Il velo di Maya del popolo italiano

tatooSabineBegan

di Massimiliano Virgilio

Si sostiene da più parti che il principale errore di Silvio Berlusconi nella “vicenda escort” sia rappresentato dalla contraddizione tra i suoi comportamenti privati e i valori pubblici da egli usati per convincere l’elettorato, specie quello moderato di matrice cattolica, per sostenerlo nelle spedizioni governative dei suoi ultimi quindici anni.
Più volte, sottoforma di concreti provvedimenti volti a favorire la famiglia tradizionale, o attraverso il sostegno a manifestazioni come il Family Day (ricorderete l’imponente manifestazione che annoverava tra i suoi promotori l’onorevole Cosimo Mele, ex parlamentare dell’Udc, poi indagato per cessione di stupefacenti a una prostituta che si trovava nella sua camera d’albergo), il premier si è fatto portavoce di quei valori che secondo il giornalista di Repubblica Giuseppe D’Avanzo stridono con “il disordine della sua vita privata”.
Di questo si è discusso e si discuterà. A tutt’oggi la questione, seppur dibattuta da pochi giornali, è disponibile di approfondimento per chiunque abbia occhi per leggere (e per vedere).

Ciò che invece sembra sia stato poco, o per nulla, messo in evidenza, è la contraddizione ancora più insanabile tra i valori apparentemente familisti perseguiti dal popolo italiano e la considerazione che questo stesso popolo nutre riguardo alle vicende che da mesi ormai attanagliano il presidente del consiglio. Voglio dire: in un paese realmente cattolico, moderato, in un paese che scende realmente in piazza per il Family Day, i comportamenti privati del premier genererebbero ben più scandalo presso l’opinione pubblica di quanto sia accaduto finora.
Il fatto che ciò non sia avvenuto (per complicità dei media, per catalessi collettiva della ragion pratica ed etica o “per mancanza di moralismo”, come sostiene il manipolo di guerriglieri al soldo del grande capo) non dà abbastanza conto di questa contraddizione, se è vero, come è vero, che il sessantotto percento dell’elettorato sostiene il premier, e che se oggi si tornasse alle urne la coalizione del centrodestra guidata da Silvio Berlusconi vincerebbe ancora una volta le elezioni.
La verità è che la “vicenda escort” rappresenta ben più di uno scandalo privato e/o politico. Rappresenta lo squarciamento di quel velo di Maya che per anni ha coperto la vera natura del mutamento in atto nel nostro paese, sottoposto alla riprogrammazione culturale berlusconiana da oltre vent’anni. Dalle prime puntate di Dallas in poi, il popolo italiano è cambiato, diventando via via più accondiscendente nei confronti di uno stile di vita licenzioso, spericolato e rampante, che non dice quel che fa e che fa quel che pubblicamente non si può dire, ma che anzi, sempre pubblicamente, va condannando.
Questa bifida caratteristica – una moderna rivisitazione del concetto di puritanesimo – appare insolita agli occhi di alcuni attenti osservatori nazionali e stranieri, perché annovera tra i suoi maggiori esegeti esponenti della civiltà dello spettacolo che dall’abbigliamento che indossano, sino ad arrivare allo stile di vita che conducono (passando per i consumi culturali, di droghe, per le mete estive che frequentano, per le amicizie che intrattengono, per i mestieri che fanno, per la nemmeno troppo celata condotta professionale di matrice affaristico-lobbistica), contengono in sé la duplicità di un modello introiettato da anni e che solo di recente ha iniziato a mostrare il suo versante più delirante.
È il paese che sniffa coca e va (o cerca di andare) a braccetto coi preti. È il paese dei tronisti tecnologici e super abbronzati che non hanno alcuna considerazione per il genere femminile, simili in tutto a vaccari della preistoria machista del belpaese. È il paese che predica le pari opportunità e poi va a cena con affaristi di ogni risma e con il loro giro di prostitute. È il paese che si indigna nella fascia protetta pomeridiana, che punta il dito contro giornalisti, intellettuali, scrittori, comici (ammesso che ve ne siano di non perfettamente integrati in questo paese) accusandoli di moralismo e di confondere il privato con il pubblico. È il paese che riesce contemporaneamente a credere (ma soprattutto riesce a far credere di credere) nel padreterno e nel pensiero debole. È l’Italia del moderno che avanza e dell’antico che ritorna. Il tutto ben amalgamato e nascosto sotto un doppio strato di trucco.
Ne Il mondo come volontà e rappresentazione Schopenhauer sosteneva che, una volta squarciato il velo di Maya, l’umanità sarebbe fuoriuscita dal letargo conoscitivo per approdare a una forma di conoscenza oggettiva della realtà. Come al solito i filosofi, anche i più pessimisti, sono accomunati da una visione troppo umana delle cose. Squarciato il velo di Maya del nostro paese, resta il mutamento antropologico di un popolo che dal puritanesimo democristiano e comunista è passato direttamente a quello berlusconiano. Fuori dal letargo conoscitivo, vien voglia di tornare a dormire.

27 COMMENTS

  1. resta forse da sottolineare che di questo “mutamento antropologico di un popolo che dal puritanesimo democristiano e comunista è passato direttamente a quello berlusconiano” il sistema berl., con il suo controllo dei media, è stato, se non l’artefice primo, almeno un potente acceleratore: che l’ha indirizzato, coadiuvato e incoraggiato con la sua propria “scala di valori”.

  2. Ma davvero prima di “Dallas” eravamo tutti onesti, integri, casti e puri? Sono abbastanza vecchio per ricordare: non era così. Non è mai stato così. La “Dolce vita” di felliniana memoria data da decenni prima di Dallas. Il grande corruttore non ha fatto altro che mettere in piazza (su una piazza più larga di quella raggiunta da Fellini) la nostra eterna realtà.

  3. per l’appunto, tolto il velo di maya, c’è la scoperta della nostra eterna realtà…

  4. La moralità, i costumi di una collettività sono legati alla dinamica del suo arricchimento. Da sempre quelle civiltà che hanno vissuto un crescente progresso e dunque maggiore giro di danaro, hanno anche visto il loro fatale declino di potere, ricchezza e moralità.
    Bisogna rivedere oggi il modo per poter conciliare la crescita armonica del Pil con una costante attenzione ai diritti umani, legalità e comunicazione di massa: un bel problemino per chi governa (e Berlu. di certo non ci sta riuscendo). Non sarà mica questa la volta in cui dovremo voltare lo sguardo a Oriente per trovare una qualche valida soluzione?

    • Penso che il problema (il paradosso, l’impasse) delle sinistre occidentali risieda proprio in questo ostinato tentativo di conciliare “la crescita armonica del Pil con una costante attenzione ai diritti umani, legalità e comunicazione di massa”. Finché si parlerà di crescita del Pil, si dovranno più o meno nascostamente autorizzare il degrado morale e politico, oltre che la totale mancanza di una prospettiva, di una visione migliore del futuro.
      Non è più possibile crescere. E’ tecnicamente impossbile. Non è più sostenibile, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista dei valori, o della morale. Questo lo sanno tutti, lo sappiamo bene. La Destra berlusconiana e i poteri che la sostengono inseguono l’ossessiva crescita economica (come è comprensibile faccia una destra liberale, berlusconiana o no). E, ovvio, i valori e la moralità passano in secondo piano. Ma la Sinistra? Che fa, cosa ha fatto e cosa si propone di fare? Fa lo stesso, cerca di comprare banche, introduce per prima il precariato nei lavoratori (pacchetto Treu), partecipa a guerre (Serbia) in modo da non inficiare la posizione italiana nello ‘scacchiere’ geopolitico mondiale. Tutto in nome di una sola cosa: migliorare la condizione finanziaria del paese prima e dei cittadini poi. Il pil postivo. E, in nome di questo, va da sé che i valori e la moralità passino anch’essi in secondo piano. In un contesto del genere, allora, è normale che i “proletari”, la classe operaia, i “poveri” votino Lega e Berlusconi. Se entrambi si propongono il medesimo fine è normale che io dia il mi voto a chi lo fa meglio, per statuto (banalizzo, ma ci ciamo capiti)
      Tutto questo per dire: ll futuro è nella decrescita. Nel pil negativo. Nella riscoperta di valori ANTIECONOMICI, il futuro deve liberarsi dalle catene imposte dai binomio salario-consumo, più salario più consumo. Il futuro della politica, la prospettiva che la sinistra deve offrire una volta per tutte a noi cittadini (resi immorali non tanto da Berlusconi e la sue televisioni ma da questa stupida rincorsa partita negli anni ’60 verso una felicità economica che non arriverà mai e che Berlusconi sfrutta comunque meglio dell’attuale sinistra) deve prescindere dal PIL positivo, e basarsi su un nuovo immaginario, decolonizzato, fuori dall’economia. Finche la Sinistra cercherà di inseguire Berlsuconi o chi per lui sul terreno dell’arrichimento, del benessere (economico) per tutti, non solo perderà, ma favorirà l’imbarimento morale del popolo, sempre più spogliato di un vero motivo per NON esserre barbaro, sopraffattore, paranoide, fintamente soddisfatto col carrello pieno nel centro commerciale il sabato pomeriggio.

  5. Spero il signor Virgilio possa scusarmi, io mi chiedo dov’è la novità? Durante il triste ventennio fascista, in un Italia in condizioni economiche pessime, le coordinate morali erano del tutto simili. La modernità, il fattore sfruttato da Berlusconi, è costituita dall’industria mediatica. La contraddizione tra manifestazioni di piazza a favore di “valori” presenti ormai solo nell’immaginario e l’appoggio palesemente espresso con il voto a Berlusconi non mi sembra così stridente. Gli italiani hanno sempre adorato i potenti.

  6. In linea generale non è che io mi senta emotivamente in disaccordo con la maggior parte delle affermazioni contenute in questo articolo. Quando incappo nei telegiornali, 5 su 6 sfacciatamente berlusconiani, con servizi di cui mi vergogno io per loro, penso che sì, “questo popolo” che continua a votarli non merita altro che un regime perché è “un popolo” ipocrita ecc ecc.

    Però poi cerco di ragionare più a fondo e scopro che la situazione è più complessa, e le generalizzazioni, come sempre, sono una semplificazione forse confortante ma imprecisa. Per dire, io non riuscirei a scrivere frasi come questa: “È il paese che sniffa coca e va (o cerca di andare) a braccetto coi preti.” Il paese non è tutto composto da individui che sniffa coca e va a braccetto coi preti. Non è un dettaglio questo.

    Diciamo che questo articolo mi sembra la trasposizione in bella scrittura delle generalizzazioni/semplificazioni emotive.

    Io credo che la maggioranza statistica dei voti a Berlusconi non sia generata solo dal mutamento antropologico di cui parla Virgilio ma, per esempio, da un blocco sociale, che è composto perlopiù dal cosiddetto popolo della partita Iva, che chiede stupidamente, con assoluta irresponsabilità, la caduta delle regole, delle tutele, delle tasse, dei vincoli, e vede in Berlusconi il suo cavallo di Troia. E se ne sbatte delle sue escort e dei preti, perché l’unica cosa che vuole è ampliare la casetta in barba a quei piani regolatori del cavolo.

    L’irresponsabilità sta nel fatto che chi ha questa visione della vita ha dei figli, e non si rende conto – o non gliene importa – che così consegnerà i suoi figli a un sistema di vampiri contro i quali non avranno nessuna difesa.

    • Non solo il paese che lo vota non è tutto composto da sniffatori di coca e clericali, in quel 68%per cento (ma sarà vero che lo voterebbero tutti, senza il bipolarismo? io credo che bisognerebbe scomporre il voto e distinguere le varie destre che per ora si sono raccolte dietro all’attuale premier) per ragioni statistiche non ci possono essere solo partite IVA, che in parte tra l’altro votano anche a sinistra.
      Anche la demonizzazione della partita IVA, che è solo un modo per pagare le tasse – e molti di quelli che devono aprirla preferirebbero essere assunti – è uno dei modi che abbiamo per generalizzare.
      Le ragioni di quello che sta succedendo sono molte, e finora non siamo riusciti a capirle, e -peggio ancora – non sono riusciti a capirle quelli che dovrebbero rappresentare un’alternativa a B.
      Siamo drammaticamente indietro, confusi e incerti.

  7. Ma dove vive questo qui? Uno che riesce a riassumere il paese in “sniffatori di coca”, “tronisti” e altre cazzate simili mi fa cascare le braccia e l’unica domanda che mi viene è: “Ti senti più buono ora, tu che ritieni di non far parte di nessuna di quelle categorie, oppure ti è solo mancata l’opportunità, perché mai nessuno te l’ha offerta seriamente, di entrare a far parte del sistema e goderne i vantaggi?”

    Ennesimo articolo ipocrita e inutile: buono solo per scavare fossi e spalare fango sugli altri.

    Blackjack.

    • Giocatore d’azzardo, chiedo: è possibile commentare un testo, anche aspramente, anche con forti riserve, senza usare espressioni come “questo qui”, o “cazzate simili”, senza bollare come “inutile e ipocrita” l’articolo (evitando poi di spiegare accuratamente perché sia “inutile e ipocrita”)?
      Grazie.

    • il vero blocco sociale su quale poggia la distruzione culturael berlusconianan ed il suo arricchimento sociale è quello fatto da tutte le persone di destra di sinistra di centro che si esprimono con un voto silente nella cabina elettorale oppure con il livore e la ferocia sterile del frustrato in ogni occasione pubblica. tutto li.

    • il vero blocco sociale su quale poggia la distruzione culturael berlusconianan ed il suo arricchimento personale è quello fatto da tutte le persone di destra di sinistra di centro che si esprimono con un voto silente nella cabina elettorale oppure con il livore e la ferocia sterile del frustrato in ogni occasione pubblica. tutto li.

  8. Ma quale velo?

    Nel vedere ciò che succede in questi giorni riesco per la prima volta a capire cosa succedeva durante il fascismo. Tutti gli italiani rincoglioniti, tutti in camicia nera e tutti fedeli al duce.
    Poi il duce cadde in difficoltà e molti si smarcarono, mentre i fedeli gridavano al tradimento. (E qui comincio a pensare che non fossero i più fedeli, ma semplicemente quelli che non si erano preparati un’uscita di sicurezza).
    Vedo poi la Corte Costituzionale che ribadisce il semplice principio dell’uguaglianza dei cittadini e viene attaccata a tutto tondo dai berluscones.
    Vedo il surreale che avanza, mentre gerarchi e galoppini aumentano il volume degli strilli.

    E’ un’Italia antica quella che vedo oggi. La descriveva già Manzoni, con don Rodrigo che si voleva trombare Lucia e don Abbondio che era un vaso di coccio tra i vasi di ferro. E le leggi di quell’epoca (le gride) non valevano la carta su cui erano stampate, venivano invocate dal potente di turno in base alle sue necessità.

    Ma andando indietro nel tempo, già Dante descriveva l’Italia di oggi, la serva Italia di dolore ostello…

    La vera tragedia non è ciò che è successo in italia negli anni del berlusconismo, ma il fatto che gli italiani non sono capaci di imparare dalla storia e continuano a ripetere all’infinito gli stessi errori.
    Siamo sempre gli eredi dei Borgia, e sono sempre le stesse logiche quelle che vincono.

  9. Articolo che, generalizzazioni e semplificazioni a parte, posso anche condividere. Credo però che sia semplice creare disfattismo e mietere critiche distruttive al sistema, la gara in questo tipo di attività (distruttiva) sta solo nel farlo con lo stile più pirotecnico possibile. Quello che manca è l’alternativa. Il ruolo dell’intellettuale nella storia è sì quello di osservare il presente e porne sotto i riflettori i vizi ma è anche e soprattutto (è questo ciò che rende difficile il ruolo di un intellettuale) saper mostrare alla gente possibili strade per un futuro “migliore”.

    Quoto quanto dice “Basini”. Serve che sia dal piccolo (es: Massimiliano Virgilio) sia dal grande (es: forze politiche) arrivi la proposta concreta per un’alternativa.

    P.S. molti contenuti dell’articolo e dei commenti mi ricordano gli articoli di Pasolini in cui veniva identificato, nel potere della società dei consumi, la nuova forza “neo-fascista” totalizzante e omologatrice.

  10. Articolo banale, infarcito di giudizi moraleggianti, dove non si riscontra né uno sforzo di comprendere il senso profondo di questo mutamento (se di mutamento si tratta), né si trova una ammissione di coinvolgimento nello stesso. [E se vogliamo parlare di letteratura, uno scrittore come Aldo Nove dava conto di un certo mutamento italiano mimetizzandosi nel mutamento stesso già negli anni Novanta.] Ci si chiede allora qual è il senso di pubblicare analisi così spicciole, che del resto hanno fatto scuola nella cosiddetta pubblicistica di sinistra (e si vede dalla totale impotenza che le elite culturali hanno dimostrato di avere in questi anni di fronte al populismo plebiscitario di B.). La mia opinione è che per parlare di questi argomenti o si ha veramente qualcosa di illuminante da dire, oppure è preferibile e meno imbarazzante sottoscrivere opinioni altrui. Questa mi sembra più che altro un’urgenza da bar.

  11. Sorrentino: le motivazioni per cui ritengo inutile e ipocrita l’articolo, mi paiono chiare. Com’è possibile generalizzare e ridurre le persone a una massa di rimbambiti che sono in grado solo di essere “sniffatori di coca” o “tronisti”?
    Un articolo simile ha lo stesso obiettivo finale di una masturbazione: l’autoappagamento. Con una differenza però: la masturbazione si esaurisce all’interno del soggetto che la pratica e non fa danni, questo articolo si proietta all’esterno e contribuisce a scavare quel fossato, sempre più profondo, fra i presunti buoni e i presunti cattivi. L’esatto contrario di ciò che si dovrebbe fare per dialogare.

    Per me uno che scrive una cosa simile rimane “questo qui”, chiedo scusa se qualcuno lo ritiene offensivo, ma a livello di generalizzazione siamo esattamente allo stesso livello. Quindi dovrebbero essere scambiate scuse almeno reciproche; almeno: ché distribuire del cocainomane e del tronista mi pare ben più pesante.

    Blackjack.

  12. L’ipocrisia è antica come il mondo, e nelle società che si ispirano a religioni monoteiste assume caratteri davvero grotteschi. I comportamenti dei berluscones non sono certo edificanti, ma direi che quelli della sinistra non sono più coerenti. Conosco molte persone di sinistra che hanno appetiti eterosessuali assai sviluppati e decisamente in contrasto coi miti della confusione sessuale che la sinistra propaganda con tanta insistenza…
    Insomma, per dirla in parole povere, a puttane ci vanno tutti… ma proprio tutti !

    • Guardi signor Satana, ci son talmente tante cose che fanno ridere in un post di 8 righe (il suo post) che non mi metto nemmeno ad elencarle…

  13. W l’Olanda, che si faccia una sentenza Bosman anche per le case chiuse e la marijuana! Basta far fare soldi alle mafie, basta violenza!

  14. rivedevo l’altra sera La messa è finita, di Moretti, 1985.
    ottimo.
    riflessione sul massacro culturale post-anni settanta, quando i pezzi scompaginati di una società in fermento da quindici anni, cercano pace, ma non trovano più una collocazione in quello che dovrebbe essere un insieme di una qualche coerenza.
    si potrebbe affermare che lo sbandamento ancora dura.
    oppure che si è ricomposto e ha trovato una casa in tutto ciò che oggi appare OPPOSTO alle predominanze politiche e culturali dell’epoca:
    secondo me è vera questa seconda ipotesi e la cosa è di lunga durata.
    non più increspature temporanee su un’onda lunga di progresso, ma vera, profonda reazione di massa all’interno di una nuova forma di non-democrazia, dove lo scopo principale di chi governa non è far tacere l’opposizione, ma non farne giungere la voce alla maggioranza.
    eccetera.
    (mi piace il giocatore d’azzardo, che anche lui mi ricorda il “viveur che la sa lunga” impersonato dal Calboni dei film de fantozzi, soprattutto Calboni a Cortina)

  15. uno dei limiti o dei mali della sinistra è l’incapacità di proporre, di essere reattiva, ma anche attiva rispetto al disastro ambientale rappresentato da berlusconi. perché il signor b. “è” un disastro, nevvero? credo che sottolinearlo, anche in forme “banali”, “ipocrite”, “semplicistiche” come è stato definito questo post, meriti comunque attenzione, perché se aspettiamo di veder pubblicata un’opera di livello sulle mostruosità, nel senso etimologico del termine, oltre che corrente, del soggetto, stiamo freschi! senza il martellamento quotidiano, ripreso dopo il no al lodo al nano, sulle quattro o cinque porcate, battutacce, majalate fascistiche del tipastro, saremmo tutti rink definitivamente dal tam tam agiografico delle sue televisioni, tutti al vespro da vespa, tuti a baciare l’anello, o il santino o il culo in un auto-da-fè collettivo da fede. troppo comodo storcere il naso e trovare moralistico il contenuto indignato di chi non ci sta a essere sputtanato all’estero da un puttaniere che dice di essere sputtanato all’estero. ma poverino! berlusconi funziona perché ha le televisioni e la sinistra glielo ha permesso, salvo poi deprecare il fatto che le abbia. berlusconi funziona perché può pagare molti servi e circondarsi di politici che starebbero bene a fare altro che i politici. se fossero in gamba lo oscurerebbero e lui questo lo paventa al di sopra di ogni altra cosa. ergo sono delle mezze calzette. berlusconi funziona infine perché una legge economica governa anche la vita le reazioni i sentimenti i sogni delle persone: ottenere il miglior risultato con il minimo sforzo. lo sforzo a essere cattivi, volgari, puttanieri, retrogradi, cavernicoli, anche solo maleducati è minimo, la gratificazione assicurata.
    lo sforzo per urlare invece che dialogare sta tutto nell’emissione della voce e il divertimento da circo massimo è garantito. berlusconi è/èstato la cartina al tornasole del peggio degli italiani, il catalizzatore. ha tirato fuori la melma dal fondo, ma non per fare in modo di sbarazzarsene definitivamente, ma per sguazzarci. questo non glielo perdono (insieme a milioni di altre cose).

  16. http://www.corriere.it/cronache/09_ottobre_14/fulvio_bufi_saviano_non_doveva_avere_la_scorta_aeaba4e6-b881-11de-9ba8-00144f02aabc.shtml

    L’abate torna momentanenamente dal suo ritiro, lasciano erbe amare e Sassicaia, che si sposano benissimo, per dirvi che quel “mutamento antropologico di un popolo che dal puritanesimo democristiano e comunista è passato direttamente a quello berlusconiano” è cosa generalizzata e completamente trasversale. Come fu profetato dall’abate stesso già due anni fa, proprio su nazione indiana, in ciò essedo la prima dichiarazione sul caso Saviano, leggibile sul web e fuori, che avesse le caratteristiche, più che del dubbio, della certezza di una “scorta” mediatica e promozionale, piuttosto che necessaria.
    Gli argomenti di allora, sempre validi, li reperite sui commenti di allora…
    Ma da qualche giorno han trovato la conferma illustre qui taggata. E la smentita di prammatica.

    O amici delle istituzioni, o seguaci dei santi magistrati riflettete, l’ora è matura… tutto è errato, tutto è pilotato, tutto ci mena per il naso in questa Italia che dimentica Sciascia e ricorda Saviano, avviluppata com’è in un velo di Maya che quando è scosso, e lo si sa, forse non è stato scosso mai…

  17. Mi scuso con tutti per la lunghezza, ma non riesco a fare altrimenti.

    *

    Vorrei premettere – trovandomi anche un po’ d’accordo con Lucy – che credo che il pessimismo non aiuti e nemmeno la (pur comprensibilissima, assicuro) voglia di tornare a dormire.
    In questa fase, considererei molto utile il “battere e ribattere” (esattamente come fa qualcun altro: da cui intendo imparare, a questo punto), un po’ ovunque e non solo qui, con due tipi di pubblicazioni in particolare: una costruttiva, che segue un’analisi (sul tipo di quella più recente di Andrea Inglese qui su NI); l’altra di denuncia.

    *

    Se qualcuno mi dà una spiegazione – il più possibile elementare: in matematica sono sempre andata male – di quel 68% che non mi torna per niente, lo ringrazio.
    Intanto, io ancora proprio non riesco a credere a quel 68 % – molto sbandierato dal diretto interessato -, mentre credo che Berlusconi non abbia tanti “numeri” a favore, quanto una bella – ma proprio bella – fetta contro (sì, contro, e allora?) e un’altra che chiamerei “tiepida”. Di questa parte tiepida non potremo sapere fino ai risultati, veri, concreti, delle prossime elezioni. Per ora, quindi, posso anche tenermi almeno il “diritto” di iniziare a “sognare” e a dire ciò che vedo e sento, invece, di positivo.
    Io Berlusconi non lo vedo affatto stare bene… E spiego perché.
    La sua ostinazione nel controllare tutto e tutti è – ora – fuori del suo stesso controllo… Così come sempre di più lo sarà la sua debolezza, che già ha, e ha sempre avuto: ha ottenuto (e sa di avere ottenuto) quello che ha ottenuto, con mezzi impropri e deve, dovrà continuare a farlo, solo che… Dovrà farlo sempre di più: suscitando sempre più reazioni – e attenzioni – negative su di sé. Ormai è in un circolo viziato, oltre che vizioso, ma ci è lui, da solo, non il centro-sinistra, mi pare (sarò ingenua).
    Tutto il mondo ormai parla di Berlusconi e non lo vede affatto bene, mi pare. “La stampa estera mi attacca”, dice lui, e ha ragione, dal suo punto di vista (la stampa non “attacca”, ma “riporta” e “analizza”: i fatti. In questo caso suoi. Non del centro-sinistra, ribadisco). Ma sta dicendo anche continuamente ai suoi elettori: il mondo intero non mi sopporta. Non so se ne rende conto. Qualcuno fra questi potrebbe anche – seppure mezzo intontito dal sonno – chiedersi perché.

    *

    Il malessere (reale) del Paese cresce da una parte, e dall’altra si cerca di schiacciarlo, zittirlo, ricacciarlo a parole (“la crisi non è reale, ma percepita”, “la crisi non c’è”, “la crisi è finita”) e di continuare a rimandarlo a un benessere (sempre più irreale): ma mentre prima, anni fa, il gioco ha funzionato, adesso sarà molto più difficile farlo funzionare, con qualcuno (se devo essere cinica per forza…) forse non funzionerà più persino per semplice noia (del “film, o programma, già visto”).
    Siamo alla saturazione. Basti, a esempio, il “tonfo” auditel di Berlusconi in prima serata a Porta a Porta e di contro il “successo” auditel di Anno Zero: che non dimostra affatto, come qualcuno vorrebbe fare credere, che la “gente” sia genericamente e morbosamente interessata “agli scandali”, ma che sia interessata, invece, a un importante scandalo che ha riguardato e riguarda il Paese. Infatti, quando si vuole, la “gente” dormirebbe e non capirebbe niente, o sarebbe “pilotata”, ma solo da altri, cioè da una piccolissima parte (date le enormi, gigantesche, possibilità mediatiche dell’altra parte ancora) che però, stranamente, si trasformano in una grandissima parte, anzi, diventano un “tutti” (“tutti sono contro di me e utilizzano il loro potere con la gente”: riuscendoci?). Qualcosa non torna.

    *

    La fine di Berlusconi, se non sarà per una rinnovata fiducia degli elettori nel centro-sinistra, sarà fisiologica. E verrà da più parti, anche interne alla sua… Io la sento già scricchiolare… La sua parte.
    E se è vero che una parte della “gente”, come la chiama qualcuno disprezzandola – i “bambini di otto anni”, se non ricordo male, come definiva gli italiani il venditore Berlusconi – ha votato Berlusconi con leggerezza, qualunquismo o con quello che volete, attaccandosi ai suoi soldi io-soldi tutti, libertà=faccio-quello-che-voglio+sogni&frottole-sono-la-stessa-cosa, o essendo (anche e soprattutto) vittima di una ripetizione ossessiva, microfono-televisiva, durata trent’anni, be’, non vedo perché non posso iniziare a immaginare – ma da ora però – che questo non gli si torcerà contro, e molto anche. E anzi, a vedere proprio, che il processo inverso, sia già iniziato…
    Se anche i “bambini” non si fossero svegliati (e io personalmente ne ho già visto qualcuno, che s’è svegliato, quindi posso anche iniziare a immaginare che siano qualcuno in più…), saranno capacissimi di pensare: l’ho votato, l’ho rivotato, ora basta, mi sono stufato di sentirlo e di vederlo.

    *

    Non mi vanno più, poi (nel senso che non vedo più-più-più, veramente più, a che cosa mi possano servire: non siamo tutti esasperati? Allora dobbiamo reagire e costruire. Per forza, mi dico: non c’è un’altra via) le eccessive, diciamo pure quasi infinite, critiche alla sinistra (“sono tutti uguali”, “sì, ma anche la sinistra però” ecc.), perché di fronte a tutto quanto è accaduto e sta accadendo nel Paese, mi sembrerebbe, e prima ancora che negli altri, in me, un po’ un lavarsene le mani. Ma così non cambia niente, mai. Allora prima si affrontano le emergenze, meglio è. Dopo sarà inutile, credo, dire: in effetti… Sì, quegli altri erano meglio.
    Il Nazismo me lo sono dimenticato? Devo fermarmi a sottilizzare all’infinito di cosa sia il centro-sinistra oggi? Fermarmi a sottilizzare se siamo in ancora democrazia, se è un’autocrazia e di che tipo e fino a che punto eccetera eccetera eccetera? Non mi basta tutto questo? Sì. Quanto? Completamente. E da quando? Da un bel pezzo (fin dall’inizio, a essere precisi: quindi ne ho veramente e completamente abbastanza). E allora? E allora basta. Basta, basta e basta. E’ Veltroni migliore di Berlusconi? Sì. E’ migliore Franceschini migliore di Berlusconi? Sì. E’ migliore Bersani di Berlusconi? Sì. Se fosse no, allora devo avere il coraggio di votare Berlusconi o di astenermi dal voto e di non parlarne più, di Berlusconi, e forse di tutto quello che riguarda – seriamente – il Paese. Conosco una persona che si astiene dal voto da anni: deluso in maniera irrimediabile dalla sinistra, non parla né di questa, né dell’altra parte. Pensa, ormai, semplicemente, agli affari propri, ma non concorre nemmeno a criticare inutilmente tutto: mi pare ancora abbastanza coerente. Dico ancora, per ora: perché se domani egli dovesse venirsi a trovare in una Dittatura Sicurissima (perché ho impressione che si voglia cercare assoluta sicurezza dall’altra parte, prima di iniziare a muoverci da questa), penso io, dovrà pur vedersela con la sua coscienza. Io non conosco l’età vostra, credo che qui vi siano sia giovani sia persone più mature. Io non sono ancora vecchia: in teoria almeno, dovrei avere ancora una vita davanti. Qualcuno mi dica allora chiaramente che devo – insieme a tanti altri, ma tanti – suicidarmi, dato che il lavoro non c’è, la disoccupazione e il precariato sembra che non siano niente, la “prostituzione” per guadagnarsi onestamente la pagnotta è più o meno strisciante e attraversa qualsiasi classe sociale, se e quando mi viene l’esaurimento nervoso per tutto questo è un problema mio “privato”, i diritti non sono ancora diritti, i servizi per chi è debole sono insufficienti e che infine, dall’altra parte, all’opposizione, sono “uguali”, “identici”. Suppongo che nessuno vorrà “istigarmi al suicidio” (che è anche un reato, fra parentesi), allora, perdio, che mi si lasci vedere uno spiraglio da qualche parte!

    PS: Da qualche tempo – e questa mi è veramente nuova, almeno che io ricordi – è iniziato a capitarmi, chiacchierando del più e del meno, di sentirmi dire, da alcuni uomini: “La verità, bando alle ipocrisie, è che noi uomini andiamo tutti a puttane!”.

    Insomma, per combattere la cosiddetta “ipocrisia”, si deve iniziare a dire la “realtà delle cose” e la “realtà di ogni singolo individuo”, al posto di ogni singolo individuo. Cioè bisogna dire il falso. Bello.

  18. Venerdì 16 ottobre è uscito un articolo molto interessante di Barbara Spinelli su «Il fatto quotidiano», in cui la Spinelli propone di iniziare una riflessione sulla cultura dell’anti-stato in Italia e sulle «radici non berlusconiane del berlusconismo», inteso come espressione di un «fondamentalismo demo-cratico in cui il dèmos, o meglio la maggioranza del dèmos, si erge a Dio…».
    Mi sembra che valga la pena leggerlo… e che abbia molto a che vedere con la discussione qui avviata da Massimiliano Virgilio, anche se sviluppata in modo abbastanza diverso.

  19. l’elettorato è una costante pecoreccia, non un manipolo di cocainomani ammanicati con la ior o di tronisti maschilisti che vendono l’anima per applausi: se provaste a parlare con la maggior parte della gente che vota destra, vi racconterebbe barzellette su berlusconi, anche durette a volte, ma non saprebbe che fare se non votarlo, non trovando un’alternativa possibile (perché i figli non hanno bisogno solo di un lontano futuro pulito, ma anche di un presente vivibile). allora che fare? cestinare la tessera elettorale? forse sarebbe l’unica cosa intelligente.

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