Banco di gratuito credito
[Questo articolo si pone come il proseguimento di L’interesse è usura]
di Pino Tripodi
Da tempo vado studiando la possibilità di fondare una Banca di gratuito credito. Con questo scritto avanzo (depurata dalla gran parte dei retropensieri teorici) l’idea e spero di raccogliere, oltre alle critiche e ai suggerimenti, le prime adesioni in modo da definire lo studio di fattibilità e procedere alla costruzione pratica.
1) Eravamo abituati all’idea che i poveri fossero i disoccupati, ma nella contemporaneità è il lavoro vivo che sopporta le condizioni di impoverimento. Tale impoverimento deriva in misura cospicua dall’indebitamento al quale ogni lavoratore è costretto per avere una casa e quant’altro è indispensabile o è ritenuto tale nella società contemporanea. Il debito non è cosa mala in assoluto. Nel debito c’è una grande attesa di futuro, un segno di speranza e di vitalità, la decisione di godere di beni che la propria ricchezza al momento non garantirebbe. Il debito in una certa misura è proporzionale alla ricchezza attesa. Chi contrae un debito si impegna fattivamente a diventare più ricco, a migliorare la propria condizione.
2) Ma anche quest’altro luogo comune dell’economia sta diventando desueto. La distruzione del potere d’acquisto dei salari e degli stipendi ha fatto sì che il debito, gravato dagli interessi, sia diventato in misura cospicua espressione della miseria. Gli interessi che gravano sul debito sono una specie d’ergastolo a cui sono sottoposti centinaia di milioni di persone nel mondo. Non solo, ma la schiavitù del debito usurato diventa una condizione fondamentale della caduta dei salari e del peggioramento delle condizioni di lavoro. Infatti, più alta è la funzione del debito, minore è la disponibilità al conflitto.
Il caso dei mutui subprime ha scosso il pianeta, ma in ciascun paese fuori dall’America si è tentato di dimostrare che gli Usa sono un caso a sé. Ciò è falso, l’Italia procede come il resto del mondo a ritmo serrato a produrre fenomeni assimilabili.
Una quota rilevante dei redditi da lavoro viene impegnata nel debito. Al debito classico del mutuo-casa si sono affiancati i debiti da consumo. Tra i vari debiti, la quota degli interessi passivi che i redditi da lavoro devono sopportare è micidiale.
Vi sono migliaia di singoli o di famiglie che sopportano debiti pari o superiori alla metà del loro reddito e una quota di questo debito, a volte superiore al 50%, è impegnata nel pagamento degli interessi passivi.
I redditi da lavoro sono usurati dal debito. Sembra una condanna senza riparo; appartiene alla storia dell’umanità. Nonostante il severo divieto d’usura sia stato pronunciato anche dalle religioni il pagamento degli interessi non è stato mai eliminato. Con gli interessi del debito si conduce la guerra infinita tra capitale lavoro, tra rendite e salari. In questa guerra infinita c’è sempre il solito vincitore al quale tutte le nobili lotte del movimento operaio hanno solo fatto il solletico.
Non c’è proprio nulla da fare?
Contro tutte le prove della storia, cocciutamente, continuo a pensare che c’è sempre qualcosa da fare. Il qualcosa da fare in questo caso è semplice e immediato: creare una Banca di gratuito credito. In molti penseranno che è una follia e in un certo senso avranno pienamente ragione. L’idea è certamente folle o comunque così apparirebbe a ogni calcolo del raziocinio economico imperante.
Il proposito è creare un mezzo che possa concorrere a risolvere uno dei problemi economici principale di tutti i diseredati: poter essere indebitati senza essere usurati. Pagare la ricchezza fruita anticipatamente senza contribuire con il pagamento degli interessi sul debito ad arricchire chi è già ricco di suo. Gli interessi sul debito trasferiscono i redditi da lavoro alle rendite e concorrono in maniera determinante a creare una schiavitù che rende più docili e più ricattabili.
L’impresa che qui si propone di fondare dovrebbe funzionare come segue (ma ogni miglioria nel solco dell’idea madre è benvenuta):
La Banca di gratuito credito funziona avendo a modello le banche di mutuo soccorso.
Ogni socio della Banca versa una quota di sottoscrizione minima mensile di 15 euro.
La Banca raccoglie i risparmi dei soci.
Per ottenere crediti dalla Banca occorre essere iscritti e versare la quota minima di sottoscrizione da almeno due anni.
La Banca si finanzierà con le quote d’iscrizione dei soci, con eventuali donazioni e con prestiti infruttiferi e utilizzerà i depositi di risparmio dei soci per concedere prestiti gratuiti ad altri soci.
Soci della Banca possono essere singoli, famiglie, associazioni, cooperative, società.
I prestiti verranno attribuiti, in casi di indisponibilità per tutti i richiedenti, in ragione delle disponibilità della Banca, del tempo in cui si è soci e dell’ammontare del prestito richiesto con priorità per le somme minori. I primi sottoscrittori della Banca potranno ottenere per primi i prestiti. Le somme richieste possono essere pari al massimo del 30% del reddito disponibile e per una durata massima di dieci anni. Quote superiori di debiti e per un tempo superiore sono da osteggiare: bisogna abolire la condanna all’ergastolo dei debiti.
Le spese organizzative della Banca di gratuito credito possono essere pari al massimo alle quote di iscrizione versate dai soci. Per ridurre (con tendenza all’azzeramento) i costi dell’organizzazione della Banca saranno utilizzate quote di gratuita attività fornite dai soci della Banca.
I prestatori di gratuità attività saranno di diritto soci della Banca anche qualora non potessero versare le quote d’iscrizione a condizione che abbiano versato già due anni di sottoscrizione o di aver prestato sempre per almeno due anni quote di gratuita attività.
La Banca di gratuito credito, in funzione del capitale di cui disporrà, potrà avere anche la funzione di 1) Banca dei beni comuni. Con questo ramo d’attività, la Banca potrà acquisire i beni donati ad essa o da essa comprati e disporli in usufrutto ai soci i quali potranno godere dei beni comuni in cambio di un affitto pari al 10% del proprio reddito;
2) Banca della proprietà comune; con i soci che intendano ottenere prestiti per investimenti di carattere imprenditoriale la Banca potrà condividere quote proprietarie.
Per finire, rispondo, come usa fare in questi casi, alla domanda più comune riservandomi di rispondere ad altre che eventualmente mi saranno rivolte.
D. Perché qualcuno dovrebbe depositare risparmi che non fruttano nulla? R. Perché i risparmi versati nelle banche già non fruttano nulla. Gli interessi attivi pagati dalle banche sono di media dello 0,1%, da cui occorre sottrarre il 27% delle ritenute fiscali mentre gli interessi passivi che i correntisti pagano per fido di cassa sono mediamente del 9.50%, ma raggiungono il tasso effettivo annuo del 12,551%. Continuando a depositare i propri risparmi in una banca si perpetua un meccanismo a proprio sfavore che esprime chiaramente la sproporzione presente tra chi offre denaro e chi lo chiede; depositando i risparmi nella Banca di gratuito credito il denaro non genera profitto certo, ma nel caso si richiedesse un prestito alla Banca di credito gratuito vigerebbe la perfetta uguaglianza tra chi presta e chi richiede denaro. La mancanza di profitto si rivela un enorme guadagno al momento in cui il depositante richiede un prestito ed è un atto a costo zero virgola uno depurato dalle ritenute fiscali di sottrazione alla sfera degli interessi costituiti.
Commenti, suggerimenti e critiche possono essere inviate anche a tripodix@tiscali.it
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Il denaro?…
Andrebbe abolito, come nelle comunità anarchica spagnole del 1936.
Chi lo definisce “pane del demonio” ha perfettamente ragione.
Banche “etiche”?…
Una contraddizione in termini.
Mohamed Junus c’è riuscito, non vedo perché Tripodi no.
La Grameen Bank di Mohamed Junus non effettua prestiti gratuiti. I finanziamenti sono piccoli con piccoli tassi di interesse e senza obbligo di garanzie. Unicamente particolari categorie di beneficiari (i mendicanti) sono tenuti alla restituzione del solo capitale. E’ una struttura che si basa sulla convenienza e sull’efficienza, e che tutela interessi collettivi attraverso la realizzazione di interessi individuali. Quella che qui si propone pare invece un’iniziativa di volontariato, alla cui base sta soprattutto la sensibilità individuale: ma essa è soggettiva, mutevole, aleatoria. Tutti pessimi presupposti per l’efficienza. Inoltre (o soprattutto) Junus, pur praticando anche il credito al consumo, parte dal credito alla produzione: a chi ha fame non regalare un pesce, ma insegnagli a pescare! Altro sembra il senso del post: più orientato al pesce, quindi assai più vago e velleitario.
Hai ragione, la proposta di Tripodi assomiglia magari di più a una cassa peota, ma è vero che non chi non possiede qualcosa, uno stipendio fisso, una casa di proprietà, o un garante che li possieda a sua volta, dal prestito bancario è escluso e che anche chi non è escluso paga interessi enormi. Si possono cercare modi.
levare un non
Vedo un unico punto ostico: essere iscritti e versare la quota da almeno due anni per poter accedere a un prestito: tempo troppo lungo.Il resto, indipendentemente dalle opinioni dei presunti esperti, più che fattibile!
Blackjack.