Giugno
di Silvia Zamperini
La salma di un insetto
Penelope ha schiacciato la cavalletta,
sulla tappezzeria di scettri e corone.
Spalmata tra un rubino e uno zaffiro
si è sentita scricchiolare poco a poco.
Sopra,
un dagherrotipo indiano
sotto,
un ventaglio tibetano.
Oggi è l’anniversario dei fiori con petali pari,
che quando li conti t’ama sempre.
Una corona per te, cavalletta,
che il tuo sacrificio non sia stato vano.
*
Di domenica
Un’oliva sul fondo del bicchiere
sbeccato e sbavato di rossetto.
Sono un cerino carbonizzato
posso servire solo a disegnare un baffo all’insù.
Nel secchio della pattumiera c’è un ragno
un liquido marrone
il succo dei rifiuti
per pigrizia non lo lavo
e lo lascio sul balcone.
Priviet, San Pietroburgo.
*
Alla fermata
Vado e torno con una gomma bucata.
Sul tavolo, petali di cera preziosa.
Sfioro l’orecchia a forma di conchiglia, sa di pan pepato.
Ti aspetto, e non me ne vado.
Abbrustolisco sotto le fronde,
so che mi verrai a prendere con una zebra.
E poi un’altra volta, ancora, io luccicherò di pois.
*
Non c’è
Un bottone azzurro nel mar delle azzorre
ecco quello che stiamo cercando.
Getta la rete, pescalo tu, che io sono stanca.
M’avevi detto “brucio”,
di un amor perduto.
L’ho ritrovata io per te, volevo vedere com’era.
Riccia e secca, una me al contrario.
“Dimenticala!”, ripetevo a voce bassa.
E lo dicevo ai muri, e alle ciabatte, alle vongole che mangiavo, alla pelle squamata.
“Dimenticala!”, gridavo forte.
E lo urlavo ai soffitti, ai bignè alla crema, alle stringhe stese ad asciugare e alla vicina armena.
“Dimenticala!”, t’ho chiesto una sera.
“Chi? Non c’è mai stata.”
Ed eccolo lì che scintilla
sapevo che l’avresti trovato
quel bottone negli abissi del mare
un chicco sparuto
una branchia di noi.
*
ciliegie
Mangi ciliegie seduto composto.
Tabacco sul tavolo,
e noccioli sputati qua e là.
Appoggio un piede sul tuo schienale
si fa spazio, non si contiene.
E fa buio e non vedi e sfiori la mia unghia con il gomito.
Fingo sorpresa e anche lei
che si sente in cima ed è una radice.
Torno scolpita e decorosa a masticare,
e ingoiare la voglia di te.
*
Shanghai
Cadono gli stuzzicadenti
tutti
tra le briciole di mollica di pane.
Questo è un segno, dico
tornerò a giocare a shanghai.
La prima volta avevo calze bianche e rosse,
e portavo occhiali da gatto.
Accucciata sul tappeto,
spostavo bastoncini a spiedo.
In palio una palla di neve
da sciogliere in bocca
un bacio gelato
un lampo assolato
un inizio stordito.
*
Dice che
Dice che era andato a fare un viaggio,
e che non era più tornato.
Dice che sarebbe voluto partire pure lui
ma che aveva paura dei cammelli.
Dice che hanno le sopracciglia come gli elefanti
gli occhi tristi
e che le gobbe sono tane per burattini.
Dice che lui i cammelli li aveva sempre amati moltissimo
e che avrebbe voluto allevarli in collina.
Dice che però non esisteva nessun ponte
che dal deserto arrivasse sin lassù.
Dice che gli sarebbe piaciuto chiamarlo Carmine
un cammello.
E Carmine fu.
*
La tua testa
Sfioro il profilo con la punta di un dito
una foto masticata dal tempo.
Ho sognato un vestito da sposa sgualcito
ciancicavo parole e mi chiedevo dov’eri
“Il maestro è a lezione!”
rispondevano gli allievi in coro.
Ed io
una lumaca adorante
una bambina tremante
un corvo in spalla e in groppa a un elefante
ti sbigottivo d’amore.
*
Non mi avevi detto che
Non mi avevi detto che
che l’avrei trovato in un’aula all’ombra di un tiglio
e gli avrei cucinato meringhe e canapè.
Che avrebbe dormito su un letto assolato
il giornale accanto al cuscino
e la mia mano da chiromante in testa
per leggergli i pensieri.
Non mi avevi detto che sarebbero stati troppi e confusi
che mi sarei sentita uno zecchino tintinnante nelle sue tasche,
e che mi avrebbe svuotata.
*
Biglia al ballo
Balliamo.
Scricchioliamo sul pavimento
due biglie di vetro nella retina.
Avevo un orecchino, io, e tu me l’hai rubato.
Te lo sei portato tra i toreri spagnoli.
Rivoglio la mia perla
fagocitamela addosso
e poi cuciti la bocca con un filo rosso.
*
Rosso, per te
Una schiena e una testa qualunque,
vertebre sporgenti e nei come rampicanti.
Ti presto un libro, mettilo in tasca e non lo dimenticare.
Mentre mastichi un panino fumante mi dici
non l’ho ancora iniziato,
non riesco ad andare oltre alle parole
le parole cerchiate di blu.
Ma tu devi leggere il resto, quelle parole sono mie.
Perché quelle sì e le altre no?
Erano lì per me, e per non farle scappare le ho messe nella rete.
Un sorriso, è caduto del formaggio sulla vernice rossa della scarpa.
Con un dito l’hai pulita
E questo rosso?
È per te.
*
È salata quest’acqua
Dicono che è questione di tempo
mentre piango
epperò continuo a versare lacrime
copiose
sembrano formiche trasparenti
scavano le guance
finiscono sul seno.
Gocce salate
se mi metto gli occhialini per nuotare
posso stare in apnea nella vasca
oppure galleggiare
fare il morto
senza tapparmi il naso.
*
Le avevi comprate tu
Ci sono le nostre caramelle nella tua macchina
gelatine ricoperte di zucchero
e mentine a forma di pino silvestre
c’era anche un cioccolatino
alla gianduja
l’ho mangiato
a te piace solo fondente.
Le scarto con cura
rane che gracidano
ho la borsa sulle ginocchia
sai, mi gratta la vena del collo.
La giugulare?
Proprio quella.
Tengo in mano la cipria
è senza luce questo specchio
e per vedere una zecca forse non serve.
Strappamela, ma con amore.
Questa zecca è una punta di liquirizia.
*
Una notte tra i beduini
L’utero come un acarpo,
resto distesa accanto a ginocchia che spingono.
Un melograno sbriciolato
un filamento di bava
scorre vicino all’ombelico.
Sulla parete i quadri con le beduine
nel deserto fa freddo di notte
corpi costernati e in testa turbanti
rumini parole nel sonno
immagini disossate
pagliuzze tra i capelli sembrano
zampe di cavallette.
Una chela bionda rimane tra le dita,
la appoggio sul cuscino
e aspetto che il vento se la porti via.
Se non fosse che so che non è così direi che sei seduta alle mie spalle in a declamare e raccontare storie
quello che fa la poesia
. Avete anche la stessa voce.
complimenti : 27 luglio 2009, ore 11.11.
straordinaria
c.
Andrea, come mi fa piacere leggere poesia di delicata rosa femminile.
Apprezzo particolarmente Penelope: “oggi è l’anniversario dei fiori con petali pari “. Festa pagana dell’amore e del lutto di una cavaletta. Gesto violento contro lo splendore innocente dei fiori.
Ciliegie ( in sottofondo il mio albero d’infanzia in paradiso terrestre)
il murmuro della parola nell’arco dei gesti,
il silenzio interiore,
il desiderio mangiato come una dolore in forma di ciliege.
La tua testa
la presenza immaginaria dell’infanzia
animali
sono pelle di guarigione
al mondo.
E’ salata quest’acqua
Mi piace del canto giusto
per ” une pleureuse” comme moi,
il sapore delle lacrime
che fanno il viaggio del volto
al seno
il sentimento di perdere il fiato
come nuotatrice in piscina.
Ho pensato da lungo che lacrime in realtà
nascondino il dolore
sono un velo per non guardare
la pena,
e un piacere viene dalle lacrime
come mare “consolatrice”.
E’ una straordinaria poetessa (Silvia Zamperini)
E spero commenti numerosi.
Aggiungo che la voce di Blossom Dearie è meravigliosa ( è lo stile che amo).
Grazie a te Andrea per il momento di felicità ( lettura e musica) :-)
véronique
terribile.