Da “L’osso, l’anima”
Tunnel
Venimmo fuori da una lunga notte.
Alla finestra il mare
estivo, buone notizie ai fili
del telegrafo, schiocchi
di vento sulla tenda.
Poi una mano
cambiò la leva nel quadro dei comandi.
Tutto scompare.
Il tunnel ricomincia.
*
Fuoco
Era tutto bollente
cibo tazza bevanda
posata recipiente
la tua stessa gola
e lo chiamasti
gli mandasti a dire
che in questo luogo
non c’era fuoco sufficiente.
*
Ingresso
Non parlo della luna nel pozzo.
Parlo d’un colore di cacao
appena un poco rosato
però non parlo di rose e di cacao.
Parlo di teneri tessuti
animali, dell’ingresso
al mistero al dolce buio,
belle mucose,
triplice, trepida apertura,
venere di pelle
scura, di vello molto nero.
*
Fortuna
È il mio solo gettone
tutto ciò che mai ebbi e che avrò
bianca grigia verde
età
albe autunni eccetera
in un lampo mi brucio
lo punto sulla tua
faccia di merda.
*
Cose
Erano poche le vere,
quattro o cinque.
Lottarono con altre concorrenti,
fecero viluppo, vinsero,
vennero alla luce.
Su quattro cinque pali
tentammo di vivere in palude.
*
La retta
Lascia stare le fredde geometrie,
i faticosi conti della serva.
Se c’è qualcosa che ti stia a cuore
assumi informazioni sul suo conto,
a mezzanotte approssimati
mettigli sotto le tue bombe.
E non fuggire, aspetta
che lo scoppio t’investa.
Questa è la retta,
la strada più breve tra due punti.
[Da L’osso, l’anima, Mondadori, 1964]
(Foto A Inglese)
Slurp!
dopo mi fermo…
:-)
bella (splendida) riproposta – Cattafi ha sempre avuto il merito di una radicalità senza orpelli – un autore del quale sarebbe stato d’obbligo rieditare tutte le opere – (l’autore da me più amato)
sulla sua poesia sono da rileggere l’introduzione di Raboni (il suo miglior critico) all’oscar mondadori ed il saggio “Spalle al muro” di Paolo Maccari –
fa bene rileggere queste letture, mi risolleva dal concime letterario odierno.
poesia che si avvinghia
come l’osso
sulla carne tesa.
Fuoco
esorta riti
in sterminati luoghi amazzonici.
Ingresso
è seducente.
ps, Andrea,
che bello scatto!
:-)