En coup de vent
Era, se ben ricordo, la primavera del 1981. Accogliendo l’invito dell’ assessorato alla Cultura del comune della mia città, Paolo Volponi era venuto per un duplice incontro con gli studenti delle medie superiori, che si svolse la mattina nell’aula magna del Liceo Classico, il pomeriggio nel grande auditorium dell’istituto tecnico per geometri. La sera, a cena, assieme agli organizzatori del ciclo di incontri inaugurato alcune settimane prima da Franco Fortini, si conversava a ruota libera. A un certo punto Volponi , per definire il sicuro insuccesso e insieme il velleitarismo di certa azione politica ipotizzata in quella conversazione, emise il seguente verdetto. E’ come istigare il vento. L’espressione mi piacque e me l’annotai.
Tempo dopo ritrovai quell’appunto e l’icasticità dell’immagine si trasformò in condotta per l’azione (utopica)
Roberto Bugliani
Istigare il vento
questo vento che nella sera s’attarda
e s’arresta incerto su altane e coppi
se dar di testa o planare lieve
dai tetti delle ville, dagli apici dei pini
involgendo misericordioso le loro diplomazie di menzogne.
Istigare il vento
questo vento che di petunie e dalie s’incapriccia
e al rendiconto di squilibri e crolli
preferisce la simmetria dell’errore.
Istigare il vento alla vendetta
allo sconquasso di idoli bugiardi
questo vento che sbatacchia dolori senza riscatto
e piega il suo andare sullo spartito del dovere.
Istigare il vento, questo vento farlocco che solo sa
affidare il suo ordito al valzer con le foglie
e cicisbeo civettare con la siepe del ligustro
provocando la gelosia dell’acanto.
Istigare il vento a vortici inattesi
a raffiche d’insania, a scorrerie selvagge
questo vento esangue che nell’incanto
dell’edera s’incista e prudente stilla il suo umore
su scampoli di anni alla deriva, dove di noi
s’è macerata nel rovello la meglio parte.
Su luna de pergamino
Preciosa tocando viene,
Al verla se ha levantado
el viento que nunca duerme.
Così Garcia Lorca, per il quale il vento è istigato dall’avvenenza di Preciosa. Molto belli questi versi. E anche il filmato. Grazie.
Il vento porta nell’invisibile i sentimenti, il tempo, i vestiti dei fiori( petunie e dalie), i volti diversi del ligustro amato e del acanto geloso,
il vento accompagna l’esilio, fa delle cose un polvere, il vento danza e canta, quando la solitudine è più grande, il vento ha la bocca in fuoco,
il vento corre tra tu e il mondo, si vede benissimo sulla pelle di una prateria.
La bella poesia mi racconta questa storia che è il vento, non ha un senso politico per me, ma ho sentito la rabbia che porta la poesia bellissima di Roberto Bugliani contro la menzogna, burrasca, raffica, turbine.
Istigare il vento…
Ma oggi ho il vento nella testa, e la mia riflessione non trova risposo e ragione.
Grazie a Sparz e Véronique: i riscontri fanno bene alla salute poetica :-)
e anche (graie) al “solito” furlèn