Contrappello!

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contrappèllo [kontrap’pɛllo]
s.m. secondo appello, che si fa per verificare il precedente

Il testo che segue è di Sherif El Sebaie (Torino, Piemonte, Italy) ed è stato pubblicato nel suo blog e segnalato nei commenti alla lettera di Diego Ianiro.
effeffe

Non vi sarà di certo sfuggito il mio silenzio in merito alle polemiche scaturite dalla presenza di Israele come Ospite d’onore alla Fiera del Libro di Torino (8-12 maggio 2008). Ho sempre i miei buoni motivi per farlo, e uno di questi era attendere l’incontro avvenuto ieri presso il Centro Culturale Italo-arabo di Torino tra le autorità locali (rappresentate dall’Assessore alla Cultura della Regione Piemonte e dall’Assessore alla Cultura della Città di Torino), gli organizzatori della Fiera (rappresentati dal Presidente Rolando Picchioni e dal Direttore Ernesto Ferrero) ed i membri delle comunità arabo-islamiche cittadine, in presenza di un pubblico variegato costituito da associazioni pro-palestinesi, docenti universitari, centri sociali, autonomi, anarchici e via dicendo.


Prima di procedere con la mia relazione su questo importante incontro diretto – e non filtrato dai media – tra organizzatori, favorevoli e contestatori, tengo però a precisare alcune cose. La prima è la questione relativa alla prevista presenza dell’Egitto in qualità di Ospite d’onore, sostituito invece da Israele. Posso portare la mia diretta testimonianza dei fatti, essendo stato uno dei primi informati della probabile presenza dell’Egitto alla Fiera torinese e della successiva rinuncia.

All’epoca – e ancor prima che la stessa Fiera optasse per Israele come alternativa – ho chiesto personalmente sia al Direttore della manifestazione che ad alti esponenti del Governo egiziano il motivo dell’assenza. E posso tranquillamente confermare che è stato l’Egitto a preferire di demandare la propria partecipazione al 2009, anno in cui è prevista una serie di importanti mostre ed eventi legati al Paese dei Faraoni. D’altronde – per chi non lo sapesse – l’Egitto è ospite d’onore del Salone del Libro svizzero, dal 30 aprile al 4 maggio 2008: il governo egiziano ha quindi ritenuto opportuno distribuire la sua presenza temporale nel continente europeo piuttosto che concentrarla in un breve periodo di tempo.

Ma torniamo all’incontro di ieri. Ebbene, la stragrande maggioranza dei cittadini arabi e musulmani presenti – pur avendo ampiamente criticato lo stato di Israele in presenza del Presidente della Comunità ebraica torinese, Tullio Levi – era chiaramente contraria all’idea del boicottaggio. Le opinioni più accese – che in qualche caso sono sconfinate persino negli insulti e nelle provocazioni rivolte agli esponenti politici e agli organizzatori dell’incontro – sono provenute da cittadini ed organizzazioni italiane. Per amore di verità quindi, non si dovrebbe parlare di un boicottaggio arabo-islamico, anche se è vero che alcuni famosi scrittori ed intellettuali arabi e palestinesi (e in qualche caso persino israeliani) hanno chiaramente rifiutato di aderire alla Fiera in presenza di Israele. Ma almeno loro l’hanno fatto con stile. La verità è che le polemiche sono nate e si stanno sviluppando e surriscaldando solo in ambito italiano, tanto che si è persino avuto la sensazione che la questione palestinese fosse diventata una questione di emergenza nazionale, come – e forse più – della mafia o dei rifiuti a Napoli.

Il fatto che ci sia questa partecipazione e solidarizzazione con la questione palestinese non può che far piacere, ma non posso – no, non posso – essere d’accordo quando questa solidarietà si trasforma in un boomerang che danneggia la causa stessa. Ieri, più volte, si è accennato al fatto che con la presenza alla Fiera del Libro, Israele sta promuovendo un’ immagine positiva dello Stato che non corrisponde alla realtà. Che gli scrittori israeliani presentati come acerrimi oppositori delle politiche israeliane altro non sono che testimonial sponsorizzati dal governo israeliano.

Ammettiamo pure che sia vero: sono perfettamente consapevole che spesso e volentieri anche il mondo della cultura o sedicente tale può prestarsi a basse operazioni di propaganda politica, specie in un clima di guerra. In Italia ci sono pregevoli esemplari di questa categoria. Ma il continuare ad affermare che tutte le voci critiche israeliane sono di fatto “specchietti per le allodole” non fa altro che promuovere l’immagine di un Israele monolitico e privo di senso critico, quell’Israele che vagheggia Magdi Allam e che esiste solo nella sua mente. C’è una fiorente produzione letteraria e cinematografica israeliana che non è affatto tenera con Israele. Qualcuno sostiene che si tratta di contributi censurati e criminalizzati. Perfetto, questa discussa Fiera potrebbe essere allora obbligata a dare loro ospitalità e visibilità, dato che anche questi contributi fanno parte – a pieno titolo – della cultura israeliana.

Per chi si è svegliato solo ora, tengo a ricordare che Israele si è fatto dedicare un anno intero, qui a Torino. Non capisco perché si stanno stracciando tutti le vesti per la presenza di quello stato alla Fiera del Libro, come se all’inaugurazione della più importante stagione musicale torinese non ci fosse proprio l’Orchestra sinfonica di Israele, o come se un imponente mostra sull’arte contemporanea organizzata da Palazzo Bricherasio non fosse dedicata proprio ad Israele. Che volete che vi dica? Che Israele è proprio bravo nel promuovere la propria immagine e nelle campagne di marketing?

Ebbene si. E scanso equivoci, lo stato israeliano ha provveduto a spiegare – per filo e per segno – in che cosa consisteva questa campagna e che cosa si voleva ottenere dall’opinione pubblica. Già questo basterebbe a smorzare le polemiche e a tranquillizzare gli animi più esagitati: non ci sono ebrei dissimulatori che complottano per rimbambire la gente ed “occupare” la Fiera. Forse è il caso allora che anche gli arabi e i loro sostenitori, piuttosto che fare le figure barbine di quelli che si oppongono alla cultura, confondendola con la politica, comincino a studiare le strategie israeliane di marketing, e soprattutto ad imparare – almeno per un po’ – ad ascoltare l’acerrimo nemico di sempre, anche se totalmente schierato dalla parte della politica di Israele.

Ci rendiamo conto di quante volte anche gli arabi hanno perso occasioni d’oro per quel brutto vizio del boicottaggio? Come mai oggi l’Egitto si è ripreso il Sinai mentre i palestinesi stanno ancora sognando un mini-stato? Non è forse perché il presidente Sadat ha avuto persino il coraggio di recarsi a Gerusalemme e a parlare alla Knesset mentre gli arabi hanno preferito dipingere l’Egitto come traditore?

Ci rendiamo conto che i negoziatori palestinesi si recavano ai negoziati senza nemmeno carte geografiche mentre gli israeliani erano preparatissimi su tutto incluso il profilo psicologico dei negoziatori dall’altro lato del tavolo? Ci rendiamo conto di quanti miliardi di aiuti da paesi arabi e Unione Europea sono andati nelle tasche delle organizzazioni palestinesi senza che ci sia almeno una pubblicazione divulgativa sul punto di vista arabo nel conflitto?

E quel che è ancor peggio, ci rendiamo conto che l’unica volta in cui un’organizzazione islamica è riuscita a comprare una pagina su un gruppo di quotidiani italiani ha pubblicato un appello in cui ha paragonato Israele ai Nazisti riuscendo a far sollevare un coro bipartisan di indignazione politica e intellettuale, fino a farsi trascinare nei tribunali per istigazione all’odio razziale?

73 COMMENTS

  1. >è stato pubblicato nel suo blog e segnalato nei commenti alla lettera di Diego Ianiro.

    oppure “segnalato da diego nei commenti alla sua lettera”, così come ho effettivamente fatto.
    la cosa cmq. non credo possa alterare la sostanza della proposta, anzi.
    Forlani tu non eri tra i primi firmatari dell’appello “in nome della letteratura“?

  2. E posso tranquillamente confermare che è stato l’Egitto a preferire di demandare la propria partecipazione al 2009, anno in cui è prevista una serie di importanti mostre ed eventi legati al Paese dei Faraoni

    Va beh … però a me sherif appare più realista del re ;-).
    Le cose che dice le sappiamo da tempo e ne abbiamo già parlato quasi tutti, per lo meno lo abbiamo fatto nei commenti del mio post.
    Come mai un così grande ritardo da parte di sherif?
    E’ già stata ampiamente segnalata la lettera degli organizzatori che è anche sul sito del salone.
    E’ stato segnalato il comunicato del salone del libro dove si dice chiaramente che dopo una lettera di Alain Elkann, tramite Picchioni all’Egitto, questo accetta di posticipare.
    “la Fondazione per il Libro ha quindi comunicato ufficialmente in data 20 aprile 2007 all’ambasciata d’Egitto l’opportunità di spostare al 2009 la presenza del proprio Paese in Fiera, invitando comunque l’ambasciatore e le altre istituzioni culturali egiziane a intervenire alla Fiera 2007 per un primo incontro organizzativo, poi tenutosi negli uffici del Lingotto l’11 maggio 2007 QUI
    Penso che sherif, così ben informato, dovrebbe però essere più preciso, sì l’Egitto *ha preferito*, e questo era scontato, ed era anche scontato che gli venissero offerte altre opportunità, mi sembra normale :-).
    Ma tutto questo è sicuramente avvenuto in un secondo tempo visto che nel gennaio del 2007, l’Egitto aveva accettato con gioia ed era stato dato, dalla fiera stessa l’annuncio della partecipazione dell’Egitto come paese ospite alla Fiera 2008 (a meno che questa lettera non sia un falso)

    M. Consuelo Vignarelli · Ufficio Stampa Fiera Internazionale del Libro T 011.5184268 904 – C 348.2653538 – Email ufficio.stampa@fieralibro.it
    E’ l’Egitto il Paese ospite della Fiera Internazionale del Libro 2008 Torino, 19 gennaio 2007 – Giunge in Fondazione in questi minuti la lettera dell’ambasciatore d’Egitto in Italia, Ashraf Rashed, che annuncia ufficialmente la partecipazione dell’Egitto alla Fiera Internazionale del Libro 2008 come Paese ospite. La General Egyptian Book Organization ha così accettato l’invito formulato nei mesi scorsi dal presidente della Fondazione per il Libro Rolando Picchioni. La notizia arriva alla vigilia della partenza di Rolando Picchioni ed Ernesto Ferrero, direttore editoriale della Fiera, per la Fiera del Libro del Cairo, dove sarà firmato il protocollo d’intesa e saranno definiti i dettagli della presenza egiziana. Una delegazione dall’Egitto sarà, poi, ospite della Fiera del Libro 2007, al Lingotto dal 10 al 14 maggio, per proseguire il lavoro comune.
    M. Consuelo Vignarelli · Ufficio Stampa Fiera Internazionale del Libro T 011.5184268 904 – C 348.2653538 – Email ufficio.stampa@fieralibro.it http://www.CorrieredelWeb.it – L’Informazione fuori e dentro la Rete.
    Questo post è stato pubblicato il Gennaio 19, 2007 a 4:37
    comunicati-stampa

    E sul corriere del 9 gennaio 2008, p. 19, Troncino scrive che è stata Israele a comunicare di voler celebrare il sessantesimo della nascita a Torino:, Alessandro Troncino, PDCI CONTRO LA FIERA DI TORINO: “INVITA ISRAELE SENZA PALESTINA” .
    Va beh l’Egitto rifiuta perchè già impegnato in Svizzera, il Cile perchè già impegnato in loco, e Israele invece accetta (e si propone) perchè già impegnata a Parigi … boh, che strano mondo il nostro.
    geo

  3. caro Diego io non ero tra i primi firmatari dell’appello, io lo sono, lo resto, e com’è detto in ouverture, considero l’articolo in questione come una ragione in più, nel senso di più meditata, documentata, di testa, per firmare l’appello.

    A tal proposito facendo una breve ricerca (in realtà lunghissima) in rete dell’appello originario, ovvero quello dell’invito al boicotto, devo dire che c’erano ben più cose da “spulciare” o storcere il naso, che non nel testo a firma di Raul,

    A parte il fatto che non esista un testo, più o meno unico, devo dire che l’impressione che ne ho ricevuta è stata che a girare fosse la sola parola d’ordine “boicottare “.

    Per finire, non credo, come te del resto che l’iniziativa da te proposta sia in “rotta” con quanti hanno firmato come me , senza ripensamenti successivi, l’appello in questione. Infatti ho aderito.

    effeffe

    effeffe

  4. Una precisazione: il fatto cui fa riferimento Sherif El Sebaie nel finale (“comprare una pagina”, “incitamento all’odio razziale”, etc.) si è risolto con una assoluzione piena, visto che, secondo i giudici, paragonare Israele al nazismo rientra nella libertà d’espressione …

  5. diciamo che sherif ha perso una buona occasione per stare zitto, sul perché non c’è più l’egitto alla fiera del libro 2008…

    ringraziamo georgia per tutti i link, e ricordiamoci che bastava un po’ di buon senso e chiedersi: ma se le cose stanno come dice sherif perchè mai picchioni e ferrero nei loro comunicati stampa per difendersi dalle accuse rivoltegli non hanno detto che è stato l’egitto a voler essere spostato al 2009? era il modo migliore per difendersi: non l’hanno utilizzato perchè evidentemente le cose non stanno così.

  6. Scusate tanto, ma ho la netta impressione che qua c’è gente che parla tanto per parlare (e buttare benzina sul fuoco). Come cittadino egiziano, per di più attivamente impegnato nel campo culturale torinese, so benissimo come sono andate le cose, quindi non ho bisogno che qualcuno che non c’entra nulla né con la cultura né con Torino e tanto meno con l’Egitto venga a dirmi come sono realmente andate.

    In giro ci sono blog che affermano che la fiera è stata “scippata” all’Egitto, che Israele ha ordito piani di occupazione a suo danno. E invece la proposta di posticipazione e il consenso dell’Egitto alla stessa era giunto ben prima che venisse fuori la proposta di ospitare Israele. Mi premeva spiegare solo questo, visto che c’è chi ancora crede che Israele abbia deliberatamente rubato il posto all’Egitto, il quale si è invece lasciato fregare.

    Non è vero che “si sapeva già” e “che se n’è parlato” a lungo, se ancora oggi e persino in alcuni commenti sopra riportati, c’è chi tira in ballo l’Egitto e la sua assenza suscitando dubbi, ponendo interrogativi che non hanno senso (o che troverebbero risposte molte semplici dopo due minuti di riflessione) e soprattutto facendo affermazioni perentorie tipo “tutto questo è sicuramente avvenuto in un secondo tempo” senza avere nulla a che fare con il panorama culturale torinese.

  7. Lei dice nessuno scippo nel senso che non è stato imposto nulla all’Egitto (ma io per es. non l’avevo mai pensata una imposizione vera e propria), bene, però ora corregge se stesso:

    “E invece la proposta di posticipazione e il consenso dell’Egitto alla stessa era giunto ben prima che venisse fuori la proposta di ospitare Israele.”
    (questo peraltro non collima con quanto citato da georgia sopra circa la lettera di Elkan)

    quindi la proposta di posticipo è partita da Torino, e l’Egitto ha acconsentito, non viceversa, come lasciava intendere la formulazione che ha usato nel suo post:

    “…ho chiesto personalmente sia al Direttore della manifestazione che ad alti esponenti del Governo egiziano il motivo dell’assenza. E posso tranquillamente confermare che è stato l’Egitto a preferire di demandare la propria partecipazione al 2009…”

    ma forse la formulazione sua, poco esplicita, ha solo prodotto interpretazioni di lettura diverse.
    io l’ho letta come se fosse stato l’Egitto a chiedere lo spostamento, da cui il mio commento, acido – me ne scuso – di cui sopra.

    Una cosa è certa, però, la presenza di Israele, con o senza la vicenda Egitto, sarebbe stata boicottata comunque, la questione Egitto, credo di poter dire che è stata una aggravante.

  8. beh sherif, nessuno afferma nulla, chiaro che lei è più addentro di noi … infatti ha aspettato un po’ a dire la sua …. Nessuno di noi sa niente, solo leggiamo i documenti in rete e cerchiamo di farci un’idea (senza benzina, nè pompieraggi di alcun genere, la rete non è fatta da incendiari e da pompieri ma soprattutto da persone che usano la libertà del mezzo per capire). Però lei doveva esssere più preciso, mentre usava l’estintore, perchè, o qualcuno mette in rete le cose tanto per fare, oppure l’egitto è stato convinto (non nego che l’egitto poi abbia accettato con piacere) a posticipare all’anno dopo in occasione delle mostre sull’antico egitto.
    Lei invece ha affermato esplicitamente che è stato lo stesso Egitto a rifiutare (lasciando intendere che gli organizzatori hanno solo preso atto del suo netto rifiuto) perchè già impegnato in svizzera. insomma le parole, anche in rete hanno un significato, o no?
    Cosa c’entrino le mummie e l’antico egitto (al punto da posticipare una fiera del libro) con la letteratura contemporanea e con i suoi scrittori, è una cosa che mi è difficile da capire.
    Penso che anche lei dovrebbe avere qualche dubbio sul fatto che israle non sia stata invitata come un qualsiasi stato, ma proprio in occasione della fondazione dello Stato. Ah gia … ma in fondo anche l’egitto viene invitato in occasione della nascita dei faraoni ;-).
    Ho letto cose migliori nel suo blog
    geo

  9. @ Lorenzo Galbiati

    Scusa Lorenzo, ma esiste una precisa gamma di frasi imperniate sul chiudere la bocca all’altro che suonano autoritarie e prevaricatorie e proprio non mi piacciono. Per una questione anche solo di buon gusto a me darebbe fastidio dire di/a uno “ha perso un’occasione per stare zitto”. Non è tranchant come un “chiudi la bocca” ma mi dà lo stesso fastidio. Senza questo fastidio, sarei fortemente tentato di dire che qui sono altri quelli che hanno perso l’occasione di stare zitti.

    @ Lorenzo e Georgia

    Detto questo a mo’ di premessa, io vorrei capire (dico sul serio: sono evidentemente irritato, ma vorrei anche sinceramente capire) come mai a un tratto l’Egitto è diventato così caro e importante, anzi non l’Egitto ma proprio e precisamente l’ospitata dell’Egitto alla Fiera torinese del Libro 2008. Lo chiedo a voi, ma ovviamente non è solo un atteggiamento vostro: in questi giorni di polemiche diciamo che una delle argomentazioni più insistite dei “non firmatari e/o boicottatori” si è coagulata intorno a questo presunto “scippo”.
    Ora, a me questa argomentazione sembrava molto ma molto pretestuosa già prima di leggere l’intervento di El Sebaie.

    Ma insomma, come si pensa che si svolgano queste cose?

    La mia prima obiezione si fonda su una mia supposizione non suffragata da prove, perciò vi prevengo e dico subito che dal punto di vista logico è la più debole. Tuttavia è confortata dalla conoscenza di come vanno le cose in altri casi analoghi.
    Io credo sia “normale” che ci siano competizioni “dietro le quinte”, in questi casi. Non credo che sia successo solo quest’anno e solo per (colpa di) Israele.
    Che per ogni mezza occasione di promozione internazionale qualunque Paese usi diplomatici ambasciatori (in senso largo) e attaché come imbonitori, sfoderando le più spregiudicate tecniche di public relations per primeggiare, è cosa risaputa e nessuno perdio si scandalizza!
    Invece, se c’è di mezzo Israele, chissà perché diventa uno scandalo.

    Ma continuiamo per un attimo a ragionare come se lo scippo ai danni dell’Egitto fosse realmente accaduto. Se a scippare all’Egitto l’ospitata torinese del 2008 fosse stata – che so? – L’Armenia, la Lettonia o l’Indonesia, avremmo piantato le stesse grane?

    Di più. Ho l’incancellabile impressione che, se a guadagnarsi l’ospitata d’onore “scippando” il posto all’Egitto fosse stata per esempio la Cina, o l’Iran, o la Russia (ovvero tre Paesi a campione che violano pesantemente i diritti umani, si presentano come strutture di potere autoritarie e/o si sono macchiati in anni recenti di orrendi crimini di guerra e contro l’umanità) nessuno comunque avrebbe detto un cazzo. O, al limite, l’idea del boicottaggio sarebbe venuta da destra (nel caso della Cina o dell’Iran) o dall’area dei radicali (per la questione russo-cecena). Nei primi due casi ci si sarebbe indignati con gli aspiranti boicottatori; nell’ultimo, ci si sarebbe probabilmente limitati a non cagare la proposta neanche di striscio. Sbaglio?

    Ma questi sono solo esercizi di retorica. Adesso, francamente, dopo il pezzo chiarificatore di Sherif El Sebaie, tutto questo “filo-egittismo” mi sembra proprio indifendibile. Proprio perciò vorrei capire come mai ci si ostini così su di esso. È ridicolo. Questo improvviso impeto d’amore offeso per la terra delle piramidi è ridicolo. È ridicola l’acribia con cui si continua ad agitare questi stralci di comunicati stampa, a insistere sulla loro successione cronologica.
    Lorenzo tu dici: “Una cosa è certa, però, la presenza di Israele, con o senza la vicenda Egitto, sarebbe stata boicottata comunque, la questione Egitto, credo di poter dire che è stata una aggravante.”
    Be’, invece a me sembra proprio che almeno questa aggravante sia del tutto destituita di fondamento.

    P.S.: secondo Human Rights Watch in Egitto gli omosessuali vengono incarcerati e subiscono torture. Cosa si fa? L’anno prossimo si boicotta l’Egitto ospite d’onore alla fiera del Libro? La visita alle mummie egizie?

  10. E’ singolare la presunzione e la sufficienza con cui si tratta Sebaie, si pretende di saperne di più a tutti i costi, si fanno ricostruzioni cronologiche quanto mai noiose e tutto perchè si vuol continuare a sostenere che vi è stato scippo.
    Bizzarro anche l’uso del lei in un luogo dove solitamente tutti si danno del tu, un tipico modo per rimarcare in modo pregiudiziale una distanza, al di là degli argomenti portati dall’interlocutore.

    R.

  11. @Sergio
    Caro Segio, questa volta siamo in disaccordo su tutto.
    Primo: la mia frase non chiude la bocca a nessuno, è una frase fatta, come ben sai, certamente non elegante, e di cui ho chiesto scusa, ma non venirmi a dire che chiudo la bocca a qualcuno, in quel modo.
    Piuttosto chiediti se lo scritto di El Sebaie non lasciasse intendere che era stato l’Egitto a voler chiedere di essere posticipato al 2009.
    Forse la sua frase involontariamente ha lasciato credere questo.
    Per quanto riguarda gli altri tuoi argomenti, ti ricordo che:
    1. hai sottoscritto un appello che solidarizza senze riserve con l’operato di Ferrero e Picchioni, che hanno invitato, dopo aver posticipato l’Egitto, un paese in guerra, ma non semplicemente in guerra, un paese occupante, senza invitare l’altro contendente, nonché occupato. E l’hanno fatto mentre ricorre il suo anniversario di nascita: e tu vieni a dirmi chissà perché con Israele succedono sempre cose strane? Quando mai la fiera ha invitato uno stato in guerra per celebrare l’anniversario della sua nascita, cui corrisponde l’inizio della nakba del popolo avverso con cui continua la belligeranza???
    2. La questione con l’egitto è solo un’aggravante, quindi, non determinante, i motivi per cui boicottare sono altri, quelli che ho esplicitato in più commenti qui su NI e sul mio blog e che esplicito ora.
    3. L’argomento di criticare le persone per le cose che NON fanno io non lo uso mai, ma ti rispondo lo stesso: io boicotterei senz’altro anche la Cina, specie se il suo invito ha qualche coincidenza con l’invasione del Tibet, boicotterei senz’altro gli USA se invitati mentre iniziano una guerra; non so quali e quanti paesi che non rispettano i diritti umani: sono tantissimi e non è facile tracciare un confine oltre il quale dire: boycott: cosa resterebbe per esempio dei paesi arabi? Non so.
    Quindi non so se avrei boicottato anche l’Egitto, o l’Iran, ma ti faccio presente che non sarebbe venuto fuori nel loro caso un comunicato ufficiale della fiera che avrebbe detto, parafrasando: l’Egitto ha scelto la fiera del libro come vetrina per … nel sessantesimo anniversario della sua nascita.
    Certo è che non mi sognerei mai di criticare chi decide di boicottare fiere che ospitano stati che compiono gravi violazioni dei diritti umani – quindi anche l’Egitto – e che si propongono alle fiere stesse solo con scrittori solidali al loro governo o critici in modo inoffensivo.
    Di certo avrei boicottato l’Afghanistan talebano e di certo avrei boicottato un qualunque paese occupante.
    4. La scelta giusta, a mio avviso, quindi, in linea con la posizione di Camera d’afflitto citata sul Manifesto da Matteuzzi settimana scorsa (e che ho messo sul mio blog), è quella di proporre l’invito alla Letteratura di Israele e Palestina, in modo paritario, non ai due stati e soprattutto non allo stato occupante nel suo anniversario.

  12. Colgo l’occasione per ringraziare Sherif per il suo intervento. Gli avevo segnalato sul suo blog lo scippo dell’articolo che da giorni avrei voluto scrivere- se ne avessi avuto le competenze- e che proponendolo su NI ho voluto sottoscrivere.

    Diciamo pure che gli interventi polemici che ne sono seguiti e su tutti quel fascista ” ha perso l’occasione di starsene zitto” dimostra come persone intelligenti e critiche possano farsi prendere dall’ideologia a tal punto da non desiderare in qualsiasi tipo di dialettica che l’annichilimento dell’avversario, la sua distruzione. Consiglio alle persone in questione di farsi un’overdose di Orwell, diciamo dell’opera completa, cercando di non tirare in ballo le indimostrate tesi che fosse una spia al soldo dei servizi segreti britannici.

    effeffe
    ps
    Cara Georgia, per quanto riguarda il rapporto tra fiera del libro e museo egizio, ti assicuro, per esperienza diretta, che , a torto o a ragione, è pratica diffusa del “turismo culturale” offrire un pacchetto eventi tra loro connessi.
    Per quanto criticabile dal punto di vista strettamente culturale (l’idea di industria culturale lo è su tutte) non mi sembra così ubuesque come argomento.

  13. Sherif quando ho buttato giù quella proposta ho usato anch’io queste parole “nonostante lo ‘scippo’ all’Egitto”. Ma è stato l’unico riferimento alla cosa, giusto un accenno poichè non avevo informazioni di prima mano ma solo altro materiale letto sul forum e vari blog.
    Quando sono passato sul tuo blog per indicarti la proposta (puoi vedere nei commenti) ho letto quel tuo post di cui non avevo assolutamente idea. Appena l’ho visto l’ho riportato subito nei commenti qui su NI (personalmente non ho accesso alla piattaforma), e Forlani l’ha messo (giustamente) in home.
    Riconoscerai quindi che non c’è stata malafede da parte nostra, anzi, come vedi abbiamo fatto in modo che anche qui la questione “Egitto” venisse chiarita nel più visibile dei modi.
    Non vedo però perchè sei disposto più a dire che ci sia “gente che parla tanto per parlare” piuttosto che riconoscere la buona fede di chi, accortosi di aver riportato notizie non verificate, è corso subito a rettificare e a diffondere la cosa.
    Ti assicuro che almeno da parte mia in questa vicenda non c’è alcuna pretesa di fare la primadonna del gossip complottista, lo puoi verificare leggendo ogni mio intervento fino a questo punto. E ti assicuro che da parte di molti qui c’è davvero la volontà (o il desiderio) di cogliere l’opportunità che offre la fiera di quest’anno.
    sempre cordialmente eh,

  14. aspetta sergio, almeno per quanto riguarda me, dell’egitto non mi interessa granchè, non più di tutti gli altri stati. Se al posto dell’egitto ci fosse stato qualsiasi altro stato, già scelto, a cui veniva chiesto di posticipare la presenza, per lasciare il posto a israele (cosa del resto solo ipotizzata e non accertata) in occasiono di una celebrazione nazionalistica, avrei avanzato le stesse perplessità. Chiaro che se al posto dell’egitto ci fossero stati gli stati uniti o qualche altra nazione potente il caso, polemiche o non polemiche, non si sarebbe neppure posto.
    Ora veniamo ad israele, io non ho nulla in contrario a israele come paese ospite (se si cercasse la purezza degli stati non si inviterebbe mai nessuno), e l’ho detto dal primo momento, tanto è vero che neppure mi verrrebbe mai in mente di riservargli lo statuto particolare di invitare gli scrittori e non lo stato, come qualcuno ha infingardamente suggerito.
    A me israele al salone va benissimo. Però permettimi di essere alquanto perplessa che l’invito cada in una ricorrenza nazionalistica (e addirittura in due saloni europei contemporaneamente) che è chiaramente una prova di forza, uno spot pubblicitario e propagandistico. Una prova di forza verso un altro popolo che è senza stato (anzi oserei dire senza tutto) e che in quella data ricorda appunto una catastrofe. Una catastrofe che tra l’altro è presente in tutte le poesie e scritti di quel popolo. Insomma vista la delicatezza del problema (che spero non vorrai negare) era da evitare una simile prova di forza offensiva.
    Poi può essere stato tutto casuale … ma penso non ci creda neppure tu.
    Detto questo, almeno secondo me, la cosa, ormai che è avvenuta, potrebbe risultare interessante, e utile ad ambedue i popoli, se, grazie al casino che è successo, si riuscisse ad ascoltare gli scrittori, gli storici e i poeti di ambedue i popoli, ascoltarli discutere fra di loro (o separati fra loro), sarebbe una cosa di grande interesse per tutti e direi anche un avvenimento culturale di grande portata internazionale. Cosa che preferirei (che preferisco sempre) ad una semplice vetrina nazionalistica.
    Io infatti NON ho aderito al vostro appello, ma neppure al boicottaggio (anche se penso che sia una pratica del tutto legittima e non violenta) perchè sono sempre per costruire qualcosa anche dalle cose che inizalmente non mi piacciono.
    Riguardo a sherif ha esagerato in prudenza :-), e culturalmente parlando la prudenza non fa onore a nessuno. Diciamo le cose come stanno (e dalla ricostruzione dello stesso sito del salone appare che non è stato l’egitto a rifiutare, come dce sherif, ma che è stato convinto), e poi ribaltiamole in positivo, se è possibile. Almeno tentiamo.
    geo

  15. Caro Lorenzo,

    Ho firmato l’appello con convinzione. Da sostenitore convinto della causa palestinese: credo che, per quel poco che sai di me, questa mia posizione ti sia già nota.
    Ma no, tertium non datur: secondo certa logica pseudo-giacobina, non è possibile sostenere la legittimità della scelta della Fiera e contemporaneamente solidarizzare senza esitazioni con i palestinesi.
    Tutto ciò mi sembra pazzesco. Sono rimasto senza parole per giorni, tale era la sensazione di assurdità.
    Ogni scelta comporta la possibilità di sbagliare, me ne assumo tranquillamente l’eventuale peso. In questi giorni, invece, mi è toccato sentirmi indirettamente accusare di aver firmato per mettermi in mostra (se esiste un pregio che a me manca è proprio l’esibizionismo), di essere un intellettuale (!) asservito (!!), uno che sale sul carro del più forte (!!!).
    Perciò sono anche un po’ incazzato. Incazzato e addolorato.
    Mi viene rinfacciata l’adesione a un appello in cui non ci si nasconde la possibilità di posizioni fortemente critiche sulla politica israeliana. Chi me lo rinfaccia aderisce a un appello che – scusa la franchezza – ha caratteristiche farneticanti.
    Sono d’accordo con Francesco Forlani, quando dice che nell’appello originario al boicotto c’erano ben più cose da far storcere il naso che non nel testo di Raul Montanari. Mi stupisce che molte persone sensibili e intelligenti non sembrino averle viste, mentre con il testo di Montanari hanno esercitato una critica inesorabile e quasi filologica.
    Ma cavolo, rileggiamoli, ‘sti inviti al boicotto, per esempio la versione distribuita durante l’occupazione simbolica della Fondazione Fiera che tu, Lorenzo, riporti sul tuo blog [http://www.pistorius.splinder.com/post/15824823].
    Improvvisamente scopro che, se manifesto la mia convinzione che il boicottaggio alla Fiera sia una sciocchezza (posizione la mia opinabile, ma – mi sembra proprio di poter dire – legittima), in qualche modo mi rendo complice di un crimine: “celebrare Israele con un conflitto in atto significa in quel conflitto prendere parte, prenderne parte addirittura”, si legge nel patafisico comunicato di proposta del boicottaggio.
    Per non parlare del passo in cui si rinfaccia alla presunta Spectre filosionista di non aver invitato i monaci birmani. I monaci birmani alla Fiera del Libro! Ma dico, ma ci si rende conto?
    Per parafrasare Georgia: cosa c’entrino i monaci birmani (al punto da voler boicottare una fiera del libro) con una fiera dell’editoria, è una cosa che mi è difficile da capire.

    Ti stupisci che io mi chieda “chissà perché con Israele succedono sempre cose strane?”. Eppure è così, cazzo! Mi sembra talmente evidente!
    Io sono tutt’altro che contrario alle proteste contro la politica israeliana, anzi. Epperò, scusami, devo ancora vedere in un corteo le “guardie rosse” dei centri sociali antagonisti avanzare con bandiere cecene scandendo slogan come “El’cin, Putin, è scritto nella storia: jihad fino alla vittoria!”.
    Non puoi dirmi che uso argomentazioni ipotetiche su ciò che NON si fa: è la realtà stessa che le “usa”! Sarà anche in argomento scorretto, ma – nel merito – è come dico o no? A me sembra di sì.

    Poi ripeto: per me la menata dello scippo all’Egitto è pretestuosa e indifendibile. Lo è vieppiù dopo la spiegazione di El Sebaie, ma lo era già prima.

    Allora parliamo dell’altra “aggravante”: quella della data (dico anche a Georgia).
    Anche qui, è più forte di me, ci vedo molta strumentalizzazione.
    En passant vorrei capire anch’io perché mai la mobilitazione / boicottaggio sia scattata solo adesso e per la fiera del Libro, se è vero quel che scrive El Sebaie: «tengo a ricordare che Israele si è fatto dedicare un anno intero, qui a Torino. Non capisco perché si stanno stracciando tutti le vesti per la presenza di quello stato alla Fiera del Libro, come se all’inaugurazione della più importante stagione musicale torinese non ci fosse proprio l’Orchestra sinfonica di Israele, o come se un imponente mostra sull’arte contemporanea organizzata da Palazzo Bricherasio non fosse dedicata proprio ad Israele».
    Ma soprattutto vorrei capire se esiste una data che sia neutra rispetto alla questione israelo-palestinese. A parte che un “sessantesimo” anniversario come ricorrenza simbolica fa un po’ ridere, a meno che non si decida di ritarare la nostra percezione e misurazione del tempo su scala sessagesimale.
    E poi, suvvia: etimologicamente l’anniversario cade ogni anno.

    Dunque gli anni terminanti in 8 non vanno bene perché ricorre l’anniversario della Nakba.
    Gli anni in 7 no perché ricorre l’anniversario della guerra dei Sei Giorni. Dei 6 meglio non parlare: l’attentato ebraico all’hotel King David risale al 1946, la scellerata ultima guerra contro il Libano al 2006. Il 5 no perché cade l’anniversario della nascita del falco Itzhak Shamir. Il 3 no perché nel 1973 la Guerra del Kippur ecc. Il 2 no perché Sabra e Shatila. Lo 0 no perché la seconda Intifada. Il 9 nemmeno perché la sconfitta araba data 1949…

  16. @ Georgia

    Per amor di precisione l’appello non era “nostro”, io mi sono “limitato” ad aderirvi quando mi è stato comunicato. Il fatto che il mio cognome inizi per B e che la lista dei firmatari non sia più stata aggiornata ha fatto sì che il mio nome e la mia umilissima persona continuasse a svettare in cima a un elenco di personalità molto più illustri di me! Peraltro io sono una persona così timida (-:

    Per il resto – invitare la Palestina, organizzare un confronto civile tra scrittori e intellettuali dei due popoli ecc. e, molto molto più a monte, brigare perché i palestinesi ottengano ciò che spetta loro di diritto: una terra, uno Stato, la sicurezza e la pace – il mio consenso e la mia adesione sono ovviamente totali.
    Tengo infine a specificare che anch’io ritengo il boicottaggio una pratica legittima (se devo dirla tutta, ritengo forme giuste di lotta anche cose molto meno “rispettabili” del boicottaggio). Il mio dissenso è relativo solo a questo caso specifico.

  17. va beh quella dei numeri sergio è bellissima … però è stata israele stessa (o meglio l’ambasciata e il ministero degli esteri) a voler mettere in risalto proprio la celebrazione nazionalistica (sia a parigi che a torino), altrimenti io non me ne sarei neppure accorta ;-, cosa che fra l’altro non deve essere piaciuta neppure molto a numerosi scrittori israeliani.
    Che poi a noi interessi più il salone del libro che altro … be forse è perchè ci interessano i libri :-). Però, hai ragione … insomma israele ha voluto fare cappotto :-) e in questa ottica, devi ammettere che il salone del libro non poteva proprio essere perso ;-)
    geo

  18. Caro Diego, non ce l’ho affatto con te ma con chi ha affermato che ho perso “una buona occasione per stare zitto”.

    Trovo infatti ridicolo che si chieda ad un cittadino egiziano impegnato paltealmente nella difesa delle ragioni del mondo arabo-musulmano e quindi della causa palestinese, a stare “zitto” nel momento in cui tutti parlano, anche senza essere addentro alle questioni e alle conseguenze.

    Accetto comunque le scuse di chi ha ritenuto opportuno farle. In ogni caso ho intenzione di riprendere l’argomento sul mio blog.

  19. @Sherif
    le mie scuse le ha già avute, e da un bel pezzo, subito dopo il suo primo commento: se leggesse bene, lo avrebbe notato.
    sul chiedere di stare zitto, io non glielo ho mai chiesto, quindi se vuol far polemica, faccia pure da solo, non intendo scusarmi oltre quel che ho già fatto, e per di più per cose che non ho detto.

  20. Sergio
    nel tuo scritto non credo tu risponda tanto a me.
    Io non ho firmato nessun appello al boicottaggio.
    Ne ho riportato uno, sul mio blog, di cui condivido lo spirito (e la lettera) fino a un certo punto, e l’ho commentato per rimarcare i punti principali su cui mi sento distante.
    Aderire a un appello come quello di Montanari secodo me vuol dire prendere parte, dato che la scelta della fiera è di parte, e dalla parte di Israele – certo “prenderne parte”, è troppo. Sostenere il boicottaggio per me significa contrastare quella scelta di parte.

    Ma con ciò non ti ho certo detto io che non si può firmare quell’appello e sostenere la causa palestinese. Io non ne vedo la logica, visto soprattutto i termini dell’appello, il “senza riserve”, ma anche tutte le frasi seguenti, come ho segnalato a suo tempo commentando a caldo l’appello.
    Ma queste sono questioni non di principio ma pratiche: ognuno trova la sua coerenza nelle scelte specifiche, se fossimo tutti d’accordo anche su queste, come si spiegherebbe la perenne incapacità della sinistra di unirsi?

    Sul fatto dei numeri ti ha già risposto geo: è Israele che ci ha tenuto a essere nel 2008 ospite sia a Parigi che a Torino, è chiaro che l’8 conta, il resto dei numeri non conta se non per… anti-israeliani paranoici, forse…
    (e questa è un’iperbole… prima che qualcuno si offenda…)

  21. sherif chiaro che nessuno può dire a qualcuno di stare zitto, nessuno può impedire a qualcuno di parlare, vorrei anche vedere questa ora.
    Però dire che uno “ha perso un’occasione per stare zitto” è un modo di dire come un altro, io non lo avrei usato, ma fa lo stesso … il linguaggio in rete spesso è sgradevole e poi … in fondo anche tu hai detto che qui ci sono persone che “parlano tanto per parlare”, direi che le due espressioni siano quasi equivalenti, e vogliano dire la medesima cosa, solo che una era diretta a te (e ti sei inalberato) l’altra era diretta da te e quindi ti è sembrata normale.
    E poi me la spieghi ‘sta tua frase?
    “Trovo infatti ridicolo che si chieda ad un cittadino egiziano impegnato paltealmente nella difesa delle ragioni del mondo arabo-musulmano e quindi della causa palestinese”
    1) Il cittadino egiziano, per me vale nè più ne meno di qualsiasi altro cittadino quindi l’aggettivo è inutile (e poi anche magdi allam è egiziano ;-).
    2) Che tu poi sia per la difesa delle ragioni del mondo arabo-musulmano e quindi della causa palestinese … beh che razza di garanzia sarebbe? anzi direi che la conclusione sia alquanto inquietante. La causa dei palestinesi atei, laici cristiani ortodossi, cattolici biddisti … quindi vale, per te, un due di briscola o ancora meno?
    Io qui ti giudico solo sulle cose che scrivi, poi tu difendi le ragioni di chi ti pare, ma non pretendere che questo sia per me garanzia sufficiente che quello che affermi sia esatto, quindi mi sento in diritto di esprimere le mie idee e i miei dubbi anche se non sono musulmana, ma solo una che ritiene che i diritti di musulmani ebrei, cristiani, cattolici, buddisti, indu, laici atei, siano inalienabili come quelli di T.U.T.T.I.
    Sta mania di dividerci tutti in tanti sindacati religiosi, depositari di verità, a me ha belle scocciato.
    geo

  22. PS: en passant… mentre li si invitava (loro e la triade delle loro voci guerrafondaie, mica Shabtai, puoi immaginarti) i governati israeliani (che non hanno nulla a che fare con il popolo israeliano e meno che mai con gli ‘ebrei’) tagliavano luce e viveri a centinaia di persone, miriadi di arabi che per sopravvivere hanno dovuto combattere per abbatter un muro tirato su dal governo israeliano e controllato da quello egiziano, che, mi pare, è un governo arabo, come quello del kuwait e come tutti i vari siorotti feudali di emirati vari, come il pazzo che governa l’Iran, ecc. Altro che ebrei e muslmani, qui è questione di democrazia, di civiltà, di diritti umani…

    Insisto e insisto senza riserve in nome di chi è stato richiuso in una riserva….

    forse è ora di smetterla di fare gli ‘scrittori’ a tutti i costi pèerchè la letteratura, quella con la maiuscola, non la maschera del governo che ordina gli assassini mirati dei nemici politici, in questa faccenda, messa così, non c’entra nulla. C’entrerebbe solo se si accettasse la proposta di Diego. Il punto è che certi israeliani si son guardati bene dall’invitarli, invitare loro avrebbe reso inutile la mega marchetta internazionale che sta dietro a tutto questo. Ma non fatevene sangue amaro, come diceva Manganelli, è solo l’ennesimo appello, siamo solo dei letterati, nè vittime, nè carnefici, solo testimoni, più che appellarci faremmo bene tutti, me per primo, a cercare di capire cosa davvero sta succedendo. Che poi io debba credere a un cittadino egiziano solo perchè è egiziano mi pare sinceramente il massimo dell’incredibile e dell’improponibile, almeno in epoca post-Volatire e post Cartesio.

    state bene

    lv

    lv

  23. A lello voce.

    Non si deve credere a un cittadino egiziano in quanto tale ,ma perchè ha portato elementi e circostanze che non si conoscevano.

    Tu invece hai riproposto cose dette e ridette.

    R.

  24. @ Lorenzo Galbiati,

    Si, me ne sono reso conto, grazie. E infatti mi sembra di aver scritto: Accetto comunque le scuse di chi ha ritenuto opportuno farle.

    Detto questo rimando la mia risposta agli altri commenti al prossimo post sul mio blog.

  25. furlen io l’ho letto l’articolo di sherif e … sono rimasta anche un po’ basita per le cose che dice.
    1) perchè fa passare come notizia sicura che è stato l’egitto a rifiutare (naturalmetne dopo aver accettato ufficalmente e dopo che un documento dall’interno della fiera ne dava la notizia), mentre invece appare, da quello che si legge che l’egitto viene convinto, in un secondo tempo, a posticipare ecc. e non che decide di rifiutare. E la differenza è enorme anche se non di grande importanza. Però non è che io, che sono sospettosa, non possa avanzare i miei dubbi :-), ma sono sicura che nel prossimo post ci spiegherà tutto con più precisione e forse mi convincerà.

    2) E poi altra cosa che mi ha sbalordito è che sherif fa un po’ di storia degli ultimi avvenimenti e la fa lasciandosi un po’ andare all’orgoglio nazionalistico per il suo paese (e va beh, a me il nazionalismo non piace ma è una debolezza di molti) e poi ad un certo punto scrive: “Non è forse perché il presidente Sadat ha avuto persino il coraggio di recarsi a Gerusalemme e a parlare alla Knesset mentre gli arabi hanno preferito dipingere l’Egitto come traditore?”.
    Ora premesso che lo penso anch’io che Sadat sia stato coraggioso e che aver fatto la pace con Israele sia stato molto importante (però nessuno aveva detto ai palestinesi che gli avrebbero dato tutti i territori occupati come invece hanno fatto con l’egitto, e obbiettivamente non è cosa da poco), e penso anche che aver dato di traditore a sadat sia stato infame, però quello che mi ha stupito nelle parole di sherif è che … insomma, ma ora … l’egitto non è più un paese arabo? Sadat non era arabo (può essere benissimo che non fosse io non lo so, lo chiedo) e neppure sherif è arabo? Altrimenti perchè sherif mette da una parte l’egitto e dall’altra gli arabi? Insomma gli arabi sarebbero i cattivi e quindi l’egitto (o per lo meno sherif) se ne tira fuori? … forse sherif voleva dire palestinesi e gli è sfuggito un generico arabi … o forse sherif non è arabo e ce l’ha con gli arabi, boh io mi baso solo su quello che leggo … però ripeto le parole soprattutto in situazioni così delicate sono importanti, a volte sfuggono a volte sono lapsus.
    Insomma io, soprattutto quando si tratta di capire cose complicate, non è che creda agli altri a prescindere ;-)
    geo

  26. sull’organizzazione islamica, l’ucoii, che si compra una intera pagina per delirare, invece sherif ha perfettamente ragione, ma … hamza picardo non è arabo è italiano, genovese, e … meno male che finalmente sherif si è deciso a criticarlo :-), prima era tabù farlo.
    geo

  27. Sebaie,
    non so se anzichè indispettirsi perchè degli italiani vogliono boicottare Israele a prescindere si sia mai chiesto se hanno delle buone ragioni. Non sono Palestinesi, non vengono bombardati o chiusi nei bantustans o, se israeliani, impediti nello sposare chi vogliono da leggi assurde. Alla maggior parte degli umani sono sufficienti queste ragioni per fregarsene. Perchè esistono altre persone che, non solo non se ne fregano, ma a dispetto del parere di islamici o filopalestinesi, insistono a protestare o boicottare, è cosa da scoprire. Forse lei sa che con in nostri soldi di contribuenti l’Italia paga attualmente la sua parte in due guerre ingiuste e condannate dalla nostra Costituzione. Con altri soldi, sempre nostri, sostiene rapporti commerciali, militari e accademici (di ricerca universitaria spesso sul fronte militare) con Israele. Molti tra quelli che boicottano la fiera appartengono ai gruppi che si battono (si ricorda qualche enorme manifestazione per la pace?) contro le guerre ingiuste e contro il fatto che il nostro Stato, in violazione delle sue leggi, le promuove. Come lei sa l’Italia (ma a questo punto potrei dire tutta l’UE) ha approvato molte risoluzioni ONU che Israele ha puntalmente disatteso. Anche l’UE ha espresso condanna per il muro e continua ad accettare che progredisca con apparente senso di fatalità. A me e a molti altri questo non sta bene, Amnesty International e gli osservatori ONU rilevano situazioni sempre più insostenibili a causa delle punizioni collettive e delle rappresaglie nei territori. La Convenzione di Ginevra sembra sia ormai solo un pezzo di carta da firmare e poi dimenticare. Come posso da cittadino italiano non violento e schierato per il mantenimento dell’art. 11 della nostra costituzione vivere tranquillo sapendo che i miei soldi hanno pagato qualche proiettile che ha ucciso palestinesi o afgani? Se Lei sta pensando che dovrei boicottare Italia UE e USA ha perfettamente ragione. Israele si regge sul loro aiuto, altrimenti sarebbe collassata e costretta a vivere da pari con gli stati confinanti. Converrà che l’obiezione fiscale (almeno per la percentuale dei finanziamenti militari) sarebbe ottima cosa,anche se difficile da fare. In questo caso mi leverei quel piccolo senso di colpa e non pagherei le pallottole, ma è solo questo quello che mi/ci interessa? se penso che il mondo debba e possa vivere a compartimenti stagni sì, se aggiungo, sempre egoisticamente, che le ingiustizie che oggi colpiscono gli altri potrebbero sparare su di me domani mi vedo costretto a cambiare atteggiamento. Come può cambiare infatti uno Stato che reintroduce la guerra tra gli strumenti per la risoluzione di conflitti o finanzia, collabora e celebra stati che praticano l’apartheid, la punizione collettiva, la rappresaglia indiscriminata? una delle strade che può seguire (e sta seguendo) va nella direzione di una deriva analoga a quella di Israele al suo interno. Non a caso tra i maggiori estimatori della politica di Israele in Italia troviamo emeriti reazionari, fascisti ripuliti e una sinistra tanto annacquata da sembrare destra. Gli estremisti di destra sono ostili solo agli ebrei (ovunque si trovino), non al modo in cui procedono politicamente in Israele, se fossero Cileni non alzerebbero sopraciglio.
    Vede Sebaie, Lei sarà anche egiziano, sarà anche mussulmano, sarà anche preoccupato perchè i palestinesi non hanno i master in psicologia e strategia ( gli hanno bombardato qualche facoltà universitaria?) o si sono scordati le Mappe (nell’ultima riunione in cui parlavano di risoluzioni ONU ben chiare anche senza Mappe), ma spero possa convenire con noi che c’è da preoccuparsi anche in Italia e in Europa e proprio per il sostegno che Israele riceve.
    In ultimo voglio solo aggiungere, sempre parlando egoisticamente, che se questo tipo di tolleranza e supporto fosse dato a uno stato con dinamiche simili i cui abitanti si chiamano A e B protesterei/boicotterei lo stesso, per gli stessi motivi e anche se tra le vittime (chiamiamole B, va) ci fosse qualcuno masochista che continua a dirmi, no a me piace, fatemi frustare ancora un po’. Lo farei per tutelare me dal Mio Stato (non sono masochista) e affinchè le logiche di potere, di sopraffazione e di morte spariscano dalla faccia della terra.

    Alcuni appunti sulla sua lettera:

    Visto che rimprovera anche la mancanza di cognizioni in fatto di marketing e ci ricorda con un sorrisino che gli appuntamenti per le celebrazioni sono molti (ignorati da noi poco istruiti in materia) mentre quel furbone di Israele frequenta i Master giusti, le faccio presente che se stiamo cercando di boicottare la Fiera del Libro (l’appuntamento più importante in Italia) con circa 300mila utenti (come ricordato dagli organizzatori) e questo sta creando un gran casino in cui finalmete possiamo far presenti le nostre ragioni, forse non abbiamo frequentato i Master giusti, ma del tutto Coglioni non siamo. Il marketing e i media che i filopoliticaisraeliana possono schierare ci massacreranno. Vero. L’importante è che sappiano che c’è chi resiste, soprattutto quelli che si sentivano troppo soli e isolati e disperavano di poter condividere il proprio sdegno.

    Solo così, tanto per ricordare. Quando gli indiani d’america andavano a firmare i trattati con i Bianchi (belli, in cravatta, con gli studi giusti e le Mappe) erano vestiti di pelli e forse puzzavano (di mappe manco l’ombra). Quelli in giacca e cravatta gli hanno fottuto tutto quello che potevano fottere e anche di più, ma per noi e per loro (gli indiani), che non siamo fessi (solo perdenti davanti alla forza bruta), è chiaro ancora oggi chi si batteva per i propri diritti e chi era l’aggressore. Peccato che allora non ci fossero Fiere del libro da boicottare, ma (purtroppo e come oggi) un generalizzato sostegno alla civilizzazione Occidentale e al suo ‘Progresso’. Non sono stati fatti dei gran passi avanti, purtroppo possiamo solo boicottare qualche fiera del Libro (pacificamente e senza Mappe) beccandoci rampogne, ramanzine e accuse di terrorismo.
    Che dire: sono le delizie della Civilizzazione Occidentale e del progresso.
    La Saluto

    ps: per quanto riguarda gli sprechi degli aiuti ricevuti dai palestinesi: probabilmente qualcuno si sarà costruito la villa o il conto in Svizzera, ma in una situazione di bombardamenti, ruberie della terra ecc. qualche briciola sarà anche servita per il pane e gli ospedali. La cattiva amministrazione non è un male dei Palestinesi, se lei vive in Italia potrà fare qualche paragone e….. si tratta di soldi pubblici, non di mance. Anche agli indiani d’america veniva contestato il fatto di spendere soldi per pessimo alcool e vecchi fucili. Quando a qualsiasi somma avrebbero preferito una prateria piena di bufali. Purtroppo non progredivano, erano i soliti selvaggi. In quanto ad altri Paesi spreconi: bisognerebbe sapere dove è finito tutto il foraggio internazionale (un flusso ininterrotto) senza il quale israele non potrebbe sopravvivere. A parte quelli destinati agli armamenti, alle bombe atomiche, alle Mappe e ai Master prestigiosi, s’intende.

  28. Caro Furlen,

    ovviamente ho letto Sebaie, ma leggere Sebaie, nel mio caso (nel tuo non so) non significa dargli ragione automaticamente perchè è arabo.

    Sono abituato a ragionare e non a seguire le mode o i preconcetti. Magdi Allam è arabo. E allora? Vogliamo discutere sul serio di qual è la politica egiziana ( e quella giordana, quella siriana, quella iraniana e quella saudita) nei confronti della popolazione palestinese. Che vuoi farci, va bene leggere Sebaie, ma a te qualche scorsa veloce a Edward Said non farebbe mica male, sai…

    E poi tranquillo, non sei mica obbligato a rispondere purchessia a qualsiasi cosa dica. Se non lo fai, vedrai che sopravvivi lo stesso

    lv

  29. Insomma, voglio dirla grossa:
    1) da tempo si parla di boicottare israele per costringerlo a trattare e ad interrompere l’apartheid che attua anche nei confronti dei palestinesi con NAZIONALITA’ israeliana.

    2) Udite, udite! Sono ultrastanco di vedere che c’è qualcuno che utilizza Auschwitz e Dachau per giustificare Sabra e Chatila. Non mi pare una pratica salutare per la civiltà e la democrazia

    ecco, l’ho detto

    lv

  30. caro (si fa per dire) lello voce, quando scrivi

    “Udite, udite! Sono ultrastanco di vedere che c’è qualcuno che utilizza Auschwitz e Dachau per giustificare Sabra e Chatila. Non mi pare una pratica salutare per la civiltà e la democrazia”

    puoi indicarmi dove? come? certamente non qui, mi pare. E allora a che pro? Radical chic e choc, lello, ma a questo ormai ci siamo abituati, di choc, nemmeno l’ombra, chic, radical chic, forse.
    E qui se sei d’accordo ti pregherei di smetterla, se possibile, di cercare il colpo ad effetto, la sarcastica nota. Magari ci sono cose più importanti su cui riflettere che non le nostre, legittime, idiosincrasie.
    effeffe

  31. Non ho letto tutti i commenti cosa che farò con più calma. L’avvicendamento Egitto Israele alla fiera mi è sembrato fin dall’inizio una circostanza da verificare, visto come vanno le cose di mondo, ma non la questione centrale della vicenda. Che è invece la dismissione dei filtri critici quando entra in campo l’argomento Israele, il cordone sanitario che scatta come un automatismo prima ancora che si possa formulare mezzo giudizio, con la conseguenza per esempio che di tutte le occasioni che ci possono essere si faccia cadere questo avvenimento nel 60esimo della fondazione e in uno dei periodi più bui per la popolazione civile dei territori e per le prospettive di rasserenamento della situazione generale e tutto ciò senza nemmeno avvertire che ci possa essere una qualche controindicazione.

    O con la conseguenza che chi accenna a farla notare la complessità dell’argomento si trovi subito accomunato ai violenti, esaltati, eversori, nemici della pace, del dialogo, della cultura e della libertà di pensiero, tanto per svalorizzarne il pensiero fin dal principio.

    Non capisco quindi perché dopo le prime segnalazioni, anche negli interventi successivi si sia data tanta importanza alla circostanza del passaggio tra i due paesi, invece che cercarne conferme. Meglio ragionare su quello che si ha sotto gli occhi che è già abbastanza, invece che deviare l’attenzione su una cosa solo supposta.

  32. furlen

    davvero mi pari sordo: quando parlo di giustificare chatila utilizzando Auschwitz mi riferisco a tantissime posizioni espresse pubblicamente da chi commenta i fatti mediorientali e più volte ricordati ogni volta che si prova a criticare le politiche di apartheid di Israele. Non sapevo che su Nazione Indiana 2 ci fosse l’obbligo di riferirsi solo a quanto affermato nei thread.

    Tempo fa, quando la destra Ferrarista scendeva in piazza per israele provai a scrivere una cosa piuttosto evidente: c’era un paradosso in un popolo che dopo essere sfuggito ai muri e ai reticolati di Dachau pensava di avere come unica chance per difendere la sua libertà quella di rifugiarsi dietro dei muri, di costruirsi da sè la propria prigione, visto che in fondo, vista la posizione geografica di Israele l’unica alternativa ad una pace giusta resta quella di circondare Israele con un lungo muro. A quel punto chi stabilirà chi è dentro e chi è fuori?

    Furlen, credimi io non c’entro nulla nè con i radical nè con gli chic, provo semplicemente ad usare la mia testa per una ragione più nobile di quella di dividere le mie orecchie…

    lv

  33. Ps. (ma è un vizio? temo di sì) quel pezzo non mi fu pubblicato, mi dissero che era ‘inopportuno’. Ovviamente non essendo interessato ad aprire alcuna polemica con alcun giornale (quotidiano od ebdomadario) non rileverò nemmeno sotto tortura di che testata si tratta. Credo che sarebbe stato lo stesso con la maggioranza dei giornali italiani… dunque…

  34. Ma perché sul sito ufficiale dell’Ente del libro egiziano l’Egitto è segnalato come ospite d’onore a Torino? E perché nel comunicato della Fiera del 6 febbraio scorso (comunicato ridicolo, a mio avviso, dato che parlava di “assoluta casualità” a proposito dell’invito a Israele proprio nel 60ennale) si sosteneva che non c’erano stati accordi in tal senso con l’Egitto quando invece l’Ente del libro, in un comunicato del gennaio 2007, parlava esplicitamente di “Egitto ospite d’onore alla Fiera 2008”? Ci sono ancora alcune cose che non mi quadrano molto, nemmeno dopo questa spiegazione.

  35. Sebaje in un commento qui sopra ribadisce:

    “E invece la proposta di posticipazione e il consenso dell’Egitto alla stessa era giunto ben prima che venisse fuori la proposta di ospitare Israele.”

    Si metta d’accordo con la dirigenza della Fiera, perché la loro versione è alquanto diversa:
    http://tinyurl.com/22sfcw

  36. io temo invece che a Torino ci si ispiri a chi, nei Territori, pratica il boicottaggio continuo e lo accentua ogni qualvolta si aprono prospettive di incontro con l’altra parte

  37. Tashtego,
    no, non c’è contraddizione. L’importante è cominciare a prendere atto che il problema esiste e non è circoscritto a Palestinesi vs Israeliani, ma ci sta sbranando tutti. Comprendere, far comprendere e diffondere. Poi le scelte verranno da se e spero sempre che siano pacifiche.
    ciao

  38. Mentre facevo il mio programma radiofonico del giovedì- non rivelerò nemmeno sotto tortura il nome dell’emittente- ripensavo a questi ultimi scambi. Mi dicevo ma cribbio, è possibile che anche quando sembra che il buon senso abbia guadagnato terreno su una questione come questa si ritorna agguerriti su delle posizioni che non contemplano mediazioni?

    E siamo sul terreno delle idee, figuriamoci che cosa sarebbe accaduto se fossimo stati “sul campo di battaglia”!! Eppure si pretende da loro, vittime e carnefici in una faida che sembra non avere fine quello che a malapena riesce a noi, occidentali,fuori dai territori occupati, dalle colonie, da una Gerusalemme che ci sembra liberata ormai solo in un celebre poema. La logica sportiva da Bisanzio in poi, qui i bianchi di là i rossi. Una terra due stati, una terra uno stato, ecc ecc. si affrontano di giornale in giornale, di blog in blog, di appello in appello.

    Il testo di sherif- non mi stancherò mai di ringraziarlo- mi è parso convincente e la sua cronaca dall’occidente (vd ultimo post sul suo blog) più che verosimile, ma soprattutto piena di buon senso, e mi chiedo: deve esserci una via d’uscita, porca miseria, dalla conta dei morti, dalle carneficine che ci si passa di mano in mano come un testimone scomodo. tanto più aberrante è il prologo della storia tanto più la gente, con due tre g, non capisce, e sembra che non gliene freghi più un cazzo di capire. E come dargli torto?
    Non ho mai creduto alla teoria dei complotti, forse sono troppo ingenuo, e l’insistere nella lettura di questo episodio come il primo tratto di un disegno “sionista” che si sta compiendo alle nostre spalle continua a trovarmi sordo, in taluni casi perfino muto.
    Vale la pena ricordare a tutti che la fiera del libro si farà a maggio, cioè tra tre mesi e che la proposta di Diego (vd post precedente a questo) mi sembra fattibile. Per la ragione molto semplice che tenta di dare alla letteratura la possibilità di fare sentire la più autentica voce, naturalmente di dissenso nei confronti del male. La battaglia contro l’ingiustizia chiede, oggi più che mai, altre armi, altri pensieri.

    effeffe

  39. @ops
    a corollario di quanto dici mi piacerebbe citare un passaggio dello splendido film documentario di ascanio celestini, parole sante, quando dice :
    sapere, far sapere, saper fare e fare. Me le sono scritte nella panza da allora.
    effeffe

  40. Ops, credi abbia senso raccontare la vicenda tra palestinesi e israeliani in termini di buon selvaggio contro perfido civilizzato, tra ingenuo cacciatore di bisonti e scaltro collezionista di master? Sherif El Sebaie obietta che i palestinesi hanno troppo spesso preferito il boicotaggio al negoziato e quando hanno scelto il negoziato vi si sono presentati impreparati Credi che i master nelle univeristà europee, arabe o americane siano vietate ai Palestinesi? Non lo sono, peccato che chi ha frequentato e frequenta i master, questo fetticio di istruzione superiore e di superpotere intellettuale, non trovi spazio nelle delegazioni che si presentano ai negoziati.

    Sulla questione dell’apartheid interna a Israele, di nuovo ti invito a cercare i fatti e non i facili slogan, e a considerare la situazione unica di uno stato in cui una minoranza del 20% della popolazione omogenea dal punto di vista etnico, linguistico, religioso con tutte le popolazioni confinanti in stato di guerra strisciante o dichiarata da sessant’anni ( o anche più) con il paese stesso, godere dei diritti civili e politici, inviare i suoi rappresentanti in parlamento e vedere le sue istanze considerate e valutate dai puoi alti organi legislativi. Ovviamente più razzi piovono dal Libano o da Gaza, tanto più il quotidiano di questi diritti diventa stentato e aleatorio.

    Qualche osservazione per Lello Voce:
    – gli omicidi mirati non sono indirizzati contro avversati politici ma contro avversari militari, contro coloro che sparano i razzi o organizzano attentati nel territorio israeliano
    – Sabra e Chatila non sono mai state giustificate con i campi di sterminio, basti pensare alle conclusioni della commissione Kahan con la condanna di Ariel Sharon come responsabile della strage
    – i tre scrittori guerrafondai sono quelli che stanno richiedendo a Olmert di negoziare con Hamas.

    Sebastian

  41. Furlen wrote
    deve esserci una via d’uscita, porca miseria, dalla conta dei morti, dalle carneficine che ci si passa di mano in mano come un testimone scomodo. tanto più aberrante è il prologo della storia tanto più la gente, con due tre g, non capisce, e sembra che non gliene freghi più un cazzo di capire. E come dargli torto?

    Scusami, ma anche se l’ora è tarda non resisto e rispondo.
    Caro Furlen, ti sei reso conto di che cosa significa sentire tutti i media ogni giorno che passa dare notizia dei morti a Gaza, in Afganistan in Iraq dicendo che sono stati uccisi miliziani, terroristi arabi e, incidentalmente, una mezza dozzina di ‘incidenti collaterali’ senza importanza (mica sono dei nostri).
    Hai presente cosa significa dire che questo avviene da parte di democrazie e democraticamente? per difesa posteriore o, preferibilmente preventiva. Ci si chiede mai quale visione e proiezione del mondo una simile mistificazione comporta e quale concetto di Democrazia trasmette? io me lo chiedo e la risposta mi piace sempre meno. Se è lecito fare una rappresaglia aerea dentro un territorio occupato per beccare un cecchino uccidendo una ventina di persone, cosa gli si può contestare a quelli che hanno buttato giù le baracche degli zingari (il più grosso Comune italiano) perchè uno zingaro (denunciato da una zingara che di certo non lo farà più) ha violentato e ucciso un’italiana?
    Se differenza esiste tra le due cose si tratta di semplice proporzione, la dinamica e la dialettica di base sono le stesse.
    Non esiste d’altro canto contatto tra la gggente con le g e quella parte di intellettuali che elaborano una qualche consapevolezza. Anche questo continuo lamentarsi del perchè la gggente, fa così o cosà testimonia. Bisogna calarsi di nuovo nelle fabbriche, nei call center, nelle periferie, nei paesini, stabilire empatia, fornire letture alternative, instillare dubbi, ricostruire comunità. In molti casi basta poco, si può iniziare anche da una bocciofila senza aspettarsi che l’indomani fioriscano rose, perchè innescare delle dinamiche di cambiamento richiede tempo e anche l’attenzione di un giardiniere costante.
    Altra cosa che devo rimproverare al vostro appello (al di fuori dell’oggetto del contendere) è di essere stato fatto in solidarietà degli organizzatori della Fiera. Un tempo la solidarietà si dava a chi soffriva, stava male, era oppresso. Oggi si da a chi ha già sufficenti strumenti per difendersi da solo. E’ un altro segno dei tempi, non riguarda solo voi, ma non mi piace per niente.
    Ciao

  42. @Sebastian

    voglio scusarmi per i miei imperdonabili errori

    1) hai ragione noi non abbiamo nemici politici, noi WASP intendo, contro di noi ci sono solo biechi terroristi e a chi ci contesta le morti civili non ci stancheremo di ripetere che si tratta solo di fastidiose conseguenze collaterali. Chi lo nega è un conservatore che nulla sa delle moderne tecniche di ‘guerra intelligente’

    2) hai di nuovo ragione, infatti la carriera politica di Sharon è stata definitivamente stroncata dalla sentenza di quell’importantissima e decisiva commissione, come tutti sanno. Chi ha più sentito parlare di Sharon, da allora? E poi non ha senso dire che ogni volta che si contesta a chi contesta la politica delle destre israeliane di essere antisemita si fa qualcosa di insensato. Per carità sono i biechi boicottatori che si servono strumentalmente della Shoa

    3)I tre guerrafondai oggi chiedono di trattare con Hamas, ieri incitavano alla guerra contro il Libano (pardon contro Hezbollah, è evidente a qualsiasi democratico di buona volontà che in medioriente non esiste alcuno Stato sovrano, eccetto Israele, naturalmente), ma naturalmente è evidente a chiunque (a qualsiasi WASP, almeno) che Shabtai è ininvitabile a Torino in quanto poeta traditore della causa ‘nazionale’ e complice dei terroristi. C’è chi sussurra che sia anche un poeta d’avanguardia. Ma la ferale notizia è in attesa di conferma…

    pfui

    lv

  43. per Lello Voce (again)

    1) contro Israele ci sono organizzazioni politiche e militari. Le esecuzioni mirate sono contro gli esponenti militari, quelli che quando compiono attentati prediligono obiettivi civili, come gli autobus, i centri commerciali, i luoghi di ritrovo o sparano razzi di nuovo contro case e villaggi vicino alla frontiera.

    2) nessum giornale ha giustamente pubblicato il tuo pezzo che tira in ballo Chatila e Dachau perché è un infelice esercizio di retorica. Esiste anche una censura basata su criteri qualitativi, talvolta.
    Riguardo la mia replica, volevo farti comunque osservare che la società israeliana non ha approvagto o giustificato Chatila o altri esempi del genere.

    3) beato te che eroghi con certezza le tue pagelle di correttezza politica standotene al calduccio del tuo blog e non immerso corpo e anima nel casino medio-orientale. Succede che Israele si ritira dal sud del Libano e lì non si installa l’esercito libanese, ma la milizia Hezbollah, quella legata a doppio filo a Rasfanjani (quello che si augura la distruzione fisica di Israele) che comincia a sparare razzi sul nord della Gallilea. Lello Voce, dal suo caldo rifugio, non avverte l’eco o lo spostamento d’aria delle esplosioni dei missili, i tre famosi scrittori, un po’ più calati nella situazione locale, arrivano alla conclusione che sia meglio far smettere la pioggia di razzi e appoggiano l’idea di un intervento militare. Lello Voce giustamente si sdegna, ha senz’altro idee migliori su come fermare i missili, ma la stampa filosionista lo censura

  44. ma sì, anche i wasp. In america eleggono un nero, tutti parlano alla pari con tutti e noi facciamo wasping

  45. lorenzo avevo già visto stanotte, l’onore che sherif mi riserva :-).
    Non ho intenzione di fare di una cosa serissima una e-polemica personale come fa lui. Addirittura parla di uso strumentale di alcune organizzazioni e blogger e … poi riporta solo frasi di miei commentucci sparsi :-)))))))))))).
    Ok diamo per scontato che sono ormai diventata e-influente e e-importante, ma non credevo fino al punto di rappresentare in toto le organzzazioni e i blogger;-).
    La rete è un mondo incredibile, quasi quasi mi ricredo sui giornali cartacei;-)
    Poi qualcuno più autorevole di me dovrebbe spiegare a sherif che se io dico (col trattino) arabo-musulmano, la parola abbraccia le aree semantiche degli arabi di religione musulmana e dei musulmani di nazionaltà araba (e non certo tutti gli arabi e tutti i musulmani) il resto ne rimane, per razionalità della lingua, escluso. Un po’ come dire scrittori arabo-israeliani, la parola denota arabi di nazionalità israeliana e israeliani di lingua araba, e non posso certo intendere a piacer mio, in un attacco di sofismo polemico, che voglia dire TUTTI gli israeliani e tutti gli arabi ;-)
    geo

  46. @georgia
    hai tutta la mia solidarietà. al di là della validità o meno, e dell’importanza, della notizia che ha mosso sherif a scrivere, su cui dico solo

    che ha fatto bene sherif a dire la sua e ad arricchire il dibattito in relazione al posticipo dell’egitto al 2009

    constato, nel modo più piano possibile, che condivido ben poco la forma linguistica che ha usato sia nel primo che nell’articolo di oggi per dare la sua notizia (perché secondo me molto enfatica ma non altrettanto chiara e priva di possibili fraintendimenti) e anche che non condivido l’impostazione con cui tratta i temi del contendere nonché ovviamente le conclusioni cui giunge.

    e queste sono solo mie considerazioni sui suoi due testi, non sulla persona né tantomeno sulle sue azioni o sulle sue motivazioni.
    non è detto infatti che non ci si possa trovare ad agire insieme per qualche causa.

  47. @ops
    condivido tutto quello che scrivi, anche se lo fai con una spocchia tale che mi ricorda i wu ming, scrittori che adoro, intellettuali radical web che disprezzo, sempre pronti a spargere merda sul mondo con giudizi tagliati con l’accetta e a selezionare ogni istante tra buoni e cattivi, tra bianco e nero, tra chi ha ragione e chi no, tra chi a capito tutto e chi non capisce un cazzo. E non è che il mondo mi piaccia particolarmente, anzi. La mia è tutta invidia, di questi tempi le certezze sono una manna. Però rispondere propaganda a propaganda mi porta effettivamente a sbattermene del tema, a pensare che ci sia solo una gran voglia di rompere le palle a prescindere, per il gusto di farlo. Bello, ma poco interessante.
    Certo, non ho capito. Certo, non volevate dire questo o quello. Ma devi comprendermi, faccio parte della gggente, anzi degli arciitaliani, vado spesso in bocciofila e non ho quelle competenze sulla concezione della democrazia che ha uno “scrittore” che vuole diffondere consapevolezza a piene mani a noi poveri ignoranti, che rimaniamo nel ghetto, non ci ribelliamo, non espatriamo, non andiamo a fare volantinaggio davanti alla fiera del libro di Torino – dove non sono mai andato, il tempo è tiranno, sai com’è, e anche a leggere i libri si fatica e ci vuole tempo, e mica tutti i libri vale la pena di leggerli, alcuni fanno pure cagare, con rispetto parlando – o davanti alla Sapienza per contestare l’apertura dell’anno accademico da parte del papa, tanto per dirne qualcuna.
    Ma vaffanculo. Poi magari qualche dubbio mi viene, sempre che già non mi scappi da ridere quando vedo la faccia della nostra “classe dirigente”, e vi ringrazio.
    Con affetto.
    p.s. passo dal tu al voi senza riconoscermi nella grammatica italiana, spero perdonerai l’ingenuità.

  48. “discutere sul serio di qual è la politica egiziana ( e quella giordana, quella siriana, quella iraniana e quella saudita) nei confronti della popolazione palestinese”. Ottimo. Io inizierei dai Salafiti di Riad.

  49. Emiliano,
    nessun problema, anche a mia madre e un bel po’ di miei parenti non frega niente di niente di quello che accade al di fuori del condominio o al massimo della piccola città in cui viviamo. A me sembrava di non avere usato spocchia in quello che scrivevo. Mi hanno irritato alcune cose dello scritto si Sebaie e le ho enfatizzate. Tutti abbiamo dei diritti anche se non abbiamo pezze al culo o se siamo brutti e antipatici o ci manca qualche mappa. Forse questo ha dato fastidio e mi dispace. Quanto ai wm ho letto molto di quello che hanno scritto, non mi dispiacciono, ma non sono d’accordo su tutto. Sarei una persona pacifista fino all’estremo per esempio. Vabbuò, non fino al sacrificio, ma certo molto più in là di quanto mi è sembrato che loro gradiscano.
    Faccio parte di gruppi di volontariato di cui uno si occupa della Palestina e segue il lavoro di ISM italia.
    Forse non sono distinzioni sostanziali, ma bastano a fare di me altro dai wm. Questo tanto per rassicurarti.
    Per quanto riguarda il fatto della gggente tengo a precisare che non la guardo con disprezzo nè dall’alto in basso, ne faccio parte. Dal momento che ho sviluppato qualche visione alternativa a quella di media e televisione tutte le volte che mi capita discuto su parecchia merda che viene fuori da questi mezzi. Ti assicuro che anche nel mio condominio (oltre 70 famiglie) si può fare qualcosa, cominciando con lo sfatare i luoghi comuni e le diffidenze verso gli starnieri. Non direttamente, ma con piccole considerazioni e con una certa attenzione nel tempo. A questo mi riferivo quando parlavo della bocciofila e del resto. Anche di questa democrazia assassina che ci stanno inculcando è possibile comunicare versioni alternative. Spiegare che la democrazia dovrebbe essere altro, che l’art.11 non è cun aso e la punizione collettiva (che viene tanto spontanea al leghista mio vicino) non è condannata per antipatia nella convenzione di Ginevra. E altre belle considerazioni che non è difficile fare. Poi si può anche decidere che tutto va bene e che questi modelli di democrazia sono il meglio possibile, come no, anche senza pensare che altri si incazzano per spocchia o perchè hanno letto chissà quali libri. Sono scelte. L’importante è anche rendersi conto che hanno delle conseguenze.
    Non mi piace dare conto di me e della mia vita, se non contatterò le persone che mi chiedono di farlo non è per spocchia, ma perchè ho i miei limiti, compresa una certa riservatezza. Anche quì sono intervenuto solo perchè non sopportavo che su certe prese di posizione mancassero voci contro e la dialettica fosse quasi assente. Salvo Marotta Galbiati e Giorgia con le singole sfumature. Mi porto a casa qualche apprezzamento e un po’ di schiaffetti sulle guance, pazienza, anche la mia è una scelta e ha delle conseguenze.
    ciao

  50. devo precisare poi credo che, salvo incazzature, svanirò nell’etere.

    Prima di leggerlo quì non conoscevo Sebaie (non rinfacciatemelo, so di essere ignorante, come tutti, d’altronde e per fortuna). Visto come vi siete incazzati ho fatto un ‘giro’ sul suo blog. Dice anche delle belle cose interessanti, ma non su tutte sono d’accordo. Una: non sono interessato alle lobby ebraiche. Sono MOLTO interessato a quello che accade lì diciamo a partire da una ventina d’anni a questa parte. Dai primi anni novanta in poi. O dalla prima guerra all’Iraq in poi. O dalla caduta del muro di Berlino (con relativa, vittoria e espansione del capitalismo liberista in trionfo), per intenderci. Molto più di quanto accadeva anni prima, da allora quella è un’area in cui si esercitano sul campo le nostre ‘democrazie’ (capitaliste e trionfanti, non c’è bisogno di precisarlo). Che esistano o meno lobby ebraiche le nostre ‘democrazie’ stanno degenerando progressivamente, con politiche di guerra e di intromissione diretta (manu militari) nella vita e nelle economie di altri Stati (l’hanno sempre fatto, ma alla caduta del muro hanno rotto gli argini) alla faccia delle costituzioni. Israele è un mercenario interessato (con una struttura apparentemente democratica, ed in realtà razzista ed aggressiva, assassina, se preferite) ma è tutto il modello delle ‘democrazie’ occidentali a sostenere e alimentare il merdaio. L’ho spiegato sopra e lo riprendo solo per precisare perchè per me è ininfluente qualsiasi lobby se non quella del Potere (o dei Poteri forti, come qualcuno li chiama) ed è trasversale a tutte le nazionalità o religioni in campo. Israele avrà la sua lobby, così come gli arabi, in USA ce ne sono altre e così pure in Europa. Unico comun denominatore, viste le scelte fanno: ideologie di DESTRA. Non si scampa. Da qualche parte sono più avanti nel processo di trasformazione della vita civile (vedi Israele), da altre arrancano, ma la tendenza è a espandersi in questa direzione (destra=razzismo, discriminazione sociale, emarginazione per reddito ecc..) soprattutto perchè molto bravi a disinformare, usare/possedere i media e quant’altro (potere economico). Punto.
    Non c’entra Sebaie, ma non ho simpatia neanche per alcuni suoi commentatori con sempre il sionismo (che pure mi sta sulle palle e detesto) tra i denti, ma questo è ininfluente e so benissimo di destare anch’io antipatia in molti.
    ciao

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francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017