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Juke-Box/Litfiba

parapluie.jpg
Opera di Guillaume Apollinaire

Pioggia Di Luce Litfiba lyrics
Artist: Litfiba
Album: Desaparecido
Year: 1985
Title: Pioggia Di Luc
e

Lei non sa di essere portata via
Da un vento che ama
Crede di essere libera ma
La distanza che la separa da sè
Rende invisibile ogni realtà
Steppa distesa dentro il mio
Occhio dell’ anima
Pioggia di luce bianca che
Mi accecherà
Io cerco il mare dentro il mio
Occhio dell’ anima e
Vedo una vela rossa che
Arriverà
`
Steppa distesa dentro il mio
Occhio dell’ anima
Pioggia di luce che mi accecherà
Guardo i riflessi dentro il mio
Occhio dell’ anima
Pioggia di luce che mi accecherà
Guardo i riflessi dentro i mio
Occhio dell’ anima
Come un cristallo puro che
Mi accecherà
Steppa distesa
Accoglimi in te

Senza guardare
se io piangerò
Steppa distesa
accoglimi in te
Senza guardare
se io piangerò
Mare riflesso
mi accoglierai
Senza guardare
se io resterò qui

17 COMMENTS

  1. Gira gl’occhi
    guardando il sole
    per ogni cosa
    troverai le parole

    Superprotetto
    ed inviolato,
    la tua vita
    non ha significato

    Cambia artiglieria
    usa l’energia
    pretendi i tuoi diritti
    per primo quelli scritti

    e cerca di lottare
    come se fosse amare!
    Quello è il dinosauro
    non devi farlo alzare!

    Litfiba, DINOSAURO

  2. conobbi pelù nell’ottantacinque, bevemmo una birra a parma. era pazzo come un cavallo. sicuramente non si ricorda. io allora ero più di là che di qua.
    saluti.
    rs

  3. bellissimi i testi dei Litfiba di Desaparecido e 17 Re, poi sono andati peggiorando. Girava voce che i primi testi fossero scritti da Ghigo e i successivi da Pelu’, ma non è verificata. Qualcuno ne sa qualcosa di piu’?

  4. Lune mellifluente aux lèvres des déments
    Les vergers et les bourgs cette nuit sont gourmands
    Les astres assez bien figurent les abeilles
    De ce miel lumineux qui dégoutte des treilles
    Car voici que tout doux et leur tombant du ciel
    Chaque rayon de lune est un rayon de miel
    Or caché je conçois la très douce aventure
    J’ai peur du dard de feu de cette abeille Arcture
    Qui posa dans mes mains des rayons décevants
    Et prit son miel lunaire à la rose des vents
    [Guillaume Apollinaire, Alcools]

  5. Pioggia di luce la ricordo benissimo, credo di essere riuscito a consumare la cassettina di Desaparecido. Poi ci fu un concerto dei Litfiba al CuBo’ di Bologna (che forse non si scrive così). Tutto tetro, tutte le donne come Siouxsie, tutti gli uomini come Cave, invece io mi consideravo l’erede di Lautréamont (avevo studiato le foto e le descrizioni dei suoi compagni di scuola nell’edizione Einaudi dei Canti di Maldoror). L’erede di Lautréamont aveva fatto un sacco fila per il biglietto e un sacco di fila per stare alla transenna, quindi aveva la pazienza erosa. Esce Pelù, ci guarda, guarda l’erede di Lautréamont, dice – siete tutti cani pulciosi!
    Mi si chiude la vena, rispondo – Cane pulcioso sarai te!
    Tre donnone sadomasodark mi guardano come un assorbente usato. Pelù fa finta di non sentire. Fine dell’amore per i Litfiba. A posteriori direi che ho fatto bene, da lì in poi sarebbe iniziato l’ingigionimento di Pelù e il conseguente declino artistico della band.

  6. Li ho visti nell’83 al festival dell’Edera a Marina di Massa. Avevo letto su Ciao 2001, in un trafiletto, che avevano vinto un festival in Sicilia. Eravamo in dieci a sentirli. Un bambino stava insistentemente sotto il palco e chiedeva Rockin’ rollin’ di Scialpi. Suonarono mezz’ora. Qualche dirigente repubblicano dovette convincerli a tornare. Fecero un’altra canzone, e di nuovo giù dal palco. Attorno a me c’era uno strano odore, che non sapevo riconoscere come hashish.
    Due o tre anni fa con Pelù mi ci sono trovato a cena dopo un concerto organizzato dal Molise Social Forum per raccogliere fondi per i terremotati (una persona molto simpatica, al di là del cleavage musicale) e lui di quel concerto se ne ricordava bene.

  7. Effe Effe, ricordo solo che avevo un cappotto nero lungo con la fodera di raso viola cangiante che poteva venire dall’armadio di Baudelaire, o da quello di Rozz Williams, e i capelli molto lunghi perché Isidore Ducasse, a parte una foto famosa in posa scattata forse quando si era redento con le poesie, li teneva lunghi, con una frangia che copriva l’occhio, come del resto Rozz.
    A diciotto anni ero parecchio pittoresco. Adesso mi è diventato pittoresco il cervello.

  8. Oh Andrea, che ricordi, il buon Rozz Williams… A sedici anni ascoltavo Deathwish, il loro primo mini-lp, con tutti quei gemiti dannati, a tutto volume – irruppe mia madre nella stanza e fece volare il disco dal piatto – ma lui niente, duro come l’eternità… I Christian Death poi li ho visti qualche anno dopo, ma senza Rozz Williams erano insignificanti.

  9. ragazzi, oggi, è un piacere ascoltare le vostre storie, dovreste raccontarle più spesso, soprattutto in queste giornate d’agosto, fate un falò di ricordi, vi ascoltiamo e viaggiamo anche noi, quelli rimasti a casa :-)

  10. abra renzù cadabra pelù, ed ecco che la musica (vera) ormai non c’è più…

    orso pelù, aka:

    il caterino casello del trasgressivismo alle cozze

    il gigliolo cinquetto del fighettinismo da vacanze in sardegna (pagate da papà)

    il lauro pausino dei punkinari del muretto

    l’isolo dei famosi dei rivoluzionari da discoteca

    il simono venturo dei contras allo stracotto d’asino alle fiere di paese

  11. casa, finalmente. per colpa vostra mi ero introdotto nella dimora del duo raos/calosso. comunque, non ho rubato niente

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francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017