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Poesie da «La salute»

Alberto_Pellegatta_LIGHT

di Alberto Pellegatta

Superpoteri e lumache
nella testa.
Non è più tempo di versi
balneari. Ripetere parole
liberate dalla frase. Agitarsi
fino a farle flettere.
E dopo cosa? L’acqua
che diventa intelligente.

*

Si abbandona, senza peso né anima
all’acqua acrilica.
Fa il morto, mentre lo sfondo
ignora carpe e gatti, si sgonfia
e queste sponde inalano
un paesaggio di ossido e stelle

(dalla piscina al bosco, alla camera da letto, amore)

Così affonda nel corpo naturale
e il verde gli entra in circolo,
scivoloso e segreto.
Le scale sforano nel prato musicale
e il sole non serve più a niente.
Il canto, inquieto, segue una grammatica
primitiva, vegetale.

Questo progetto non prevede viali
né quadranti, né metropolitane
ma orizzonti allergici e luci elastiche.


*

Grappoli e reflussi dentro
cantine dove ballare a scatti.
Il porcospino
converte la luce in sabbia
e dalle fondamenta rileva
il riflesso nel mercurio.

Vede la città squagliarsi in correnti.

*

La macelleria dell’angolo ha la sua vetrina sconcia

La morte è una specie
di cottura. Devi essere vivo
per cuocere tanti anni.

Il sangue si fa crema, schiuma,
le gambe si allargano, si gonfiano le nocche
cedono i tessuti. La malattia produce acqua
e persino la nascita brucia.

*

Lampo liquefatto
nel paesaggio forato dall’infrastruttura.
Quarantena di delfini meccanici,
voragine dove i ladri hanno giocato a dama,
rotta sotterranea dei maschi.

55 COMMENTS

  1. quella della macelleria, a parte la schiuma, non contiene tracce d’acqua, presente in tutte le altre parti. non lo so. appena ho cominciato a leggere mi sono piaciute, rilette, subito dopo, ho avuto la sensazione di qualcosa che poteva essere e non è stato. mi scuso per la mia poca chiarezza. l’accostamento originale di alcune parole viene “tarpato” da uno stile che mi pare “usato”. non so spiegare bene. ma la cadenza di alcuni versi mi sa di già sentito, di ritirata, quando si sarebbe potuto osare di più. mi scuso con l’autore per queste impressioni volanti su una manciata di testi, mi piacerebbe leggere altro della raccolta.

  2. E’ sempre un immenso piacere leggere le poesie di Alberto, certamente uno dei migliori sulla piazza. Come al solito i “giovani” vengono sistematicamente ignorati dalle grandi case editrici di gran lunga più interessate a versi senili di poeti troppo spesso mediocri. Coraggio Alberto, forse quando avrai 80 anni qualcuno pubblicherà un libro tutto tuo. Oltre a invecchiare però dovrai disimparare a scrivere. Sono due condizioni imprescindibili.

  3. sarà che sono macabro, ma trovo il tableaux della macelleria assai intrigante. complimenti, e un saluto

    F.T.

  4. Caspita.. le coincedenze talvolta sono sorprendenti: ieri sera mi è stato regalato un libro d’artista, meraviglioso nella sua semplicità: tra le pagine si alternano poesie di Alberto Pellegata(commoventi, dignitose, provvisorie.. “celesti”) e miniature pittoriche immerse nel sangue, di Emanuele Gregolin, l’insieme è una polveriera di suggestioni.

    Che bravi , mi son detto.

  5. beh, la macelleria è Simic! -); c’è anche in controluce Magrelli..ma il tutto è molto, molto ben amalgamato V.

  6. beh a parte il luogo, la macelleria intendo, con Simic non trovo somiglianze né musicalmente né nell’assunto.
    Due grandi diversi, fortunatamente.
    complessivamente piaciute.

  7. I discorsi sull’acqua mi hanno sempre affascinato. “L’acqua che diventa intelligente”…è proprio un verso molto filosofico. Già Platone si chiedeva se l’acqua fosse dotata o meno di intelligenza: in quanto “concausa” però non poteva che esserne priva. Non so se ci sono suggestioni o meno, per deviazione professionale d’altra parte non posso che apprezzare anche per questo l’adynaton. Per il resto, belli i versi “pulp” della macelleria…anche qui “la malattia che produce acqua” mi suona molto ippocratico. Forse mi sbaglio, comunque si tratta di versi interessanti.

  8. La rarefazione scarnificata delle prime due poesie fa da contrappunto alla tangibilità biologica delle successive tre creando una sorta di dittico dell’espressività. Due registri che hanno in comune la scivolosità dello sguardo che è esterno come di osservatore solitario ed escluso dall’azione. Interessante la ricerca linguistica, un continuo accostamento di sensazioni contrastanti che esprimono il risultato finale. I miei versi preferiti:
    La morte è una specie
    di cottura. Devi essere vivo
    per cuocere tanti anni.
    Complimenti.

    mdp

  9. Al “già sentito” non credo per niente, per lo meno dopo il Postmoderno. Così mi hanno spiegato a scuola. Alessandro Ansuini, comunque, è quello che scrive:

    Barbari
    i barbari hanno calpestato
    la quiete
    e la sete non trova consolazione
    non una goccia d’acqua
    *
    Fu alla vigilia di un’apocalisse, o di un’esecuzione
    che un cane bianco, lungo una strada nera
    (qualcuno vi riconobbe la fessura della mente umana)
    s’afferrò con le mascelle alla caviglia del bambino
    la mia caviglia è un fiore…
    *
    è morto un fiore
    era inodore

    (http://www.niederngasse.com/Italian/poetry/ansuini-current.html)

  10. le poesie funzionano bene, molto bene ma le conoscevo già.
    c’è diversa gente che ha bisogno di vacanze qui. se c’è uno che non ti assomiglia è proprio simic. ciao

  11. Grazie a tutti per tutti i vostri preziosi commenti. E ovviamente a Andrea Inglese.
    E’ curioso che si parli di Simic, mi è sempre piaciuto (anche se neppure io lo trovo molto somigliante) e ho avuto l’onore di uscire insieme a lui sull’ultimo Almanacco dello Specchio Mondadori. Sono contento che anche La macelleria non vi dispiaccia. Il secondo testo, invece, è quello che ha vinto il Cetona nella sua prima edizione.

  12. Volevo chiedere al Signor Pellegatta se ha vinto altri premi e se è presente in altre antologie.

    Grazie.

  13. Con Mattinata larga (Lietocolle 2000) il Premio Amici di Milano e il Premio Meda (presidente Tadini). Prima di allora qualche premio per qualche inedito. Insieme a Silvia Caratti, Andrea Ponso, Elisa Biagini ecc. nella prima antologia sulla generazione, curata da Mario Santagostini (Poeti di vent’anni, Stampa, Varese 2000), e nella Nuovissima poesia italiana (Mondadori 2004). Ultimamente è uscita un’ampia anticipazione de “La salute” nell’Almanacco dello Specchio 2008. “Andando avanti così”, quando l’autore sarà ottantenne, come suggerisce Silvia Caratti, il libro uscirà integralmente presso un editore nazionale

  14. io condivido l’impressione di Ansuini, la seconda. mi sembra una poesia che pesta in piedi in una pozzanghera. di Simic dove sono l’ironia, la crudezza, il gusto per il tutto tondo, l’insofferenza di sé?

    saluti,
    lorenzo carlucci

    p.s. uscire per un editore nazionale (anzi dai, statale) non è un diritto per nessun poeta. si contenti di scrivere capolavori.

  15. Sarà, eppure le poesie di Alberto Pellegatta mi sono sempre piaciute (da quando le ho sentite per la prima volta al Bertold Brecht di Milano nel 1996), e devo dire che è un giudizio piuttosto diffuso (nella microscopica cerchia dei lettori di poesia e anche in questi commenti). Sono intense, e durano a lungo. Ciò che scrive Arsuini, ma anche Carlucci, non mi sembra certo altrettanto interessante… Preferisco il giudizio di Silvia Caratti, mi sembra “leggermente” più attendibile

  16. caro federico, ma faccia il favore! innanzitutto è “ansuini” e non “arsuini”. se poi la cerchia dei lettori di poesia è “microscopica”, la sua statistica sul gradimento del pellegatta è vacua. inoltre, pensare che solo chi scrive buone poesie possa essere giudice della qualità di un poeta è una tanto comune quanto ingenua fallacia, che cozza tra l’altro contro l’esistenza della critica letteraria.

    con tenerezza,
    lorenzo c.

  17. Trovo molto riduttivo, e “già visto”, sì, dire di una scrittura in versi “già sentito”, stile “usato”.
    Rapportare un autore a un altro, bene. Ma non cercargli “mancanze” in confronto all’altro (il “paragone” scelto), chiaro che ci saranno, e nello stile e nei “temi”, tempi, modi, sentimento (quanto pare barocco il sentimento, al singolare!).
    Trovo inoltre che chi legge e scrive versi debba stare attento nell’utilizzo del termine originalità.
    C’è un’inquietudine in e tra questi versi, e per quel che mi riguarda, basta a farmi attenzionare l’autore, a scegliere di cercare – e di voler leggere – la sua raccolta “La salute”.
    Facciamo che “parametro” è l’inquietudine, dunque (e in questo caso) per me, lettore a primo impatto di Pellegatta.
    ciao

  18. Trovo la “difficile” musicalità” che ti appartiene, molto bella,ma con un intento più poematico..che viene quasi trattenuto infine: negli ultimi movimenti c’è come una spinta filosofica, quasi fatale; la partenza e lo snodo sono giustissimi (e raffinati)poi gli infinitivi, liricizzano per paradosso proprio nell’antilirica. .Quanto agli ottant’anni,non direi che solo i giovani poeti aspettano, c’è una generazione intera di desaparacidos..Ma Alberto guarda lontano, e lo sa..Maria Pia Quintavalla

  19. Mammamia, certe analisi sfiorano la complessità di linguaggio che talvolta ha mia madre quando tenta di spiegarmi, in preda ad un delirio maniaco compulsivo, perché dovrei usare un determinato aditivo e non un altro per pulire a dovere gli interstizi delle piastrelle del bagno.

  20. Rispondendo a Caratti: non è affatto vero che le grandi case editrici snobbino i giovani… Tant’è vero che molti nomi di giovani poeti sono già apparsi in collane importanti: A. Temporelli e E. Biagini hanno pubblicato con Einaudi, J. Ricciardi è uscito con Scheiwiller, M. Gezzi sta per uscire con Sossella… e non continuo. Hanno tutti una trentina d’anni e non certo ottanta.
    Ciò significa che chi vale veramente va avanti. Penso che sia inutile e un po’ penoso, per Pellegatta, continuare a fare la lagna e recitare il ruolo di genio incompreso.
    Inoltre, nell’ultimo Almanacco Mondadori questo genio incompreso è stato inserito dal suo “intimo” amico Maurizio Cucchi non tra i poeti già affermati, ma nella sezione delle “giovani promesse”. Segno evidente che non è ritenuto ancora un poeta autenticamente definito e compiuto.
    Per ora, si accontenti di continuare a fare il giornalista di provincia e scenda dal suo piccolo piedistallo.

  21. Ulteriore precisazione: il genio incompreso ha dimenticato che la prima importante antologia sulla sua generazione non è quella curata da Santagostini, ma “L’opera comune”, (1999), curata da Merlin e Ladolfi (nella quale, inutile dirlo, il Pellegatta non è presente).

  22. 1) Chi sia Lucrezia non si sa, in ogni caso i suoi insulti se li può infilare con calma nel suo largo sfintere. Questa violenza italiota declinata in pseudo-critica d’arte è tipica dei picchiatori fascisti, piuttosto che degli uomini di lettere.
    2) Se Sossella è un editore importante e non ridicolo, allora La settimana enigmistica è una rivista di letteratura.
    3) Se preferisci Ricciardi (che si è autopubblicato da Scheiwiller) e Biagini a Pellegatta, devi avere la mente ariosa come un cavedio
    3) L’opera comune è uscita mesi dopo, basta verificare, o chiedere a Rondoni

  23. avevo lasciato un precedente commento in cui dicevo semplicemente che non trovavo assonanze tra simic e pellegatta, che però vedo cancellato. e va bene. il resto, il resto alluso e violento, in realtà non esiste, non si dichiara, non c’è. è silenzio.

  24. Chissà perché va sempre a finire così. Sul più bello appare il commento anonimo (e dunque di un qualche vile senza palle) che sul più bello vomita tutta la sua rabbia e tutta l’invidia per chi è più bravo di lui/lei. Cara Lucrezia, che pena, devi viverla molto male…
    Se sei così convinta delle tue affermazioni abbi almeno il coraggio, e il buon gusto, di firmare col tuo vero nome, altrimenti le tue parole ci entreranno da un orecchio per uscire velocemente dall’altro.
    Auguri.

  25. Mary, quale tuo commento sarebbe stato cancellato? Qui non risulta nulla (un errore del sistema, forse). Grazie comunque di essere ri-intervenuta.

  26. può essere, ricordo che l’avevo scritto e inviato in fretta senza poi stare a controllare, non sono un fulmine in ‘ste cose. perdono.

  27. Al di là del giudizio sulle poesie, sempre legittimo qualsiasi tono si usi, non capisco perché ci si accanisca sulla persona. Non so se Lucrezia abbia mai avuto il piacere, io ho conosciuto Alberto e non ho mai visto nessun piedistallo sotto i suoi piedi.
    Tutt’altro, mi ha stupito una grande umiltà.
    Se davvero se ne servisse (del piedistallo) gli raccomando di non scendere mai, perché altrimenti il divario in altezza tra noi due diventerebbe quasi imbarazzante.
    Ma non è meglio parlare di poesia senza lagnarsi delle ipotetiche lagne altrui?

  28. Ad Alberto pellegatta

    Questo ragazzo ha sei mesi meno di me
    ed è in viaggio già da sei mesi.
    Il cantautore saprà di non essere un poeta,
    così come Alberto saprà di essere un genio.
    Io? Vabbè, sono una carretta che trasporta oro
    da vendere al grammo.

    (Valentina Bufano, “Caramelle” ed. Montedit, 2005)

  29. non so mai cosa dire quando commento poesie, io che non ne ho mai scritte. è vero che c’è dell’acqua, e dell’atmosfera cronemberg. poi mi piace quando parli di disfarsi e squagliarsi perché lo fai sentire. il senso finale temo mi appartenga poco, ma il suono mi piace.

  30. Io penso sia piuttosto inutile e penoso, invece, elencare i presunti (e del tutto discutibili!) ‘fallimenti’ di un poeta indubbiamente molto bravo. E poi, che stereotipo logoro quello di prendere la provincia e interpretarla come angolo di demerito (in tempi, oltre tutto, in cui le linee, soprattutto geografiche, si son fatte tanto inconsistenti). E poi, e poi… E’ sempre un certo principio di eleganza a cavalcare il tempo distinguendo l’Opera dall’editoria. Lì c’è la vera giustizia. Lì chi vale veramente va avanti.

  31. io scrivo per due giornali di Provincia

    non mi sento inferiore a nessuno

    ho intervistato una marea di personaggi famosi dello spettacolo della cultura e della politica

    non sottovalutare MAI i giornali di provincia
    perché spesso bagnano il naso

  32. Alberto Pellegatta si sta trasformando, è più consapevole
    della realtà sociale che tende all’assurdo.
    le sue immagini si sono fatte paradossali e surrealistiche, più che
    surreali, per definire il senso e la perdità d’identità di un esterno
    che si fa nemico di un interno.
    Alberto Pellegatta sta uscendo le palle.

  33. La seconda poesia la conoscevo, ha vinto la prima edizione del Premio Cetona (l’avevo letta sul Corriere, o su La Stampa). Le ultime due sono splendide.

  34. La seconda la conosco, ha vinto la prima edizione del Premio Cetona, era stata pubblicata sul Corriere della Sera (o su La Stampa). Le ultime due sono splendide.

  35. Conosco da tantissimo tempo la poesia di Alberto. E’ sempre stata vorticosa, ricca di accostamenti e metafore che filtrano idee, vissuto, visione delle cose in forma di enigma, translitterando un corpo di profondità di introspezione e lettura “acrilica” della realtà. Come ogni poesia dovrebbe essere, Alberto dice quello che è necessario senza sbavature, senza un lemma in più, immettendo il lettore in una trama di rappresentazioni che districa il magma delle cose attraverso il virtuosismo verbale che gli è proprio. Non è una poesia ermetica. E’ piuttosto una poesia nella quale il continuo moto delle cose viene sorpreso nelle sue deviazioni: non fotografa il movimento del tutto, lo lascia scorrere nello spazio consentito al verso e allo spazio del testo. Oggi la sua capacità di accogliemento di tutto ciò si è ulteriormente allargata, e il suo percorso vira sempre più verso l’allargamento della vita inglobata e suggerita dai versi. E’ una vergogna che non si abbia (alemeno io non ne ho notizia) un libro organico di tutto ciò che è andato scrivendo dalla sua prima uscita editoriale fino a oggi, mentre delle emerite nullità poetiche galleggiano tra editori medi grandi e minuscoli. E mi fermo qui, per non diventare volgare. Un saluto e mille sentiti complimenti ad Alberto Pellegatta. Stelvio Di Spigno

  36. Alberto, la tua poesia mi piace moltissimo e sono diventato un tuo ammiratore.
    Non ti curar delle malevole ” lucrezie ” che incontri e continua!!!

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ha pubblicato uno studio di teoria del romanzo L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo (2003) e la raccolta di saggi La confusione è ancella della menzogna per l’editore digitale Quintadicopertina (2012). Ha scritto saggi di teoria e critica letteraria, due libri di prose per La Camera Verde (Prati / Pelouses, 2007 e Quando Kubrick inventò la fantascienza, 2011) e sette libri di poesia, l’ultimo dei quali, Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, è apparso in edizione italiana (Italic Pequod, 2013), francese (NOUS, 2013) e inglese (Patrician Press, 2017). Nel 2016, ha pubblicato per Ponte alle Grazie il suo primo romanzo, Parigi è un desiderio (Premio Bridge 2017). Nella collana “Autoriale”, curata da Biagio Cepollaro, è uscita Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016 (Dot.Com Press, 2017). Ha curato l’antologia del poeta francese Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008 (Metauro, 2009). È uno dei membri fondatori del blog letterario Nazione Indiana. È nel comitato di redazione di alfabeta2. È il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.