Il fantasma della nudità

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di Andrea Inglese

Nonostante tutti i nostri sforzi, i nostri miracoli di adattamento, il duro esercizio dell’attualità, siamo con puntigliosa costanza espulsi dall’Eden dell’ideologia. Ci ritroviamo sempre, prima o poi, su terreni dissestati, senza piste plausibili, ad avanzare a tentoni, tra buche e rovi. E ogni volta eravamo convinti che l’Eden fosse un comparto stagno, che la moquette di trifogli e sulla fosse eterna, in fibra sintetica, e invece il tappeto erboso si squarcia di nuovo e le pareti stagne si fanno zeppe di voragini da cui si scivola via, fuori, nell’inospitale aperto. (Quell’Aperto che piace a poeti e filosofi, ma fa schifo a tutti noi, in quanto cittadini ordinari di una precisa zona del mondo.) Che le nostre democrazie così mature e oliate, dovessero garantirsi a colpi di leggi discriminatorie e di condivisi slogan razzisti, è stata davvero una sorpresa inaspettata. Che il buon vecchio capitalismo, uscito sempre indenne e riformato dalle sue crisi, ritornasse a esibire la sua paradossale natura, che arricchisce i pochi impoverendo i molti, è stato davvero un colpo basso. Che le missioni di pace si trasformassero nel solito far west vietnamita, è stata davvero una sconcezza.

Ora molti sono con un piede nostalgico nell’Eden e uno fuori, in zona paludosa o aspra. E in preda ad un grande vorticare di fantasmi. Su terreni informi, vedono sbocciare dal nulla insegne raggianti da tangenziale di Las Vegas: “Per di là, sempre dritto”, “Girare a gomito”, “Discesa sicura a capofitto”. Ognuno vuol andare ben da qualche parte, reagire a colpo sicuro, sganciarsi dalle colonne di gente indecisa e tentennante. Poco importa se la segnaletica spettrale inganna e confonde. Magari il vicolo è cieco, è un culo di sacco, è un pilone di cemento armato assicurato: l’importante è pensarsi sempre sull’edenico terreno da golf, pianeggiante e senza ostacoli.

Nell’ultima scena del Fantasma della libertà, film di Luis Buñuel del 1974, un gruppo di studenti arrabbiati si scontra con la polizia. Vuole assolutamente penetrare nello zoo e prendere il posto degli animali in gabbia. I fantasmi dell’ideologia hanno svariati i colori, e l’eden può benissimo avere le fattezze di un recinto adibito alla prigionia dello struzzo o dell’ippopotamo.

Se avesse girato oggi un film sugli spettri dell’ideologia, Buñuel l’avrebbe potuto chiamare Il fantasma della nudità. Immaginiamo facilmente quale sequenza avrebbe scelto per la scena finale. Un gruppo di donne entra in una piscina pubblica, in cui si stanno bagnando uomini e donne in costumini alla moda: tanga maschili e femminili, due pezzi filiformi e provocanti. Questo gruppo di donne porta costumoni coprenti, in stile muta da subacqueo, che lascia scoperti solo volto, mani e piedi. Si coglie immediatamente lo sconcerto e lo spavento dei bagnanti di fronte ad una tale oscenità. Grida di scandalo, di riprovazione, d’odio. Mamme che coprono gli occhi dei bambini. Gente che esce dall’acqua. Giovani adolescenti che strabuzzano gli occhi e golosamente si godono lo spettacolo. E sopratutto un drappello di affannati poliziotti, che goffamente si mettono ad inseguire le bagnanti coperte, tentando in ogni modo di denudarle.

Il giorno stesso in cui i giornalisti italiani, con l’unico talento che ormai li distingue – l’invenzione lessicale da commedia all’italiana degli anni Settanta – inventavano il termine “burkini” (1), in una spiaggia isolata a pochi chilometri della celebre Saint-Tropez, una signora francese chiedeva a un’altra signora francese di coprirsi, in quanto la sua nudità offendeva i bambini presenti. La signora incolpata, che se ne stava semplicemente sdraiata sul suo asciugamano assieme ai figli e al marito, si accorse con rimpianto che stava finendo un’era. Dagli anni settanta quella spiaggia poco frequentata, pur non essendo una spiaggia classificata per “nudisti”, era un luogo in cui la gente che lo desiderava, poteva togliersi il costume senza scandalo e offesa di nessuno.

Insomma, intorno alla nudità nuovamente si affollano fantasmi. Nuovi e vecchi. E in particolar modo intorno alla nudità del corpo femminile. I rigoristi mariti musulmani agiscono secondo i loro fantasmi di nudità femminile, i democratici e civili bagnanti cristiani – e le istituzioni acquatiche che li proteggono – pure. I risultati sono di volta in volta diversi e antitetici. E inevitabilmente comici. Tanto che si può immaginare una versione ancora più efficace dell’ultima scena del Fantasma della nudità: dividendo lo schermo in due sequenze indipendenti, si possono accostare due inseguimenti concitati: uno di folla e polizia lanciate dietro la nudista abusiva sulla spiaggia, e l’altro di folla e polizia dietro bagnanti stracoperte in una piscina cumunale.

Nota
Mi piace pensare che i cronisti italiani abbiano almeno l’estro di inventare formule-tormentone, tipo “inciucio”, “zanzara killer”, ecc. Forse, in questo caso, si fanno solo portavoce di termini altrui. Ma comunque sanno sempre enfatizzare con chiaroveggenza quelli più giocosamente idioti.

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Immagine: Venere in piedi di Lucas Cranach

32 COMMENTS

  1. Sì, sarebbe bello se Buñuel ancora fosse con noi e dirigesse un film tipo Il fantasma della libertà/nudità nello scoraggiante contesto degli anni duemila. A proposito dei quali sempre più spesso penso alla Società dello spettacolo del grande Debord. Bellissimo post.

  2. Un pezzo di costume:)

    infatti tutto il mondo è paese:
    burquini è un trademark, diventato d’uso comune internazionale
    A verona
    nonostante la protesta delle mamme, hanno ammesso in piscina la bagnante col burkini, dopo controllo d’idoneità del costume (!).
    A varallo sesia invece, il sindaco l’ha vietato tout court (multa 500 euro) sia per colei che fa il bagno in piscina, sia per colei che lo fa in acque libere. Il motivo non è igienico, come accaduto invece
    in francia dove la bagnante non è stata ammessa in piscina per motivi appunto di ….pulizia.
    su questo ed altro anche il nyt (in australia il burquini lo indossano anche le bagnine, chissà, magari per proteggersi dai melanomi)
    ma per sfacciati motivi di reciprocità: immaginate le nostre donne di varallo sesia in bikini sulle spiagge dei paesi musulmani. Immaginatevelo,
    lui è della provincia di cuneo, quella zero batteri).
    Insomma il re è nudo E la battaglia continua a giocarsi sul corpo delle donne, nudo o vestito che sia. Forse, appunto, perché rende.

  3. La scrittura di Andrea Inglese è sempre chiara, efficiente e tocca il punto sensibile della nostra società.

    Non mi piace l’idea di donna in burkini, nonostante il fenomeno marginale. Non credo alla libertà scelta di un corpo vestito, imprigionato
    in acqua.

    Chi ha l’abitudine del contatto con l’acqua ( anche l’acqua falsa di una piscina) sa la felicità della libertà del nuotare, il momento dove si sente
    la nudità della pelle e la carezza dell’acqua.

    Mi viene a pensare a donne in paese dove il corpo femminile è celato, come ragazze guardano lo spazio tra la casa e il mare come irragiungibile.
    Mi viene la rabbia.

    Chi a una sola volte provato la nudità in mare sa l’innocenza, la bellezza dei corpi che la natura ha fatto, sa l’erotismo puro dell’acqua.

    Il corpo della donna da legiferare? no…

    Vorrei che questo caso marginale sia rendito al silenzio, e che piuttosto
    noi torniamo sguardi verso donne che hanno possibilità di chiedere libertà.

  4. Aggiungo: donne che hanno possibilità di chiedere libertà attraverso noi,
    quando il silenzio e lo spavento calano in un paese…

  5. E’ bruttino pero’ quel costume, non si puo’ pensare a qualcosa di austero ma un po’ più bellino e comodo…

    Io tornerei al costume intero anche per i paschietti, quest’anno non sono riuscito a perdere i 3 chiletti che ho accumulato durante l’inverno e mi farebbe comodo un costume comprente ^__^..

    .. si accumula sempre tutto nel girovita uffffffffff ..

  6. (per altro, pensavo di dedicare questo pezzo proprio a gina… che di queste faccende ne sa qualcosa)

  7. ai
    ti meriti lui per esteso

    ares
    i 3 chili di rotolini vengono dagli spaghetti spazzati in noveundici:)
    (ma “maschietto” ti prego no! )

  8. Andrea, il post mi ha spiazzato, pensavo, leggendo l’inizio, che volessi parlare del nostro triste panorama politico, poi devi sulla quotidiana cronaca razzista, l’uso del corpo femminile nella nostra società senza tralasciare punte di comico.
    Però mi è piaciuto. E già che ci sono ne approfitto per dirti che sto leggendo “La distrazione” e ti faccio i complimenti. Una “poetica dell’attenzione alla parola” la definirei.

  9. Dieci giorni fa ero in una spiaggia sul baltico nella zona di confine tra polonia a germania. Direi che la metà erano nudi l’altra metà in costume. Siccome mi sono sempre stati antipatici quelli che dicono che è proprio il vestito che rende il nudo sessualmente attraente, mi sono sforzato per un po’ di guardare le donne più giovani e belle (e tutti gli uomini, ma credo per altri motivi…) cercando di convincermi dell’infondatezza di questo mito.
    Non ho resisto mezz’ora, la nudità lentamente si era trasformata in un continuo indifferenziato, goffo, gonfio, macilento, patetico, straziante. Una miseria, un vero schifo, mi veniva da piangere.
    Non ho capito se era l’inizio difficile di una piccola personale emancipazione, un rigurgito di platonismo,
    o altro.

  10. Ma come si fa a stare nudi in spiagia, si sposta tutto a destra a manca e prima o poi te lo schiacci.. °__° mettere il costume e’ un atto pratico..

    ..poi fare il bagno nudi in mare lo trovo rischioso, si rischia di fare da esca a qualche pescetto affamato °__° ..

  11. Comincia ad esserci materiale abbastanza per organizzare due partiti pro e contro la nudità in spiaggia. Tutto cio’ mi sembra molto più alla portata che organizzare forme di lotta e dissenso contro le nuove norme del pacchetto sicurezza o contro le forme di cronica mancanza di lavoro nel Sud Italia…

  12. Siamo alle solite: culto del corpo pagano contro vergogna del corpo monoteista! Il monoteismo è il fondamento delle ideologie progressiste, per cui quando il Cristianesimo è entrato in crisi i nostri illuminati governanti hanno pensato bene di farci invadere dai musulmani, così ci ricordiamo del Dio “etico”…

    PS
    La Venere del Cranach è il simbolo del mio blog (assieme al dio della guerra)

  13. non so.
    ho passato l’intera giornata di oggi su una spiaggia, completamente nudo.
    non c’era nessuno e dunque a nessuno ho imposto la visione del mio antico corpo: qui poi niente meduse.
    per me, tra lo stare in acqua con il costume o senza c’è un’enorme differenza: la nudità è uno stato della mente, ma il nudismo è un’idiozia, quello di massa è disgustoso.
    concordo con chi afferma che la nudità è il più delle volte desolante.
    non conoscevo il burkini: anche questa mi sembra un’idiozia tale che non credo sia il caso di spenderci parole

  14. Proprio questo volevo dire, la nudità degli antichi, degli eroi e delle Veneri, era una nudità rituale che sacralizzava il corpo. Nulla a che vedere con le volgarità pornografiche della società dei consumi.

  15. Ma fatela finita! In Italia ho sempre frequentato le pochissime spiagge nudiste di cui godiamo. Anche se negli ultimi anni sono piene di coglioni in costume da bagno! Non si capisce a che titolo lì. Questo sì che è un cambio epocale. Una regressione. Il burkini al momento non è rappresentativo di un bel niente.

    E poi un corpo nudo su una spiaggia nudista non deve essere né eroico né bello. Anzi, fatemi il piacere, non venite sulle spiagge nudiste.

  16. Apocalisso, se vuole avrei da suggerirle un paio di simboli per il suo ces… (pardon!) per il suo blog.

    E tutto a gratis. Anche il rotolone.

    Vostradamus

  17. Apocalisse 23
    Nulla a che vedere con le volgarità pornografiche della società dei consumi.

    a inglese
    Nulla a che vedere con le volgarità pornografiche della società dei costumi.

    ps In ogni caso il fantasma ha agito. I partiti contrapposti già ci sono. Che meraviglia!

  18. Le donne, nude o in burquini che siano, non vengono cacciate dalle spiagge, inseguite da folle inferocite, scuoiate vive e appese sulla pubblica piazza. Certo che no. L’assassino continua ad avere le chiavi di casa, producendosi in sempre più efferate, quotidiane macellerie. Le donne son fatte fuori dentro casa , da non ben precisati fantasmi autotrasparenti, che per l’occasione si travestono da compagni, amici e parenti armati di un’arma di distrazione di massa ben precisa: vogliono confondervi le idee e distogliervi dai veri problemi di questo paese.
    Ecco, è solo un’idea per il prossimo pezzo di costume:)
    E adesso vado aff’an bagno :)))

  19. @gina
    purtroppo nella società multicriminale l’assassino può essere a ogni angolo di strada e massacra indistintamente uomini e donne. Probabilmente di questo passo arriveremo ai sacrifici umani, con le folle multietniche che urlano di gioia sul cadavere delle vittime sbudellate…

  20. Ok protestiamo Inglese, anche se forse ci si doveva pensare 10 anni fa , almeno.

    Cosa facciamo?, ci accampiamo come Brian Haw, un 60enne inglese che da 3mila giorni è accampato fuori Westminster per protesta alla politica estera britannica ?

    Noi avremmo ben più motivi per accamparci fuori dal parlamento italiano, il problema e’: in Italia e’ possibile accamparsi fuori dal parlamento senza essere malmenati dalla polizia?

    Chissà se la notizia è vera?

  21. @Apocalisse 23.. e che diamine sei apocalittico!!

    ..non esageriamo i climinali non sono ad ogni angolo, sono tutti stipati nel nostro parlamento, criminali e istigatori, li trovi tutti li..

    ..bè adesso sono tutti al mare però °__°

  22. La spiaggia è una società fondato sullo sguardo; e questo sguardo è più terribile che la legge.

    Non mi piace essere nuda sulla sabbia, non per vergogna del corpo con la natura, ma lo sguardo non lo assumo e trovo sgradevole il contatto della sabbia.

    Ho la fortuna di fare il bagno sulle spiagge dell’Altlantico immense al cospetto dell’oceano. Verso le dieci, quasi nessuno, solo la felicità del gioco dell’onda fresca e il corpo nudo. Per me vale tutto. Non ho mai sentito un’impressione di libertà cosi intensa, una libertà che risale dall’infanzia.

    Il corpo nudo non è brutto, e quando vedo un anziana nel ventro del mare, felice; non vedo le rughe o la pelle meno ferma. Vedo gli occhi luminosi. Non c’entra il sesso in un corpo nel mare, penso a un altro erotismo: l’erotismo di sentirsi vivo nella natura.

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ha pubblicato uno studio di teoria del romanzo L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo (2003) e la raccolta di saggi La confusione è ancella della menzogna per l’editore digitale Quintadicopertina (2012). Ha scritto saggi di teoria e critica letteraria, due libri di prose per La Camera Verde (Prati / Pelouses, 2007 e Quando Kubrick inventò la fantascienza, 2011) e sette libri di poesia, l’ultimo dei quali, Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, è apparso in edizione italiana (Italic Pequod, 2013), francese (NOUS, 2013) e inglese (Patrician Press, 2017). Nel 2016, ha pubblicato per Ponte alle Grazie il suo primo romanzo, Parigi è un desiderio (Premio Bridge 2017). Nella collana “Autoriale”, curata da Biagio Cepollaro, è uscita Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016 (Dot.Com Press, 2017). Ha curato l’antologia del poeta francese Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008 (Metauro, 2009). È uno dei membri fondatori del blog letterario Nazione Indiana. È nel comitato di redazione di alfabeta2. È il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.