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Anteprima Sud n°10: la Cosa

passera.jpg

E’ uscito il numero 10 di Sud. E’ possibile consultare l’archivio qui.
effeffe

LA FIGA
Petr Král
traduzione di Massimo Rizzante

a John et Jitka Bok
Malgrado la sua volgarità apparente, non esiste un’espressione mi-
gliore; contrariamente a “sesso”, troppo clinico, o a “pelliccia”, trop-
po lusinghiero, “figa” indica con fermezza intrigante la cosa in sé –
compreso il suo osso nascosto, entrando allo stesso tempo in comu-
nione con la sua sostanza: l’inattesa tensione che introduce nel mon-
do.

CLITORIDE
Fernando Arrabal
traduzione di Massimo Rizzante

Finestra del mare per la tempesta e le sue onde.
Sole di mandorla per il dardo e le sue trombe.
Luna crepuscolare per l’oscenità e le sue voglie.
Carne indecente per il desiderio e i suoi turbamenti.
Concubina pubica per il maschio e le sue sofferenze.

LA FIGA
Petr Král
traduzione di Massimo Rizzante

a John et Jitka Bok
Malgrado la sua volgarità apparente, non esiste un’espressione mi-
gliore; contrariamente a “sesso”, troppo clinico, o a “pelliccia”, trop-
po lusinghiero, “figa” indica con fermezza intrigante la cosa in sé –
compreso il suo osso nascosto, entrando allo stesso tempo in comu-
nione con la sua sostanza: l’inattesa tensione che introduce nel mon-
do.
L’espressione ha una tale capacità di evocazione che perfino sotto
l’austerità rivoltante di un vestito femminile ermeticamente chiuso, ci
spinge a insudiciare rozzamente la cosa da essa indicata, così come la
durezza di ciò che risorge dietro il più tenero dei desideri: la voglia
brutale di sbattersi quella donna, di scoparla in quel preciso momento,
contro una palizzata, in piedi, a sangue, nel pieno della notte o di una
giornata senza pioggia. La parola, allo stesso tempo, sembra esitare tra
il concreto e l’astratto, ora tastando il volume e i contorni della cosa,
ora rivolgendosi verso la sua chimera lontana. E tutto ciò è ancora
ragionevole. La cosa, per anni, non è nient’altro che una previsione
vaga, uno spazio bianco, un punto interrogativo fra due cosce fuori
portata; solo più tardi, all’improvviso, essa diventa un solido promon-
torio solleticato dalle pieghe di una gonna, allorché in primavera un
corpo sconosciuto ci viene incontro su una strada. La gonna e, sotto,
la biancheria intima, che sfioriamo, sfiliamo, anche infarcita com’è
di peli; e poi palpiamo quella cosa, la sentiamo inumidirsi, ci apria-
mo un varco, cominciamo a esaminarla, ci addentriamo, seguiamo le
sue tracce, cerchiamo il fondo. La figa è una ricerca infinita, qualcosa
sempre e soltanto da trovare, da scoprire, da conquistare, qualcosa che
è sempre là, davanti a noi, nel nostro profondo e nella notte, nel più
segreto del bosco e della poesia.

CLITORIDE
Fernando Arrabal
traduzione di Massimo Rizzante

Finestra del mare per la tempesta e le sue onde.
Sole di mandorla per il dardo e le sue trombe.
Luna crepuscolare per l’oscenità e le sue voglie.
Carne indecente per il desiderio e i suoi turbamenti.
Concubina pubica per il maschio e le sue sofferenze.
Pepiera della fusione per l’alcova e le sue tigri.
Armonia verticale per il carnivoro e le sue suzioni.
Bollo di sborra per il creatore e le sue allucinazioni.
Gioiello dell’orgasmo per il flauto e le sue dita.
Zenith dell’esistenza per l’intimità e i suoi riti.
Atelier dell’amore per il martire e le sue braci.
Cuore di spasmi per l’eiaculazione e le sue fauci.
Fiore del furore per il sadico e i suoi morsi.
Mulino di godimenti per la pistola e i suoi fuochi.
Margherita erotica per il lascivo e i suoi ardori.
Nicchia enigmatica per il tuono e le sue folgori.
Cipriera venerata per la canna e i suoi tripudi.
Bocciolo di affetto per il satiro e i suoi entusiasmi.
Rosa di baci per l’adoratore e i suoi sigari.
Scrigno di follia per l’inafferrabile e i suoi amori.
Conchiglia di seduzione per lo snob e i suoi imeni.
Scudo di delirio per l’usignolo e i suoi capricci.
Nappa di ardore per l’estro e i suoi nodi.
Mandolino di calore per la saetta e i suoi intrighi.
Fragola del diluvio per il delirio e i suoi tremori.
Nido di culto per il marchese e le sue relazioni.
Teca dell’erezione per la spinetta e le sue passioni.
Ciuffo di seduzione per la daga e i suoi fendenti.
Tesoro di febbre per il fallo e le sue ustioni.
Scettro infiammato per la cerimonia e le sue esaltazioni.

57 COMMENTS

  1. la figa attrae il desiderio della mano. Nel mio immaginario fanciullo vedevo la figa come un seno, è sotto i miei occhi sgranati, la giovane fica, quando della punta del dito trafiggevo la carne verde dolce, lasciava imperlare una goccia di latte.
    La figa matura ha un profumo speciale e una dolcezza che solletica la bocca, e a volte si nasconde un’ ape che ronza.
    Il poeme d’Arrabal è sublime, un canto straordinario, perché celebra un universo femminile che si è sempre liberato del sesso maschile; un piacere che va solo, indipendente.

  2. fì|ca
    s.f.
    CO
    1a volg., organo sessuale femminile, vulva
    1b volg., ragazza o donna molto attraente: che f.!, che pezzo di f.!
    2 OB spec. al pl., gesto oltraggioso che consiste nel serrare le mani a pugno, facendo sporgere il pollice fra l’indice e il medio: fare le fiche a qcn.
    Varianti: figa

    fica è italiano, nel senso che lo trovi in dante, figa è variante settentrionale, piuttosto slombata.

  3. Poter dire figa senza che la portatrice se ne risenta sarebbe una gran bella conquista sia per chi dice che per chi scrive. Mona o mussa comunque.

  4. La sostanza non varia.
    E poi si dice “pòta”, o “pòtta”.
    Pòt|ta
    s.f.
    BU
    dal lat. barb. PÙTA che una volta significò anche prepuzio, e che forse annettesi alla rad. PU- generare, procreare, di cui alla voce Pùtto.

  5. a me, bella vulva, non l’ha mai detto nessuno!
    ammetto che a volte la uso come esclamazione quasi sostitutiva dell’imprecazione; l’ultima volta di fronte all’ennesima apparizione del papa sul tormentone settimanale. Adesso che ci penso è un atto anarchico, anticlericale e antipapale…….
    Forse però usandola come bestemmia e intendendola come divinità la sopravvaluto….

  6. Perché “Anteprima”?
    Effeffe, il numero 10 di “SUD” non l’hai già presentato in carta e inchiostro il 29 dicembre a S. Maria Capua Vetere?

  7. Ma che splendore.
    Di post e di commenti.
    Hanno ragione tash e il baghetta.
    Piuttosto, quando ho letto l’annuncio che Sud è finalmente [!] uscito ho avuto un tuffo al cuore.
    Spero non ci sia proprio nulla di mio, lì sopra.
    Spero.

  8. Ma anche il fico disegnato sopra può averla fuorviata.
    Qualcuno le dica che per vedere una figua deve cacciarsi il naso in mezzo alle cosce.

  9. Sempre qui a parlare di fighe, che noia, che barba, che noia. Quand’è che si incomincia un po’ a parlare di cazzi? E di buchi del culo?

    Possibile che siamo ancora qui a citare Courbet senza far cenno a Koons?

    Furlen, su, trovaci qualche cazzo su cui discettare.

  10. questi due testi – dei quali il migliore mi sembra il primo, essendo il secondo un gioco di metafore virtualmente infinito – mi confermano nella convinzione che il sesso è di per sé tautologico, che forse non vale la pena scriverne.
    sottolineo forse.

  11. Il primo è migliore solo relativamente, appunto: è minimamente articolato. Il secondo è un’esercitazione da scuola. Anche in considerazione della mia simpatia nei confronti dell’argomento, direi che tutti e due non valgono un cazzo.

  12. “Figa” è una variante con maggiori implicazioni pornografiche e popolari di “fica” come “bocchino” lo è di “pompino”. Aggiungerei anche “cappella” su “glande” però quest’ultimo è più scientifico e quindi nella scrittura forse non è intercambiabile con cappella – oppure può esserlo in casi speciali – come invece lo sono i primi due, posto che un autore voglia imprimere al suo testo sfumature più o meno di lingua parlata e/o di erotismo con tendenze all’osceno.

  13. Ho scritto figa, perché nelle mia mente pazza, ho fatto un cenno alla mia lingua: figue; spagnolo: Higo, credo.
    Hija significa figlia, lo dico a Massey.
    E preferisco figa per la musica. Fica ha una musica troppo viva, un po’ vistosa. Fica è un grido nella strada; figa è più scuro, morbido, segreto.

  14. Ho capito dal primo testo che “fica” è una parola pornografica, ma ho fatto un vincolo tra la forma della “figue” e il sesso femminile e credevo che l’immagine illustrava la somiglianza.
    La parola in francese per fica è “chatte”, ho un po’ vergogna a scrivere, cio è “gatta”

  15. cara Verò il pesce è “la passera” termine preferito da Mirella
    effeffe
    ps
    la chatte francese diventa la topa, italiana (assonanza con la taupe, la talpa)

  16. Tra fica e potta preferisco purchiacca.
    Dal greco pýr +k(o)leacca>*cljacca ovvero “fodero di fuoco”.
    Questa è poesia.

  17. COUNICAZIONE DI SERVIZIO: ‘a checcooo!! sono emmepi… ma ti sei messo a fare il ginecologo (o il GINECOGO come diceva CICCIO)?
    sei sempre er mejo!!!
    un abbraccio

  18. io resto… fedele a euridice, a f/32 la magniFica assassina
    “hai una fica lirica, da idillio”, vaneggiano i maschi fritti e rifritti. “la tua fica contiene in se tutta la nostalgia del mondo”. I maschi parlano della sua fica con l’entusiasmo di un esploratore che posa il piede su un nuovo continente, e danno per scontato che se scaveranno abbastanza a lungo e a fondo incapperanno nel filone aurifero. “Dio sono proprio fatto! Il dono di Dio all’uomo! Non è rettangolare bensì rotonda, calza come un guanto e si gonfia come una spugna! E si muove anche! Che risucchio! Che presa! E’ della misura perfetta!Siamo fatti l’una per l’altro! Non ti lascio certo andare!” spiegano.
    Permettimi di descrivermi la tua fica: la tua fica è infinita. La tua fica è un petalo di rosa in un bicchiere pieno d’acqua di rose. La tua fica è una valle verdeggiante all’alba. La tua fica è un bosco folto dentro cui corrono liberi lupi e taglialegna. La tua fica è un bar buio pieno di mercanti rumorosi, ubriachi e marinai. La tua fica è una cattedrale con un’ernorme campana di bronzo che rintocca nel campanile. la tua fica è una flotta di una potente nazione con sottomarini e corazzate, le ancore levate, le onde che scrosciano sul ponte, e un mozzo balza dall’albero in mare, il capitano s’accende la pipa, la polena di prora ridacchia, una partita a dadi decolla. La tua fica è un lago trasparente sul cui fondo riposa una bianca città sommersa, e una piovra colossale affiora dal municipio scivolando sui viali illuminati mentre maciulla sotto i tentacoli pieni di ventose migliaia di fiori freschi usati quello stesso pomeriggio per il funerale dell’imperatore. La tua fica è un rinomato bordello gremito di puttane scaltrite che si fanno truccare con ciprie bisunte e matite dure, e di ragazzi con l’acne e di ciccioni ansanti. la tua fica è il colibrì che mi canta senza posa nell’orecchio.”

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francesco forlani
francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017