Terra! (mia, tua, loro, di camorra)
Nico contro la guerra
di
Paolo Mossetti
Nico ripete questi gesti a memoria, ormai: riempie un secchio con acqua fredda, usando l’annaffiatoio del giardino; ci versa dentro cinquanta grammi di colla in polvere, quella per la carta da parati; mescola a ritmo rapido e regolare per circa venti minuti, con il manico di una scopa, affinché acqua e colla diventino tutt’uno, un liquame viscoso e biancastro. Si sente ancora intorpidito dal sonno, Nico. Dà un’occhiata all’orologio: le due e mezza del mattino. Il cellulare inizia a vibrare: sono arrivati Peppe e Andrea, e lo aspettano in macchina. Lui partirà con loro, con il secchio, la scopa e i poster da attaccare in giro per Napoli: inizia così la sua nottata da assaltatore di muri.
Le ricorda ancora, le pacche sulle spalle quando aveva annunciato a tutti la sua decisione: «Così te ne vai al Nord, eh? Bravo, beato te.» Al Nord aveva trovato strade grandi e spaziose, ragazze alte, snelle e con poco trucco, biblioteche luminose; il piacere di camminare, di notte, pensando solo a sé stesso senza preoccuparsi alle ombre, ai rumori, agli sguardi. Ma quell’inquietudine molesta e inspiegabile, quella che attraversava il televisore e gli piombava nelle cene con gli amici, o che saliva in alto dalle righe di un giornale, come una nube tossica, lo perseguitava ancora; l’aveva spinto a tornare, anche se per poco tempo, facendosi largo tra parenti sbalorditi ed amici indecisi se emigrare o arruolarsi. In qualche modo si era arruolato, aveva ascoltato si’ un richiamo, ma che veniva dal profondo e non da una campana. Ecco perché ora sta dando le ultime occhiate alle sagome di carta pronte a finire su una parete; ecco perché aveva speso ore ed ore, con Peppe e Andrea, a pianificare quell’irruzione non violenta, eppure pericolosissima. (http://www.ilrichiamo.org/)
Due anni prima la città aveva conosciuto un attacchinaggio dedicato a Saviano: il suo volto, replicato decine di volte tra le “vele” di Scampia, fu come un monito a non sottovalutare il potere della parola. La parola che rompe il silenzio. Ha detto il pm Raffaele Cantone: «La criminalità organizzata, e soprattutto i casalesi, ha interesse a lavorare sott’acqua. Vuole essere lontano dai riflettori. L’interesse dei suoi boss è quello che si parli di loro il meno possibile». Così, in un’altra occasione, non molto lontana nel tempo, i volti dei boss Zagaria e Iovine comparvero nelle strade di Parma, oltraggiosamente nel cuore della Padania, come a dire: «Attenti che stanno arrivando. Persino qui.» I Casalesi furono sbeffeggiati dunque attraverso una parete -una pagina- di cemento, ovvero il materiale su cui si basa il loro potere, si ingigantisce il loro business, si consolida il silenzio.
Il dedalo umidiccio e fulinigginoso del centro storico non e’ deserto come Nico sperava: qualche motorino che zigzaga e lancia bagliori; qualche sagoma che si trascina insonne; i mostri grotteschi coloratissimi disegnati da Kaf e Cyop. Ma nessuno ci fa troppo caso: si scrutano i muri della città, come un rabdomante sonda il terreno per trovare acqua. Non appena scorgeranno uno spazio adatto, uno spicchio di cemento lasciato libero, ecco che inizierá l’assalto. Come in un balletto sincronizzato ripopoleranno il cuore della città con nuovi abitanti: sagome a volte allegoriche, a volte soltanto minacciose. E’ un’epifania che si materializza in forma purissima, non mediata, non gerarchizzata: nessuno di loro, in quel gruppo, e’ mai stato militante di qualche partito, o di qualche movimento.
I muri di una città sono la sua pelle, e i segni che vi appaiono stimolano la curiosità, l’interesse, la paura oppure – perché no? – il divertimento dei passanti. Un volto su un muro ti «guarda», perché passandoci davanti è come se fossi oggetto della «sua» visione, e nello stesso tempo si offre al tuo sguardo, perché è lì e non può muoversi. Lasciare un segno a lungo, ma non in eterno. Il muro, materia inerte, diventa carta per scrivere. A volte definiscono questi fenomeni come street art – roba che fa venire i brividi ai galleristi – altre volte come guerrilla marketing, ovvero una forma virale di pubblicità e propaganda. D’altra parte il riduzionismo dei media è fatto apposta per intruppare le coscienze, e i lettori reagiscono alle novità con i soliti interrogativi: «Saranno comunisti? Fascisti? Antiberlusconiani? Girotondini?». E non sempre serve rispondergli che chiunque può essere quel soprassalto, firmarlo come vuole, o anche non firmarlo affatto. Se di simbologia ci si può servire, allora a Nico e agli altri sarebbe piaciuto mostrare al lettore l’immagine d’un Davide biblico: ma non la testa di Golia, bensì con quella cartacea del boss finito sui muri.
Prima o poi -Nico e gli altri lo sanno- verrà il giorno in cui dovranno ripartire, come tutti gli altri dividersi in una diaspora forzata, come chicchi di un rosario frantumato in mille pezzi. Ma anche allora non saranno vaccinati del tutto, o esentati dall’ascoltare quel richiamo. L’inquietudine vera e feconda. Quella rimarrà.
Milano, 12 aprile 2008
pubblicato su «Queer» n°153, supplemento di Liberazione, 13 aprile 2008.
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I muri di una città sono la sua pelle, sì, è così, Francesco, cerchiamo di non farle venire l’itterizia….
Stupendi i manifesti di “veri eroi – vota Mangano”…
Quando il graffitismo può far veramente male! Grande blog.
PS Francesco,
Puo darmi il Cap ( code postal) per Torino? Penso che l’indirizzo non è completo senza questa precisione. Ho il libro.
Un articolo forte.
Ho visitato il blog: è coraggioso.
Grazie a Francesco per il suo impegno in favore del sud.
Gli stessi manifesti, come facce diverse ma ugualmente patibolari, andrebbero affissi a Piazza Affari a Milano, a Formentera in Spagna e un po’ in tutta la Romania, nuova frontiera del riciclaggio. Magari all’ingresso dello sfavillante casinò aperto in Transilvania. Si chiama Vesuvius. Sì, proprio nella terra di Dracula.
@ bruno
questa del casino vesuvius non la sapevo:l’ ho sempre detto che ci sono troppi immigrati italiani all’ estero. L’ europa dovrebbe fare qualcosa a riguardo
il mio primo “grazie” è per francesco, ovviamente.
il secondo è per andrea e veronique.
ma con due precisazioni:
il “Richiamo.org” non è esattamente un blog;
@ bruno: l’idea di fare attacchinaggi anche all’estero -così come a Parma e a Milano- era (ed è) stata presa seriamente in considerazone…
Bene, allora. E non è uno scherzo, c’è tanto di pubblicità per strada qui a Napoli. Casinò Vesuvius, c’è il pacchetto col viaggio aereo e pernottamento, qualche centinaio di euro per andare a “giocare” in Transilvania. Se volete saperne di più:
http://www.casinovesuvius.com/vesuvius.html
A Formentera basta informarsi, ci sono decine di complessi edilizi e alberghi di proprietà italiana tanto che Zapatero ha ventilato l’ipotesi di una commissione di inchiesta sulla provenienza dei capitali italiani.
E aggiungo, senza voler creare problemi alla redazione ( visto che qualche bazzecola poco piacevole è già capitata nel fare nomi e cognomi ), che il senatore Sergio De Gregorio, che sicuramente vi è noto, è molto attivo con la sua associazione “Italiani nel mondo” anche in Romania. Sicuramente, in quanto parlamentare della Repubblica, potrà fornire indicazioni utili a chi vuole approfondire la questione.
L’inquietudine, quella vera, profonda, il “richiamo” che spinge Nico….e gli altri ad agire, a combattere con la creatività e le parole la tracotanza delle sopraffazioni,della illegalità, puo’ davvero accomunare tutti quelli che non vogliono arrendersi al silenzio.
Grazie Paolo…che il Richiamo sia con te e con tutti gli altri!
CHAPEAU!