L’ultimo numero di Stilos?
Oggi è in edicola l’ultimo numero del quindicinale Stilos, inventato e diretto da Gianni Bonina (nella foto). Stilos uscì dapprima come supplemento settimanale del quotidiano La Sicilia, e dal giugno 2005 – sempre pubblicato dallo stesso editore del quotidiano – come quindicinale autonomo. Per nove anni la rivista si è retta grazie alla generosità di Gianni Bonina che, lavorando nella redazione del quotidiano come caposervizio, ha diretto e prodotto Stilos “nei ritagli di tempo”, come si usa dire, ossia sottraendo tempo al riposo. E si è retto inoltre, Stilos, grazie alla generosità di un gran numero di intellettuali, giornalisti, critici, scrittori, che hanno fornito gratuitamente migliaia di articoli, servizi, interviste e recensioni. Attorno a Stilos si è creata una vera e propria comunità intellettuale di collaboratori e lettori. Di Stilos, al quale mi onoro di collaborare da anni, ho sempre ammirato l’indipendenza, la curiosità, la passione. Non conosco le ragioni per le quali l’editore ha deciso di interrompere la pubblicazione di Stilos. Mi auguro che possa intervenire un ripensamento.
(ripreso da vibrissebollettino)
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E’una brutta notizia, perchè Stilos è riuscito ad essere non la classica rivista illeggibile (ce ne sono anche in edicola), ma un vero e proprio giornale per lettori, riuscendo a far incrociare chi ama Camilleri con chi legge Todorov o Bloom – speriamo che l’editore receda da tale decisione.
un augurio affinchè rimanga!
Chapuce
[…] in altra veste, continui il suo percorso. Ce lo auguriamo di tutto cuore. Intanto potete leggere qui, su Nazione Indiana, il pezzo di Giulio Mozzi che Sergio Garufi ha bypassato da Vibrisse. Auguriamo […]
Generosità nel senso che si collaborava aggratis.
mi spiace che ci siano state poche testimonianze qui a favore di stilos.
io ci ho scritto poche volte, ma era bello sapere che avevi un luogo in cui proporre cose che sulle pagine culturali dei giornali non trovano spazio.
penso che si debba aiutare in ogni modo chi abbia portato avanti questa impresa.
bisogna pagare chi scrive nei giornali.
saluti,
rs
Il lavoro non retribuito non è lavoro e nessuno si lamenti se, di quando in quando, è fatto con mano incerta ovvero il mignolo del piede sinistro. Il discorso non è valido sempre, beninteso: alle riviste storiche è onore fornire il proprio contributo e per quello, a volte, bisognerebbe pagare. Ma poche riviste storiche sussistono, e Stilos non è arrivata a esser fra quelle. Requiescat in pace.
Stilos era meritoria nelle intenzioni, ma finiva per essere dilettantesca nei risultati. E spesso il taglio degli articoli e delle recensioni era troppo antiquato, non al passo con i tempi.
Specialmente quelle biografie degli autori degli articoli, “PincoPallo insegna nel liceo di RoccaCannuccia di sotto e ha pubblicato una silloge di poesie per l’editore Fantaccini di Poggio Mirteto”, e le fotine allegate, risultavano provincialissime.
Onorevolissimo, comunque, l’aver dato spazio anche e soprattutto a persone al di fuori dalle conventicole letterarie. Dovrebbero provare a fare qualcosa di simile, ma più snello e più moderno.
Magari il free press Satisfiction, diretto apparentemente a titolo gratuito dall’ubìquo Serìno, potrà sostituire Stilos. Il sommario del primo numero sembra in effetti piuttosto promettente. Ciò detto, prima vede camélo, poi paga camélo, vero
Sono d’accordo a metà. Della provincia Stilos magnetizza anche le energie brute, a volte più interessanti e non per forza condannate a scrivere qualcosa di seducente o brillante come i recensori à la page di questi tempi morti. E offre una libertà d’azione che su altre testate più paludate o accademiche (che non pagano se non in prestigio) non è così evidente. Dispiace in particolare perché è una voce del sud che viene a mancare, benché operante con penne provenienti da tutta Italia. Satisfiction parrebbe più che altro un ritorno alle conventicole, anzi ai conventi, alle parrocchie e alle sante sedi. Ci smentiranno i fatti? Bah. Provare per (non) credere.
A quali Sante Sedi farebbe riferimento Satisfiction? Magari fosse – e invece è tutto un nùgolo di miscredenti e Gentili, eccezion fatta per qualche firma minore. In quanto a conventi e conventicole, ogni raduno di entità superiore alle 2 unità assume in Italia forma conventuale ed/od claustrale. Non si capisce perché una rivista dovrebbe fare eccezione. Per quel che è poi del prestigio, una testata lo ha nella misura in cui prestigiosi -cioè forniti, per dire, di pubblicazioni – sono i suoi collaboratori. Sarà per questo che la London Review of Books cnta più dell’Eco della Riviera, pur citato in un romanzo di Nico Orengo (di cui eccellente l’ultimo “Hotel Angleterre, peraltro)?
mi spiace molto per la fine di stilos. il fatto che non pagasse i pezzi non vuole dire niente se c’era qualcuno che ci stava a scriverglieli. evidentemente un tornaconto personale c’era (la vanità si nasconde ovunque). un supplemento letterario a un quotidiano è sempre importante. ma la domanda è un’altra: perchè dieci anni fa in tv c’erano ben tre, dico tre, interessanti trasmissioni sui libri contemporaneamente (baricco, fruttero-lucentini e augias) e adesso non c’è niente (la gara alla febo conti o le interviste di quel cane di elkann, nè scrittore nè giornalista, sono appunto il niente). i funzionari rai sono tutti delle capre? il pubblico non ama più quel genere di tasmissioni? e allora perchè dieci anni fa sì? e allora perchè il pienone a mantova o al massenzio?
ci vorrebbe un Pivot!!!
Bernard, naturalmente. Io e Franz K. potremmo fare una rubrica televisiva tipo, Juke-Books, ora gli telefono e gliene parlo.
effeffe
ps
comunque anche a me è dispiaciuta molto la notizia della chiusura di Stilos, giornale a cui ho avuto la fortuna di collaborare anche se con una sola recensione.
effeffe
Le pubblicazioni contano, ma conta ancora di più l’effettivo valore di un articolo, perché anche i più titolati e onusti di tomi a proprio nome si lasciano sfuggire, vero, pezzettini stiticuzzi su John Donne piuttosto che su Capote, tanto per citare qualche esempio visto di recente; senza parlare della pratica dello scambio interessato di recensioni anche sul medesimo numero della medesima rivista (ma qui torniamo al chiostro). Nessuno ha detto che Stilos è la London R.B., ma forse in comune con l’Eco della Riviera ha quella libertà che a volte càpita in fronte proprio ai piccoli: la libertà di stroncare, di dire la propria senza star troppo a guardare chi vai a colpire. Messa in pratica da quella comunità sparsa di assidui lettori-scrittori, giovani o meno, comunque appassionati, di cui parla Mozzi.
In bocca al lupo per la tv…
Ottimo Tristram, mai letta una stroncatura che fosse una sopra Stilos – non ad autori di peso, comunque. Nella versione in edicola, viste invece maree di prime pagine riservate ad autori mainstream indegni dei migliori femminili italiani (le due pagine libri di Grazia, con le loro segnalazioni di 3 righe scarse a libro, sono spesso più interessanti di molte sbrodolate lette sul defunto quindicinale siciliano).
Abito a Padova e lavoro presso il Centro Studi Luccini,ho sempre acquistato ed apprezzato Stilos,ho atteso chiesto invano.
Quì alla facoltà di lettere ed in giro ci sono vaghe risposte.
Il vostro giornale mi riportava agli anni de La Fiera Letteraria,avevo strani presagi,grazie alla Sellerio ed a tutti quanti sino ad ora hanno permesso la uscita di Stilos.
Arriverà più al lettore o debbo rassegnarmi?
grazie intanto per quanto avete fatto.
dario.