Sugli attentati suicidi
[riprendo da monsterlippa quello che mi pare un interessante complemento al post di inglese – a.r.]
Riporto interamente da Mirumir questa traduzioneo post sulla logica degli attentati suicidi: dipendono dall’occupazione, non dal fondamentalismo.
Il Professor Robert Pape dell’Università di Chicago ha raccolto con l’aiuto dei suoi studenti una vastissima documentazione sui terroristi suicidi: negli ultimi due anni ha messo insieme una banca dati che comprende tutti gli attacchi compiuti da terroristi suicidi in tutto il mondo, dal 1980 al 2004. La sua ricerca tiene conto di fonti in lingua araba, in ebraico, in russo e in tamil, e si basa non solo sui giornali ma anche sulle notizie delle comunità locali. Questa ricchezza di informazioni rende possibile una nuova interpretazione delle motivazioni del terrorismo suicida, che vanno cercate nell’occupazione, non nel fondamentalismo religioso.
Ecco cosa dice Pape in un’intervista della quale questi sono solo estratti:
“Il fatto centrale è che gli attacchi terroristici suicidi non sono tanto guidati dalla religione quanto da un chiaro obiettivo strategico: costringere le moderne democrazie a ritirare le loro truppe dal territorio che i terroristi considerano la propria terra. Dal Libano allo Sri Lanka alla Cecenia al Kashmir e alla Cisgiordania, l’obiettivo principale di ogni campagna di terrorismo suicida – o almeno in più del 95 % dei casi – è stato quello di costringere uno stato democratico a ritirarsi.
[…]
Dato che il terrorismo suicida è principalmente una reazione all’occupazione straniera e non una manifestazione del fondamentalismo islamico, l’utilizzo della forza militare per trasformare le società musulmane può solo finire – in un certo senso – per aumentare il numero di terroristi suicidi che vengono da noi.
Dal 1990 gli Stati Uniti hanno posizionato decine di migliaia di truppe di terra sulla Penisola araba, e da lì viene il principale appello alla mobilitazione di Osama bin Laden e Al Qaeda. Quelli che dicono che è bene che ci attacchino laggiù non capiscono che il terrorismo suicida non è un fenomeno dalle riserve limitate in cui vi sono solo poche centinaia di persone disposte a metterlo in atto perché agiscono sulla base del fanatismo religioso. È un fenomeno basato sulla domanda. Cioè si basa sulla presenza di truppe straniere su un territorio che i terroristi vedono come la propria terra. L’operazione in Iraq ha stimolato il terrorismo suicida dandogli nuovi orizzonti.
[…]
È dimostrato che la presenza di truppe americane è chiaramente il fattore decisivo che dà la spinta al terrorismo suicida. Se il fattore decisivo fosse il fondamentalismo islamico, dovemmo vedere in alcuni dei più grandi paesi fondamentalisti del mondo, come l’Iran, che ha una popolazione di 70 milioni di abitanti (tre volte quella dell’Iraq e tre volte quella dell’Arabia Saudita) dei gruppi molto attivi di terroristi suicidi disposti ad agire contro gli Stati Uniti. Invece, non c’è mai stato un terrorista suicida di Al Qaeda di provenienza iraniana, e non abbiamo alcuna prova che ci siano terroristi suicidi in Iraq che provengano dall’Iran.
[…]
Io possiedo il primo insieme completo di dati su tutti i terroristi suicidi di Al Qaeda dal 1995 al 2004, e non vengono dalle più grandi nazioni fondamentaliste del mondo. Due terzi vengono da paesi in cui gli Stati Uniti hanno dislocato le loro truppe da combattimento a partire dal 1990.
Un altro aspetto riguarda proprio l’Iraq. Prima della nostra invasione in tutta la storia dell’Iraq non c’era mai stato un attacco suicida. Mai. Dalla nostra invasione, il terrorismo suicida si è intensificato rapidamente con 20 attacchi nel 2003, 48 nel 2004, e più di 50 nei soli primi mesi del 2005.
[…]
Ho raccolto dati demografici da tutto il mondo sui 462 terroristi suicidi che sono riusciti a portare a termine la loro missione, a partire dal 1980. I miei dati indicano che la maggior parte sono volontari. Ben pochi sono criminali. Pochi fanno effettivamente parte di un gruppo terroristico. Per la maggior parte di loro il primo contatto con la violenza è proprio l’attacco suicida.
Non vi sono prove che vi fossero organizzazioni terroristiche suicide in attesa in Iraq prima della nostra invasione. Quello che sta succedendo è che questo tipo di terrorismo è stato prodotto dall’invasione.”
Il professor Pape dice varie altre cose interessanti e fa anche delle previsioni; consiglio la lettura di tutta l’intervista. E no, non l’ho trovata su un sito di controinformazione. È apparsa sull’American Conservative.
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Analisi lucida anche se non definitiva in alcuni passaggi che mi paiono un po’ forzati. Probabilmente il risultato della necessità di riassumere concetti vasti nelle risposte brevi di un’intervista. Da rivedere meglio i lavori di Pape e leggere con attenzione. Comunque decisamente interessante e direi che fa il paio con un’altra intervista, ben più “pesante”, rilasciata dal Colonnello responsabile di una delle più prestigiose Accademie Militari Americane che, oltre agli argomenti citati dal Prof. Pape, criticava aspramente le scelte militari della coppia Bush/Rumsfeld e le strategie adottate per l’azione militare in Iraq (che era stata sconsigliata…).
Vedrò di procurarmi gli estremi relativi a quest’ultima intervista, non mi viene il nome (la vecchiaia che avanza…), ma, se non ricordo male, fu pubblicata dal Washington Post e ripresa in Italia con una traduzione integrale, nel mese di marzo, solo dal Giornale. Ma non vorrei dire castronerie. Riferirò con maggiore dettaglio dovesse interessare.
Buona serata. Trespolo.
interessa eccome, sin da ora grazie.
in riferimento ad altri tuoi commenti : ti consiglio in effetti di leggere moresco, è un ottimo scrittore.
Il link a MonsterLippa è sbagliato.
a iannozzi :
???
a me funziona.
E’ stato corretto.