Silvana Mangano. Un requiem

di Nadia Agustoni

madrid 16 dicembre 1989*

non più il corpo acceso non più d’uccello regale il profilo

ma il silenzio tutto di carne e dolore e impreciso

che non sa dirsi o è traccia su traccia d’altro…

il fuoco congiunge ma fa cenere dilapida

senza boato e aggroviglia a volte

l’essere donna, ragazza, bambina nuda una parola

bianchissima dall’eco chiusa sul futuro

scesa fino alla tua distanza fino a dimenticarsi.

* Data della morte dell’attrice.

lo scopone scientifico 1972

fionda di nero le pupille ma come morenti…

spariglia il silenzio le spicciole rivolte in lutto

d’infanzia in piccolo olocausto di vocii

e stelle buie come di spaventi.

morte a Venezia 1971

la vena della mano a parer luce…

un tip tap nell’aria che si sogna figura del tempo

e nel tempo

soltanto…

immobile l’acqua in riva di mare

sillaba il vuoto e fischia insacca l’assenza

l’astro di scirocco a fare incantamento.

riso amaro 1949

c’è vita che sembra vista luminosa risata

sempre è miracolo l’ottusità dei sogni darsi

come a festa di pasqua la pecora piccola demone

già chiama d’oro scuro…
t’è doglia la ferita a ferirti più grande.

10 COMMENTS

  1. Ricordo bene quando morì la Mangano, Altezza Reale del nostro cinema.
    Un omaggio molto bello, questo della Agustoni.
    Grazie.

  2. Sublime!
    Silvana Mangano è un’attrice che ha fatto sognare il mio padre. Si rammenta molto bene riso amaro.
    Il testo svela un’ammirazione frescha, luminosa.
    E’ un omaggio alla bellezza, all’incanto.
    Di Silvano Mangano, amo il volto forte, volutivo. Il corpo si tiene nel campo della natura, con fierezze.
    Grazie per il ricordo di un’attrice che annuncia Brigitte Bardot!

  3. L’ingranaggio del server ha castigato un pò lo spazio tra i versi (alcune spaziature son saltate, ma fa niente). Grazie.

    @effeeffe
    A Veneria non mi han fatto entrare ma grazie delle indicazioni per il set di Riso Amaro.

    @
    Franz, Viola, Veronique

    Di nuovo grazie

    @
    Alcor

    I suoi occhi erano la forza. Magnetismo assoluto.

  4. belle. poesie come un soffio di gentilezza e di calore , un attimo di pausa ad un volto teso, fiero e bellissimo.
    ge

  5. @Nadia
    se mi arrivano buone nuove per la storia che sai ti ci porto io a Veneria, in taxi
    effeffe

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marco rovelli
marco rovelli
Marco Rovelli nasce nel 1969 a Massa. Scrive e canta. Come scrittore, dopo il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, ha pubblicato Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, un nuovo reportage narrativo dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Nel 2009 ha pubblicato Servi, il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro. Sempre nel 2009 ha pubblicato il secondo libro di poesie, L'inappartenenza. Suoi racconti e reportage sono apparsi su diverse riviste, tra cui Nuovi Argomenti. Collabora con il manifesto e l'Unità, sulla quale tiene una rubrica settimanale. Fa parte della redazione della rivista online Nazione Indiana. Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli. Come musicista, dopo l'esperienza col gruppo degli Swan Crash, dal 2001 al 2006 fa parte (come cantante e autore di canzoni) dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio, gruppo che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana. Nel 2007 ha lasciato il vecchio gruppo e ha iniziato un percorso come solista. Nel 2009 ha pubblicato il primo cd, libertAria, nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De Luca, Maurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. A Rovelli è stato assegnato il Premio Fuori dal controllo 2009 nell'ambito del Meeting Etichette Indipendenti. In campo teatrale, dal libro Servi Marco Rovelli ha tratto, nel 2009, un omonimo "racconto teatrale e musicale" che lo ha visto in scena insieme a Mohamed Ba, per la regia di Renato Sarti del Teatro della Cooperativa. Nel 2011 ha scritto un nuovo racconto teatrale e musicale, Homo Migrans, diretto ancora da Renato Sarti: in scena, insieme a Rovelli, Moni Ovadia, Mohamed Ba, il maestro di fisarmonica cromatica rom serbo Jovica Jovic e Camilla Barone.