ricchi paesi europei, nei confronti dell’Africa? Gli aiuti. Fornire aiuti, alimentare la “cooperazione”. Solo che gli aiuti non sembrano risolvere i problemi. I razzisti dicono che è colpa semplicemente degli africani, che “il difetto è nel manico”, che quella gente non sa far altro che fare la guerra e rubare. I più illuminati disquisiscono sulle forme che questo aiuto dovrebbe avere per essere efficace. Un giovane giornalista tanzaniano, nel documentario L’incubo di Darwin (mai uscito in Italia), propone una semplice soluzione al problema. Le aziende europee cessino di vendere armi ai paesi africani. Senza armi non si possono armare i poveri, che attendono le guerre come unica possibilità per ottenere uno stipendio decente. L’unica economia che funziona sempre e ovunque in Africa è l’economia di guerra. Smettiamo di mandare sacchi di farina e impegniamoci a livello europeo per impedire alle nostre aziende di vendere armi all’Africa. Avete mai sentito difendere questo argomento nei ripetuti dibattiti sulle sciagure dell’Africa? Forse non si tratta della soluzione unica e infallibile. Ma come mai non ne parla nessuno?

(Il documentario L’incubo di Darwin Darwin’s nightmare – del registra austriaco Hubert Sauper mette a nudo il complesso traffico tra Europa e Africa che ha in Tanzania il luogo di snodo principale. Le aziende del pesce, i cui proprietari sono indiani, si servono di manodopera locale sottopagata per raccogliere e confezionare il persico del Nilo, pesce infestante del Lago Vittoria. Aerei cargo di compagnie aeree russe o ucraine giungono in Tanzania in apparenza vuoti, per caricare tonnellate di pesce da depositare in Europa. In realtà, gli aerei giungono carichi di armi di fabbricazione europea, da smistare verso i compratori africani. Gli africani vendono insomma tutto il loro pesce agli europei a prezzi bassissimi e comprano da noi armi a prezzi di mercato per ammazzarsi. In termini di responsabilità, essa va divisa equamente tra i corrotti governi africani e i cinici governanti europei. Iniziamo allora a prenderci le nostre responsabilità, obbligando i nostri governi a legiferare in materia. Basterebbe, anche qui, creare una legislazione d’emergenza sulla vendita di armi europee in Africa, per favorire concretamente la soluzione del problema.)

L’ultimo esempio di contraddizioni di sistema dell’attuale capitalismo e dell’impossibilità degli Stati Uniti di condurre una politica imperialistica o anche soltanto coerentemente nazionalista, ci è fornito ancora una volta da Loretta Napoleoni. Non si tratta dei due casi più celebri: il sostegno statunitense al regime talebano e a quello irakeno, che da amici divengono di colpo nemici. Parliamo ora delle guerra nella ex-Iugoslavia. Leggiamo:

“Visto il risultato della jihad antisovietica, Washington si sentiva sicura di poter ripetere in Iugoslavia il successo dell’operazione occulta condotta in Afghanistan, e per questa ragione nel 1991 il Pentagono stipulò un’alleanza segreta con i gruppi islamici fondamentalisti iugoslavi. Il controspionaggio americano, insieme con quelli turco e iraniano, organizzò una Croatian pipeline sulla falsariga di quella afgana: in Croazia affluivano armi turche e iraniane, in un primo momento sui velivoli della Iran Air e in seguito con una squadriglia di Hercules C-130 americani. Armi e attrezzature venivano pagate con denaro saudita (…).”

Ancora una volta la scelta degli Stati Uniti è quella di muoversi secondo il modello consolidato dell’azione terroristica: aggiramento dell’embargo stabilito dall’ONU, finanziamenti occulti, traffico illecito di armi, ecc. Dall’inizio della Guerra fredda, gli Stati Uniti, assieme all’Unione Sovietica e a paesi colonialisti europei come la Francia, hanno finanziato, fornito armi e organizzato attività di tipo terroristico. Per gli Stati Uniti ciò rientrava nella dottrina dell’antisommossa che li portò, soprattutto dopo il Vietnam, a intensificare gli aiuti occulti, economici e militari, a tutte le forze anticomuniste, sia di matrice fascista che di matrice islamica radicale. Il concetto di base era semplice: gli Stati Uniti non potevano rischiare più guerre convenzionali nemmeno con un nemico minore (i vietcong). Dovevano agire per procura, appoggiando il nemico del proprio nemico. (Per cinquant’anni gli Stati Uniti e alcuni stati europei sono stati agenti del terrorismo internazionale e della sua economia illecita ed occulta. Lo sono stati essenzialmente i governi, che negli USA hanno violato norme imposte dal Congresso e in Europa dai parlamenti. Oggi, quando per la prima volta l’effetto di una politica terrorista cade pesantemente sulle nostre popolazioni, sui cittadini statunitensi ed europei, si scopre e si addita la barbarie del “terrorismo”. Ma quando colpiva cileni, tutsi o kurdi, ciò appariva un prezzo tollerabile da pagare, per non esporsi direttamente in un conflitto armato.)

Ma l’Occidente, e gli Stati Uniti in particolare, non pecca solo di ipocrisia. Pecca anche di ottusità strategica. E qui anche i cinici che da noi tanto abbondano dovrebbero riflettere al loro consenso nei confronti delle politiche statunitensi e di quelle europee, appena più mitigate. Torniamo al caso della Croatian pipeline e vediamo quale ne è stato l’esito. Scrive la Napoleoni: “Solo alla metà degli anni novanta risultò evidente che gli Stati Uniti si erano lasciati ingannare: la Croatian pipeline era stata manipolata per costituire una roccaforte del fondamentalismo islamico alle porte dell’Europa. Ormai non c’era più modo di sottrarsi alle conseguenze di quella scelta, e, com’era accaduto in occasione della Guerra del Golfo, gli Stati Uniti si trovarono a combattere contro coloro che avevano contribuito ad armare.”

*

Slavoj Žižek, Iraq, Cortina, 2004.

Loretta Napoleoni , La nuova economia del terrorismo, Marco Tropea Editore, 2004.

52 COMMENTS

  1. ottimo post
    condivido quello che hai scritto anche se purtroppo la bomba tattica, con ogni probabilità, è già stata usata sperimentalmente sia nella battaglia di Bgdad che a Falluja e questa sarà la colpa metafisica di cui tutti noi c.d occidentali, alleati in questa mostruosa e ridicola guerra, dovremo rendere conto di fronto al mondo.
    Speravo che la mia generazione non avrebbe mai dovuto essere responsabile di simili mostruosità che i nostri Costituzionalisti avevano tentato di rendere illegali.
    georgia

  2. Andrea Inglese e veramente un mito anche se purtroppo proviene da un popolo da non stimare. Infatti gli inglesi sono dei bastardoni come quei maledetti americani (distroy united steits!!!). Con Giorgia pure sono daccordo però vorrei dire una cosa. Noi occidentali facciamo la guerra solo per lemare. Quello che ci interessa sono i soldi dei petroldollari e le pietre preziose come spiega lello voce sul suo sito e come anche dice Jovannotti nel suo ultimo lp. Comunque ricordo a tutti che se volete fare parte del sindacato dei troller scrivetemi a puttanedellest@libero.it e ci metteremo daccordo per tutte le iniziative e per fare ottimi attacchi a settembre.

  3. Sono perfettamente daccordo sia con Gorgia che con l’immenso Rupert Toy Party che è una delle poche voci in Italia che fà riflettere insieme a Lello Voce. United States are hell!

  4. Woda woda dalle mani è scivolata via senza odore ne’ colore l’eco del suo nome 1000 bocche 1000 mani schiave di razza aggrappate ad una goccia di elemosina…

  5. bene rupert è daccordo con giorgia
    aldo primo è d’accordo con gorgia
    ma …c’è qualcuno che è d’accordo con me ?
    gEorgia :-)

    poi una domanda… ma perchè puttane dell’est (alludete alle slave o alle troiane?)
    Nell’ovest ci sono forse solo puttani?
    e che è sta mania delle puttane (o troie) che ha rupert?

  6. Panem et circenses
    se vogliamo restare nel classico
    altrimenti
    il pane e le rose

    Tashtego ma possibile che tu debba giocare sempre a fare il serioso?
    e meno male che la parte non ti riesce sempre bene e spesso fai pure un po’ ridere e quindi …. sei perdonato ;-)

  7. Riderà, riderà, riderà,
    tu fallo ridere perché,
    riderà, riderà, riderà,
    ha pianto troppo insieme a meeeeeeeeee.

    (segue orchestra)

  8. cara georgia quando dice che la bomba tattica forse è già stata usata, su quali fonti ti basi? io non ne ho mai sentito parlare…

  9. per andrea:
    circolavano articoli in alcune liste di discussione.
    articoli che sembravano seri non il solito spam
    Se li ritrovo te li segnalo.
    Ora non vorrei sbagliare ma mi sembra avessero accennato alla cosa anche robert fisk e, in Italia, giulietto chiesa.
    Mi sembra di ricordare che i sospetti si basavano sul fatto che dopo la battaglia di bagdad fosse stato tutto chiuso per diversi giorni (dicono che tali bombe abbiano un effetto inquinante temporalmente limitato) e la stessa cosa è successa a falluja, e su tracce trovate su alcuni cadaveri e su effetti (collaterali?) sugli abitanti nelle vicinanze.
    Ipotesi naturalmente, ma è chiaro che nessuno ha interesse (per ora) che la cosa venga dimostrata.
    E mai nessuna guerra ha avuto poche informazioni come quella attuale
    Se è successo verrà sicuramente fuori prima o poi, ma solo quando (come diceva tulchosky) non avrà più importanza saperlo.
    Ne parlarono anche in anche reporter associati (anche se non sempre sono del tutto affidabili)
    georgia

  10. scusa rupert ma come mai mi chiami giorgia?
    è una piccola provocazione la tua?;-)
    Se sì, continua pure non mi dsturba, a me basta che tu sappia che mi chiamo gEorgia e non giorgia :-)))))

  11. scusa georgia ho tolto un po’ di post inutili, ma penso che avrai modo di scambiare commenti con rupert in altre sede,
    grazie per la risposta

  12. Io non capisco come si fà a essere così ‘fascisti’ come un personaggio come Andrea Inglese. Che vuole decidere dove noi facciamo la discussione. E’ ovvio che io spero che giorgia mi da il numero di telefono, però non capisco perchè noi non possiamo discutere su Ni che è anche il nostro sito. A parte che se non ci saremmo noi la gente si scasserebbe solo il *** a leggervi. Io spero che un personaggio come barbiere vuole un’attimo difenderci e ridarci il nostro diritto di esprimerci liberamente senza che uno straniero può dirci che dobbiamo fare a casa nostra. Purtroppo da quando se ne sono andati i famosi non c’è più libertà. LIBERTA’ LIBERTA’ pur o pappavall ladda pruvà!!!

  13. caro aldo primo, lascio il post dove mi chiami fascista, che cosi ti darà una certa soddisfazione; sappi però che ho deciso di togliere i post ecolalici e solipsisti, quelli che parlano d’altro; tutti parlano d’altro, piuttosto di non parlare seriamente di certe cose; vuoi parlare di quanto scritto, dei libri a cui faccio riferimento fallo, critica, aggiungi, demolisci argomenti; se devi solo fare rumore di fondo, parlare d’altro, cacofonia concettuale, battute da mediaset-rai, cercati un’altra giostra (ma stai tranquillo non passo la vita a ripulire la colonna dei comments… avrai anche qui la tua chance di trastullarti prima o poi)

    ci stanno fottendo a livello planetario e tu vedi il fascismo qui, in un paio di stronzate nosense che ti ho tolto: non puoi davvero usare meglio i tuoi neurons?

  14. Volevo segnalare che Andrew English ha cancellato un mio post solo perché veniva citato Moresco. Credo che sarebbe ora che Andrew English elaborasse una buona volta il lutto per la dipartita di Moresco e tornasse a sorridere alla vita come faceva una volta quando era un ragazzo allegro ed estroverso.

  15. ad andrea
    secondo me hai fatto male a cancellare messaggi, sono tentazioni che sarebbe meglio evitare sempre (se non in casi eccezonali) ma sono cavoli tuoi.
    Poi non capisco proprio in quale Sede (che parolone, manco fosse una banca) dovrei scambiare commenti con rupert visto che non lo conosco proprio, ma… forse alludi elegantemente al sindacato … boh, cose da pazzi.
    consiglio: mettete chiaro un regolamento a cui attenersi.
    Si deve parlare solo di quello che postate?
    dobbiamo parlare a bassa voce?
    levarci le scarpe e indossare le pantofole?
    Bene, nulla in contrario, però mettetelo chiaro nel regolamento, può risultare una cosa abbastanza noiosa ma vedrai che quasi tutti vi si atterranno;-) a proposito a chi dà di zecca ad una signora che punizione gli date… perchè volevo inoltrare una protesta ;-)

  16. Va bene, per un attimo parliamo seriamente. Inglese, tu sei nessuno. Un po’ di tempo fa sei salito (con certa fortuna) su di un carro pieno di scrittori-intellettuali, ma ti è andata male: il carro si è rotto, i mentori-vip se ne sono andati. Stammi a sentire: non denunciare così palesemente il tuo malanimo. Se tu e i tuoi soci socioparoliberisti volete avere una chance di arrivare a settembre, ti conviene non rivelare di continuo la tua indole censoria e tollerare qualche cazzaro come me, a differenza tua e dei tuoi amici perlomeno divertente. Nazione indiana è il Nulla vuoto + la noia.

  17. L’utilizzo del termine “ecolalico” è indice di quella ipertrofia verbale che rivela: a) volontà di mascherare attraverso il linguaggio l’umana (ma inammissibile per un indiano) sete di dominio; b) impotenza.

  18. Bene, Aldo primo. Ci riveli che sei in grado di “parlare seriamente” e che sei un finto borgataro.
    La tentazione di dichiarare al mondo che si è kulti e kultivati è in effetti irresistibile, prima o poi ci si cade.
    Quanto al tuo personaggio (ai tuoi personaggi): è (sono) arrivato (i) alla frutta, ha(hanno) per davvero e di gran lunga superato la fase del Nulla vuoto + la noia.
    Per quel che mi riguarda con quella bocca puoi dire ciò che vuoi, ma fammi ridere per davvero, se l’intenzione è quella di farmi ridere.

  19. a georgia: leggiti il post intitolato nota di servizio e leggiti il mio commento sopra, e scoprirai che abbiamo e ho esplicitato le regole: in questa colonna di commenti a un mio pezzo mi prendo la responsabilità di togliere i commenti dei troller, ossia di gente in malafede; è una questione di pulizia mentale; io ho la curiosità e la voglia di comunicare con chi posta dei commenti ad un mio pezzo; è uno degli scopi di scrivere qui un pezzo; chi vuole parlare di tutt’altro, chi è palesemente in malafede, chi cerca di passare il tempo a discutere sui cavilli normativi della rete, perché non sa far altro, si sfoghi altrove

    lascio questi post di Aldo Primo e i suoi cloni cosi sapete quali straordinarie verità vi perdete, quando li toglierò in futuro

  20. @emma: quale soddisfazione dichiarare la cultura di Aldo Primo quando nessuno sa chi è Aldo Primo! Perché estendete la vostra miseria agli altri?

    @andrea inglese: ce ne andiamo. Lasciamo spazio alla tua malafede. Quella di chi si finge interessato alle opinioni altrui e che in realtà spera solo di farcela. Tu e i tuoi amici siete un po’ più su di Mtv e un po’ sotto il Manifesto: il Nulla vuoto, per l’appunto.

  21. Per Rupert

    1) Sto parlando di una tentazione che riguarda tutti: nomi&cognomi, nick, troll. E poi: tu sai chi sono io? :-)

    2) Saluti e baci :-))

  22. scusa andrea, sarà perchè io non ho faccio mai molta pulizia mentale (che poi credo sia il sinonimo di igiene mentale …. brrrrr … brrrr…) ma non riesco a capirti molto bene: secondo me se vuoi essere così intransigente e preciso (cosa sempre pericolosa e di grande responsabilità) il tuo mess, dove mi dicevi di aver cancellato commenti (non so se miei o di altri), me lo dovevi mandare nell’e-mail privata, ma … capisco anche che … per fare la battutaccia “spiritosa” e volgare che che avrei avuto modo di scambiare commenti con rupert in altre sede, dovevi mandarmi il mess in pubblico;-)
    Pensare che mi sembravi un po’ diverso dai molti sceriffi che infestano ormai questo blog.
    beh, stammi bene e buon lavoro
    g

  23. Gli intellettuali di peso se ne sono andati. I commentatori di peso hanno trascolato altrove. Gli articoli di peso vivacchiano ormai solo negli archivi. Nazione Indiana è ormai ridotta a una fogliolina fragile e leggera che il primo vento d’autunno si porterà via. Un requiem.

  24. Se un blog è fatto per molta parte dai commenti, molti dei commentatori di questo thread dovrebbero serenamente vergognarsi. Facile prendersela con chi scrive i pezzi; il blog vive soprattutto dalla discussione innescata nei commenti. Rileggeteli, per favore. E sappiatemi dire.

  25. Sottoscrivo parola per parola le parole de Il supporter. Se volete mandare tutto in malora, sappiate che qui c’è gente che non molla. Altro che sceriffi. Qui in questo thread l’80% dei commentatori fa opera di demolizione; del pezzo proposto da Inglese non si vuole proprio parlare. Bel comportamento: e nemmeno il piccolo coraggio di attaccare firmandovi col vostro nome e cognome. Complimenti.

  26. Temo che dietro il nick “Andrea Parrucchieri” – come già dietro “Andrea Barbiere” nel blog di Franz Krauspenhaar – ci sia Lucio Angelini.
    Ognuno si diverte come può.

  27. è di grande interesse vedere cosa dice rupert/aldoprimo/eziros (per chi non l’avesse capito, sono la stessa persona) quando decide di essere serio, perché per una volta si vede bene cosa si cela dietro l’apparente svagatezza del troll medio : quotidiani travasi di bile, fiele a tonnellate, e invidia a mille. mi dispiace per lui, davvero. non dev’essere un bel vivere.

    ma mi dispiace soprattutto per inglese, chiaro.

  28. Andrea Barbieri, hai il sense of humour di un paracarro. Ovvio che Andrea Parrucchiere non è quel leccaculo di Andrea Barbieri. Ci mancherebbe altro!

  29. State irrimediabilmente rovinando tutto. E’ italiana, maledettamente italiana, questa invidia strisciante che dilaga ovunque ci sia qualcuno che ha voglia di costruire, davvero, qualcosa di interessante o stimolante.

  30. ragazzi, straordinario… non si è riusciti ad affrontare un solo argomento di quanto scritto e che riguardi questi due libri; un peccato

  31. Acquisterò e leggerò, ma dalla presentazione mi pare emerga il solito minestrone che punta ad un unico obiettivo: gli occidentali, e gli americani in particolare, sono tutti cattivi. Persino noioso continuare a sentirlo e poco produttivo.
    Idea personale discutibilissima e passo oltre.

    Quando si parla di flusso di denaro per il traffico di droga dalla Colombia alla Florida, spero che citare quindici milioni di dollari come una “gigantesca iniezione di contanti” sia un refuso. Sono noccioline :-)

    Incolpare le fabbriche europee per il traffico d’armi verso i Paesi Africani perennemente in guerra spero sia un altro “refuso”. La quasi totalità delle armi leggere utilizzate nelle guerre in Africa (perché quelle pesanti costano molto di più e non servono quando il “nemico” è armato di bastoni) sono costituite da fucili mitragliatori AK47 (più noti come Kalashnikov). Queste armi sono facilissime da produrre, non necessitano di molta manutenzione, utilizzano munizioni diverse e sopra tutto costano poco; le armerie che riforniscono l’Africa, e non solo, sono quasi tutte in medio oriente (Turchia, Siria e Iran i principali produttori) e sono talmente agguerrite dal far diventare antieconomica la precedente produzione che era quasi completamente concentrata in Bielorussia e Ucraina. Parte di queste armi arrivano anche in Italia ed è facile immaginare quali siano gli acquirenti.

    Per quanto riguarda le banche concordo sul fatto che siano “poco controllate”, ma mi stanno antipatiche per default quindi potrei essere poco attendibile…

    Per il resto non mi rimarrà altro da fare che leggere prima di sparare altri pareri a caso come mi pare facciano, almeno in parte e per quanto emerge dalla presentazione, i due autori.

    Sulla “bomba tattica”, citata da alcuni commenti, (arma nucleare ai neutrini con un impatto distruttivo minimo sul territorio, ma letale per gli essere umani e con basso residuo radioattivo) pensare sia stata utilizzata in Iraq mi pare fantascienza: semplicemente non esistevano i presupposti militari per l’uso di un’arma simile. Presupposti che prevedono un’alta concentrazione di truppe nemiche e soprattutto la presenza ingente di mezzi corazzati con i quali si vuole evitare una battaglia e le relative perdite. O di altri obiettivi ad “alta schermatura”.
    Ma lì di militari non ce n’erano: fuggiti tutti per ricomparire poi camuffati in modo diverso e gli obiettivi ad “alta schermatura” di solito non si costruiscono nelle città…

    E poi, con tutti i satelliti spia puntati sull’Iraq, troppi si sarebbero accorti dell’uso e la notizia, corredata da filmati e rilevazioni varie sarebbe finita sui giornali in un amen. A meno che qualcuno non consideri la Cina filo-americana :-)

    E’ strano come, in questa moderna società dell’informazione, sia sufficiente finire su un libro o abbozzare un documentario per essere considerati sempre e comunque attendibili. Oppure si racconta semplicemente quello che la gente vuol sentirsi dire. Tra l’altro facendolo, a mio parere, nel peggiore dei modi e mescolando passaggi reali a vere e proprie invenzioni letterarie. Ma se uno vuol scrivere un romanzo dovrebbe dichiararlo e non venderlo come “verità storica”.
    Leggerò e andrò a verificare le fonti che spero siano riportate dagli autori: che è l’unica via che conosco. Poi ci farò un post, anche più d’uno se necessario.

    Buona notte. Trespolo.

  32. Non so Trespolo, si possono fare mille precisazioni, però c’è poco da ridire sull’accusa fondamentale: “Per cinquant’anni gli Stati Uniti e alcuni stati europei sono stati agenti del terrorismo internazionale e della sua economia illecita ed occulta. Lo sono stati essenzialmente i governi, che negli USA hanno violato norme imposte dal Congresso e in Europa dai parlamenti.”

  33. come si vede anche dal commento di Trespolo esiste un problema circa le “versioni del presente”.
    chi racconta cosa accade e sulla base di quali dati?
    lo scarto dei particolari è funzionale al sorvolare, alla fine, sulla narrazione nel suo complesso, su quello che DICE.
    le dispute su questo o quel particolare (che poi particolari non sono, ‘o saccio) sul quale non è possibile stabilire una verità sancita, portano via energia mentale per l’altro lavoro, ben più importante: capire l’attuale strategia USA di assoggettamento del mondo ed i suoi effettivi gradi di coerenza e le sue effettive possibilità di successo.
    come bofonchio altrove, qui, occorre opporsi alla parcellizzazione della/e realtà, per accedere di nuovo, senza paura, alle narrazioni globali, quelle capaci di farci davvero “sapere” qualcosa.

  34. Penso che trattare argomenti del genere a ferragosto sia davvero una sfida. Penso che tutti i lettori di N.I. abbiano coscienza della tragedia, che il silenzio o le divagazioni siano solo un tentativo di fuga, almeno temporanea.
    “Scovare” le contraddizioni del capitalismo qualche anno fa era un piacere, marxianamente le contraddizioni costituivano le tappe obbligate della strada che porta al superamento del capitalismo.
    Inutile dire che l’aria che tira adesso è completamente diversa.
    E poi tra le contraddizioni io ci metterei anche il voto degli americani.
    Come si fa a votare uno che fa quella faccia dopo aver saputo dell’attacco alle torri gemelle? Come si fa a pensare che sia in grado di “guidare” l’impero?
    È un argomento lombrosiano, lo so, ma di solito funziona.
    Nel cinema funziona, in “Farenheit 9/11” funziona.
    Perché non ha funzionato con gli elettori americani?

  35. Allora, intervengo per precisare un paio di cose.
    1.Su Darwin’s nightmare.
    Per quanto riguarda le armi, il documentario di Hubert Sauper si inserisce proprio nella situazione catasftrofica denunciata di recente anche da Amnesty International.
    2.Dal punto di vista internazionale, la campagna Control Arms mira tra le altre cose alla stipula di una convenzione quadro sui trasferimenti internazionali d’armi, qui i principi generali in italiano.
    3.Per quanto riguarda l’Italia, la campagna Banche Armate qualche frutto lo ha dato, e sembra non essere particolarmente gradito.

  36. Pur essendo molto occupato in altre faccende, ho tentato varie volte di scrivere un commento serio al serio intervento di Andrea Inglese. Alla fine mi sono trovato a ragionare sulla mia impossibilità di raggiungere questo semplice obiettivo. Potrei anche limitarmi a dire che il quadro di Andrea mi sembra grossomodo plausibile, e che ne condivido le preoccupazioni di fondo, ma devo anche chiedermi quanto plausibili siano i miei stessi termini di confronto, basati esclusivamente sulla lettura dei quotidiani e sul massiccio ascolto di commenti e testimonianze provenienti da una miriade di fonti, più o meno attendibili e comunque “mediati”. Potrei quindi dire che non posso assolutamente stabilire la qualità di questi termini, garbage-in garbage-out, dicono gli americani (che non riesco a ridurre ad un termine da odiare perché non capisco come si possa odiare una immane e profondamente contraddittoria collettività). Posso dire che sto sempre molto attento a quanto dice Chomsky, persona che offre garanzie molto alte quanto ad intelletto ed integrità, ma anche a quanto dicono i suoi migliori oppositori. Posso dire che la crassa polemica opportunistica, che riduce immani questioni ad un teatrino di marionette buone e marionette cattive, che assume pose enfatiche, che modula stupori e indignazioni attraverso tattiche meschine, semplicemente mi esaspera, mi richiama un “peggio di me” al quale non voglio invece lasciare, finché posso trattenermi, libero corso. Posso dire che di “modelli teorici” in grado di domare l’inestricabile e sanguinosa complessità della storia non ne vedo proprio (e li ho cercati, al livello più alto che mi è consentito) e dunque mi stupisco della sicurezza con cui alcuni dicono “si dovrebbe far così e così”, gli americani dovrebbero questo, gli europei dovrebbero quest’altro. Mi sembra un semplice delirio di libertà illusoria, spero almeno in buona fede, laddove è invece evidente che gli spazi effettivi di manovra sono per tutti piuttosto angusti, intralciati da interessi palesi ed occulti, confessati e rimossi, e che forse la semplice situazione ecologica ci porterà molto presto a scannarci molto più di quanto si faccia ora, con buona pace delle nostre sensibilità da privilegiati, e della nostra bella coscienza cartesiana “che compartimenta la sua vita mediante paratie stagne, riservando la fede per la domenica e la ragione per i giorni feriali”.
    Per me “Questo è anche ciò che rende vane tutte le prese di posizione religiose, etiche o politiche che consistono nell’attendere una trasformazione autentica dei rapporti di dominio (o delle disposizioni che ne sono, almeno in parte, il prodotto) da una semplice “conversione delle menti” (dei dominanti e dei dominati), prodotta dalla predicazione razionale e dall’educazione o, come si illudono talvolta i maîtres à penser, da un’ampia logoterapia collettiva che gli intellettuali avrebbero il compito di organizzare.”

  37. “la semplice situazione ecologica ci porterà molto presto a scannarci molto più di quanto si faccia ora”.
    sì, e cambierà totalmente i termini di tutte le questioni.
    risorse energetiche, risorse naturali e ambiente: questo è il terreno delle prossime partite planetarie, che saranno giocato durissimamente.
    già se ne vedono bene i segnali.
    non so chi abbia scritto quello che wovoka mette tra virgolette, ma non capisco bene cosa significhi: della “conversione delle menti” come automatico fattore di trasformazione politica, si ride da almeno 150 anni.
    però le menti, e quello che c’è dentro, sono oggi il vero terreno d’azione dei dominanti, per conquistare il quale investono cifre non-immaginabili.
    dunque le menti sono importanti, o no?

  38. Beh, ti dirò che io mi sento libero mentalmente, ma soltanto, appunto, nel “tempo libero”. Libero di ordinarmi via Internet qualsiasi testo di cui venga a conoscenza, e di coltivare, nel “tempo libero”, qualsiasi eresia. Invece mi sento schiavo, incatenato e dipendente, da un punto di vista materiale, operativo, dato che ho una famiglia da mantenere e devo quindi essere prudente e discretamente opportunista, perché se perdo quel lavoro, specialistico in misura preoccupante (certo conseguenza di scelte un po’ sbagliate) sono casini, o forse no, sarebbe magari una grande occasione, ma non posso rischiare per via delle responsabilità familiari. Sono dunque “forzato” ad una effettiva schizofrenia, a quella coscienza cartesiana di cui parlavo. Concretamente, non posso far altro se non cercare di capire come stanno le cose per poi “votare bene”, o firmare qualche petizione, o partecipare (questo quasi mai, il sentimento di una manipolazione è eccessivo) a qualche manifestazione, per tutto il resto la coperta è troppo corta. Non so voi.

  39. una precisazione generale: il mio pezzo non vuole essere una recensione a questi due libri molto ricchi e molto diversi. Più speculativo Zizek, più informativo Napoleoni. Zizek militante, documentaristico l’altro. Ho fatto due “letture” soffermandomi su alcuni punti che a me premevano. La questione delle leggi d’emergenza, la questione delle banche (che rimangono sempre fuori dall’emergenza), la questione aiuti all’africa versus armi all’Africa. Sono questioni che potrebbero trovare una loro soluzione politica precisa, con proposte di legge, supportate da una sinistra disinibita e pensante. Io le sollevo solamente e con gli strumenti limitati che sono i miei, ma non sono questione imponderabili.

    Riguardo a Trespolo: nessun refuso, ovviamente. La fonte della vendita di armi dall’europa (ma la russia e l’ukraina li consideri paesi asiatici?) è del documentario citato. Gina ha fornito altre fonti. Vogliamo raccogliere ulteriori e più precise indicazioni? Invito tutti a farlo. Sono d’accordo con te sulla bomba tattica, sull’esigenza di precisare le fonti, ecc. Non sono per niente d’accordo sul modo in cui riduci la portata della discussione (accusare gli americani). Gli USA hanno fatto errori madornali che sono sotto gli occhi di tutti. Noi siamo loro alleati, dipendiamo dalle loro scelte politiche e militari ed economiche. Pensare di non criticarli è suicida.

    emma, si, è vero, la discussione sotto ferragosto è provocatoria. e sono contento che la provocazione sia stata ripresa

    wovoka dice: “Posso dire che di “modelli teorici” in grado di domare l’inestricabile e sanguinosa complessità della storia non ne vedo proprio (e li ho cercati, al livello più alto che mi è consentito) e dunque mi stupisco della sicurezza con cui alcuni dicono “si dovrebbe far così e così”, gli americani dovrebbero questo, gli europei dovrebbero quest’altro.”

    Sono grandemente d’accordo con quanto dici e dici bene: ma non sulle conclusioni. Alcuni cose sono TREMENDAMENTE semplici. Alcune soluzioni a problemi apparentemente insolubili, sono molto più semplici di quanto ci siamo abituati a credere. Non parlo di soluzioni “globali” e paradisiache. Ma di soluzioni di problemi circoscritti e specifici. Guardate la storia dell’antimafia quando si è attaccata ai patrimoni. Un cambio di strategia fondamentale.

    Insomma: credo che l’habitat ideologico in cui ci muoviamo tenda alla sfocatura permanente dei problemi e delle sue articolazioni. Penso che il nostro sforzo, non certo individuale ma di gruppo, di una parte combattiva e insoddisfatta, sia quello di mettere sempre e di nuovo a fuoco certe questioni. Adorno è ancora attualissimo, è ancora valida chiave per molte questioni (per citare un modello teorico). Leggetevi Zizek, che non ha da seguire le mode degli intellettuali occidentali di sinistra. E lo cita senza complessi nel suo libro.

  40. Premesso che condivido, nella sostanza, gran parte di quanto riportato, mi sembra che in questo post ci siano pdv non accettabili e varie contraddizioni. Provo a specificare:
    1. l’obiettivo di “sacralizzare” il nemico e di sottolinearne l’aspetto religioso da parte dell’Occidente: è vero il contrario, sono i terroristi a volersi porre come paladini dell’Islam e a cercare lo scontro di civiltà.
    2. “pensiamo alla percezione, largamente condivisa, degli Stati Uniti come nuovo Impero romano.” questa è una cazzata. sarà che io non ho questa percezione. gli stati uniti non sono un impero in senso stretto, come era appunto l’impero romano, e non agiscono come stato nazione. sono un’oligarchia composta da poche famiglie (divise in due clan) che rappresentano il “capitalismo avanzato” e che operano perseguendo i loro interessi economici.
    in questo senso, non è vero neanche che
    3. “hanno perso la guerra in Iraq”. e perchè mai l’avrebbero persa? si garantiranno le risorse petrolifere e il dominio del medioriente dal pdv militare, vale a dire gli interessi a cui tiene l’oligarchia al potere. non credo infatti che gli usa rinunceranno al controllo militare dell’iraq ritirandosi completamente, continueranno ad avere delle basi militari, non è la prima volta che annunciano di andarsene dopo stragi particolarmente violente, salvo poi dire che che resteranno a lungo. cmq staremo a vedere.
    4. Non vedo una grande “ipocrisia” nella dottrina Bush e nemmeno una “ottusità strategica”. dovremmo arrivare a queste conclusioni solo se partissimo dal presupposto che gli usa vogliono combattere il terrorismo, ma proprio da quanto scritto nel post si dovrebbe evincere che non è così: gli usa necessitano di un nemico che li autorizzi nel loro disegno imperiale “neocon”, nemico che alimentano costantemente, e quindi non han nessuno interesse a debellare il terrorismo “islamico”, ma solo a fare gli interessi economici della loro oligarchia. Il terrorismo pone solo problemi secondari, come quelli di dover giustificare i militari morti in Iraq.
    5. Zizek, se ben ho capito, mette spesso l’Europa a fianco degli usa, in questo “progetto imperiale” di cui contesto la natura “romana”. a me pare che l’europa c’entri poco nel presente, mentre non si può prescindere, nel descrivere l’impero, dall’alleanza usa-israele.
    dato che si parla di libri sull’impero usa, consiglio “Egemonia o sopravvivenza” di N. Chomsky, Ed. Tropea.
    ps l’ho già scrtto e scusate se lo ripeto: credo sia una pessima idea quella di cancellare commenti, a meno che non siano insulti diretti a persone. voler indirizzare la discussione è un intento pedagogico destinato a fallire e che rischia di farla finire del tutto.

  41. @andrea inglese: sulle banche qualunque cosa si dica, anche la peggiore, mi troverete sempre d’accordo anche perché, conoscendoli, per male che se ne parli non si raggiungerà mai il peggio che sono in grado di mettere sul tavolo. E’ un argomento che mi sta a cuore, molto, e che, purtroppo, cade sempre nel dimenticatoio.

    Ovvio che non considero Bielorussia (non Russia e non è una differenza di poco conto) e Ucraina due paesi asiatici, almeno non geograficamente, ma è un dato di fatto che la Bielorussia (ancora a regime comunista duro e puro è un problema sul fronte armamenti anche per la Russia: non si sono limitati a commercializzare solo kalashnikov…) non risponda a nessun trattato internazionale, continui a farsi gli affaracci suoi e sia un punto focale e una terra franca del commercio internazionale d’armi. Leggermente diversa la situazione dell’Ucraina che dovrebbe, dopo i recenti cambiamenti politici, rientrare all’interno di trattati internazionali più rigidi. Fino ad ora mi risulta non sia cambiato molto però… Se poi li vuoi considerare paesi europei e occidentali come Italia, Francia, Germania, etc… credo sia impossibile e per molteplici motivi troppo lunghi da discutere in questa sede, ma nessun problema a farlo.

    Non ho nulla contro la critica agli USA, ci mancherebbe anche se è un paese che amo avendoci studiato e vissuto per parecchi anni. Mi infastidisce non la critica in quanto tale, ma l’orientare sempre e comunque la critica in ununica direzione e raggruppare negli USA “tutto il male del mondo”; spesso ricorrendo a miscugli di verità e menzogna costruiti ad arte o di mezze verità premasticate. Ribadisco: se uno vuol scrivere un romanzo lo deve dichiarare, ma se vuole spacciarlo per descrizione della realtà bé, un pochino mi incazzo.

    @Tashtego riporta un passaggio “lo scarto dei particolari è funzionale al sorvolare, alla fine, sulla narrazione nel suo complesso, su quello che DICE” che mi lascia perplesso e che trovo inerente al tema: non puoi vendermi 15 milioni di dollari come un flusso immane di denaro in grado di corrompere tutta la Florida. E’ un dato ridicolo: non ci comperi nemmeno una villa sul mare con quella cifra e con i prezzi che corrono da quelle parti. E se uno mi racconta una tale panzana su un simile “dettaglio” facilmente verificabile, posso pensare che non sia molto credibile nemmeno per il resto del racconto?
    Non so voi, ma io sono fatto così: fai un trattato storico? DEVI essere rigoroso. Non ne sei capace? Sei uno dei tanti cacciapalle in cerca di soldi e fama facile. E se i “dettagli” inesatti diventano, due e in un passaggio brevissimo, mi viene il sospetto che l’autore non sia il massimo dell’attendibilità.
    Tashtego, il resto del tuo discorso poi non fa una grinza, ma se si decide di ragionare per “grandi linee” che non mi raccontino “dettagli falsi” per giustificare il grande disegno: c’è qualcosa che non mi quadra.

    @gina: apprezzabilissimi i suoi due commenti e il riportare le fonti. Dovrebbe essere una delle attività da fare e mi trova d’accordo. Andrò a leggerle, ma più tardi. Adesso torno a festeggiare i 46.

    Che ci volete fare: faccio parte del gruppo degli “sfigati” che compiono gli anni un giorno prima di ferragosto :-)

    Buona giornata. Trespolo.

    PS: mai conosciuto prima Moresco, prima o poi mi leggerò qualcosa di suo, ma l’urlo nostalgico è sicuramente una nota di colore…

  42. terrorismo, guerriglia e consenso

    Cos’è il terrorismo? Secondo l’ISTRID – Istituto Studi Ricerche Informazioni Difesa, riportato da Megachip, è:

    una forma di azione violenta, tale da mettere in pericolo la popolazione civile, e quindi indurre una condizione di “terr…

  43. provo, non tanto a rispondere, ma ad integrare i post di Galbiati e a Trespolo, che mi sembrano compiuti e validi entrambi; e però discuterli ci permette di ampliare un po’ la visuale.

    Galbiati: “gli stati uniti non sono un impero in senso stretto, come era appunto l’impero romano, e non agiscono come stato nazione. sono un’oligarchia composta da poche famiglie (divise in due clan) che rappresentano il “capitalismo avanzato” e che operano perseguendo i loro interessi economici.”

    vero, ma non abbastanza; quello che dici finisce per eliminare proprio una fondamentalke contraddizione di sistema, ma è solo grazie al permanere di tale contraddizione che noi possiamo agire politicamente; mi spiego.

    non si può ignorare quello che un siociologo francese (Boltanski) chiama “spirito di capitalismo” o quello che Zizek, con riferimento a Lacan, chiama il piano “immaginario” del discorso degli USA; non si posono dimenticare questi tre livelli di realtà: 1) sul piano internazionale e diplomatico gli USA si propongono come una versione aggiornata di “impero romano”, negli anni Sessanta già analisti statunitensi scrivevano libri sulla cosidetta pax americana; puoi sostituire il termine impero e mettere polizia mondiale; 2) lo stato nazione non è “due o tre clan” che si fanno gli affari propri; tu credi che la maggioranza dei cittadini americani percepisca gli USA come uno stato in mano a due clan di petrolieri? No. Quando invece questa percezione estende, emerge, il cittadino americano s’incazza; quando la madre si rende conto che suo figlio morto in Iraq non è un eroe della libertà, ma una vittima degli affari della famiglia Bush, s’incazza e si piazza davanti alla Casa Bianca, al ranch del persidente, ecc. 3) c’è poi il livello di cui tu parli: il livello del privato che agisce sotto la maschera del pubblico; ed è vero che gli USA possono perdere una guerra, e la famiglia Bush vincere i loro affari;

    se pero’ ignoriamo questi livelli e le contraddizioni che esistono tra di essi, ci togliamo anche tutti gli strumenti di critica; questo è un punto fondamentale che sfugge proprio a certa sinistra radicale

    Trespolo hai probabilmente ragione sulla questione riciclaggio in Florida; la cifra è molto piccola; questo fa diventare l’esempio che ho scelto poco “esemplare”; ma il punto di fondo rimane: il riciclaggio tollerato dalle banche, sia esso di grandi, di medie, o di piccole proporzioni, andrebbe combattuto con la stessa vemenza con cui si pretende di combattere colui che indossa armi che che provengono da quello stesso circuito della droga, che tali banche aiutano.

    ndiamo a Bilorussia e Ucraina: Son d’accordo con quanto dici: Due situazioni differenti. Va distinta un’Europa geografica e commerciale (con Bielorussi) e un’Europa istituzionale, più ristretta.
    Ciò detto: ti cito un libro che si occupa per un terzo dei traffici d’armi, in cui la Francia è coinvolta e che rispondono a una “domanda” africana. Il coinvolgimento della Francia, anche qui, è a vari livelli. Spesso fanno solo i “mediatori” per armi russe, altre volte vendono in proprio. E, attento Trespolo, non vendono solo i fucili, perché gli africani saranno africani, ma hanno anche bombardieri, missili terra-aria, carri armati, ecc:

    Eccoti le indicazioni: François- Xavier, “La Françafrique”, Stock, 1998-1999, p. 380.

    Ti ringrazio comunque per le tue critiche e le tue precisazioni. E auguri, con ritardo.

    ps sulla questione di togliere i post “di puro disturbo”, parliamone pure, ma non qui, altrimenti è sempre il blog che parla di se stesso,

  44. mi dispoiace, ma non condivido la linea. siamo sempre al paradosso di essere noi i colpevoli e loro i “giusti”, i santi. ma quamdo la smetteremo di colpevolizzarci?!

Comments are closed.

articoli correlati

Storia con cane

di Andrea Inglese Entrano distruggendo cose e, sul più bello, tra la nevrastenia di tutti, vittime sdraiate e carnefici in...

“Neuropa” reloaded

. Dall'INTRODUZIONE di Andrea Inglese Per comprendere l’intensità, la ricchezza e l’oltranzismo narrativi che caratterizzano Neuropa possiamo comodamente rifarci al concetto di...

Storia con crocefissione

di Andrea Inglese Prima molta penombra, e un movimento di telecamera esitante, come a tastoni, tra sagome più nere e...

Storia con maiali

di Andrea Inglese C’è un gran tramestio di maiali, entrano, si guardano intorno, si vede, ma proprio si vede che...

Difficoltà di una poesia politica, ossia di una poesia non consolatoria

di Andrea Inglese Questo articolo è apparso sul n° 22 della rivista digitale L'Ulisse, numero dedicato a lirica e società,...

Franco Cordelli, il critico militante come recensore

di Andrea Inglese   Quando nel 1997 esce La democrazia magica. Il narratore, il romanziere, lo scrittore, Franco Cordelli ha già...
andrea inglese
andrea inglese
Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ha pubblicato uno studio di teoria del romanzo L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo (2003) e la raccolta di saggi La confusione è ancella della menzogna per l’editore digitale Quintadicopertina (2012). Ha scritto saggi di teoria e critica letteraria, due libri di prose per La Camera Verde (Prati / Pelouses, 2007 e Quando Kubrick inventò la fantascienza, 2011) e sette libri di poesia, l’ultimo dei quali, Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, è apparso in edizione italiana (Italic Pequod, 2013), francese (NOUS, 2013) e inglese (Patrician Press, 2017). Nel 2016, ha pubblicato per Ponte alle Grazie il suo primo romanzo, Parigi è un desiderio (Premio Bridge 2017). Nella collana “Autoriale”, curata da Biagio Cepollaro, è uscita Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016 (Dot.Com Press, 2017). Ha curato l’antologia del poeta francese Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008 (Metauro, 2009). È uno dei membri fondatori del blog letterario Nazione Indiana. È nel comitato di redazione di alfabeta2. È il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.