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Piede in fallo

di Antonio Sparzani

Certo che bisogna affrontare un vero viaggio per venire a trovare gli amici in questa valletta appartata e silenziosa, un po’ isolata dal resto del mondo, bisogna proprio venirci apposta a scovare qualcuno, mica si può passare per caso, oh, ciao, passavo di qua e così son venuto a farti una visita, non si può ‘passare per caso’, tra pochissimo la strada finisce, ma cosa sono tutti quei segnali bianchi disposti regolarmente nei campi, ah, sono i tubi shelter per riparare i giovani alberi da frutto dai morsi di volpi e animali simili, che potrebbero danneggiarne il tronco ancora tenero, ma invece su per di là dove si arriva, ma non lo so, forse in un’altra frazione di Grottanello, carina Grottanello, nella piazza c’è un bar,

di quelli proprio di paesotto, tutti uguali sono, o quasi, ognuno però ha una sua personalità, questo qui per esempio è molto luminoso, ha i tavolini, mi fa un tè caldo, per favore, senza limone mi raccomando, certo signore, e anche una briosce, questa qui ha la marmellata, no, guardi quell’altra senza lo zucchero sopra, ma, scusi il tè lo vuole col limone, vero, no, veramente preferisco di no, le spiace se mi siedo qui a leggere il giornale, mancherebbe, mancherebbe, si sieda dove vuole e lì allora si sfoglia il giornale del Capoluogo con la lista e le foto dei morti di tutta la provincia e le notiziole di grande momento, anziana spaventata da un cane in val d’Aristo, cade da una scala e si sloga una caviglia il signor Evaldo Carini, agricoltore di Gudiano, ma ci sono dei giornalisti che vanno in giro a farsi dire tutte queste straordinarie notizie, chissà quanto saranno pagati per questo, mica i giornalisti possono sempre trovare la notizia sensazionale quella da prima pagina, che invece sul giornale del Capoluogo è sempre dedicata ai fatti quelli con la effe maiuscola, che chissà se poi sono davvero più importanti del signor Carini che cade dalla scala, magari se non avesse messo un piede in fallo e non si fosse slogato una caviglia sarebbe andato, il signor Carini, alla riunione di quella sera e avrebbe potuto proporre quel progetto che da tanto tempo aveva in mente di costruzione di un nuovo ponte sul Pesséno, dove tra una quindicina d’anni sarebbero potuti passare i soccorritori della Croce Rossa che sarebbero andati a salvare quello straordinario scienziato che era andato in gita su per i bricchi della valle ed era caduto malamente così da non poter camminare, e che aveva in mente un progetto rivoluzionario per una nuova e insospettata fonte di energia e che invece non si potrà salvare e perirà miseramente tra le forre dell’Appennino per la mancanza di quel ponte, mica ci si poteva arrivare con l’elicottero del soccorso tra quei picchi e calanchi, solo veicoli di terra e invece niente, l’umanità rimarrà senza quella nuova fonte di energia e in pochi secoli scomparirà dalla faccia della Terra, sempre perché il contadino, Carini Evaldo, era caduto dalla scala mettendo un piede in fallo, altro che le beghe del governo o il terrorismo in Irak.

5 COMMENTS

  1. Il vino di Gudiano non l’ho mai bevuto, il vino mi fa strani scherzi, due dita e non ricordo più nulla, o forse l’ho bevuto e non ricordo di averlo bevuto avendolo bevuto… ma al castello di Grottanello ci sono stata numerose volte e mi sembra, dico mi sembra, di ricordarlo benissimo. O forse era un monastero benedittino? C’erano dei rovi con delle more squisite calde di sole. O forse erano lamponi. Nel fiume Pessèno mio zio Bartolomeo pescava le trote con le mani fra i sassi. O frose era mio zio Erminio e non erano trote ma tinche.

    [La memoria è una strana cosa in effetti.]

    Il signor Carini Evaldo, la cui caviglia, ora perfettamente ristabilita, cambiò i destini del mondo, è un mio lontano cugino. O forse no.
    Chissà.

  2. Come si chiama questa bella valletta appartata e silenziosa, isolata dal resto del mondo?
    Ci verrò munita di scarponcini antiscivolo, ed elmetto!:-)
    ciao!
    Chapuce

  3. Essendo percorsa dal torrente Pesséno, si denomina Val Pesséno. Attenzione però, è una valle piena di boschi con lupi cattivi, sconsigliata ai Cappuccetti, massime poi rossi.

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Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato anche due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia, pubblicato presso Mimesis. Ha curato anche il carteggio tra W. Pauli e Carl Gustav Jung, pubblicato da Moretti & Vitali nel 2016. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.