Scaffali nascosti (9) – Il Maestrale

«Scaffali nascosti», senza pretese di completezza, vuole disegnare una mappa dell’editoria indipendente dei nostri tempi. Medio-piccoli, piccoli, piccolissimi editori, spesso periferici, con idee e progetti ben precisi, che timidamente emergono, o forse emergeranno, o si spera che emergano, fra gli scaffali delle librerie. A cura di Andrea Gentile (andreagentilenazione_at_libero.it).

di Andrea Gentile

Alcuni librai di provincia sembrano usciti da romanzi inverosimili. C’è quello che vende il libricino di poesie del ragazzetto del paese accanto al bestseller, quello che si ricorda del libro che ha lì su, nel trentesimo piano dello scaffale, e che ha la scala a portata di mano. E quello che è attento e che registra le richieste dei clienti.
A Nuoro – centro nord della Sardegna, lì dove nacquero Grazia Deledda e Salvatore Satta – c’è la libreria Novecento. Ogni tanto qualcuno entra e chiede un libro che in libreria non c’è. È fuori catalogo. I librai si guardano negli occhi e si capiscono.
Nascono così le edizioni Il Maestrale, nome coniato probabilmente in onore al vento che accarezza tutto l’anno i nuoresi. Siamo nel 1992.
Ed è così che in quell’anno escono le novelle di Chiaroscuro di Grazia Deledda, lontane dalle librerie dal 1921, quando erano state pubblicate da Treves. Lo stesso succede con Il fanciullo nascosto, abbandonato all’oblio dopo l’edizione Treves del 1928.
Il tutto accade direttamente nei «Tascabili»; e nei «Tascabili» viene ripubblicato anche Quelli dalle labbra bianche di Francesco Masala, uscito nella Feltrinelli del 1962, quella intrisa di sperimentalismo post-Gattopardo.
La produzione continua e pian piano s’intensifica, fino al 1997 quando esce, nella collana «Narrativa» – aperta sin dal 1992, ma senza precisi intenti programmatici, con Lo sposo pentito di Salvatore Cambusu – Nulla di Marcello Fois, autore nuorese che ha già pubblicato con la mitica Granata Press (anche con la dicitura Metro Libri) e con Marcos y Marcos. La copertina, una foto di Oliver Rheindorf, è riuscita e bellissimo è il risvolto, scritto – come ci dice l’editor Giancarlo Porcu – dall’autore stesso. Non fa rumore in libreria, ma è un passo simbolico verso il primo punto di svolta.
Anno 1998, esce Sempre caro dello stesso Fois. Si tratta di una coedizione con la Frassinelli. A quel punto Il Maestrale può servirsi delle strutture della casa editrice milanese, per ampliare la percezione del proprio marchio. E in più ha un autore, che diventerà uno dei più importanti d’Italia, e una storia che piace, quella di Bustianu Satta, avvocato-investigatore.
La formula della coedizione funziona e così negli anni escono altri due libri di Fois, due di Francesco Abate, uno di Alberto Capitta e quattro di Giorgio Todde, altro autore con un buon seguito.
Negli anni Il Maestrale pubblicherà poi sette libri di Fois. Ma non è il solo autore lanciato. Dal 1999 al 2003 la casa editrice nuorese pubblica quattro libri di Salvatore Niffoi, tra cui Cristolu, la storia di Cristolu, «un po’ frate e un po’ bandito». Nel 2005 l’Adelphi lo lancia con La leggenda di Redenta Tiria, ma il Maestrale ci ha pensato – anche per affinità geografiche – molto prima.
Anno 2000, è la volta di un venticinquenne. Si chiama Flavio Soriga, è sardo, e scrive tredici racconti, pubblicati col titolo Diavoli di Nuraiò. Vince il premio Calvino e otto anni dopo conquista i lettori con Sardinia blues, che esce da Bompiani (da poco è uscito il suo nuovo libro, Il cuore dei briganti).
Lo stesso percorso fa Alessandro De Roma: prima con Il Maestrale – Vita e morte di Ludovico Lauter (2007) e La fine dei giorni (2008) – poi con Bompiani, per un libro che uscirà nei prossimi mesi.
Un vero e proprio lavoro di scouting quello del Maestrale, compiuto soprattutto, come ci spiega Giancarlo Porcu, nella maniera più tradizionale possibile: la lettura dei manoscritti giunti in casa editrice.
Dopo quello di scegliere il testo che funziona e che può piacere al lettore, e quindi renderlo libro, il lavoro più difficile è quello di amalgamare i libri nel catalogo, dare un senso globale al catalogo tutto. Il Maestrale – da 4 anni con distribuzione Rcs – sembra riuscirci seguendo il concetto di radici. Spesso nei libri si raccontano – conferma Porcu – «realtà periferiche, piccole, appartate», spesso ci sono linguaggi extraurbani, spesso si racconta di paesini nascosti, dimenticati. E il tutto anche al di fuori della Sardegna.
Così per esempio Pier Paolo Giannubilo in Corpi estranei (2008) parte da un immaginario paese dell’Abruzzo, Regenta, per raccontarci l’incredibile storia – «storia vera» come dice il sottotitolo – di un bambino trafitto dalla nonna fattucchiera da un centinaio di spilli. Incredibile storia, anche perché il bambino diventerà un uomo, e vivrà tutta la vita portandosi dietro i suoi corpi estranei.
E così per esempio Luca Ciarabelli ci racconta in Il paese dei Pescidoro (2009) di un piccolo paese negli appennini, Villatiferno, dove vive Cornelio Persico, argentino, che un giorno si mette in testa di fare una trasposizione drammatica di Via col vento. Finirà in manicomio.
Del tutto naturale così per Il Maestrale pubblicare alcuni titoli di Sergio Atzeni, lo scrittore di radici per eccellenza, che costruì – prima della sua morte nell’isola di Carloforte – storie che catapultano il lettore in memorabili dimensioni di paese.
Nel 2010 Il Maestrale – che nel suo catalogo ha anche diversi titoli sulla Sardegna – ha finora pubblicato sei titoli, tra cui Ero quel che sei di Giorgio Todde e Lavoro ai fianchi di Marco Lombardo Radice e Luigi Manconi, già uscito nel 1980 per Mondadori.

Andrea Gentile (Isernia, 1985) ha lavorato con Enrico Deaglio a Patria 1978-2008 (il Saggiatore, 2009), ha curato, con Aurelio Pino, Mala storie di Piero Colaprico (il Saggiatore, 2010). Collabora con «Alias», supplemento settimanale del «manifesto», e con il mensile «Il Bene Comune».

2 COMMENTS

  1. Mi sembra di vederli nascere quei libri, con le tue ricostruzioni. Qui si percepisce persino un fervore periferico, che sembra lontano dall’impero, ma in realtà ne è più addentro di quanto si pensi.

  2. Ho letto Patria, un compendio indispensabile degli ultimi 30 anni, a cavallo tra storia, cronaca e sentmenti. Ma ciò che mi ha stupito è che un 25enne potesse scrivere di Moro o Sindona o di Sigonella come se li avesse vissuti da vicino. La mano di Deaglio si vede, è lui che ci ha messo la materia ardente, ma è sempre lui ad essersi scelto un collaboratore così bravo e particolare.

    Una cosa però non sono riuscito a spiegarmi: come mai all’assassinio di Mauro Rostagno non è stato dedicato alcun approfondimento?

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domenico pinto
domenico pintohttps://www.nazioneindiana.com/
Domenico Pinto (1976). È traduttore. Collabora alle pagine di «Alias» e «L'Indice». Si occupa di letteratura tedesca contemporanea. Cura questa collana.