Cercasi performance poetiche

ABSOLUTE PERFORMANCE

Cara poetessa/caro poeta,

se hai files audio o audio/video di tue letture e/o performances poetiche, spediscili a questo indirizzo:

absoluteperform@gmail.com

Selezioneremo i lavori migliori e li pubblicheremo su www.absolutepoetry.org.

Ti aspettiamo,

La redazione di Absolute Poetry

24 COMMENTS

  1. i video e le proposte possono essere indirizzati anche ai singoli redattori (scegliete quello che più vi aggrada).

    lorenzo

  2. Gentile Redazione,
    la mia amica Carole di Marsiglia mi ha segnalato il vostro portale, vorrei inviarvi qualche mio testo, spero di essere capace poiché ho qualche difficoltà con il computer avendo l’artrite reumatoide che ha deformato le mie mani. Potrei inviare le mie poesie in allegato? Grazie per l’attenzione che vorrete darmi e cordiali saluti

  3. Potrebbe, forse no, essere utile o interessante informarvi della presenza di alcune performance, per lo più ricavate da poetry slam, nella seguente sezione del nostro sito:

    http://vids.myspace.com/index.cfm?fuseaction=vids.Channel&ChannelID=167484842

    altri video si possono trovare su youtube.
    ad esempio:

    http://www.youtube.com/watch?v=oWJ8r4YjF28

    presto raccoglieremo con maggiore ordine tutto il materiale registrato dal 2001 ad oggi. per quanto non ci sia ancora chiara la migliore destinazione posiibile. chi volesse presentare la propria documentazione o segnalarci qualcosa lo può fare su questo sito, commentando questo post, oppure scrivendo a:

    maledizioni@gmail.com

  4. Ci auguriamo che performance non sia sempre equivalente di poetry slam.

    San Fluxus pensaci tu: facci uscire dal girone degli slam. C’è tutto un mondo di belle invenzioni là fuori.

  5. è ovvio che così non è.
    e così non è sul video di you tube ecc.
    per fortuna poi noi siamo giovani e abbiamo il tempo di giocare a tutto il mondo dei morti.

    un saluto

  6. basta vissuto andrea.
    vissuto brutto.
    vissuto scusa.
    vissuto non è più il vissuto di una volta.

    a parte i giochi buona notte

  7. gentile m. teresa santalucia,

    grazie per il suo interesse a questa iniziativa e al portale. può certo inviare le sua poesia in allegato a uno qualunque dei redattori o all’indirizzo segnalato sopra.

    saluti,
    lorenzo carlucci

    p.s. per inglese: dalla tua domanda ho capito che ti sei perso questo incredibile slam di ronchi su absolute:

    http://lellovoce.altervista.org/spip.php?article1154

    ma perché no, anche questi:

    nacci:

    http://lellovoce.altervista.org/spip.php?article1167

    sannelli:

    http://lellovoce.altervista.org/spip.php?article1158

  8. @ Inglese e tutti i giovani che dicono “son vecchio”, va bene che è una valutazione “anche” soggettiva, ma un po’ di rispetto per noi veri vecchi no, eh? Vogliamo fare una gara di artrosi?

  9. Caro Lello,
    ti rispondero’ seriamente, anche se in forma di scorciatoia. Ti incollo una riflessione sullo “slam” scritta in occasione di un incontro da Ancona organizzata da Luigi Socci. Ma prima faccio un precisazione importante. Uno dei pochi meriti per me innegabili dello slam, è quello di permettere ai poeti di ottenere un riconoscimento economico per la loro attività. E questa non è una faccenda di poco conto. Detto cio’ ecco il mio punto di vista.

    “Un esempio è dato dalla diffusione in Italia dello Slam poetry, un’esperienza che di certo nasce dal desiderio di svecchiare certi stanchi rituali di lettura pubblica. Sennonché lo Slam, invece di inaugurare un periodo di nuova sperimentazione intorno alle potenzialità performative della poesia, andando a recuperare in modo critico e innovativo una vasta esperienza delle avanguardie novecentesche, si congela immediatamente in una formula abbastanza povera e ripetitiva. Una formula molto spesso schiacciata verso il basso, ossia verso forme espressive assodate, come il cabaret o, peggio, l’intrattenimento televisivo. (Durante uno Slam, a Torino, un giovane poeta giunto tra i finalisti, ha addirittura fatto salire una bambina sul palco, utilizzandola come ostaggio “che intenerisce” il pubblico.) Lo Slam, quindi, che pareva aprire nuove opportunità, dopo aver riscosso il consenso di benpensanti in fregola di aggiornamento culturale, si è immediatamente chiuso a sviluppi, innesti, ibridazioni. (Per essere molto concreti: con i soldi necessari per mettere su uno Slam, e pagare “maestro di cerimonia” e premio finale, si potrebbero finanziare collaborazioni serie di musicisti, artisti e poeti, che hanno esperienze in ambito performativo.) Da occasione di sconfinamento lo Slam è divenuto dunque un nuovo perimetro rigorosamente delimitato. E per chi ne è spettatore, o partecipante, sorge ora il dubbio: meglio questa allegria fattizia da trasmissione televisiva o la noia senile di certe letture di poesia in libreria? Forse meglio di tutto quelle atmosfere di squallida ed esuberante ubriachezza di certe sagre paesane, non calibratamente pop ma canagliescamente popolari.”

  10. Caro Andrea,

    visto che vuoi discuterne seriamente…..

    perché un’analisi sia seria ha bisogno di un sufficiente numero di elementi su cui basarsi. Non mi pare che tu sia un frequentatore assiduo degli slam e non a caso ti riferisci a quello Torinese che credo sia uno dei pochi a cui hai assistito e/o partecipato.

    Se fossi venuto a Roma, dirante la notte bianca ad ascoltare gli Accidents Polipoetiques, o Gabriel Vetter. o Francesca Beard sono certo che la tua opinione sarebbe diversa.

    Il problema, mio caro Andrea, è che anche tu cadi nell’errore più diffuso che è quello di confondere il Poetry slam con una poetica (non a caso lo chiami slam poetry, cioè poesia da slam, una roba che almeno in Italia non esiste). Ma lo slam non è una poetica è un ‘medium’, tutto sta a vedere chi lo utilizza e come lo utilizza. Potrei farti un elenco lunghissimo di penosissime ‘performance’ slam, e uno altrettanto lungo di ottime cose. E allora?

    Mi domando allora: ma è mai possibile anche che poeti e studiosi accorti come te possano cadere in equivoci così grossolani? sarebbe bello che – da studioso serio quale sei – riservassi allo Slam, se proprio vuoi parlarne, la stessa approfondita cura che hai dedicato alle pagine del romanzo europeo contemporaneo.

    se no è bla bla da cabaret, come certo slam…

    O no?

  11. a Lello:
    si, non sono un frequentatore di slam, ma ne ho visto un numero minimo, in città diverse e in tempi diversi, per farmi un’idea; non certo per farne un saggio… (Anche perché ognuno sceglie i temi di studio che più gli sono congeniali. E per me non è certo lo slam.) La qualità dei poeti è indipendente dallo slam in sé, e io non ho mai pensato che esista una poetica slam, almeno per quello che ho visto in Italia;
    ma la questione che a me interessa è un’altra: è la possibilità di creare anche in Italia circuiti e occasioni in cui ricerche tangenti alla poesia / ricerche di una certa serietà / siano sostenute e valorizzate. Queste ricerche tu le conosci, perché fanno parte della tua storia, o della tua eredità; e le conosci anche meglio di me. Fanno parte di quello che io chiamo “arti poetiche”, sottolineando il plurale. Queste ricerche non c’entrano nulla con la forma dello slam (gara, presentatore, giuria, premiazione).
    Se ora alcune persone in Absolute si impegnano ad “aprire”, oltre la forma dello slam, uno spazio di ascolto e di promozione, per ricerche del genere, io sono solo contento. E dico: finalmente.

    a Alcor: ognuno è il vecchio di un giovane e il giovane di un vecchio; ironico destino.

  12. Ronchi è quello che ha vinto il Baghetta l’anno scorso per un punto, sull’Amato. Da quello che ho capito, il Baghetta è uno slam a bocca piena.

  13. comunque ha ragione lello. lo slam era bellissimo ma non lo fanno più. io ce l’avevo verde. secondo me era meglio del moncler.

  14. ragazzi non credo diciamo cose tanto diverse, dovremmo prendere spunto dal videomusic, i grandi gruppi, i cantanti si sono associati al meglio delle arti visive il direttore del video di
    Thom Yorke harrowdown hill

    http://it.youtube.com/watch?v=ZkrZdP5BQcI

    è Chel White
    che ha lavorato sia per lo spoken word Jeffrey Liles, cottonmouthtexas
    sia per una poesia di antonio machado

    http://it.youtube.com/watch?v=5ExoO1Gy6OE

    doug aitken

    uno degli artisti più interessanti dell’ultima generazione

    http://it.youtube.com/watch?v=UVRds0rTILM

    ha lavorato per i
    LCD Soundsystem
    e per interpool

    bisogna coinvolgere di più le arti elettroniche per essere più incisivi, studiare matthew barney o bill viola o nam june paik o joseph beuys, non significa essere snob, accademici, ma predere il meglio di quanto è stato fatto, servirsi di quesgli studi, di quelle ricerche per dire meglio e dire di più.
    Lo slam è solo una tipologia di performance che ha avuto il merito di abbattere il muro pubblico/artisti coinvolgendoli in un medesimo gioco che si realizza però in un arco circoscritto di tempo e luogo, secondo me lo slam funziona dal vivo, non in video dove gran parte della sua energia viene dispersa, nel video tutte le limitazioni, prima fra tutte quella di assoluto divieto di strumenti musicali può solo penalizzarlo ripetto ad operazioni più ricche e complesse oggi tanto diffuse in altri ambiti.
    E se nella performance – slam non è tanto l’io che dice, quanto lo spazio nuovo che si viene a creare, l’interazione col pubblico, il rapporto di coinvolgimento immediato, nel video di tutto ciò non resta niente.
    Poi comunque lo slam oggi può vantare una tradizione al contrario di altre tipologie di performance poetiche che, a parte la monotonanistica lettura, non trovano grandi sedi che possano ospitarle e tu lo sai benissimo lello, visto che vieni invitato sempre come mcee e quasi mai per interpretare un tuo brano.
    Tu ad uno slam non potrai mai portare fast-blood esattamente come non potrai mai portarlo ad una delle lettura di stampo veterotestamentario, quindi lo slam va bene quando è apertura, non va più bene se diventa solo l’ennesimo vincolo da rispettare per apri bocca, non va più bene se non c’è altro modo.
    C’è bisogno di altri spazi, senza più regole o limiti alla sperimentazione.
    Il web è uno di questi spazi. Bisogna sfruttarlo al meglio, non ha senso riprodurre anche qui le stesse limitazioni che ci vengono imposte fuori.
    Allora non ha senso la video-intervista di Lorenzo o il video-slam di sparajurij se questa resta l’unica maniera di usare il video in poesia, secondo me.
    Bisogna ricominciare a far qualcosa di diverso.

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ha pubblicato uno studio di teoria del romanzo L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo (2003) e la raccolta di saggi La confusione è ancella della menzogna per l’editore digitale Quintadicopertina (2012). Ha scritto saggi di teoria e critica letteraria, due libri di prose per La Camera Verde (Prati / Pelouses, 2007 e Quando Kubrick inventò la fantascienza, 2011) e sette libri di poesia, l’ultimo dei quali, Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, è apparso in edizione italiana (Italic Pequod, 2013), francese (NOUS, 2013) e inglese (Patrician Press, 2017). Nel 2016, ha pubblicato per Ponte alle Grazie il suo primo romanzo, Parigi è un desiderio (Premio Bridge 2017). Nella collana “Autoriale”, curata da Biagio Cepollaro, è uscita Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016 (Dot.Com Press, 2017). Ha curato l’antologia del poeta francese Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008 (Metauro, 2009). È uno dei membri fondatori del blog letterario Nazione Indiana. È nel comitato di redazione di alfabeta2. È il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.