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Orrendario di San Nicola Varco

a cura di Angelo Rossi

San Nicola Varco è una località del salernitano, ma soprattutto è stato un ghetto: costruito alla fine degli anni ottanta. San Nicola Varco doveva essere il mercato ortofrutticolo di Eboli, città al centro della fertile e ampia Piana del Sele, la “California del Sud”. Un mancato mercato ortofrutticolo di 14 ettari di terra recintati da un muro di cemento e una ringhiera, con diversi fabbricati per la compravendita dei prodotti agricoli, uffici, parcheggi, etc. Terminato ma mai entrato in funzione. Costato miliardi di lire e mai collaudato. Occupato all’inizio degli anni ’90 da marocchini lavoratori stagionali dell’agricoltura[1].

A. Z.
È da 4 anni in Italia dove è arrivato attraverso un viaggio che ha fatto tappa a Barcellona e a ****** (
nord). Questo viaggio gli è costato 1.000,00 euro. Ha un Permesso di soggiorno per motivo di giustizia in fase di rinnovo presso la Questura di ******* (sud).
Viveva da 4 anni a San Nicola Varco.

Ne è nato un ghetto, un villaggio, un enclave, un punto di riferimento per la comunità marocchina immigrata su suolo italico. Una manna per i titolari delle aziende agricole della Piana, una manna per i “padroni”. E per i “caporali”, i Giano bifronte dello sfruttamento, mediatori che dietro ricompensa forniscono lavoro ai marocchini, e manodopera a basso costo ai “padroni”. Il ghetto è diventato negli anni una formidabile testa di ponte per commercianti di documenti falsi. Il numero dei marocchini che ci vivevano è oscillato via via negli anni tra le 3/400 unità e le 1200 unità.

M. F.
Lavora in agricoltura con una squadra di connazionali organizzata da un caposquadra marocchino (il caporale), che gli ha fatto conoscere il suo datore di lavoro, che poi ha presentato la domanda di emersione. Il datore lo incontra sul campo durante le ore di lavoro. Non sa dove vive. Al caposquadra marocchino ha già versato 2000,00 euro. Il caporale ora ne vuole altri 2.000,00. Non avendo M. F. questi soldi, il pagamento avviene attraverso la prestazione lavorativa, ovvero lavora senza ricevere retribuzione. È più di un mese che lavora gratuitamente. Il proprietario del terreno dove si svolgono i lavori paga il caporale che provvede a pagare i lavoratori. Il caporale, quindi, gli trattiene la paga giornaliera per pagare il dovuto. Nonostante conosca il datore di lavoro ed è sicuro che verrà a firmare in Prefettura, si sente in dovere di pagare il caporale per non perdere la possibilità di continuare a lavorare, ma anche perché convinto che sia giusto così.

Nel ghetto solo due fontane, non c’era elettricità, non c’erano fognature, né raccoglitori d’immondizia. Per liberarsi dell’immondizia alle 7 di sera si vedevano levarsi al cielo colonne di fumo nero dal distinto e dolce odore di diossina. Senza nessuna regola sanitaria, senza igiene, c’erano 3 o 4 bar, due fruttivendoli, alcuni coiffeur, una macelleria, un mercatino dove la merce era stesa sulla nuda terra, una moschea. Le case, i piatti, le pentole, i bicchieri erano tutti unti: impossibile lavarli per bene, per anni. L’unico luogo pulito quello sacro: la moschea. Per fortuna non c’erano donne e bambini. Un paio di sere a settimana vi si recavano alcune prostitute.

I. H.
È arrivato in Italia 3 anni e 6 mesi fa viaggiando attraverso la Spagna e la Francia. Ha pagato 3.000,00 euro.
In questi anni ha vissuto varie volte a San Nicola Varco. Ultimamente viveva a San Nicola Varco da due mesi. Ha vissuto anche nel nord Italia.
La sua richiesta di emersione è stata presentata a ******* (
sud) il con numero ************.
Ha conosciuto la persona che ha presentato la richiesta di emersione attraverso un altro marocchino, che conosce un italiano che li ha fatti incontrare. Ha pagato 1.000,00 euro all’intermediario italiano.

Chi viveva nei fabbricati era fortunato e forse pagava anche un affitto: il resto viveva nelle baracche, di plastica o di lamiere, con 40 gradi d’estate e con 3 o 4 gradi d’inverno. Chi viveva nei fabbricati di solito aveva il permesso di soggiorno o qualche documento valido: nelle baracche ci stavano quelli senza permesso, che facevano custodire risparmi e passaporto agli amici che vivevano nei fabbricati. Nel luglio 2009 un incendio in un fabbricato ha distrutto risparmi e documenti di quelli che ci abitavano, e di quelli delle baracche intorno.

A.H.
Un anno fa è arrivato in Italia con un nullaosta per lavoro stagionale. Ha ottenuto il permesso di soggiorno per lavoro stagionale numero ************ che è scaduto in data **/**/20**.
Il nullaosta gli è costato 4.500,00 euro.
Ha vissuto a ******(
nord) fino ad ottobre 2009 quando si è trasferito a San Nicola Varco.
La sua domanda di emersione è stata presentata a ****** (
nord). Il numero della richiesta è ************. La possibilità di accedere all’emersione gli è stata venduta da un altro marocchino con cui è raramente in contatto e che ultimamente non risponde più al telefono. Fino ad ora ha pagato 1.800,00 euro: alla conclusione della pratica dovrà versare altri 2.200,00 euro. Ha una copia dei documenti della signora titolare della richiesta di emersione.

Ovunque insetti, ratti, escrementi, acque stagnanti e malsane, cattivo odore, e immondizia, immondizia, immondizia: un girone dell’inferno. Era però diventato un punto di riferimento per coloro che dal Marocco volevano emigrare in Italia irregolarmente: un posto tranquillo per tutti, un approdo, un ponte, un rifugio dove la polizia non entrava spesso. E nel ghetto si trovava sempre un piatto da mangiare, anche se non si aveva una lira in tasca. Era l’INPS marocchina in Italia.

M. El H.
È arrivato otto anni fa in Italia, viaggiando attraverso la Spagna e la Francia. Il viaggio gli è costato 4000,00 euro.
Ha ottenuto il suo primo permesso di soggiorno in Italia attraverso la regolarizzazione del 20**. Per ottenere il contratto per accedere alla regolarizzazione ha pagato 3000,00 euro.
Da nove mesi viveva a San Nicola Varco perchè non riusciva a trovare lavoro nel nord Italia.
È in possesso di permesso di soggiorno n° ********** per lavoro subordinato, rilasciato dalla questura di ****** (
nord). Il permesso è scaduto in data **/**/20**, la domanda di rinnovo è stata presentata in data **/**/20** per lavoro subordinato.

Si arriva dal Marocco per tre strade: o attraverso lo Stretto di Gibilterra, poi Barcellona, la Francia e infine il Norditalia; oppure, viaggio più economico ma molto più rischioso, passando per la Libia e poi da qui a Lampedusa, in Sicilia, poi Crotone etc.; oppure in aereo dal Marocco alla Turchia e da qui in Grecia e poi ancora in traghetto fino a Bari o Ancona o Brindisi dentro i container o aggrappati alle parti meccaniche sotto i tir. Un viaggio che costa da 1000 a 7/8000 euro, somma ingente per le povere famiglie contadine di Settat, Beni Mellal, delle zone agricole del Marocco, famiglie che si rovinano per mandare i propri figli in Italia con in tasca il sogno di ricchezza, emancipazione, progresso, crescita.

F. M.
È in Italia da 5 anni dove è arrivato con nullaosta per lavoro stagionale ad ***** (
nord). Il nullaosta gli è costato 7000,00 euro: non si è trasformato in permesso di soggiorno perchè non ha trovato il datore di lavoro.
Da 2 anni e mezzo viveva a San Nicola Varco
La richiesta di emersione è stata presentata a ******* con il numero ************.
Conosce la persona che ha presentato la richiesta di emersione, perchè lavora con lui in un altro settore.
Il marocchino che ha fatto da intermediario ha chiesto 2.500,00 euro: gliene ha dati già 2.000,00 e ora ne vuole altri 2.000,00.

Invece questi fortunati rampolli finiscono a fare gli schiavi, sfruttati e strizzati fino all’inumanità, all’ “orrendità”. Si esce la mattina alle 5, si torna il pomeriggio alle 5, se va bene: 25 euro al giorno, 5 vanno al caporale che ti dà il contatto per un lavoro. Per lo più si lavora in campagna, sotto al sole o sferzati dal vento: il peggio è lavorare sotto le serre d’estate. Da uomo si passa ad essere prettamente carne, ossa, nervi che lavorano: per padroni e caporali i braccianti sono merce uguale, se non meno preziosa, dei prodotti della terra.

O. M.
È da tre anni in Italia. È arrivato con un viaggio in mare dalla Libia alla Sicilia. Ha speso 3000 euro.
È andato al nord a *********** (
nord) e poi a ****** (nord).
È arrivato a San Nicola Varco il **/**/20**.
La richiesta di emersione è stata presentata a ******* (
sud) con n° ************. La persona che ha fatto per lui la richiesta si chiama ********** **********, non lo ha mai incontrato.
Ha il numero di telefono dell’italiano che ha fatto da intermediario.
Ha già pagato 2.500,00 euro e deve darne altri mille.

M. B.
Vive in Italia da tre anni. È arrivato in Italia dalla Libia e Lampedusa. Il viaggio è costato 2.500,00 euro.
Da due anni viveva a San Nicola Varco.
La richiesta di emersione è stata presentata a ******* (
sud) con numero ************. La persona che ha presentato la richiesta è ******* **** *****, non la conosce.
Conosce solo il marocchino che fa da intermediario.
Ha già pagato 1.000,00 euro ne dovrà pagare altri 3.000,00 alla conclusione della procedura.
Per lavarsi ci si arrangia: all’occorrenza si ricorre anche a canali che conducono acque avvelenate da concimi e antiparassitari all’inquinatissimo mare del litorale a sud di Salerno. Si caca dove capita e si piscia magari fuori la baracca: e il rivolo d’urina a volte entra sotto le lamiere e la plastica. Nelle notti d’inverno, per non uscire fuori si piscia in una bottiglia di plastica, magari sotto le coperte, e ci si muove solo per buttarla fuori dalla finestra o fuori la baracca, fino a fare, in alcune parti, un tappeto di bottiglie dal contenuto giallognolo. Spesso, di notte, insetti e ratti si aggirano nelle baracche, sui corpi dormienti dei braccianti distrutti dalla fatica. Corpi sporchi, spesso ammalati, maleodoranti.

R. B.
È arrivato in Italia 4 anni fa con un viaggio dalla Libia in Sicilia. Il viaggio è costato 2.500,00 euro.
È venuto a vivere subito a San Nicola Varco.
La richiesta di emersione è stata presentata a ******** (
sud) con il numero ************. La persona che ha fatto la richiesta è ******* **** ***** (la stessa del caso precedente).
Conosce il marocchino che ha fatto da intermediario e ha il suo numero di telefono.
Ha già pagato 1.000,00 euro ne deve pagare ancora 2.500,00

S. J.
È arrivato da due anni in Italia attraverso un viaggio in mare dalla Libia a Lampedusa. Il viaggio è costato 1.000,00 euro.
Da quando è arrivato in Italia viveva a San Nicola Varco.
La richiesta di emersione è stata presentata a ******* (
sud) con il numero **********.
Non conosce la persona che ha presentato per lui la richiesta di emersione e non ha il suo numero di telefono.
Al contrario ha i numeri di telefono dei due intermediari, sia l’italiano che il marocchino.

E la vergogna di esistere diventa normalità e prigionia: la vergogna non ti permette di poter scappare, tornare in Marocco e dire tutto a parenti e amici. Un’inconfessabile e incredibile condizione umana è impossibile da comunicare per la paura di non essere creduti, di essere accusati di essere degli sfaticati perdigiorno scialacquatori dei risparmi di interi clan familiari. Queste famiglie, a volte, hanno anche disconosciuto figli e nipoti non credendo al loro racconto di vita e pretendendo la restituzione della somma data loro per arrivare in Italia, somme finite invece ad arricchire malfattori, avvocati e imprenditori italiani e marocchini. Mentre madri, padri, sorelle in Marocco pensavano che a San Nicola Varco si stava bene, c’era lavoro ben pagato, casa, agi, una vita felice insomma, quando, invece, era solo una mammella da mungere per caporali e imprenditori agricoli della California del sud. E per avvocati, falsi sindacalisti, piccoli e grandi criminali, uomini e donne in cerca di facili guadagni a scapito dei più deboli…

S. A.
È da tre anni Italia arrivato attraverso la Libia a Lampedusa: il viaggio gli è costato 4.000,00 euro.
Da subito è arrivato a San Nicola Varco.
La richiesta di emersione è stata fatta a******* (
sud) con numero **********.
Non conosce ***** ********, la donna italiana cui fa capo la richiesta di sanatoria.
Un suo “amico” ha fatto da intermediario. La pratica ha un costo di 3.500,00 euro dei quali sono stati pagati 1.000,00 euro.

A.L.
Da 4 anni in italia è arrivato dalla Libia a ******* (
sud) ed è subito venuto a vivere a San Nicola Varco. Il viaggio è costato 4.000,00 euro.
La richiesta di emersione è stata presentata a ******* (
sud) con numero ***********.
**** *’******, la donna a cui è intestata la richiesta di sanatoria, ha fatto tre richieste. Non la conosce, non ha il suo numero di telefono.
L’intermediario è un marocchino a ******** (
sud). La pratica costa 3.500,00 euro, ne ha già dati 1.000,00.

E anche assessori, sindaci, sindacati, medici, protezione civile, associazioni, tutti sapevano e avevano trovato il modo di speculare sull’aiuto fittizio che davano agli abitanti del ghetto … anche i gommisti e i meccanici della zona sfruttavano il ghetto e lì andavano a buttare gomme, motori e chissà quanto altro veleno. Finché un decreto d’espulsione, un lavoro al nord, o la morte non si portava via quella carne marocchina preziosa. Chissà se un po’ di questa preziosa carne marocchina è stata anche sepolta nel ghetto…

San Nicola Varco è stato sgomberato l’11 novembre del 2009 da un piccolo esercito di carabinieri, poliziotti e finanzieri … ora i marocchini che vi abitavano sono sbandati qua e là nella “California del Sud” …

A. G.
È in Italia da 4 anni e due mesi, è arrivato attraverso il mare con un viaggio che dalla Libia lo ha portato a ************. Ha pagato 3.000,00 euro.
Ha vissuto 4 mesi a ******* (
nord) ed era da 3 anni e 8 mesi a San Nicola Varco
La richiesta di emersione è stata presentata a ******* (
sud) con il numero ************.
Non conosce la persona che ha fatto la richiesta di emersione per lui. Ha dato 2.000,00 euro e deve pagarne altri 1.000. Gli intermediari con i quali è entrato in contatto sono un marocchino e un’italiana.
Ha il loro numero di telefono.
Gli hanno chiesto altri soldi per la cessione di fabbricato e la dichiarazione di ospitalità.

A. S.
Arrivato in Italia nel 2005 attraverso Libia e Lampedusa. È stato un mese a ******* (
sud) e poi è arrivato a San Nicola Varco.
La richiesta di emersione è stata presentata a ******* (
sud) con il numero ************.
****** *********, la persona a cui nome è stata fatta la richiesta di emersione, non vuole andare in Prefettura, dice di non conoscere il cittadino marocchino e ha denunciato di avere perso la carta d’identità e il codice fiscale.
L’intermediario sarebbe un altro italiano (*****), che pare frequentasse San Nicola Varco da tempo.
Ha pagato 100 euro ad un ragioniere ad ****** (
sud) e 200 euro per la copia della ricevuta ad un marocchino.
Si è rivolto ad un avvocato, ****** di ***** (
sud) che ha promesso un permesso di sei mesi e ha chiesto 500 euro. Non si fida dell’aiuto di nessuno.

I. J.
È entrato in Italia con nulla osta per lavoro subordinato, lo ha comprato in Marocco per 4.000,00 euro da un connazionale. Lo stesso connazionale lo ha incontrato a ******(
nord) e insieme sono andati in prefettura dove è stato firmato il contratto.
La sua residenza risulta a ***** (**).
In Italia da ottobre 2009 dopo 6 giorni a ****** (
nord) è arrivato a San Nicola Varco.
Le indicazioni per andare a San Nicola Varco gli sono state date dal marocchino intermediario.

H.W.
È arrivato in Italia 3 anni fa, passando dalla Libia, a Lampedusa e ******* (
sud). Il viaggio è costato 2.000,00 euro.
Subito è andato a vivere a San Nicola Varco.
La richiesta di emersione è stata presentata a ****** (
nord). La sua famiglia conosce il marocchino che ha fatto la richiesta per lui.
Ha pagato 3.000,00 euro

A. K.
In italia dal **/**/20** per ricongiungimento familiare.
Aveva fatto domanda per la carta di soggiorno che è stata bloccata per l’abbandono del tetto coniugale. Ha fatto denuncia all’ambasciata di essere stato cacciato e di non essersi allontanato volontariamente: ha parlato anche con I carabinieri di ******** (
nord).
L’avvocato a cui si è rivolto “non ha fatto niente”.
Alla moglie ha dato 11.000 euro per venire in Italia, ha testimoni in Marocco.
Ha fatto una denuncia ai carabinieri che forse non hanno registrato la stessa.
Non ha potuto avere il permesso  di soggiorno
É arrivato a San Nicola Varco il **/**/20**.
La richiesta di emersione è stata presentata a ****** (
sud).
Non conosce la persona che ha fatto per lui la richiesta.
Il suo contatto è un signore marocchino che vive vicino a ***** ******* (
sud). Ha il suo numero di telefono. Lo ha sentito ieri sera e non ci sono novità né per la convocazione né per i contributi Inps. Deve pagare 3.500,00 euro, ne ha già pagati 2.500,00.

Nei soli 17 casi qui raccontati sono finiti circa 100.800,00 euro nelle mani dei mercanti di schiavi e di documenti…


[1] Di seguito riportiamo le storie reali di alcuni marocchini che hanno vissuto per periodi più o meno lunghi a San Nicola Varco, con i loro percorsi migratori e la loro posizione giuridica in un periodo coincidente con l’ultima sanatoria. Si terranno ovviamente anonimi i dati personali, ma le cifre corrispondono a quello che loro hanno dichiarato di aver versato ai mercanti di schiavi e documenti. Per i dati documentali si ringraziano Nello Zerillo e Sara Bruno.

11 COMMENTS

  1. così mentre cerchiamo di capire e di darci da fare,
    le mafie ingrassano (ancora e ancora)
    con “un posti di questi al giorno”.

    grazie assaje

  2. effetto vieni un pò tu qui dove io vivo a darti da fare e a firmarti con un nome vero (non come fanno i mafiosi)io lo faccio da anni e in prima persona
    c.

  3. (come fanno i mafiosi) ho intenzione, entro la fine dell’anno, di mettere su circa duecentodieci “posti di questi”, cosicché tu, o carmine vitale, possa darti da fare duecentodieci volte, firmarti con nome e cognome autentici duecentodieci volte, scrivere pizzini lecca lecca duecentodieci volte etc.

    passa
    montagna

  4. effettolarsen,
    ti invito a non polemizzare con i commentatori. Bada, per cortesia, all’argomento del post, rispetta il lavoro svolto dall’autore dell’articolo.
    Grazie.

  5. la cosa davvero grave non è che esistano queste forme estreme di sfruttamento, che sono abitudine cronica del Sapiens sapiens, ma che la “sinistra” italiana non ne parli o quasi.
    sono convinto che la figura del clandestino, costruita con una legge apposita per rendere ricattabili centinaia di migliaia di potenziali schiavi, stia alla base dell’economia italiana e della sua persistente capacità di restare in qualche modo a galla.
    quello che mi sfugge è perché qualcuno in marocco o altrove possa ancora desiderare di venire in italia: ormai la situazione dovrebbe essere risaputa ovunque.
    o no?

  6. @pecoraro

    come si dice nel testo, lì, in Marocco, si crede che in Italia esista una condizione di vita “felice” … ovvero dove il lavoro diviene un fatto di riscatto sociale, e di diritto! un luogo di emancipazione per tutti. questo, probabilmente, fomenta il “mito” Europa. ad ogni modo, se questo sia vero o meno, credo che alla base di ogni scelta individuale esistano ragioni di emulazione molto forti (probabilmente sorte dalla bugia del mito stesso)! ma sulle ragioni di darsi all’emigrazione, il terreno è assai complesso! (magari qualcuno ci dirà di più…)

    giustamente, il tema che si impone è quello dell’economia: non penso solo a quella italiana, ma a quella tout court, che si nutre dell’orrore che produce! ma a fare da contraltare all’economia, a questa economia, dovrebbe essere lo Stato, la pubblica ammistrazione, che dovrebbe almeno calmierare queste tensioni “necrofile”. Il fatto è che non lo fa, anzi, aiuta l’economia, si stringe ad essa in un mortifero sodalizio!

    se poi questo tema debba essere appannaggio della “sinistra” – dipende dal fatto, secondo me, di considerare che la “sinistra” sia solo quella che sta in Parlamento e va ai Talk! io credo che questo testo, sia un fatto di “sinistra”, senza appello ai partiti. prassi e riflessioni che trovo veramente importanti

  7. @Pecoraro

    Questi poveretti sfruttati e derubati del denaro e della dignità sono la maggioranza, chi contribuisce all’illusione che in Italia possa esserci un futuro, è quella minoranza di immigrati che una volta riusciti ad integrarsi spediscono parte dei soldi duramente guadagnati ai propri familiari che si trovano ancora nel paese di origine e il loro diverso status sociale, in quel paese, alimenta nuove illusioni.

    Poi l’Italia rimane pur sempre il paese occindentale più vicino alle coste africane, ed è sempre meglio morire di fame rischiando la vita e la dignità inseguendo un’improbabile speranza , che rimanere nel proprio paese..affamati..ma inattivi..

    Comunque è su qui territori che si deve lavorare per evitare queste atroci sofferenze.

  8. Poi l’Italia è il paese piu’ prossimo al terzo mondo, non solo geograficamente, e questo lo rende una meta ambita. °_°

  9. penso che l’aspetto più drammatico dell’attuale situazione sociale dell’Italia, che vede un progressivo degrado della condizioni non solo degli immigrati ma anche degli italiani appartenenti alle classi sociali più deboli, è la solitudine. Qualunque cosa si voglia dire e pensare, il vero problema è che ormai i più elementari diritti umani sono calpestati senza pietà tra l’indifferenza (e in alcuni casi, la gioia) di governo, partiti politici, enti e istituzioni varie, chiesa e così via, con un fare che ha del criminale (quanti morti giacciono in fondo al Mediterraneo o nel Sahara libico?)…ricordiamo a tutti che una Norimberga c’è già stata, e si potrà benissimo farne un’altra…

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Domenico Pinto (1976). È traduttore. Collabora alle pagine di «Alias» e «L'Indice». Si occupa di letteratura tedesca contemporanea. Cura questa collana.