Zoo
di Davide Racca
Stessa faccia stessa razza – dice il greco.
La scimmia dello zoo – con la mano
al mento, si concentra, si gratta,
si spaventa …
ZOO
Arm Macht Reich[1]
Dal nido alla cella – un uovo morto.
Disabitata – la voliera
sotterra
la testa del condor.
*
Il sonno – più forte
del leone –
spalanca
– lisergiche
– le fauci.
*
Nel deserto – estinto –
sotto grasse piogge di mani
– dietro rumori attutiti – e
nessuna uscita – il pitone
– scorsoio – si fa un nodo
alla gola.
*
Artrosi nell’aria – L’aquila
reale mette gli occhi
alla grata …
Dal trespolo obeso –
rimpicciolisce
sullo stomaco
la portata del becco.
*
Istinti –
incellofanati …
Uno sputo di oceano
mette in fuga lo squalo.
*
Trenta pollici di foresta
amazzonica
per la vedova nera.
Gli amanti – si sposano –
si massacrano –
in una nuova dimora.
*
Guardandosi – da dentro
– specchi agli specchi …
Dai copertoni –
scimpanzé – ieratici –
al parco giochi –
ondeggiano.
*
L’esemplare di panda
– è finito.
Resta
una tavola di legno,
briciole – la sua ultima
cena per terra …
La fotografia di lui – buddha
– che sorride e di lontano
comprende …
Una cartolina alle spalle –
tanti baci –
dalla terra natale.
*
Dementi,
se ne stanno
dietro i muri – nascosti –
camuffati da pecore –
duri come il freddo –
battendosi il capo …
Gli elefanti – fuori
d’equatore – fuori
misura –
occhieggiano
atterriti –
Quando si chiede a una zolla
di sole
di resistere
al ghiaccio.
*
I piranha – in terapia
di gruppo – hanno
ammorbidito
i metalli – compreso
la dignità del pesce rosso
– la ruota improba del caso
– il complesso profondo
degli offesi.
*
– O la borsa o la vita …
Il destino incoraggia
– al quieto Lete –
l’alligatore.
*
Dietro le grate – nero –
dal suo angolo zen – la lingua
slogata – zampe pese –
si appanna distante
il puma.
Attraverso
le strette fessure
– dal giallo
torbido degli occhi –
salgono odori pungenti
di pisciato.
Refrattario – a lui si chiede
di dimenticare – con un tenero
numero da circo – sulla schiena …
– ora che è calmo, mettigli la mano
*
Un urlo dal fossato
senza rete …
Patina di peli –
muffiti –
sullo stomaco dell’orsa.
Ghiaccia –
madre
isterica – prosciuga
il latte dalle sue mammelle
– inventa – schifata
– nere
favole.
*
Il rospo – fermo – testa
alta – occhi
al soffitto …
L’acqua del ruscelletto
scorre – La diga amniotica
dei girini controlla
le nascite …
Niente di nuovo – non c’è
neanche il sole –
L’acqua
continua a girare – Il rospo
– di sale – aspetta
il diluvio.
*
– Impagliate nostalgie
di lontana sete …
Dall’aspetto coloniale
– le zebre – in tenuta
di ostaggio – sono
vicine –
– ben puntate.
*
– Istinti interrati …
Zoccoli ammassati
di montone – su montoni
di fango –
Sterco – a testa bassa – raspa
la terra – ipnotica …
*
Il camaleonte – botanico
– in un piccolo cerchio
di rami – percorre
il suo buco di mondo –
barbaro – che
a un tratto
scolora – scompare
…
[1] Povero Rende Ricco, frase che ho trovato scritta sui muri nei pressi dello Zoo di Berlino
bellissimo. tremendo. una rappresentazione della crudeltà degli zoo, con questi animali che somigliano per qualche verso a uomini o a “cose degli uomini” (es. le zebre coloniali). insomma, applaudo a questo poemetto di grande forza e maturità espressiva.
Le qualità distorte, ridotte, ritorte dalla cattività. Una lingua anch’essa interrotta, come la visione – esterna – da sbarre. E l’allegoria profilata bene, perspicua. Sono versi splendidi,
complimenti.
bravo davide, bravissimo…
Grazie, in particolare mi fa piacere che Franz abbia colto un elemento fondamentale del poemetto, e l’esempio della zebra dall’aspetto esotico-imperialistico-coloniale coglie l’origine ottocentesca dei giardini zoologici. La razionalizzazione della natura, il progresso umano inconciliante, portano inevitabilemente a uno stato di prigonia.
Nel periodo in cui l’ho scritto imperversava l’orsetto bianco Knut: una mostruosità mediatica.
Per fortuna è cresciuto
bella idea e belle poesie.
Ciao Davide, i tuoi versi sono molto belli… finalmente dopo anni leggo qualcosa di tuo e in un certo modo mi tolgo anche la curiosità su cosa stessi combinando…
ciao, spero che non passino altre ere geologiche prima di riacchiapparci