La cultura sfigurata – Un’azione per lo sciopero del 14 ottobre
a cura di Nazione Indiana
Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di golpes, sia i neofascisti autori materiali delle prime stragi, sia, infine, gli “ignoti” autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969), e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l’aiuto della CIA (e in second’ordine dei colonnelli greci e della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il 1968, e in seguito, sempre con l’aiuto e per ispirazione della CIA, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del referendum.
Io so i nomi di coloro che, tra una messa e l’altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l’organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neofascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine ai criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi bruciavano), o a dei personaggi grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti questi fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che rimette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero.
Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio “progetto di romanzo” sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il 1968 non è poi così difficile.
Pier Paolo Pasolini. Il romanzo delle stragi
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Eccoci qui, ancora soli. C’è un’inerzia, in tutto questo, una pesantezza, una tristezza… Fra poco sarò vecchio. E la sarà finitauna buona volta. Gente n’è venuta tanta, in camera mia. Tutti han detto qualcosa. Mica m’han detto gran che. Se ne sono andati. Si sono fatti vecchi, miserabili e torpidi, ciascuno in un suo cantuccio di mondo.
Ieri alle otto la signora Bérenge, la portinaia, è morta. Si sta schiodando dalla notte un gran temporale. Quassù in cima dove siamo noi il casamento trema. Era una cara e gentile e fedele amica. Domani la sotterreranno in Rue des Saules. Era proprio vecchia, allo stremo della vecchiaia. Io gliel’avevo detto fin dal primo giorno che s’era messa a tossire: “Non si sdrai, soprattutto!… Se ne resti a ceccia nel suo letto!” Non ero affatto tranquillo. E infatti ecco qua… E infatti, al diavolo…
Louis-Ferdinand Céline. Morte a credito
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Che resta di tutto il dolore che abbiamo creduto di soffrire da giovani? Niente, neppure una reminescenza. Il peggio, una volta sperimentato, si riduce col tempo a un risolino di stupore, stupore di essercela tanto presa per così poco, e anch’io ho creduto fatale quanto poi si è rivelato letale solo per la noia che mi viene a pensarci. A pezzi o interi, non si continua a vivere ugualmente scissi? E le angosce di un tempo ci appaiono
come mondi talmente lontani da noi, oggi, che ci sembra inverosimile aver potuto abitarli in passato.
Aldo Busi. Seminario sulla gioventù
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Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so. Ho ricevuto un telegramma dall’ospizio: “Madre deceduta. Funerali domani. Distinti saluti”. Questo non dice nulla. È stato forse ieri.
L’ospizio dei vecchi è a Marengo, a ottanta chilometri da Algeri. Prenderò l’autobus delle due e arriverò nel pomeriggio. Così potrò vegliarla ed essere di ritorno domani sera. Ho chiesto due giorni di libertà al principale e con una scusa simile non poteva dirmi di no. Ma non aveva l’aria contenta. Gli ho persino detto “Non è colpa mia”. Lui non mi ha risposto. Allora ho pensato che non avrei dovuto dirglielo. Insomma, non avevo da scusarmi di nulla.
Albert Camus. Lo straniero
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Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m’interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione. Ogni volta che mi accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell’anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è il tempo di mettermi in mare al più presto. Questo è il mio surrogato della pistola e della pallottola.
Herman Melville. Moby Dick
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Nel dipartimento …ma meglio non dire in quale dipartimento. Non c’è nulla di più suscettibile di ogni sorta di dipartimenti, reggimenti, cancellerie, e insomma di ogni genere di categorie professionali. Oggi ormai ogni privato cittadino ritiene offesa nella sua persona tutta la società. Dicono che recentemente è pervenuto l’esposto di un capitano di polizia, non ricordo di quale città, in cui egli denuncia a chiare lettere che le leggi dello stato stanno andando in malora, e che il suo sacro nome viene pronunciato decisamente invano. E come prova ha allegato all’esposto un enorme volumone di non so che opera di narrativa, dove ogni dieci pagine compare un capitano di polizia, in alcuni punti addirittura in stato di ubriachezza. E così, per evitare qualsiasi incidente, meglio che chiamiamo il dipartimento in questione un dipartimento. E dunque, in un dipartimento lavora un impiegato; un impiegato che non si può certo dire molto interessante: bassino di statura, un po’ butteratino, un po’ rossiccio, dall’aria perfino un po’ miope, piuttosto stempiato, con rughe ai due lati delle guance e quel colorito del viso che suol dirsi emorroidale… Che farci! Colpa del clima pietroburghese. Per quel che riguarda il grado (poiché da noi prima di tutto bisogna declinare il grado),era quel che si chiama un eterno consigliere titolare, personaggio sul quale come è noto, si sprecano le canzonature e le battute di diversi scrittori che hanno la lodevole abitudine di prendersela con chi non può mordere (…) Solo se lo scherzo era proprio insopportabile, quando gli urtavano il gomito impedendogli di lavorare , diceva: “Lasciatemi in pace, perché mi offendete?”. E un che di strano era racchiuso nelle parole e nella voce con cui erano pronunciate. Vi si sentiva qualcosa che muoveva a compassione, tanto che un giovanotto assunto da poco, che secondo l’esempio degli altri si era permesso di canzonarlo un po’, a un tratto si fermò, come trafitto, e da allora per lui fu come se tutto cambiasse e gli apparisse in una altra luce. Una forza sovrannaturale lo allontanò dai colleghi con cui aveva fatto conoscenza credendoli persone perbene, uomini di mondo. E a lungo poi, nei momenti più allegri, gli apparve l’impiegato bassino dalla fronte stempiata, con le sue parole penetranti: “Lasciatemi in pace, perché mi offendete?” – e in quelle parole penetranti risuonavano altre parole : “Sono tuo fratello”. E il povero giovane si copriva gli occhi con la mano e molte volte poi nella sua vita rabbrividì vedendo quanta disumanità c’è nell’uomo, quanta crudele brutalità si nasconde nella mondanità raffinata, colta, e, Dio! Anche in quell’uomo che il mondo riconosce per nobile e onesto…
Sarebbe stato difficile trovare un uomo che vivesse per il suo lavoro come Akakij Akakievic. È poco dire: presta servizio con zelo – no, lui presta servizio con amore. Da allora al di fuori di questo lavoro, sembra che per lui non esista nulla.
Nikolaj V. Gogol’. Il cappotto
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Quel ramo del lago di Como, che volge
a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere
e del rientrare
di quelli, vien,
quasi a un tratto, a ristringersi,
e a prender
corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte; e il ponte, che ivi congiunge
le due rive, par che renda
ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione, e segni
il punto in cui il lago cessa,
e l’Adda rincomincia,
per ripigliar
poi nome di lago dove le rive, allontanandosi
di nuovo, lascian
l’acqua distendersi e rallentarsi
in nuovi golfi e in nuovi seni. La costiera, formata
dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata
a due monti contigui, l’uno detto di san Martino, l’altro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare
a una sega: talché non è chi, al primo vederlo,
purché sia
di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano
a settentrione, non lo discerna
tosto, a un tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia, dagli altri monti di nome più oscuro e di forma più comune. Per un buon pezzo, la costa sale
con un pendìo lento e continuo; poi si rompe
in poggi e in valloncelli, in erte e in ispianate, secondo l’ossatura de’ due monti, e il lavoro dell’acque. Il lembo estremo, tagliato
dalle foci de’ torrenti, è quasi tutto ghiaia e ciottoloni; il resto, campi e vigne, sparse
di terre, di ville, di casali; in qualche parte boschi, che si prolungano
su per la montagna.
Alessandro Manzoni I promessi sposi
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estragone -(Ritorna al centro della scena e guarda verso il fondo)
Luogo incantevole.
(Si volta, avanza fino alla ribalta, guarda verso il pubblico)
Panorami ridenti.
(Si volta verso Vladimiro)
Andiamocene.
vladimiro
Non si può.
estragone
Perché?
vladimiro
Stiamo aspettando Godot.
estragone
Già, è vero. (Pausa)
Sei sicuro che sia qui?
vladimiro
Cosa?
estragone
Che lo dobbiamo aspettare.
vladimiro
-Ha detto davanti all’albero. (Guardano l’albero)
Ne vedi altri?
estragone
Che albero è?
vladimiro
Un salice, sembrerebbe.
estragone
E le foglie dove sono?
vladimiro
Dev’essere morto.
estragone
Finito di piangere.
vladimiro
A meno che non sia la stagione giusta.
estragone
A me sembra piuttosto un cespuglio.
vladimiro
Un arbusto.
estragone
Un cespuglio.
vladimiro –
Un… (S’interrompe)
Cosa vorresti insinuare? Che ci siamo sbagliati di posto?
estragone
Dovrebbe essere già qui.
vladimiro
Non ha detto che verrà di sicuro.
estragone
E se non viene?
vladimiro
Torneremo domani.
estragone
E magari dopodomani.
vladimiro
Forse.
estragone
E così di seguito.
vladimiro
Insomma…
estragone
Finché non verrà.
vladimiro
Sei spietato.
estragone
Siamo già venuti ieri.
vladimiro
Ah no! Qui ti sbagli.
estragone
Cosa abbiamo fatto ieri?
vladimiro
Cosa abbiamo fatto ieri?
estragone
Sì.
vladimiro
-Be’… (Arrabbiandosi)
Per seminare il dubbio sei un campione.
estragone
Io dico che eravamo qui.
vladimiro (Occhiata circolare)
Forse il posto ti sembra familiare?
estragone
Non dico questo.
vladimiro
E allora?
estragone
Ma non vuol dire.
vladimiro
-Però, però… Quell’albero… (voltandosi verso il pubblico)
… quella torbiera.
estragone
Sei sicuro che era stasera?
vladimiro
Cosa?
estragone
Che bisognava aspettarlo?
vladimiro
Ha detto sabato. (Pausa).
Mi pare.
estragone
Ti pare.
vladimiro
Devo aver preso nota.
(Si fruga in tutte le tasche, strapiene di cianfrusaglie.)
estragone
-Ma quale sabato? E poi, è sabato oggi? Non sarà piuttosto domenica? (Pausa)
O lunedì? (Pausa)
O venerdì?
Samuel Beckett Aspettando Godot
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G: Là ci darem
la mano,
Là mi dirai
di sì!
Vedi, non è
lontano
Partiam, ben mio,
da qui!
Z: Vorrei, e non
vorrei;
Mi trema un poco il cor:
Felice, è ver sarei,
Ma può burlarmi ancor.
G: Vieni mio bel diletto!
Z: Mi fa
pietà Masetto.
G: Io changierò tua sorte.
Z: Presto, non son più forte
.
G: Vieni! vieni!
Là ci darem
la mano,
Là mi dirai
di sì!
Z: Vorrei e non
vorrei;
Mi trema un poco il cor.
Duetto:
Andiam, andiam
mio bene,
A ristorar
le pene
D’un innocente
amor.
Mozart-Da Ponte Don Giovanni
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MATTINA
da L’ALLEGRIA – da NAUFRAGI
Giuseppe Ungaretti
M’illumino
d’immenso
Santa Maria La Longa, il 26 gennaio 1917
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GITA DEL MINISTRO DEI BENI CULTURALI ROCCO BUTTIGLIONE AD ARQUÀ LEOPARDI, FRAZIONE DI ISGRÒ
voi ch’ascoltate in rime sparse il suono
e questa siepe che da tanta parte
in sul mio primo giovenile errore
ma sedendo e mirando interminati
del vario stile in ch’io piango e ragiono
silenzi, e profondissima quiete
ove sia chi per prova intenda amore
il cor non si spaura. e come il vento
ma ben veggio or sì come al popol tutto
infinito silenzio a questa voce
di me medesmo meco mi vergogno
e le morte stagioni, e la presente
e ‘l pentersi e ‘l conoscer chiaramente
immensità s’annega il pensier mio
e il naufragar m’è dolce in questo mare
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Condivido le ragioni della protesta.
Questi brani però mi fanno uno strano effetto. Mutilati ma anche simili a poesie. Potenti quanto e forse più degli originali.
Ecco, la gita di Buttiglione mi fa un altro effetto. :-)
Sempre poesia, comunque.
Se per la famosa Arquà Leopardi il link non serve, occorre però per la piccola frazione di Isgrò:
http://www.comune.livorno.it/arte_cultura/rettile/gli_autori/emilio_isgr%C3%B2/emilio_isgr%C3%B2.htm
vedo che è un post in fieri;-)
Complimenti mi avete fatto venire in mente il grande Emilio Isgrò, se volete vedere la vostra fonte in ispirazione guardate qui
http://georgiamada.splinder.com/post/5999176#comment
georgia
andrea barbieri vedo che abbiamo avuto la stessa idea ;-)
@Andrea Barbieri e Georgia
Grazie per i link.
E grazie anche all’autore del titolo cifrato :-)
Però mi piacerebbe approfondire gli effetti prodotti dal tipo di “mortificazione” adottato: cancellare, mutilare, storpiare, sfigurare, modificare, parodiare…
Mi è stato detto : quella di Isgro’ non la capirà nessuno… Cosi’ imparano
[finisco la frase] … a sottovalutare i lettori di Nazione Indiana!
Grazie,
Per rompere un po’ il consenso bulgaro, eccomi di nuovo quale utile idiota :-)
>Cosa consiglierebbe ad un giovane artista?
Isgrò>”Di partire e viaggiare per conoscere il più possibile. E poi di ritornare qui, perché l’artista ha un ruolo importante, deve essere sganciato da ogni fatto immediato e parlare con profondità degli eventi umani. Se l’arte è esercitata in un certo modo, può avere utilità concreta, e adesso occorre senza dubbio rinnovare questo impegno”.
Geniale nevvero? Nel nostro “brave new world” sovrappopolato chi mai non vorrebbe fare il “giovane artista”? Certo che per viaggiare ci vogliono soldi, e assenza di impegni pressanti (prima regola per i non abbienti aspiranti all’emersione: non fare figli!). Dunque “giovani artisti” saranno soltanto i rampolli dei ricchi? Nooo, ci darà ben una mano lo Stato. Ma il problema diventerà allora fare la selezione (visto che non è più implicita – oppure aggiungeremo all’allegra brigata soltanto i rampolli dei funzionari politici?) e dunque dissodare tutto l’implicito dell’arte (sacrilegio!!!) – farlo diventare esplicito e accessibile, ovvero oggetto di una contesa generalizzata, simile a quella che il fuoco sotto al culo alle competenze tecniche, e non un gioco esclusivo e largamente protetto (diciamolo pure: “drogato”). Io devo ancora capire per chi si sciopera. Ci vorrebbe “lu Pasulinu” …
Scusate se è poco ma resto convinto del fatto che se devo decidere- ma si può ancora decidere?- tra stato e mercato preferisco il primo. En tout cas grazie al Barbieri e a Georgia per aver segnalato Isgrò. Straordinario.
effeffe
Emma pensa […] perché tanto in […] e allora, perché no?, […] a cancellare […] ti mescolo leopardi e petrarca […], anzi è più fichetta […] un sacco concettuale e chissenefrega […] alla poesia non serve se no che […]?
Il protagonista di un libro mi pare di Houellebecq, Piattaforma, mi pare, di mestiere fa l’impiegato mi pare del Ministero della Cultura francese cui mi pare è demandato il compito di esaminare i progetti degli artisti e di decidere quale è meritevole di finanziamento. Mi pare.
Devo dire che la scelta non è tra Stato et Mercato, perché non so se ve ne siate accorti, ma il mondo in cui viviamo è TUTTO MERCATO.
Il problema è semmai se lo stato debba aiutare l’arte a rendersi visibile al mercato (agli spettatori, agli operatori di ciascun settore, eccetera), oppure no.
È il mercato che fa esistere i prodotti di un artista, ma la fase ante-mercato, quella di selezione preliminare non è affatto detto che debba attenersi solo a principi spietatamente darwiniani.
Se neghiamo l’ingerenza del potere politico nel processo di realizzazione artistica, mandiamo a puttane praticamente tutta l’arte anteriore al Diciannovesimo secolo.
Fate un po’ voi.
Se si preferisce posso postare una versione cancellata, per Emma, del medesimo post.
Tash, tu vorresti costringermi a mandarti […], ma io non ti ci mando :-)
no, io gioco, spero che si veda.
anzi:
no, io […] che […].
@ Raos
Mia madre aveva aperto una galleria qui a Forlì. Ci fu una mostra di poesia visiva, c’era anche Miccini. Poi sempre in questa galleria che si chiamava Abbecedario passarono Ontani, Jori, Benuzzi e altri. La cosa incuriosì persino Francesca Alinovi che venne in visita con una delegazione di darkettoni bolognesi.
I lettori di NI hanno i controcazzi!
Io non sono affatto sicuro di essere “nel giusto”, però sono un po’ deluso dalle risposte che non ricevo. Mi chiedo se sia questione di forma o di sostanza.
io pure non ho capito per chi si sciopera, ma forse un po’ l’ho capito.
invece non ho capito il post di wovoka.
per dire.
forse dovresti mettere in chiaro i concetti che esprimi, wovo.
raos quando io ho fatto il post nel mio blog su isgrò qui non c’era ancora nè ungaretti, nè la frazione isgrò;-)
Ad ogni modo inserire nel testo la chiave di lettura è stato molto carino lo riconosco.
Fra quelliche hanno usato la tecnica della “cancellazione del testo” di Isgrò andrebbe anche ricordato Luciano Caruso.
caro wovoka,la forma, la forma se poi è il contenuto non lo so ancora;-). tu hai uno stile di commento veramente molto difficile quasi ermetico e criptico, mi ricordi il mio amico claudio (lo so che non lo sei), però hai un bel nick.
georgia
Wov, magari gli altri, ma io non saprei rispondere alle tue domande perché non le capisco. Si può “conoscere il più possibile” anche senza viaggiare e con figli e lavoro. Se hai l’esigenza di raccontare delle cose, di capire e di portare quello che sai ad altri, la tua opera viene fuori per forza, ci vorrà solo un po’ più tempo.
Cavolo, basta evidenziarle col mouse, e le parti cancellate diventano leggibili. Bello.
Wovoka, penso che tutti abbiamo in mente clientelismi, familismi, mafiette, potentati, uso indebito di denaro pubblico.
Mi chiedo però se questa è una ragione sufficiente per dismettere ogni intervento dello stato in campo culturale. Mi chiedo se questo farebbe dell’Italia un paese più “civile” o più simile agli altri paesi occidentali “avanzati”.
Mi chiedo anche se l’alternativa del “privato” è davvero così attenta al “merito”.
Niente familismi, potentati, clientelismi nel “privato”?
Davvero in campo “tecnico” la lotta per l’esistenza seleziona sempre e comunque i “migliori”? Ti risulta questo?
Ovviamente è necessario pensare che la cultura serve a qualcosa, anche se in senso stretto non produce niente.
Magari occorre immaginare che l’arte è un bisogno “universale”, anche se le opere d’arte “universali” (quelle che tu vorresti) sono davvero poche. O che ognuno di noi ha le proprie preferenze e fa le proprie scelte, sempre che preferenze e scelte siano possibili.
Io vado poco a teatro, non vado spesso al cinema. Però ogni cinema che si chiude, così come ogni libreria che si chiude, mi sembra una perdita.
E come “privato” cittadino sarei disposta anche a pagare più tasse (magari con un congegno simile all’8 per mille), se questo servisse a qualcosa.
Ragazzi scusatemi l’ho già postato in bacheca, ma lo voglio postare anche qui, è troppo importante e la disubbidienza a volte diventa virtù;-)
ragazzi dovreste parlare anche voi qualche volta della direttiva Bolkestein, in fondo riguarderà anche la cultura (e poi la cultura NON è mai separata dalla vita) ad ogni modo se a qualcuno nteressassero informazioni per la manifestazione nazionale a roma domani, 15 ottobre in piazza della Repubblica alle 15, può guardare qui
http://georgiamada.splinder.com/post/6001429#comment
Caro Andrea (Barbieri), ci hai scoperti!
Considera però che questo trucco, di “restituire” la parola soltanto tramite evidenziazione del mouse, funziona solo qui.
Ci sono parole che non resuscitano.
Muoiono e basta.
siete dei fighi. chi è stato Jan?
alcune parole, tipo cognato, merenda, spurgo, se muoiono io non le rimpiango, anzi.
io per ‘spurgo’ ci resterei male.
voglio dire che “spurgo” non è in se una brutta parola, anzi, ma evoca brutture fognarie, pozzi neri, crostoni & liquami, al punto da rimanerne segnata et contaminata, che solo a dirla quasi ti ammali di epatite, di salmonella.
Non fermatevi alla sterile questione del teatro. Come ho già commentato, stanotte, dalla Lippa:
“Ragazzi, è una cosa pratica: quando tu dimezzi i fondi per la scuola sperimentale di cinematografia, dimezzi il già precario futuro cinema italiano.
Dove la cultura è stata al centro di finanziamenti pubblici (nei vari settori: vedi architettura, arti, cinema, teatro, etc.) in quei paesi si è effettivamente sperimentato cultura. Ed esportato cultura.
Un esempio professionale: la Spagna lo ha fatto negli anni ed ha cambiato faccia alle sue città.
Io non credo che esistano architetti peggiori in Italia, ma architetti ai quali non è dato costruire (perché i privati se ne fottono dell’architettura, preferiscono avere come progettisti gli ingegneri o i geometri). Alzare la soglia di qualità architettonica ha portato ad un circolo virtuoso anche fra i privati, in Spagna, Francia, etc.”
In pratica i paesi che non investono in ricerca (scientifica, artistica, etc.) sono destinati a soccombere. L’unico partimonio effettivo che abbiamo (mancando noi di materie prime e di industrie competitive) è proprio il patrimonio culturale. Se chiudiamo i musei, se non potenziamo le biblioteche, se non facciamo ricerca archeologica, musicale, architettonica, artistica, etc. etc. le menti migliori migreranno (se lo potranno fare economicamente) o non sbocceranno mai.
Poi su come la gestione di quel denaro è clientelare… chiaro, bisogna cambiare le regole del gioco, d’accordissimo. Ma non buttiamo anche il bambino insieme all’acqua sporca.
Grazie a tutti per il prezioso feedback. Saprò meglio regolarmi :-)
Per Andrea Barbieri: per favore, parlaci della galleria di tua madre e degli artisti ospitati. Specialmente la Poesia Visiva.
d’accordissimo con biondillo, su tutto tranne che su un punto: gli architetti italiani ormai sono effettivamente peggiori, e di molto, di quelli spagnoli.
basta buttare un occhio sulle riviste del settore.
Appunto, Tashego, appunto… in Spagna hanno investito nelle nuove generazioni e, alla distanza, si è visto il risultato.
In Italia imperano sempre gli stessi, e si vede il risultato.
Cara Georgia, se siamo in tanti a ricordarci di Isgro’ ne sono solo contento, figurati. Il mio contributo è arrivato dopo gli altri perché sono un casinista.
*
E hai fatto bene a segnalare il concerto dei Direttiva Bolkenstein, piacciono molto anche a me…
Posso chiedervi se avete un’opinione sull’iniziativa e sul manifesto proposto da alberto giorgi?
http://www.albertogiorgi.blogs.com
ehi raos ma … allora sei uno spiritosone più di bush, auguri per il tuo concerto allora.
Cose da pazzi :-(
Almeno lo sai cos’è la direttiva bolkestein?
Ti consiglierei di informarti prima di essere troppo precipitosamente spiritoso :-) e magari di leggerti il bellissimo libro di Paolo Virno appena uscito (Motto di spirito e azione innovativa) che con la bolkestein naturalmente non c’entra nulla, ma aiuta ad avere una giusta percezione del kairos ;-)
georgia
Caro Biondillo, i nomi, per favore! Ma se poi, quando emergono i nomi nuovi corrispondono (tanto per non fare nomi) alla signora Lipperini Loredana e quelli che propone su quel foglio romano, allora lasciateci in pace con i morti (sono più vivi, e per giunta parlano!)
Una volta, pochi anni orsono, si leggeva Elena Guicciardi e Giancarlo Marmori, Marialivia Serini, Giulia Massari, A.A. (tanto per non fare nomi)… Oggi dovrebbe sostituirli la signora Lipperini Loredana? Mi faccia il piacere!
@di costanzo
ma biondillo non parlava di architetti?
Ecco, sarebbe di nuovo necessario il dispositivo di autodistruzione e non è ancora pronto!
Jan Reister, dov’è il Boom? :-)
(Georgia, calmati! Secondo me Andrea cercava solo di essere gentile, tenuto conto dei precedenti.
Neanche io so cos’è la direttiva Bolkestein. Google un pochino lo uso, ma certo non quanto te, che sei inarrivabile. Ora cerco di provvedere :-)
Di Costanzo, in effetti…
Ci sfugge qualcosa?
qui si fa parecchio il giochino dei primini del liceo classico: io lo so e tu no.
@Emma: in realtà non è che io sia un fan del privato, o della selezione naturale, ma penso che non si possa isolare la questione del “sostegno alla cultura” senza dover ribaltare l’intero calderone dei rapporti sociali. Se però siamo già “in guerra”, come qui mi diceva Tiziano Scarpa qualche tempo fa, allora ok, rimettiamo i dubbi nella bottiglia e stringiamoci a coorte. Io mi sento sostanzialmente con voi, ma con un certo mal di pancia. Nel febbraio di quest’anno mi ero messo da parte un appunto relativo al bilancio “ufficioso” per il 2004, pubblicato da un quotidiano locale, dell’Ente che gestisce le iniziative di Villa Manin di Passariano (nella mia regione). Uscite: 2.450.000 euro. Entrate: 120.000 euro (100mila circa dalla vendita biglietti, intorno ai 10mila da quella dei cataloghi) ovvero complessivamente un ventesimo delle uscite. La differenza la mette la regione Friuli, Venezia-Giulia, cioè tutti coloro che pagano le tasse. Qualche dettaglio sulle uscite: Costo della mostra “Capolavori del museo di Chicago”: 1.260.000 euro. Al direttore artistico Bonami, per 10 mesi di lavoro, 100.000 euro. Per curatori e assistenti: 60.000 euro. Al responsabile ufficio relazioni esterne e promozione: 21.000 euro. Per la promozione 400.000 e., per le relazioni esterne: 120.000 e., per il cerimoniale (forse quei festini privati che sono le inaugurazioni ad invito) 6.200 eccetera. A fronte di questi ingenti “investimenti” io non ho visto alcun “fermento” artistico, alcuna discussione, alcuna riflessione degna di nota (potevano creare almeno un forum su Internet per preparare il terreno e rispondere ai quesiti, no? forse era troppo caro?) ma soltanto il più acefalo conformarsi a mode determinate altrove.
Di Costanzo (ed Emma), non turbatevi: lungi da me l’idea di sostituire qualcuno :-)
Cerco solo di svolgere un umile lavoro cronistico, non ambisco a sì alte sfere!
Lipperini, dopo il tuo intervento ci capisco ancora meno :-)
@Wovoka
Le cifre che riporti sono impressionanti.
È chiaro che da un’istituzione culturale (museo, teatro, ecc.) non si può pretendere un bilancio in attivo o in pareggio, ma una valutazione ragionevole e ragionata di ciò che viene effettivamente realizzato deve essere fatta.
Torna la questione del come e del chi, ma il problema non si può eludere.
I costi – se si tratta di denaro pubblico – non possono essere considerati un dettaglio senza importanza.
in soldoni emma la drettiva bolkestein (contro la quale domani c’è una manifestazione in tutte le le capitali d’europa) è una direttiva europea sulla liberalizzazione dei servizi. Facciamo un esempio: una ditta rumena (ma nulla vieta che sia una milanese con sede in romania) può vincere un appalto in italia (e questo passi perchè è del tutto legittimo) e tale ditta, in base alla direttiva bolkestein (che non è un complessino) assume personale a stipendio del paese della ditta, idem per i diritti sindacali. Questo vuol dire che tu sarai assunta a stipendio rumeno e con i diritti del sindacato rumeno (cioè nulli), quando poi entrerà la turchia è chiaro che sarà più facile che sia addirittura una ditta turca a vincere l’appalto ;-).
E’ chiaro che anche tutte le ditte italiane finiranno per avere domicilio nel paese a più basso costo di lavoro e poi torneranno a lavorare in italia, ma assumendo a stipendi turchi o rumeni (sicuramente dove la mano d’opera costa meno).
Ora tutto questo non riguarderà solo i lavori umili come le pulizie degli uffici e degli alberghi (cosa che pensate non vi riguardi e quindi non ve ne frega un tubo) ma finiranno per riguardare tutti i lavori sotto la voce servizi (cioè quasi tutto) compreso anche molti servizi culturali e l’informatica.
Volete aspettare che la direttiva venga approvata per informarvi, e nel frattempo continuare a credere che sia solo un complessino?
Ragazzi il mondo liberista si sta organizzando in maniera violenta come non aveva mai fatto prima, se non tenete gli occhi aperti prima, dopo sarà del tutto inutile farlo, altro che la Restaurazione editoriale ;-) anche se è chiaro che tutto è all’interno della stessa cultura e ognuno deve denunciarla dove la vede.
Io della bolkestein nel mio blog parlo da mesi, ma forse avete pensato che fosse un complessino che faceva una musichetta ormai sorpassata vero;-).
Ad ogni modo non hai nemmeno tutti i torti, emma, perchè in Italia (a parte manifesto e liberazione) nessun giornale ne ha mai parlato (sulla televisione stendiamo un velo pietoso) , in francia, in olanda e in germania invece è parecchio che ne parlano e hanno fatto numerose manifestazioni, ed è stato uno dei motivi principali dei no ai referendum sulla costituzione europea e non certo in odio ad una federazione europea che, se fosse basata sui diritti, saremmo tutti felici di vederla realizzata.
Ma certo noi viviamo in una bolla di sogno mercantile da cui quando ci sveglieremo avremo tutti delle gran brutte sorprese.
Non ho risposto male a raos perchè mi sia antipatico (anzi mi piace) ma perchè… insomma perchè mi sono girate le palle (se le avessi) o gli stelloni, se fossi uno sceriffo;-)
Con simpatia verso tutti voi
georgia
Non ve la prendete con la lipperini, fossero tutte come lei le gionaliste!
E tu loredana non prendertela con giorgio, non dimeticare che in Lipperatura non è che lo abbiate accolto con troppa gentilezza.
A me sinceramente stanno simpatici sia loredana che giorgio e non vedo perchè non possano convivere tutte e due le posizioni.
Boh .sarà che a me … a parte rare eccezioni (fascisti, guerrafondai e berluscones) sta simpatico (e mi interessa molto) quasi tutto il genere umano.
georgia
Che impudenza! A Ischia si dice: “Faccia e culo della stessa specie”.
Rivoglio Grazia Cherchi, Marialivia Serini, Elena Guicciardi, Giancarlo Marmori….
Tashtego: hai ragione, si parlava d’altro…. Allora impicchiamo (anche se sono contro la pena di morte) tutti gli architetti e ingegneri (in modo speciale napoletani (anche giapponesi, compresi quelli morti) e ischitani….
Biondillo, ti è mai capitato di passare (da lontano) dal Centro Direzionale o per le “Vele”… Hai mai visto (anche solo in cartolina) quel cesso che è Ischia? Ho speso gli anni migliori della mia gioventù a combattere (con altri pochi compagni) quella gentaglia…. ieri socialisti (con qualche demonecristiano) oggi sparpagliati (alla Peppino De Filippo) tra destra e sedicente centro-sinistra, sempre in sella, con villoni e conto in banca stratosferico e …..
Cara, carissima Georgia: sei amabile e di grande finezza. Apprezzo (ma non condivido) la tua tolleranza e umanità. Ma qui si parla di uomini e donne e di opere letterarie. Chi propone merce avariata (o feti abortiti) va combattuto senza sosta. Affettuosamente, G.D.C.
Avete visto di cosa tratta oggi una pagina (una pagina intera!) la 45, del quotidiano frou-frou? Vogliamo paragonarla alle pagine dei libri di “Le Monde”, della FAZ o della Rundschau. Vogliamo paragonare gli inserti (curatissimi) dei grandi giornali tedeschi in occasione della Buchmesse con le pagine de “La stampa-ttl” in maggio per il “Salone….? Il sabato escono alcune pagine su un foglio frou-frou pomposamente chiamate “Almanacco…” o una cosa del genere. Vi sembrano decenti? Anche a Ischia qualche pazzo sconsiderato sfoglia (come dite voi, in cartaceo) chili e chili di stampa estera… E arrossisce!
impicchiamo tutti gli architetti con le budella dell’ultimo ingegnere ;-)
Beh, a parte pochi cari amici, hai ragione, non so se sei mai passato da firenze e sceso alla bellisima (ma veramente bellissima) stazione di santa maria novella fatta da giovanni michelucci. Un vero gioiello curato al minimo particolare , la mia passione è il pavimento (modernissimo) riprende (in colori, materialee armonia il pavimento della cappella dei pazzi del brunelleschi. Se vi capita andate a vedere la cappella dei pazzi (che è una delle cose più belle del mondo) guardate il pavimento e poi guardate il pavimento della stazione per capire cosa voglia dire essere moderni con una non conformistica “memoria” culturale.
Beh anni fa (in occasione dei mondiali in italia) è stato fatta una pensilina, mio dio …l’architetto pesona deliziosa ma …. filoamericanissimo
Ha fatto una pensilina …. una cosa mostruosa che ogni fiorentino vomita quando ci passa accanto, michelucci che stava per compiere 100 anni è svenuto quando l’ha vista e dopo poco è morto. ora ogni nuova giunta promette di buttarla giu, ogni tanto levano un pezzo ma il rimasto è ancora troppo. E il tutto in piazza santa maria novella.
ORRORE!
Ehi giorgio ma con chi ce l’avevi?
belli questi pezzi sull’architettura, colti.
Giorgio Di Costanzo, sei un troll vero?
Chepalle.
Se sono passato da Firenze? Ora mi costringi a sputtanarmi: per motivi che non starò a dire qui, ho trascorso un mese e mezzo (la prima volta), settimane (nel corso degli anni) tra quei folli a S. Andrea in Percussina (Via degli Scopeti). Mi sgamarono: fumavo sigarette, leggevo libri non religiosi, facevo chilometri a piedi per comprare quotidiani (vietatissimi) e riuscii a salvare “Il silenzio dei poeti” di Alberto Pimenta, Feltrinelli, che avevano sequestrato a qualche povero novizio (leggasi Bakta) e stavano per bruciarlo (il libro). Poi facevo troppe domande, non recitavo il MahaMantra, non mi prostravo davanti al canGuru, usavo gli slip e non le due strisce di stoffa incrociate, non volli farmi requisire l’orologio, mi rubarono un paio di pantaloni di velluto e feci un casino, a Claudio Rocchi (Krsna Caytanya, si scrive così) dopo un digiuno rituale di 24 ore e un pasto notturno con 80 portate diverse (ed io e altri a servire) me lo mangiai vivo, per la loro (e sua) stupidità, cecità, finto disinteresse ai beni materiali e mancanza di libertà. Ci fu anche uno show tutto meridionale, con una mamma ischitana che era venuta a riprendersi (con mezzo parentado) il figlio che aveva abbandonato gli studi (io nascosto perchè si era sparsa la voce che vi erano tre ischitani nella Villa di Machiavelli e la mamma ischiota conoscendo il mio (notorio) disprezzo per le religioni desiderava un “avvocato difensore”…. A Firenze andavo a visitare gli amici (mai dimenticati) di “Salvo Imprevisti”: Mariella Bettarini, Attilio Lolini, Silvia Batisti…. Poi, ci passavo, dal 1980, per andare a Rapallo (a casa di Anna), poi le manifestazioni politiche, incontri, seminari, congressi…. Qualcosa da raccontare ai posteri….
Che significa “Troll”? Uno che legge il quotidiano frou-frou e ritaglia (e conserva, incornicia, fotocopia e diffonde) i pezzi memorabili della Signora Lipperini Loredana? Ho già dato!
Andrea Barbieri, quando Giorgio Di Costanzo (puoi anche non metterti sull’attenti) si occupava di Poesia Visiva, Emilio Villa (il Maestro), Adriano Spatola, “Tam tam”, “Altri Termini”, “Colibrì”, “Docks”, di Polyphonix (a Cogolin) col grande Haroldo de Campos (ora scoperto anche in Italia), e Patrizia Vicinelli, Giovanna Sandri, Rubina Giorgi, Corrado Costa, Franco Cavallo, Franco Beltrametti, Gerald Bisinger, Raffaele Perrotta, Franco Capasso, Ciro Vitiello, Paolo Badini… tu, dico tu, dov’eri?
Giorgio,
ti prego.
Ho passato una giornata allucinante. Torno ora da un pronto soccorso; ho dovuto ricoverare di nuovo mio padre.
Ti prego.
Ti prego.
Smettila.
Tu non sai niente di me. Niente di niente. Non sai nulla dei miei studi, delle mie frequentazioni, dei miei viaggi, della mia vita tutta.
Ti prego.
Evita, te lo chiedo con tutta la calma possibile, evita quel tono saccente di chi la sa lunga nella vita.
Ti prego, finiscila.
Tu non sai niente di me.
Portami rispetto, come io cerco, tutte le volte, di fare con te.
Ti saluto, con amicizia, G.B.
chiamate la zia Magda, per qualsiasi emergenza psicofisica: poi o starete meglio o vi suiciderete. 3401452590.
DACCORDOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!??????vanna marchi.
Signori, mi meraviglio di voi (ma non di Andrea Barbieri) : davvero non avete ancora capito che Di Costanzo è un troll che fa un uso mirabile di google?
va bene, giorgiodicostanzoischia: nel pleistocene quando nessuno di noi c’era (io purtroppo invece sì), e la tigre dai denti a sciabola era una cosa di cui ancora occorreva pre-occuparsi, tu, dico tu, già invece ti occupavi di Poesia Visiva (con le maiuscole, certo) e andavi a parties (parties) con un sacco di bella gente.
e allora?
a proposito di poesia visiva, cosa mi dite di Ugo Carrega?
E’ uno dei più grandi!
io non ci capisco pù nulla mi devo essere persa dei passaggi, o forse avete già inventato i messaggi che si autodisintegrano, perchè … ma dove ca*** si è svolta la lite tra gianni e giorgio che ha fatto perdere le staffe all’ottimo e paziente bondillo (cosa che per la verità non avevo mai visto succedere)?
Giorgio si attaccano le idee non le persone. Non puoi attaccare La repubblica per attaccare la lipperini, o gli architetti TUTTI per attaccare gianni. ognuno di noi fa solo quello che può. La lipperini a me sembra brava (con qualche sbavatura di parzialità e di presentismo) e tiene aperto uno spazio in rete che, può piacere meno, ma è uno spazio di lbertà (e NON censura nessuno salvo … insomma qualche piccolissima debolezza marginale;-) e dove spesso si sviluppano discussioni molto interessanti, ultimamente ad esempio wu ming 1 è andato a ruota libera è ha detto cose che andrebbero raccolte in un post apposito. Questo è il bello della rete.
Gianni B. poi a me sembra una persona particolare. Curioso del mondo e gentile, e ha scritto un libretto su Michelucci che a me è piaciuto un sacco (il resto devo ancora leggerlo).
Giorgio lo so che passi un periodo particolare, ma non puoi risolverlo triturando gli altri perchè non sono dante alighieri, brunelleschi o grazia cherchi ;-), quelli non tornano e a noi tocca di vivere il presente non il passato, anche se il passato è INDISPENSABILE per creare OGGI uno straccio di futuro. Io odio sia l’integralismo passatista che (forse ancor di più) l’integralismo presentista, su … facciamoci un cocktailino temporale e …andiamoci a sentire il complessino dei Direttiva Bolkestein in versione jazz;-).
georgia
Siccome non ci avevo capito niente, sono andata a spulciare Lipperatura.
Non condivido gli ultimi interventi di Giorgio Di Costanzo, e anche la sua specializzazione in O.T. e in toni apocalittici non mi entusiasma.
Per giunta con G.D.C. ci ho “litigato” quasi subito, e per “capirlo” ci ho messo del tempo.
Però il tiro al piccione (vale a dire ciò che più o meno è successo su Lipperatura) non mi piace, e se anche io a volte “contribuisco al”, ritengo poi necessario tornarci su, in qualche modo ravvedermi.
piero sorrentino sbagli alla grande;-)
giorgio non solo non è un troll (anche se voi vedete troll dappertutto) ma credo sappia usare poco e male google ;-).
Poi per usare google (che è solo un mezzo) la cosa principale è sapere cosa cercare ;-) Google di suo non dice assolutamente mai nulla ;-).
Giorgio è in rete da pochissimo ed è il suo bello, perchè si porta dietro ancora brandelli di realtà sanguinante, a differenza di noi che ormai abbiamo liofilizzato e surgelato tutte le passioni sotto forma di immagini di sintesi;-).
Io so riconoscere ancora (per poco) una rabbia (o una bizza) con radici nella realtà da una da stress virtuale, e sinceramente, per ora, preferisco ancora la prima.
georgia
Piero, ci stiamo sbagliando noi invece, Giorgio di Costanzo non è un troll. Ha ragione Georgia, vediamo troll dappertutto :-)
Giorgio non te la pigliare, prima o poi tutti quelli in carne e ossa si beccano del “troll”. Il troll è un burlone, a volte abbastanza stronzo a volte soltanto spiritoso, insomma un nick name sabotatore di blog e forum.
Però non sono d’accordo su come hai attaccato la Lipperini. Se quelli sono i tuoi argomenti, sei uno smilzone!
Comunque vedrò di ritrovare l’invito per quella mostra di poesia visiva almeno per ricostruire i partecipanti. Per ora ho ritrovato una cartella di Lamberto Pignotti con roba strana dentro, il titolo è “Visibile Invisibile”, Campanotto editore.
Mi hai fatto ricordare che una delle infinite tangenti del fumetto è proprio la poesia visiva.
Aggiornamento in tempo reale, ho ritrovato anche una delle opere esposte, di Paolo Badini, ci sono: una linea blu oltremare ottenuta strisciando un gessetto appoggiato per il lungo; parallela una linea sottile di giallo di napoli; sotto la parola “BLAU” (nera) e ancora sotto, “AZZURRO” (azzurra), tutto è fatto a mano, irregolare. E’ del 1980.
@Giorgio,
allora mia figlia si deve considerare privilegiata che Ugo le ha creato una sua “carta” coloratissima?
mi sembra una persona molto ironica e capace.
Chiedo scusa a Gianni Biondillo (sinceramente) e in bocca al lupo per il papà. Ma poi, cosa avevo scritto di strano? Che le nostre (non la mia che è ultracentenaria e ha fatto marameo al terremoto del 1939 e del 1980) abitazioni, e quindi le città, la vita sono miserabili grazie anche a signori che le hanno progettate e costruite. Ho fatto l’esempio delle “Vele” di Secondigliano e del Centro direzionale di Napoli. Si, mi sono inoltrato fin lì. Sono del popolo e mi annusano, tutti sanno che non posso nuocere ad alcuno!
Per quanto riguarda la signora Lipperini Loredana, mi sono “limitato” a fare qualche nome che si leggeva volentieri (e si apprendeva!) da ragazzini. E pagine letterarie tedesche o francesi degnissime (si leggono con gran diletto) che troviamo sulla stampaglia (è termine mutuato dal DIVINO CARMELO).
No, caro Tashtego, i salotti, proprio no! Ho “scelto” (con il lanternino) figure marginali del mondo letterario. Sono orgoglioso (consenti?) di aver “scoperto” Anna Maria Ortese qualche anno prima di Pietro Citati. “L’Iguana” è del 1965, io l’ho letto nel 1974, Citati nel 1986. Amelia Rosselli e Patrizia Vicinelli non erano donne da ricevimenti e cocktail.
Magda, tu e tua figlia siete fortunate a conoscere un Maestro.
Georgia, come sempre, media e attutisce gli urti. Dev’essere una donna come le ho conosciute io… ha un “sito” (non conosco la giusta definizione) imperdibile, con persone stimabilissime che adorano Holderlin, Ortese, Dickinson. Ma poi, perchè darsi pena per me: NON SONO NESSUNO!
Vorrei dire che Giorgio Di Costanzo non è un troll. Io conosco bene Mariella Bettarini (miglior fabbro del mio libro di poesie corpo esposto), che lui cita. Garantisco della sua autenticità.
Però, Giorgio, la tua foga mi pare fuor di misura… Che diamine, va bene che il buddhismo nam myo oh renge kyo mira a un’espansione dell’Io, ma la tua espansione mi pare eccessiva! ;-)
Su, tuttiquanti, ricomponetevi.
ciao
E aggiungo: Mariella lo ricorda con molto piacere. Poiché Mariella è una splendida persona, ne viene che Giorgio non può essere una brutta persona. (Solo, non condivido il tono che usa verso la Lipperini, né ne comprendo la ragione).
non è un troll, certo, giorgiodicostanzoischia voglio dire.
dalle cose che posta si deduce che in pratica era compagno di scuola di filippo tommaso marinetti (FTM).
prima del suo Avvento credevo di essere vecchio.
Caro Marco, non avevo dubbi sul sincero affetto (reciproco) di Mariella Bettarini. Della sua casa con una vetrata assolata in una piazzetta a Borgo SS. Apostoli ho nitidissimo ricordo. Mariella meritava e merita più di quello che ha ottenuto. Altri poetessi e poetesse (di livello inferiore) sono ancora in giro e tanto per non fare nomi, Attilio Lolini deve attendere trent’anni e più per pubblicare da Einaudi. Correte (subito) a leggere “Notizie dalla necropoli” e gettate via tutti i trenta-quarantenni dello “Specchio Mondadori. Correte a leggere Elio Pecora (misurato, nitido e “cantabile” secondo l’amica Amelia Rosselli).
Di Costanzo, a me invece sorprende la tua capacità di mandare in fumo i miei faticosissimi tentativi di capire i poeti italiani e di inquadrarli/collocarli da qualche parte.
Comprendo che “inquadrare” un poeta per te è inammissibile (una violenza da riservare eventualmente ai poetessi :-), ma io ne ho bisogno, è un mio limite, ahimè non riesco a superarlo.
Dunque fatico davvero a mettere insieme Emilio Villa / la Vicinelli / la poesia visiva con Elio Pecora (misurato, nitido e “cantabile”).
Povera me – ragiono da professoresso :-)
Cara Emma, TI ADORO! Le donne (quando sono come te o Georgia o La Giardiniera) vanno subito al sodo e non cincischiano come i maschi. E’ il dramma della mia vita. Schizofrenica, scissa… Ad essere brutale e approssimativo: con il cuore starei con Anna Maria, Amelia (anche lei, poi dove collocarla?), Elio, Attilio, Mariella, Patrizia (per carità, nessun equivoco, Patrizia Cavalli, nessun’altra Patrizia in questo “settore”, l’altra, quella “in nero”, no), Gianni D’Elia…
Con il cervello starei con: Emilio Villa (il Maestro, Patrizia Vicinelli, Costa, Cavallo, Beltrametti e la poesia visiva.
In entrambi i casi li ho amati (e li amo) come un fratellino povero ma volenteroso. Agli uni parlavo e presentavo con nonchalance i testi degli altri. Avventato e immaturo. Di una cosa sono certo: mi volevano bene tutti. Mi presentavo alle loro porte (mai nessuno, giuro, mi ha sbattuto fuori) avendo letto i libri, con cartelle stracolme di ritagli stampa e tutta intera la mia “isolitudine”. Da Anna Maria Ortese raccomandato da Dario Bellezza e da Patrizia Vicinelli raccomandato da Franco Cavallo. Ero abbonato a una miriade di riviste e rivistine e tutto il denaro veniva investito in libri e viaggi. Tutti avrebbero potuto farlo.
Emma scrive:
Siccome non ci avevo capito niente, sono andata a spulciare Lipperatura.
Emma vuoi dire che lo scontro gianni-giorgio è avvenuto in Lipperatura? io non ho trovato nulla negli ultimi post:-(
Va beh, tanto ora mi sembra si siano rappacificati e che sia chiaro che giorgio NON è un troll
…..fiuuuuuuu ‘sta storia dei troll rompe un pochetto;-)
georgia
a proposito andate a vedere che interessante la testimonianza su patrizia vicinelli (quattro domande e quattro risposte) che giorgio ha lasciato in un commento nel mio blog e che io ho messo in home.
Tra l’altro ho trovato una foto di ungaretti veramente… deliziosa.
http://georgiamada.splinder.com/post/6009296#comment
Accidenti Giorgio, non pensavo a tanto! :-)
La tua storia comunque mi sembra straordinaria. Dovresti “raccontarla” in qualche modo.
Georgia, non mi riferisco infatti a scontri Gianni-Giorgio, ma a un post (di settembre) che raccoglie molti commenti di un “certo” tipo.
Sono d’accordo, Giorgio, Mariella ha scritto poesie bellissime, e non ha avuto il riconoscimento che merita. Forse perché non ha ‘fatto di mani e di piedi (per usare un’espressione ligure-apuana) per imporlo?
In ogni caso, da due o tre anni ha cambiato casa, la sua libreria smisurata si è spostata vicino a Borgo S.Lorenzo.
Il problema, Georgia cara, è che io odio le generalizzazioni.
Odio il “voi” opposto al “noi”. Voi chi? Noi chi?
Odio l’elenco sistematico dei propri meriti, il curriculum vitae spiattellato ad ogni pie’ sospinto.
Odio (“odio” poi non è vero, ovviamente, odiare è una cosa seria, non si odia per così poco) chi dice “VOI vedete troll ovunque”.
“Voi” chi? Io? Io no, ad esempio.
“Voi di Nazione Indiana fate così”. Voi chi? Io? Io sono responsabile delle mie azioni, non di quelle di altri, responsabilissimi delle loro.
Oppure “le donne sono così, mica come gli uomini”. Le donne chi? Gli uomini chi?
“I poeti 30-40enni buttateli TUTTI via”. Tutti? Quali poeti?
Anche perché sono cresciuto a botta di “VOI meridionali”, “Voi terroni”, ma anche: “Voi milanesi”, “Voi del nord”.
E oggi va alla grande: “Loro!” “I musulmani, loro, sono così”. Tutti?
Insisto: VOI CHI????
Poi, hai imparato a conoscermi, mi passa subito. C’è un mondo là fuori. Questo che frequentiamo qui è virtuale.
Quindi saluto di cuore Giorgio. E gli chiedo solo di non generalizzare. Io Scampia, il centro Direzionale, i quartieri Spagnoli, etc. etc. li conosco bene. Meglio di quanto lui, pare, immagini. (nota: non ho detto: sicuramente meglio di lui. Perché, io questo non lo so. E quando io una cosa non la so non la dico.)
vi abbraccio, G.B.
il VOI veramente in questo caso erano ben definito: erano andrea barbieri + piero sorrentino, che c’entri tu scusa?
Forse sei tu ad avere la sindrome del noi?
Mi ricordi qualcuno quindi potrei dare anche a te del VOI, ma non in questo caso:-)
Ok, Georgia, passa una riga su quel “voi vedete troll ovunque”. Scusa. ;-)
In quanto al resto sei d’accordo?
Usare noi e voi è certo sintomo di contrasto, talvolta di conflitto. E confliggendo uno si pone in uno schieramento e dà del voi all’altro schieramento.
Io non temo il conflitto (conflitto non guerra), a volte è salutare.
Non è bello usare VOI, forse hai ragione, però prova a vederlo sotto un altro punto di vista. Che chi usa il voi-noi è ancora uno che cerca il dialogo (come con io-tu).
Il guaio invece è quando si usa LORO.
Pensa se io invece di rivolgermi direttamente agli interessati (con il voi) mi fossi rivolta a giorgio e avessi detto “LORO vedono troll dappertutto” è chiaro che avrei connotato il mio messaggio con l’esclusione e sarebbe stato veramente offensivo.
Beh devo dirti che, con l’aria che tira, VOI-NOI non mi da poi tanto fastidio, mi inquieta di più chi usa Loro (lui lei) perchè è chiaro che rifiuta totalmente il dialogo.
Infatti oggi stiamo passando dall’epoca del conflitto a quella dell’esclusione totale, usare un VOI diventa quindi un peccato veniale;-)